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1 Analisi dei sistemi politici francese ed inglese all'epoca di
Locke e Montesquieu.
1.1 Il sistema politico francese
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In questa prima parte del primo capitolo verrà analizzato il sistema politico della
Francia tra il 1661 e il 1748, con una cesura tra il periodo di Luigi XIV, il “Re Sole”
(protrattosi dal 1661 al 1715) e l'epoca successiva (la reggenza di Philippe
d'Orleans, dal 1715 al 1723, ed il governo di Luigi XV, dal 1723 al 1748, anno in
cui è stata pubblicata l'opera De l'esprit des lois di Montesquieu). In modo
particolare, saranno presi in considerazione gli aspetti riguardanti la composizione,
le funzioni, e il grado di autonomia dal sovrano degli organi dello Stato.
Innanzitutto, verrà condotta un'analisi dettagliata sui poteri legislativo ed
esecutivo, che in Francia, nel periodo storico considerato, erano indissolubilmente
legati e posti sotto il controllo del sovrano. Si enunceranno le modalità di
reclutamento, i compiti e il grado di autonomia dei ministri e dei diversi organi
collegiali che detenevano questi poteri. Saranno successivamente trattate le funzioni
del Parlamento, con riferimento alla modalità di reclutamento, alla sua
composizione, alle sue funzioni ed all'analisi del suo rapporto con il monarca,
soprattutto in relazione alla politica economico-finanziaria dell' Ancien Regime e al
diritto di presentare rimostranze, abolito da Luigi XIV nel 1673. Per quanto
riguarda la magistratura, infine, ci si soffermerà sul controllo regio dei giudici,
attuato mediante la nomina dei magistrati e con il sostegno di alcune istituzioni
monarchiche.
Per ciò che concerne la fase della reggenza di Philippe d'Orleans, saranno
analizzate due innovazioni nel sistema politico: la reintroduzione del diritto di
presentare rimostranze (1715) e la creazione di un nuovo sistema di governo, simile
alla polisinodia spagnola. Suddetti cambiamenti istituzionali, nondimeno, avranno
vita breve e verranno soppressi nel 1718, anno che segna, di fatto, il ritorno
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Per qualsiasi riferimento, si veda Cornette 2005, pp. 16-20, 27.
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all'assolutismo (nonostante la reggenza abbia termine cinque anni più tardi, nel
1723).
1.1.1 Il periodo di Luigi XIV (1661-1715)
Luigi XIV ascese al trono nel 1643; tuttavia la maggior parte degli storici ritiene
che l'epoca del “Re Sole” abbia inizio diciotto anni più tardi, nel 1661, con la morte
del cardinale Mazarin. A partire dal 1610, anno in cui Luigi XIII ascese al trono di
Francia, infatti, il sovrano francese delegava il suo potere ad un ministro favorito;
in altre parole, il re non governava in prima persona, ma attraverso un suo uomo di
fiducia: così Luigi XIII e lo stesso Luigi XIV delegarono la gestione degli affari del
regno rispettivamente al cardinale Richelieu ed al cardinale Mazarin. Quando, il 10
marzo 1661, Mazarin morì, il “Re Sole” decise di governare direttamente, senza
l'ausilio di alcun ministro. Ecco perché gli storici considerano il 1661 il punto di
partenza dell'era di Luigi XIV.
Il regno di Luigi XIV, protrattosi fino al 1715, anno della sua morte, è stato
contraddistinto da un sistema politico largamente incentrato sulla figura regia. Il
monarca, infatti, aveva il controllo su tutti gli organi del potere dello Stato, i quali,
quindi, non godevano di alcuna autonomia, essendo sottomessi in toto, direttamente
o indirettamente, al re: non sussisteva, in tale contesto, il celebre principio della
separazione dei poteri, che costituirà il nucleo centrale di questo elaborato.
Analizziamo nel dettaglio il rapporto tra il sovrano e i vari organi dello Stato in
questo periodo storico.
Il potere esecutivo e quello legislativo, durante il regno di Luigi XIV, erano
inseparabili e attribuiti alla persona del re, che si avvaleva di un apparato di ministri
(secrétariats, di cui si parlerà in seguito) e della collaborazione di alcuni organi
collegiali (i conseils), ossia il Conseil des finances, il Conseil d'État, il Conseil de
la religion prétendue réformée, il Conseil des dépêches ed il Conseil des parties. Il
Conseil des dépêches ed il Conseil des parties saranno analizzati in seguito, quando
si parlerà dei rapporti tra sovrano e Parlamento. La facoltà di legiferare su temi
economici, e di conseguenza la politica fiscale e tributaria dello Stato, spettava al
Conseil des finances, che si riuniva due volte alla settimana e i cui componenti,
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come del resto i membri degli altri consigli, erano scelti da Luigi XIV. Anche il
Conseil d'État ricopriva un ruolo basilare: formato da quattro membri (il cui
numero però poteva variare, sino ad un massimo di sette), che si riunivano tutti i
giorni alla presenza del sovrano, aveva l'incarico di deliberare sui temi più
importanti della politica dello Stato francese, dalla politica interna alle politica
estera. Il Conseil de la Religion Prétendue Réformée si occupava della gestione
degli affari riguardanti gli ugonotti, i protestanti francesi.
Luigi XIV poteva fare affidamento anche su alcuni fidati ministri, i quali
detenevano il potere esecutivo vero e proprio: il Controleur général des finances, e
quattro secrétariats d'État (dicasteri): il secrétariat pour la guerre et les huit
provinces frontières; il secrétariat pour la maison du roi, Paris, le Clergé, la
marine, il secrétariat pour les affaires étrangères; il secrétariat pour les affaires de
la religion prétendue réformée et les pays d'états. Il più importante era senza
dubbio il Controleur général des finances, che aveva competenza non soltanto in
materia fiscale e tributaria, ma anche in altri ambiti, quali il commercio, i lavori
pubblici, le attività manifatturiere e la polizia: era un vero e proprio ministro degli
interni. Vi erano, inoltre, altri quattro dicasteri, come accennato in precedenza, a
capo dei quali vi era un ministro: il secrétariat pour la guerre et les Huit Provinces
frontières, competente sulla guerra e sui rapporti con le regioni della Francia situate
al confine con altri stati ; il secrétariat pour la Maison du Roi, Paris, le Clergé, la
Marine, che si occupava degli affari del clero, della corte e della marina militare; il
secrétariat pour les Affaires étrangères, per la politica estera; il secrétariat pour les
Affaires de la religion pretendue réformée et les pays d'états, per i rapporti con gli
ugonotti. Tutti questi funzionari erano scelti dal sovrano, dal quale dipendevano:
l'organizzazione della burocrazia era quindi di tipo piramidale, con un
decentramento ed un'autonomia assai limitati.
Analizzeremo ora il ruolo e le funzioni del Parlamento. Alla fine del Seicento, in
Francia, l'istituzione che veniva denominata “Parlamento”, in realtà costituiva un
corpo composto non di membri eletti (non rappresentava, quindi, un'assemblea
“democratica e popolare”), bensì di magistrati proprietari della loro carica, di
numero variabile, tutti scelti dal re e non rinnovabili con elezioni. La funzione
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principale del Parlamento era quella di giudicare le controversie tra privati cittadini
e di controllare le sentenze dei giudici di grado inferiore. Il compito del Parlamento
era quindi analogo a quello di un magistrato, anche se occorre ricordare che le
sentenze del Parlamento erano anch'esse a loro volta supervisionate dal Conseil des
Parties (come sarà spiegato in seguito).
Il potere legislativo, come già riportato all'inizio, spettava al sovrano. Da questo
punto di vista il Parlamento non aveva la possibilità di opporsi in alcun modo alle
decisioni del monarca. Emblematico è il fatto che i membri del Parlamento non
avessero la facoltà di presentare rimostranze al re, questo dal 1673 (anno in cui
Luigi XIV decise di revocare questo diritto) al 1715 (quando Philippe d'Orleans
reintrodusse questo potere, come verrà specificato in seguito). La rimostranza, nella
Francia del Seicento, era pressoché identica allo strumento della mozione nelle
assemblee legislative odierne: consisteva nella possibilità, per i parlamentari, di
discutere, di dare un parere (e quindi eventualmente di opporsi) riguardo
un'ordinanza regia prima della sua registrazione. Sebbene il re avesse il diritto di
ripresentare un'ordinanza nonostante il parere negativo del Parlamento, e in questo
caso l'ordinanza in questione dovesse essere obbligatoriamente registrata, Luigi
XIV decise di eliminare l'istituto della rimostranza con un decreto del 1673, e
questo in netto contrasto con l'Inghilterra, ove tale diritto era garantito e tutelato,
già dalla prima metà del secolo.
Il controllo di Luigi XIV sul Parlamento, già evidente per la suddetta restrizione,
diventa ancora più marcato se si analizzano il ruolo e la composizione del Conseil
des dépêches e del Conseil des parties. Questi due organi, i cui membri erano
reclutati su indicazione del re (il Conseil des dépêches era costituito da quattro
ministri, mentre il Conseil des parties era formato da magistrati), ed erano di
conseguenza fortemente dipendenti dal sovrano, avevano l'incarico di “cassare”
ogni risoluzione parlamentare che potesse ledere gli interessi della Corona francese:
l'indipendenza e la sovranità del Parlamento, dunque, non potevano che essere
ridotte ai minimi termini. Il Parlamento lavorava, dunque, sotto la supervisione,
benché indiretta, del re, il quale, grazie al Conseil des parties e al Conseil des
dépêches era in grado di indirizzarne l'attività politica per i suoi fini personali.