In seguito ho considerato alcuni aspetti critici del sistema politico-istituzionale belga,
che anche quando non contribuiscono ad acuire certo non favoriscono prospettive di
soluzione della crisi anzitutto di identità collettiva propria di quel Paese.
Dopo aver analizzato i passaggi che hanno condotto dalle elezioni del Giugno 2007
alla situazione attuale mi sono domandata, nel secondo capitolo, quali fossero, e non
certo solo da oggi, i fattori destabilizzanti che avevano favorito la problematica
situazione che il Belgio viveva in quei giorni.
Almeno tre mi sono parsi più evidenti: il fattore economico che ha registrato il
passaggio dalla leadership dapprima vallona nelle mani dei fiamminghi, la questione
linguistica che già da molti anni aveva creato forti tensioni nella popolazione
conclusesi in necessarie riforme e, più in specifico ma emblematicamente, la recente
situazione dell’elettorato comune di Bruxelles-Hal-Vilvorde.
Certamente è stato da subito evidente che la separazione linguistica e culturale è
profondamente radicata e proprio per questo nella stesura della tesi ho ritenuto
interessante accennare anche all’inquietante messa in onda del docu-fiction “Bye Bye
Belgium” del Dicembre 2006. Questo fingeva un telegiornale speciale che annunciava
la secessione unilaterale dei fiamminghi: l’evento e le reazioni ad esso seguite mi sono
sembrati allo stesso tempo allarmanti ed emblematici della preoccupante situazione
che questo paese si trovava a vivere.
Sono passata, nel terzo capitolo, all’analisi di quelli che avrebbero potuto ancora
definirsi gli elementi stabilizzanti, ma ho dovuto constatare la loro debolezza: il Re
non pare più rappresentare un polo di riferimento unitario e Bruxelles come “capitale
dell’Unione Europea” potrebbe trovare molteplici soluzioni per la sua sopravvivenza
anche nel caso di scissione del Belgio. Va peraltro considerato che si tratterebbe di un
processo travagliato e complesso per via del fatto che la città oltre ad essere sede della
maggior parte delle istituzioni europee è abitata da molti francofoni ma è un enclave in
territorio fiammingo . Anche il debito pubblico, per quanto sia in effetti un elemento
che attualmente tiene unito il Belgio, gradualmente potrebbe trovare soluzioni capaci
di accontentare sia Valloni che Fiamminghi. Un’ulteriore elemento che mi è parso
ancora parzialmente stabilizzante è rimasto – e parrebbe, dopo tutto quanto si è sin qui
detto, un’affermazione paradossale – un, se così si può dire, residuo sentimento
3
nazionale che ancora svolge un ruolo unificante, peraltro più tra i valloni che tra i
fiamminghi.
Nel quarto capitolo infine ho cercato di prospettare alcune possibili linee di soluzione
basandomi sulle considerazioni di una serie di autorevoli esponenti della società belga
da me intervistati (A. Bertoni, T. Bambois, P. Blaise, G. Carpinelli, F. Delpérée, T.
Fiorilli, A. Gregoire,T. Wyngaard) evidenziando quelle che potevano esser le ipotesi
più verosimili per il futuro del Belgio.
Dopo aver accennato alle “prove di non secessione” che negli anni i belgi hanno messo
in atto nel tentativo di non dividersi, ho esplicato le tre ipotesi che mi paiono più
realistiche: un semplice processo di ulteriore adattamento del federalismo che non
porterà alla dissoluzione dello Stato, la confederazione e la secessione.
4
CAPITOLO I :
LO STATO BELGA NELLA SUA EVOLUZIONE
LA NASCITA DEL BELGIO: PROFILI STORICO-ISTITUZIONALI
«Mai, dal 1830, il Belgio ha avuto un’ora più grave: l’integrità del nostro territorio è
minacciata. La forza stessa del nostro diritto, la simpatia di cui il Belgio non ha
cessato di godere presso le altre nazioni, la necessità per l’equilibrio dell’Europa
della nostra esistenza autonoma, ci fanno ancora sperare che gli avvenimenti temuti
non si avvereranno
1
».
Parole drammatiche, pronunciate da Re Alberto nel 1914, al momento dell’invasione
tedesca che violò la neutralità del Belgio; parole che però riflettono un momento di
crisi nazionale ben diverso dallo stato di crescente disagio ed estraneità reciproca cui
ci si occuperà nelle pagine seguenti; allora, l’appello all’unità, pur nell’ora
drammatica, si rivolgeva ad un paese che sentiva, in tale tragedia, il senso dell’unità;
Oggi il contesto è totalmente cambiato ed in Belgio si scoprono sempre più fattori di
discordia tra la popolazione del Paese, rispetto all’idea dell’unità.
L'attuale nome del paese viene dal termine "Gallia Belgica" in uso presso i romani; le
notizie più antiche sui belgi ci furono, infatti, tramandate da Cesare che afferma,
appunto, nel De bello gallico
2
, di belgi che occupavano la regione più settentrionale
delle tre in cui era divisa la Gallia anteriormente alla sua conquista.
Durante l’impero di Diocleziano la provincia Belgica fu divisa in Prima e Secunda
istituendosi così la ripartizione dei due gruppi differenti che abitavano l’area, tanto
1
Il 4 agosto 1914, alle ore 9, le truppe tedesche superano la frontiera orientale del Belgio, violandone
così la neutralità. L’attacco tedesco suscita viva indignazione ed il paese è infiammato da un’ondata di
patriottismo. Si veda A.A.V.V., Il libro grigio belga:note e documenti diplomatici fra il Belgio e le
potenze europee prima dell’invasione germanica, Collezione Esperia, Milano, pag. 5 segg.
2
Ricorda M. ROETHLISBERGER che Giulio Cesare notò, come descrive nel suo De bello gallico il
particolare valore dei belgi in battaglia tanto da scrivere: «horum omnium fortissimi sunt belgae»
ovvero tra tutti i popoli della Gallia i più valorosi sono i belgi. (Belgio, in Enciclopedia Europea, II,
Garzanti, Milano, 1976, pag. 207 segg.)
5
rispetto all’origine, quanto alla lingua (germanica o latina) e alle diversità di carattere
fisico e di costume.
Dopo il collasso dell'Impero Romano nel V secolo, le tribù germaniche invasero la
provincia romana della Gallia, e, una di queste popolazioni, i Franchi, fondò un nuovo
regno, guidato dalla dinastia Merovingia. Il re, Clodoveo I (481-511), si convertì alla
cristianità e governò il nord della Francia: il suo impero comprendeva anche il Belgio.
I Merovingi, però, furono presto soppiantati dalla dinastia carolingia: dopo che Carlo
Martello contrastò l'invasione moresca dalla Spagna (721 - Poitiers), il loro famoso re,
Carlo Magno, raccolse gran parte dell'Europa sotto la sua sovranità e venne incoronato
dal Papa come "Imperatore del Sacro Romano Impero" nel Natale dell'800 d.C.
3
Con la spartizione di Verdun (843) le province belgiche furono divise: a Lotario
furono assegnati i territori a oriente della Schelda e alla Francia quelli ad occidente che
vennero a formare la contea delle Fiandre. Dal XII secolo le province rifiorirono di
vita nuova per i traffici e le industrie che si svilupparono. L’unità politica garantita da
Carlo V ai Paesi Bassi, che corrispondevano all’odierno territorio di Belgio e Olanda,
venne meno in conseguenza dei grandi rivolgimenti europei del XVI secolo ed in
particolare all’atteggiamento di Filippo II che applicò una politica intollerante.
Nel 1576 i Paesi Bassi si rivoltarono e le province settentrionali si separarono da
quelle meridionali proclamandosi, sotto il nome di Province Unite, indipendenti dalla
Spagna. Le province meridionali rimasero sotto il dominio spagnolo formando la
Fiandra Spagnola che corrisponde approssimativamente al Belgio odierno.
I trattati di Utrecht (1713) e Rastadt (1714) che posero fine alla Guerra di Successione
spagnola, tolsero definitivamente alla Spagna le Province belghe che furono assegnate
all’imperatore Carlo VI d’Asburgo. Durante questi anni il regno subì un periodo di
ristagno economico che fu superato solo quando, durante la Rivoluzione francese, il
Belgio fu conquistato da Napoleone I.
Dopo la deposizione di quest’ultimo, nel 1815, al Congresso di Vienna, il Belgio
venne riunito con le province settentrionali (l’Olanda) in un unico Regno dei Paesi
Bassi. Nonostante il - peraltro lontano - passato comune, cominciano, però, ad
insorgere grandi contrasti tra il Sud, a maggioranza cattolica, francofono, industriale,
3
G. CASCINO, Belgio, Paravia, Milano, 1951, pag 197 segg.
6
agricolo e protezionista, e il Nord, essenzialmente protestante, di lingua olandese,
liberale e sostenitore della libertà commerciale.
Il malcontento contro l’unione imposta con l’Olanda (che obbligò tutti alla conoscenza
del fiammingo) e le localizzazione del Governo nel nord del regno (non prevedendosi
un inclusione negli uffici pubblici o militari di cittadini del sud) sfociò infine in
un’insurrezione.
Dopo che una serie di imponenti campagne d’opinione miranti ad ottenere, per le
componenti belghe, l’esercizio delle libertà fondamentali (anche le religioni professate
erano diverse,a nord gli olandesi erano protestanti mentre nel sud cattolici), il
coinvolgimento nelle responsabilità ministeriali e la separazione amministrativa tra
nord e sud, sotto la spinta della rivoluzione parigina, scoppiò a Bruxelles una
sommossa antiolandese a cui l’Olanda non poté opporsi e rispetto alla quale gli Stati
d’Europa, per ragioni diverse, non furono in grado di intervenire o se ne
disinteressarono
4
.
Gli olandesi furono cacciati il 27 settembre 1830 e fu proclamata l’indipendenza dello
Stato belga. Su domanda di Guglielmo D’Orange fu convocata nel Novembre 1830 la
conferenza di Londra che ratificò la divisione del regno e l’indipendenza delle
province belghe ordinate in uno Stato unico con pieno regime costituzionale di cui era
stabilita la perpetua neutralità
5
garantita da Francia, Inghilterra e Prussia.
4
Sostiene N. NAZARIO che l’Austria fosse preoccupata per la situazione italiana, la Russia era
distratta dalle agitazioni in Polonia, la Prussia temeva un intervento francese, l’Inghilterra vedeva con
favore la crisi olandese di cui era stata eterna rivale e anche la Francia, contro la quale il Regno
d’olanda era stato accresciuto, seguiva con simpatia l’insurrezione belga. (Belgio, Utet, Torino, 1966,
pag. 847 segg.)
5
Il Belgio non avrebbe potuto entrare in alleanze Europee e, a nessuno stato sarebbe stato consentito
aggredirlo o violarne comunque il territorio nazionale. (N. NAZARIO, op. cit., pag. 867)
7
Un’assemblea di duecento eletti, dei ceti superiori e medi, approvò, nel 1831, la nuova
costituzione “in nome del popolo”
6
, dando così inizio alla storia del Belgio come
nazione autonoma ed indipendente.
Il Congresso nazionale sceglierà il francese come lingua ufficiale per leggi, decreti ed
ordinanze, solo alla fine del secolo si perverrà al bilinguismo legislativo (tanto che
soltanto dal 1991 verrà stabilito che il testo della costituzione debba essere formulato
anche in olandese e tedesco
7
).
La costituzione del 1831
8
consacra i principi liberali fondamentali quali la separazione
dei poteri, il ruolo centrale del Parlamento eletto (composto di una Camera dei
6
M. OLIVETTI, Il sistema federale belga in prospettiva comparata, intervento presso il dottorato di
ricerca in Diritto pubblico comparato della Facoltà di Economia dell’Università di Siena (20 giugno
2003). In www.unisi.it/ricerca/dip/dir.eco/COMPARATO/olivetti.doc
7
Della questione linguistica, elemento centrale delle divergenze belghe, ci occuperemo
approfonditamente nel prossimo capitolo.
8
Base essenziale per la stesura del testo costituzionale belga, servita poi da modello per molte
costituzioni ottocentesche, tra cui lo Statuto Albertino, furono la Costituzione francese del 1791 e la
8
Rappresentanti e di un Senato non di nomina regia) e i poteri riconosciuti al Re, anche
a capo dell’esecutivo.
Il Belgio diventa, pertanto, una monarchia costituzionale parlamentare in seno alla
quale sono previste due camere elettive su base censitaria, un Primo Ministro
responsabile davanti alle assemblee ed un Re dichiarato inviolabile nella sua persona.
Leopoldo di Sassonia Coburgo , scelto con il favore dei britannici, fu proclamato Re.
L’intreccio di legami familiari con i casati delle più alte nobiltà d’Europa e le ottime
relazioni di Leopoldo con il mondo finanziario offrono una garanzia di solidità al
giovane Stato che rimane però un paese pieno di contrasti: mentre in un nuovo
ambiente urbano si manifesta e prende piede una dinamica di cambiamento e
progresso, la tradizionale comunità rurale tende a disperdersi ma pure a difendersi. Le
città si scristianizzano, ma nelle campagne la Chiesa e i suoi rituali continuano ad
offrire un punto di riferimento in un’esistenza contrassegnata dalle incertezze.
Dal 1840, la popolazione rurale fiamminga incontra sempre maggiori difficoltà per la
sua stessa sopravvivenza, la meccanizzazione dell’industria tessile nella zona vallona
annienta l’industria a domicilio e, aumentano le migrazioni verso i bacini industriali
valloni. Malgrado le dure condizioni di vita, gli operai delle fabbriche del sud riescono
a garantirsi la sopravvivenza con maggiore facilità rispetto ai coltivatori o ai braccianti
del nord.
Va posto in rilievo che la politica belga degli ultimi decenni dell’Ottocento ed i primi
del Novecento fu dominata dalla emergente questione fiamminga. Nacque, infatti, un
movimento culturale e politico che contestava il predominio della lingua francese
nell’apparato statale e la sua crescente influenza nella Regione fiamminga
9
.
I fiamminghi, con il sostegno del clero cattolico, ottennero in questi anni svariati
riconoscimenti sul piano legislativo, quali l’impiego del fiammingo in ambito
amministrativo nel 1878, l’insegnamento in olandese nella parte non francofona del
paese nel 1883 e il bilinguismo degli atti legislativi nel 1898.
Costituzione olandese del 1818. Quanto alla presentazione è stato seguito il medesimo testo suddiviso
in titoli, capitoli e sezioni della Constitution française del 1791.
9
F. DELPÉRÉE (cur.), L'ordinamento federale belga, Giappichelli, Torino, 1996, pag. 89.
9
Inoltre, negli stessi anni, la politica coloniale del Belgio fece i suoi primi passi con
l’assegnazione del territorio africano del Congo
10
a re Leopoldo II, con la Conferenza
di Berlino del 1885.
Nel 1914 la neutralità del Belgio venne, però, violata dalla Germania che lo invase nel
perseguire gli obiettivi del Piano Schlieffen. La decisione britannica di onorare gli
obblighi del trattato di Londra quanto quelli della Entente cordiale
11
con la Francia,
spinse il Regno Unito nella prima guerra mondiale. L’11 novembre 1918, quando la
Germania chiese l’armistizio, il Belgio dovette affrontare il gravoso compito di
ricostruire un paese devastato a cui, il trattato di Versailles assegnò anche un piccolo
territorio lungo la frontiera tedesca: i 60.000 abitanti di questo territorio diventarono
cittadini belgi e, oggigiorno, costituiscono la Comunità germanofona.
10
Ricorda N. NAZARIO: «Considerato dal Re come una sua proprietà privata lo Stato Libero del
Congo, solo nel 1908, grazie alla pressione internazionale contro le crudeltà di re Leopoldo, fu
costretto a trasformarsi in una vera e propria colonia dello stato belga. Da allora divenne il Congo
Belga»( op. cit., pag. 903 segg.)
11
Con questa espressione si usa definire il trattato firmato Londra l'8 aprile 1904 tra Francia e Gran
Bretagna per il reciproco riconoscimento di sfere d’influenza coloniale. Principalmente, il trattato
definì l’influenza francese sul Marocco e l’influenza inglese sull’Egitto. Fu una prima risposta al
riarmo navale della Germania e segnò la fine di secoli di contrasti e conflitti tra la Francia e la Gran
Bretagna. L’accordo costituì la base della Triplice intesa che comprenderà, dopo l'Accordo anglo-
russo (1907), oltre alla Francia e alla Gran Bretagna anche la Russia. (M.ROETHLISBERGER,
Belgio, in Enciclopedia Europea, II, Garzanti, Milano, 1976, pag. 213 segg.)
10
Negli stessi anni anche due colonie tedesche, Ruanda e Burundi, vennero affidate al
Belgio dalla Società delle Nazioni
12
.
Seppure duramente colpito dalla guerra il Belgio, dal 1926, conosce una crescita
straordinaria; questo è il periodo soprannominato «les années folles». Nel 1928, non vi
sono disoccupati al nord né al sud, le aziende fanno affari d’oro ed anche in Fiandra
l’industrializzazione progredisce.
La politica di neutralità seguita dal Belgio non impedisce alla Germania di invadere
per la seconda volta il paese, il 10 maggio 1940. Il regime di occupazione militare
tedesco lascia, però, la gestione del paese nelle mani dell’amministrazione belga. Nel
settembre 1944 le forze alleate liberano il Belgio, ma i combattimenti proseguono sino
alla capitolazione della Germania, nel maggio 1945. Il governo rientra dall’esilio
12
La politica belga nell’amministrazione e nello sviluppo socio-culturale di questi territori è stata
pesantemente criticata, molti videro nelle modalità con cui si manifestò il dominio belga un fattore
significativo dei problemi che affliggono il Ruanda dagli anni novanta. (M.ROETHLISBERGER, op.
cit., pag. 219)
11