33
INTRODUZIONE:
Il Conflitto Israelo-Palestinese e Gli attentati Al World Trade
Center.
Per comprendere il terrorismo di matrice islamica, la sua natura, gli
scopi che intende raggiungere, gli strumenti e i metodi a cui fa
ricorso e che tanto impressionano e
spaventano gli occidentali, bisogna
ricordare che esso ha dietro di sé
una lunga storia ideologica, religiosa
e politica, di cui bisogna tener conto
per poter dare una risposta adeguata
ed efficace all’attacco che porta contro i suoi avversari.
Tra le radici lontane del terrorismo bisogna porre il conflitto che fin
dalla nascita dell’Islam ha caratterizzato i rapporti tra il mondo
islamico e il mondo occidentale. Conflitto che nei primi secoli si è
concluso a favore del mondo islamico, il quale è riuscito a
conquistare moltissimi paesi cristiani e a stringere la cristianità in
una morsa tremenda, fino a mettere in pericolo l’esistenza stessa di
un’Europa cristiana.
Il fatto gravissimo, che ha scatenato il terrorismo contro
l’Occidente, è stato che molti Paesi islamici hanno preteso di
occidentalizzarsi, copiando i sistemi politici, le leggi, la cultura e i
costumi depravati dell’Occidente. Per opporsi a questa deriva, che
portava l’Islam alla morte, è nato il fondamentalismo islamico
17
.
Da un punto di vista storico, siamo di fronte a contesti nazionali
che, a seguito del colonialismo, avevano perso una loro identità. Il
risveglio islamico nasce, dunque, come reazione alle riforme sociali
e di costume imposte
18
.
I proclami e i fatti prodotti dai jihadisti indicano il loro obiettivo
strategico nella riconquista alla vera fede delle società e dei paesi
17
Cfr. AA.VV., Terrorismo islamico: il nemico di tutti. Che fare?, GNOSIS n. 1/2005,
dal sito www.sisde.it. Pubblicazioni Centro italiano Studi per la Pace,
www.studiperlapace.it.
18
Cfr. A. Grilli, A. Picci, op. cit. p. 182.
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
34
musulmani attualmente retti da quelli che essi considerano i regimi
corrotti d’Occidente. La guerra in corso è quindi una partita per il
controllo di alcuni Stati chiave del mondo islamico
19
.
L’attività sovversiva ormai portata avanti dal fronte palestinese e
dagli estremisti islamici provoca quotidianamente morti e il
conseguente inasprimento delle azioni delle milizie israeliane e non
solo. Si tratta di una guerra infinita tra due popoli uniti dalla stessa
terra ma divisi per religione, cultura ed economia.
Il movimento radicale che intenderebbe tornare alle gloriose
fondamenta dell’1slam quando il califfato, centro politico e
religioso dell’islam, promuoveva un costante processo di
espansione in nome della fede, un processo tradizionalmente
chiamato Jihad (lo sforzo) o, in una traduzione non corretta ma
ricca di simbolismo, “guerra santa”. II terrorismo che ha preso di
mira l’Occidente sarebbe opera di un’aggregazione di gruppi
estremisti (che riconoscono il carisma del saudita Osama bin
Laden) che si prefiggono l’obiettivo di riattivare il processo di
espansione dell’Islam interrottosi in maniera definitiva nel XVII
secolo, quando l’impero ottomano trovò nelle potenze europee e
nella città di Vienna un ostacolo invalicabile
20
.
Con il declino dell’impero Ottomano, a partire dal 1880, gruppi di
ebrei europei, per vari motivi, ma anche a causa delle persecuzioni
nell’est europeo, emigrarono in Palestina dove stabilirono alcune
colonie. Fondarono il movimento Sionista. Il loro arrivo preoccupò
presto i Notabili palestinesi che cercarono di proibire le
immigrazioni di ebrei in Palestina.
Nel 1916 le potenze europee (quelle schierate in guerra contro
Germania, Austria e Ungheria) siglarono l’accordo di Sikes-Picot:
si trattava del piano alleato per dividere l’Impero Ottomano (in
disfacimento) fra Russia, Francia, e Inghilterra. Nell’accordo la
Palestina doveva rimanere internazionalizzata sotto il controllo di
19
Cfr. AA.VV., Terrorismo islamico…,cit.
20
Cfr. F. Marelli, Storia degli estremisti islamici dagli anni ‘60 ad oggi, in F. Cappè, F.
Marelli, A. Zappalà, La minaccia del terrorismo e le risposte dell’antiterrorismo,
FrancoAngeli Editore, 2006, pp.17-38.
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
35
tutte e tre.
Ma gli inglesi volevano controllare il canale di Suez per tutelare i
loro commerci con l’India, e così promossero la “colonizzazione
ebrea” europea in Palestina a scapito della popolazione araba. Nel
1917, dopo aver promesso ai palestinesi la libertà di formare
Governi propri, il Ministro degli esteri inglese Arthur Balfour
elaborò la famosa dichiarazione che di fatto riconosceva agli ebrei
il diritto di costituire un proprio Stato in Palestina contraddicendo
quindi le garanzie di autodeterminazione offerte ai palestinesi.
Ma non tutti gli ebrei esultarono per le parole di Balfour: i più
radicali fra loro accolsero male la dichiarazione e un loro leader,
Israel Zangwill, nel 1919 rivendicò per tutti gli ebrei il diritto di
colonizzare la Terra di Israele su basi bibliche, il che significava
colonizzare tutta la Palestina e molto oltre.
Qui ci fu il primo appello palestinese rivolto alle potenze europee
perché si creasse in Palestina una Monarchia Costituzionale
Democratica, che salvaguardasse le minoranze etniche e religiose. I
palestinesi chiedevano anche che fosse messo uno stop alla
colonizzazione sionista.
Nel 1920, con il trattato di Sèvres, i vincitori della Prima Guerra
Mondiale si divisero l’antico impero Ottomano sconfitto: fra le
varie spartizioni dell’area mediorientale la Siria andò alla Francia e
la Palestina alla Gran Bretagna.
Nel 1922 l’Inghilterra ricevette dalla Lega delle Nazioni il Mandato
per la Palestina. Per i palestinesi riconoscere il Mandato inglese
significava in pratica riconoscere la legittimità degli insediamenti
sionisti, cosa che si rifiutarono di fare. Ma così facendo si auto-
esclusero.
Gli intenti dei colonizzatori erano, teoricamente, quelli di trovare
un’armonia di convivenza con gli arabi, ma alcune dichiarazioni di
leader dell’Organizzazione Sionista confermarono i peggiori
sospetti dei palestinesi.
Nel 1921 cominciarono gli scontri fra arabi ed ebrei. Gli Inglesi
conclusero che si trattava di scontri spontanei, mentre i sionisti
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
36
decisero che vi era un piano di persecuzione contro di loro e il
leader sionista Ben Gurion cominciò a organizzare la difesa dei
territori colonizzati.
Nel 1929 gli arabi attaccarono alcuni ebrei non sionisti per una
disputa religiosa; durante l’accesso dei fedeli ebrei al Muro del
Pianto, luogo di culto per eccellenza della tradizione ebraica che si
trovava e si trova, però, vicinissimo a due luoghi sacri della
tradizione musulmana.
La rabbia araba ha però anche altre cause. Infatti, i sionisti
continuarono a comprare le terre da proprietari arabi non residenti e
i contadini palestinesi che le lavoravano vennero spesso espulsi
senza alcuna possibilità di revoca.
Come testimonia un rapporto ufficiale inglese del 1930, le terre
acquistate vennero dichiarate suolo ebraico e solo gli ebrei vi
potevano lavorare. Questo deteriorò ulteriormente i rapporti e nel
frattempo le tensioni peggiorarono da ulteriori ondate di
immigrazioni di Ebrei che fuggivano dalla scalata al potere di
Hitler in Europa. Uno dei peggiori episodi di antisemitismo fu la
Shoah, lo sterminio perpetrato dai nazisti durante la Seconda
Guerra Mondiale. Alla fine del conflitto per gli ebrei sfuggiti da
quell’orrore si prospettava la nascita dello Stato di Israele.
Durante gli anni che vanno dal 1936 al 1947 si crearono le basi per
lo scoppio della famosa guerra arabo-israeliana del 1948.
I contadini palestinesi si ribellarono nel 1936, gli inglesi repressero
la sollevazione ma, ben presto capirono l’impossibilità di
mantenere le promesse fatte alle parti.
Cominciarono le proposte di formazione di due Stati separati. Gli
inglesi pubblicarono il “Peel Report”, che prevedeva la separazione
di ebrei e arabi secondo la divisione demografica del momento, ma
gli arabi non l’accettarono.
Essi chiesero che fosse fermata l’immigrazione ebraica, che si
impedisse loro di acquistare le terre e che la Palestina diventasse
uno Stato indipendente dove agli ebrei fossero garantiti i diritti
politici e civili.
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
37
Gli inglesi, pubblicando il “White Paper” sulla Palestina nel 1939,
accettarono di limitare l’immigrazione ebraica e l’acquisto di terre
e promisero una transizione verso un futuro Governo palestinese in
uno Stato bi-nazionale, ma gli arabi lo rifiutarono, in quanto
consideravano troppo vaga la promessa di indipendenza palestinese.
Gli inglesi, per non esacerbare la situazione in Medioriente,
cominciarono a proibire l’arrivo dei rifugiati ebrei in fuga da Hitler
con episodi di agghiacciante inumanità: il Gran Mufti di
Gerusalemme, lo Sceicco Haj Amin al-Husseini, si recò nella
Germania nazista a confabulare con Heinrich Himmler affinché le
SS
21
impedissero l’emigrazione degli ebrei verso la Palestina.
È a questo punto che i sionisti si organizzarono in gruppi di
guerriglia, conducendo attacchi terroristici contro gli inglesi e
contro i palestinesi.
Nel 1947 gli Inglesi rinunciarono al Mandato e “passarono la palla”
all’Organizzazione Nazioni Unite (ONU).
Ciò accadde anche perché il potere di influenza sulla regione stava
sempre più passando in mani statunitensi. Nel 1947 cominciò lo
scontro sul campo fra arabi ed ebrei e nel Maggio 1948 gli Stati
arabi mandarono truppe in aiuto ai palestinesi. Ma le truppe
ebraiche avevano già conquistato grandi fette di territorio designato
dall’ONU come Arabo, provocando la fuga di molti rifugiati
palestinesi.
Il mediatore ONU Folke Bernadotte venne ucciso dal gruppo
terroristico ebraico Stern a Gerusalemme e lo Stato d’Israele venne
proclamato nel Maggio del 1948.
Nel 1950 Israele votò una legge, la Legge sulla Proprietà degli
Assenti, che espropriava i profughi palestinesi fuggiti durante le
ostilità delle loro terre e delle loro abitazioni, cioè quelle
abbandonate a partire dal novembre 1947.
Ancora oggi Israele sostiene che la maggioranza dei palestinesi
fuggì volontariamente perché incitati dalle radio arabe a farsi da
21
Servizi segreti tedeschi durante il periodo nazista.
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
38
parte mentre Israele veniva “distrutta”.
Ma secondo i più autorevoli storici questi appelli radiofonici furono
un’invenzione e la realtà suggerisce che i palestinesi fuggirono per
paura della guerra o delle stragi delle gang terroristiche ebraiche.
Nella risoluzione ONU 194 (12/1948) è sancito il diritto dei
rifugiati di tornare o di essere risarciti, ma Israele non l’ha mai
riconosciuta.
Ai palestinesi, alla fine della guerra, rimase Gaza, con
amministrazione egiziana, e la Cisgiordania, con amministrazione
giordana. La Giordania era già nata come nazione e ospitava ampi
numeri di palestinesi.
Gli scontri di frontiera continuarono fino al 1956, quando Israele
(in accordo con la Gran Bretagna e la Francia) attaccò l’Egitto (che
aveva nazionalizzato il canale di Suez) conquistando Gaza e il
Sinai, ma gli USA li convinsero a ritirasi un anno dopo.
Intanto, nel 1964 gli Stati arabi crearono l’Organizzazione per la
Liberazione della Palestina (OLP). Questo gruppo compì azioni di
guerriglia contro Israele e venne visto come l’unica speranza di
riscatto palestinese.
Le tensioni crebbero in una escalation che porterà alla guerra
successiva, quella del 1967, quando Israele attaccò l’Egitto. È la
nota Guerra dei 6 Giorni, che segnò la umiliante disfatta araba e la
conseguente nascita del terrorismo. In un baleno Israele occupò il
Sinai, Gaza, la Cisgiordania, parte del Golan siriano e
Gerusalemme Est. Nel Novembre 1967 il Consiglio di Sicurezza
dell’ONU condannò la conquista dei territori da parte di Israele.
Nel 1968, un gruppo dell’OLP chiamato Fatah e capeggiato da un
certo Yasser Arafat cadde vittima di una feroce rappresaglia
israeliana.
Arafat ne trasse prestigio e divenne capo dell’OLP, dichiarando
ufficialmente gli scopi dell’Organizzazione: “Lotta armata e
cancellazione dello Stato di Israele”.
Altri gruppi militanti dell’OLP ebbro differenti mire.
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) e il
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
39
Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (FDLP)
sostennero ideologie panarabe nazionaliste, mirando non solo a una
lotta palestinese ma a una sollevazione in senso socialista di tutti
gli Stati arabi.
Essi divennero in pratica avversari interni dell’OLP, con proprie
alleanze sotterranee.
In questi anni la Giordania divenne sia la base per gli attacchi
dell’OLP verso Israele sia l’oggetto degli attacchi dei gruppi
dissidenti.
Infatti, nel 1970, il FPLP di George Habbash fece esplodere alcuni
aerei in Giordania, umiliando il monarca giordano Re Hussein, che
decise di espellere i guerriglieri palestinesi con mezzi militari e
scontri sanguinosi (episodio noto come Settembre Nero).
Sono gli anni del terrorismo palestinese più clamoroso, con
l’attacco alle Olimpiadi di Monaco del 1972.
È l’attacco alle Olimpiadi di Monaco, l’azione più nota di
Settembre Nero, a seguito del quale il Governo israeliano, guidato
da Golda Meir, ordinò al Mossad di dare la caccia ai responsabili:
ebbero così inizio numerose “Operazioni”, per la loro eliminazione.
La scia di sangue continuò ancora: guerre, attacchi,
bombardamenti, prima e seconda intifada; tutto ciò nonostante la
ricerca di diverse risoluzioni e trattati di pace.
Dal 1973 al 1978 Israele bombardò il Libano e anche questa volta
l’ONU condannò l’invasione.
È proprio dal 1978 che prese piede la più clamorosa svolta
diplomatica della storia mediorientale: fu questo l’anno in cui il
presidente egiziano Sadat andò a Camp David e firmò gli accordi
con Israele che si ritirò dal Sinai.
Gli anni ‘80 rappresentarono un decennio di espansione delle
avanguardie radicali. Conclusasi la fase della lotta al “nemico
vicino”, cominciò un processo di proliferazione di scenari nel
mondo tradizionalmente musulmano (il dar al-Islam) durante il
quale vecchie e nuove avanguardie combatterono il loro Jihad.
L’elemento catalizzatore di questo processo fu la Guerra Fredda.
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
40
Mentre le rivoluzioni o i tentativi di rivoluzione avvenuti negli anni
‘70 erano state il prodotto di dinamiche interne e di scontri tra forze
locali, negli anni ‘80 il Jihad diventò, oltre che l’arma degli
estremisti islamici, anche uno strumento politico attraverso cui Stati
Uniti, Unione Sovietica e gran parte degli Stati del Medio Oriente
cercarono di scardinare o riassestare gli equilibri regionali. In altri
termini, negli anni ‘80 il Jihad diventò non solo oggetto di politica
interna, ma anche e soprattutto un’arma di politica internazionale
22
.
Nonostante tutto però nel 1982 Israele reinvase il Libano
costringendo Arafat a rifugiarsi in Giordania dove nel 1985 strinse
un patto con Re Hussein.
Partirono così i colloqui di pace con diverse proposte da entrambe
le parti, che, però, risultarono fallimentari. Il loro fallimento
sembra da attribuirsi al rifiuto degli USA di accettare
l’autodeterminazione del popolo palestinese.
Nel 1985 si verificò un ulteriore tragico momento, quando i
palestinesi attaccarono la nave da crociera Achille Lauro. II 7
ottobre 1985, il transatlantico Achille Lauro, mentre compiva una
crociera nel Mediterraneo, al largo delle coste egiziane, venne
dirottata da un commando del Fronte di Liberazione della Palestina.
L’azione del sequestro, che durò per circa 48 ore, cominciò alle
13,15 del 7 ottobre 1985, quando la nave era a circa 10 miglia dalla
costa egiziana. La maggior parte dei crocieristi era scesa ad
Alessandria per una visita al Cairo e si sarebbe dovuta reimbarcare
la sera dello stesso giorno a Port Said. Fu durante il trasferimento
della nave con i pochi turisti rimasti a bordo che il piano dei
sequestratori scattò. Dalla nave cominciarono a partire messaggi dei
dirottatori che chiedevano la liberazione di 50 palestinesi
prigionieri in Israele. La nave si diresse alla volta delle coste
siriane, ma la Siria respinse la richiesta di svolgere un ruolo di
mediazione. Fu un’azione terroristica che rischiò di creare una crisi
di dimensioni inimmaginabili tra Italia e Stati Uniti. Ma fu anche
22
Cfr. F. Marelli, op. cit., pp.17-38.
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
41
l’occasione, unica e forse irripetibile, in cui l’Italia, facendo valere
le regole del diritto internazionale, pronunciò un sonoro “no” alle
richieste del gigante americano. Dopo frenetiche trattative
diplomatiche si giunse in un primo momento ad una felice
conclusione della vicenda, grazie all’intercessione dell’Egitto,
dell’OLP di Arafat e dello stesso Abu Abbas (uno dei due
negoziatori, proposti da Arafat, insieme a Hani EI Hassan, un
consigliere dello stesso Arafat), che convinse i terroristi alla resa in
cambio della promessa dell’immunità. Due giorni dopo si scoprì
tuttavia che a bordo era stato ucciso un cittadino americano, Leon
Klinghoffer, ebreo e paralitico: l’episodio provocò la reazione degli
Stati Uniti. L’11 Ottobre dei caccia statunitensi intercettarono
l’aereo egiziano che, secondo gli accordi raggiunti, conduceva in
Tunisia i membri dei commando di dirottatori, lo stesso Abu Abbas,
Hani El Hassan e degli agenti dei servizi e diplomatici egiziani,
costringendolo a dirigersi verso la base NATO di Sigonella, in
Italia. Intanto arrivò a Sigonella il sostituto procuratore di Siracusa,
Roberto Pennisi. L’allora presidente del Consiglio italiano Bettino
Craxi si oppose tuttavia all’intervento americano, chiedendo il
rispetto del diritto internazionale e sia i VAM (Vigilanza
Aeronautica Militare) che i carabinieri di stanza all’aeroporto si
schierarono a difesa dell’aereo contro la Delta Force statunitense.
Si trattò della più grave crisi diplomatica del dopoguerra tra l’Italia
e gli Stati Uniti, che si risolse cinque ore dopo con la rinuncia degli
USA ad un attacco all’aereo sul suolo italiano. l quattro membri del
commando terrorista vennero presi in consegna dalla polizia e
rinchiusi nel carcere di Siracusa e furono in seguito condannati,
scontando la pena in Italia. Alla ripartenza dell’aereo con
destinazione Ciampino, un F-14 statunitense decollò dalla base di
Sigonella senza chiedere l’autorizzazione e senza comunicare il
piano di volo e cercò di rompere la formazione del Boeing e dei
velivoli italiani, sostenendo di voler prendere in consegna il
velivolo con Abbas a bordo. Una volta giunti a Ciampino, un
secondo aereo statunitense, fingendo un guasto, ottenne
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
42
l’autorizzazione per un atterraggio di emergenza e si posizionò
sulla pista davanti al velivolo egiziano, impedendone un’eventuale
ripartenza. Venne allora dato un ultimatum di cinque minuti per
liberare la pista, in caso contrario sarebbe stato spinto fuori pista da
un Bulldozer; dopo tre minuti il caccia statunitense ridecollò. Gli
Stati Uniti richiesero nuovamente la consegna di Abu Abbas, in
base agli accordi di estradizione esistenti tra Italia e USA, senza
tuttavia portare prove del reale coinvolgimento del negoziatore nel
dirottamento. I legali del Ministero di Grazia e Giustizia e gli
esperti in diritto internazionale consultati dal Governo ritennero
comunque non valide le richieste statunitensi. II Boeing egiziano
venne quindi trasferito a Fiumicino, dove Abu Abbas e l’altro
mediatore dell’OLP vennero fatti salire su un diverso velivolo. Solo
il giorno successivo, grazie alle informazioni raccolte dai servizi
segreti israeliani, si ottennero alcune intercettazioni che potevano
legare Abu Abbas al dirottamento. La CIA consegnò solo alcuni
giorni dopo i testi completi delle intercettazioni, che provavano le
responsabilità di Abu Abbas, il quale venne processato e
condannato all’ergastolo in contumacia. Secondo le dichiarazioni
rese da Omar Ahmad, uno dei membri del commando terroristico, il
piano originario dei dirottatori era quello di condurre la nave in un
porto militare israeliano, di sparare ai soldati presenti, uccidendone
il più possibile, e quindi di fuggire in Libia. La vicenda si svolse
invece diversamente, secondo Omar Ahmad, per colpa di Abu
Abbas. Dopo aver lasciato l’Egitto, l’Achille Lauro si diresse verso
Napoli, quando la CIA passò un’informazione, forse proveniente
dai servizi egiziani, relativa alla possibile presenza di esplosivo su
alcune casse caricate ad Alessandria. Pur non potendo verificare la
veridicità dell’informazione il SISMI, in accordo con il comandante
della nave, decisero per precauzione di gettare in mare alcune casse
il cui contenuto non era stato possibile verificare.
Verso la fine del 1985, la Comunità internazionale delineava la
certezza di essere arrivata ad una svolta decisiva nel modo di
atteggiarsi di fronte al terrorismo, in conseguenza della
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
43
trasformazione del fenomeno e delle sue forme tradizionali. Nato
dalla lotta del popolo palestinese contro l’occupazione israeliana, il
terrorismo mediorientale appariva svuotato della sua originaria
ispirazione e trasformato da guerriglia antiebraica dei palestinesi,
condotta nell’ambito dei territori occupati, sia pure con la
solidarietà del mondo arabo in una sorta di guerra globale contro
l’Occidente e contro gli interessi, dovunque si trovassero,
dell`imperialismo e del sionismo. Ne sono state manifestazioni
evidenti il sequestro dell`Achille Lauro”, le stragi simultanee negli
aeroporti di Fiumicino e di Vienna, lo scoppio nel cielo di Corinto
di un aereo americano, l’attentato ad una discoteca berlinese ed altri
episodi terroristici. Le cause determinanti di tale mutazione
vengono individuate in molteplici fattori: il movimento palestinese,
allontanato dai territori contesi, indebolito e frammentato in fazioni
rivali si è legato agli intrighi di potenza nel Mediterraneo e ha
potuto mettersi al servizio di Stati nazionali e dei loro interessi ed
abbia trovato assistenza presso Stati come la Libia, la Siria, l’Iran
ed altri. I Paesi europei sono così divenuti il terreno di scontro tra
l’Islam e l`imperialismo occidentale, fra le ambizioni dell’Oriente e
dell’Occidente.
È come se il movimento palestinese legittimando la lotta di
liberazione nazionale sia, ormai, degenerata in terrorismo
internazionale
23
. Il periodo compreso tra il 1969 e il 1986 fu
scandito da una frequenza media di attentati di circa uno ogni 12
giorni e la lotta condotta dal Governo d’Israele attraverso una sorta
di controterrorismo, svolto dall’efficiente Mossad, alla ricerca e
all’inseguimento per tutto il mondo dei terroristi, o presunti tali
24
.
Nacque da qui a poco, nel 1987, la prima Intifada; esplosione di
rabbia di giovani palestinesi causata dal pugno di ferro di Israele,
da insediamenti ebraici illegali, dalle deportazioni, dalle violenze e
dalle torture.
Con la fine del bipolarismo, i vuoti ideologici il fallimento delle
23
Cfr. G. Ziccardi Capaldo, op. cit..
24
Cfr. V. Matronardi, S. Leo, op. cit.
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
44
rivoluzioni socialiste, l’arretratezza sociale la crisi economica
l’aumento demografico e un caotico processo di urbanizzazione che
ha dato vita ad un folto sottoproletariato di disoccupati, affamati ed
emarginati hanno fatto risorgere un nuovo modello fondato sulla
religione e su nuovi ideali di vita. L’ondata islamica, assieme al suo
braccio armato, si è così levata minacciosa dall’Africa
settentrionale all’Asia fino alle Filippine mettendo in difficoltà la
stessa Turchia e arrivando a minacciare il ricco Occidente che,
dopo la sconfitta del comunismo è il dominatore economico,
politico e culturale
25
.
Arafat nel 1988 rinunciò al terrorismo e firmò la risoluzione 242 in
cui riconobbe l’esistenza di Israele. L’orrore, però, non cessò e si
arrivò alla guerra del Kuwait nel 1991, quando l’ambiguo
atteggiamento verso l’aggressione irachena fu per Arafat un errore
diplomatico imperdonabile. Nel 1993 Arafat e Rabin firmarono una
Dichiarazione dei Principi che comprende il mutuo riconoscimento
di Israele e dell’OLP ed il ritiro israeliano da Gaza e Jerico.
Purtroppo però il premier venne assassinato da uno studente ebraico
di estrema destra che considerava l’avvicinamento ad Arafat un
tradimento nei confronti di Israele.
Tra il 1992 e il 1995 si consumò anche il tentativo di islamizzare la
guerra civile in Bosnia da parte dei veterani della guerra in
Afghanistan.
Con gli accordi di Dayton, tuttavia, i gruppi militari di mudjahidin
vennero sciolti e la Bosnia cominciò un processo di integrazione
europea e di occidentalizzazione. Tentativi analoghi vennero fatti in
Cecenia, nelle Filippine e, el Kashrnir, ma in nessun luogo il Jihad
portò alla creazione di Stati islamici.
Entro la metà degli anni ‘90 diventò chiaro che il periodo di
espansione era terminato e che la fine della Guerra Fredda aveva
portato all’isolamento delle correnti radicali islamiche. E fu proprio
nel momento di crisi che entrarono in scena Osama bin Laden e al-
25
Cfr. AA.VV., Terrorismo islamico…,cit.
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
45
Qaeda
26
.
Nel 2000 Clinton cercò nuovamente di stabilire degli accordi
duraturi tra Arafat ed il nuovo premier Barak.
Nonostante ciò nel 2000 esplose la seconda Intifada quando Ariel
Sharon marciò con delle guardie armate presso Al Aqsa a
Gerusalemme. Oltraggio imperdonabile che vide esplodere la rabbia
e le tensioni accumulatesi negli anni
27
. Da qui a poco gli
avvenimenti dell’ 11 Settembre con tutte le conseguenze di cui
purtroppo noi tutti siamo spettatori. Quindi non parliamo più di
storia, ma di vita quotidiana. Gli attentati del 2001 furono una serie
di attacchi suicidi contro gli Stati Uniti; si tratta della tragedia più
documentata di sempre. Gli obiettivi primari degli attacchi furono
bersagli con alto valore simbolico. Non vennero usati mezzi militari
convenzionali per portarli a termine, ma quattro aerei di linea
dirottati. Il carburante presente nei serbatoi degli aerei li ha
trasformati in missili incendiari. Due di questi furono fatti collidere
contro le due Torri Gemelle del World Trade Center a New York e
il terzo invece fu lanciato contro il Pentagono, sede del Ministero
della Difesa americano, ad Arlington in Virginia. L’ultimo aereo
precipitò in un campo della Pennsylvania, presso la città di
Shanksville. Si suppone, secondo la ricostruzione basata sui dati
ufficiali, che i dirottatori volessero farlo precipitare sul
Campidoglio o sulla Casa Bianca, mentre le registrazioni della
scatola nera confermano il tentativo di rivolta dei passeggeri. Oltre
alla perdita di 2.986 vite umane andarono distrutte (oltre alle due
torri), o furono gravemente danneggiati, diversi edifici. Anche parte
della facciata del Pentagono colpita fu danneggiata e crollò: la
circostanza che il lato colpito (situato nella zona opposta a quella
occupata dai più alti funzionari e ufficiali) fosse stato appena
sottoposto a lavori di ristrutturazione e quindi, ancora sotto
utilizzato e semivuoto, ridusse di parecchio il numero di vittime che
l’impatto avrebbe potuto causare se avesse colpito una delle altre
26
Cfr. F. Marelli, op. cit., pp.17-38.
27
www.esserevento.it/medioriente/doc.htm. A cura di Paolo Bernardi.
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
46
quattro facciate del grande edificio.
Ma quello del 2001 non fu l’unico attentato al World Trade Center.
Infatti, il 26 Febbraio 1993 il piano sotterraneo delle Twin Towers,
dotato di una stazione della metropolitana e di una galleria
commerciale con 70 negozi, fu bersaglio di un attentato
dinamitardo rivendicato dagli integralisti islamici che provocò sei
morti, un migliaio di feriti e ingenti danni all’edificio. Una
fortissima esplosione deflagrò nei garage pubblici del World Trade
Center.
L’esplosione fu causata da 750 kg di nitrato di urea stipato in un
camioncino Ford a noleggio e fatte detonare tramite timer dopo che
l’automezzo fu parcheggiato nel garage sotterraneo. La
deflagrazione fu così violenta da creare una voragine di 50-60 metri
di diametro e 30 di profondità. ll furgone risultava noleggiato da un
palestinese, di nome Mohammad Salameh, che ne aveva denunciato
il furto il giorno prima dell’attentato.
Salameh aveva più volte reclamato la restituzione della cauzione di
400 dollari versata al noleggiatore.
L’FBI lo arrestò il 4 marzo del 1993 e le successive indagini
accertarono che l’attentato era stato opera di un gruppo islamico
stabilitosi nell’area di New York.
Gli agenti individuarono e arrestarono altri tre complici mentre due
riuscirono a fuggire: Abdul Rahman Yasin e Ramzi Yousef.
Successivamente venne arrestato l’egiziano Sheik Omar Abdel
Rahaman, considerato promotore dell’attentato, ed infine
Mohammed Jamal Khalifa, rintracciato in Giordania ed estradato.
Ramzi Yousef venne catturato in Pakistan nel 1995: fu lui ad aver
progettato e costruito la miscela esplosiva stipata sul furgone.
Secondo alcune fonti Ramzi Yousef aveva mescolato all’esplosivo
una certa quantità di sali di cianuro che avrebbero dovuto
vaporizzare per effetto dell’esplosione ed essere aspirati dal sistema
di condizionamento dell’aria delle Twin Towers, in modo da
uccidere migliaia di persone.
L’esplosione, però, avrebbe di fatto distrutto i sali tossici senza
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com
47
ulteriori conseguenze.
Nel corso delle attività investigative, dei processi e degli
interrogatori degli arrestati, sono emersi elementi di collegamento
tra gli attentatori e al-Qaeda, il più forte dei quali è senz’altro
costituito dalla circostanza che Ramzi Yousef è nipote di Khalid
Sheikh Mohamed, organizzatore degli attacchi dell’11 Settembre
2001
28
.
28
www.studiperlapace.it
PDF Creator - PDF4Free v3.0 http://www.pdf4free.com