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strategiche e di governo, con particolare riferimento al dynamic
packaging.
Partendo dal necessario inquadramento del sistema turistico e dei suoi
elementi costitutivi, il presente lavoro affronta queste tematiche,
focalizzando in particolare l'attenzione sull’impresa tour operator, che
nell'ambito della filiera turistica, ricopre spesso un ruolo centrale, di
assemblamento di singoli servizi e componenti del prodotto turistico,
attraverso un processo di sviluppo creativo, oltre che organizzativo.
L’obiettivo del primo capitolo è quello di valutare le trasformazioni delle
imprese e dei sistemi della filiera turistica, generate dai cambiamenti in
atto del mercato, con particolare riferimento al ruolo dell’evoluzione
tecnologica.
Partendo dalla definizione di “globalizzazione dei mercati” quale fenomeno
che ha comportato, da un lato, il progressivo incremento della tensione
concorrenziale anche in settori e in nicchie di tradizionale specializzazione
per le imprese italiane; dall’altro, tuttavia, ha prospettato la possibilità di
inserirsi in nuovi mercati, contraddistinti da grandi potenzialità di sviluppo
della domanda, oltre che l’accessibilità a nuove e convenienti fonti di input
produttivi, la disponibilità della rete Internet ha dato così, il via ad un
rapido processo di cambiamento dei comportamenti e delle convenienze,
ciò rendendo a sua volta più immediata la commercializzazione globale dei
beni e dei servizi.
L’intento è di esprimere, anche se per rapidi cenni, una panoramica dei
cambiamenti indotti dalla globalizzazione e dal conseguente sviluppo della
rete Internet, andando ad analizzare l’impatto che questo fenomeno ha
avuto nel turismo, valutando le trasformazioni delle imprese turistiche
generate sia dall’evoluzione della domanda, che dalla dinamica dell’offerta.
A tal proposito viene anche data la definizione di prodotto turistico, quale
prodotto turistico «globale o complesso».
Inoltre si analizza la relazione tra turismo e macroambiente, dove la
crescita dimensionale, gli accordi e le collaborazioni diventano una
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componente imprescindibile delle strategie aziendali, sia di quelle
finalizzate alla conquista di nuove quote di mercato sia di quelle tese alla
difesa delle posizioni competitive acquisite.
Nel secondo capitolo si inquadrano i comportamenti di acquisto dei
consumatori, cercando di analizzare la propensione di preferenza del
consumatore nella scelta di acquisire un prodotto/servizio turistico tramite
il canale on line o quello tradizionale dell’agenzia di viaggio. Evidenziando
le diverse articolazioni dei canali distributivi e i principali attori della
distribuzione turistica, si analizzano le forze che hanno determinato il
cambiamento delle condizioni competitive, esaminando i riflessi che
ciascuna di esse produce sulla gestione delle imprese commerciali.
Saranno quindi evidenziate le possibili soluzioni che i tour operator
possono attuare per elevare la qualità dell’offerta, per meglio soddisfare i
bisogni dei consumatori e nello stesso tempo ampliare i confini del raggio
di azione; mantenendosi così competitivi, rispetto ai nuovi competitors
presenti nel mercato.
Il terzo ed ultimo capitolo si sofferma ad analizzare in maniera più
approfondita una di queste possibili soluzioni di risposta strategica: il
Dynamic Packaging.
Il lavoro è basato sui risultati di uno studio condotto da Anna Romano, che
tramite interviste ad operatori turistici a provveduto ad osservare
l’impatto di Internet sul canale promozionale e distributivo del prodotto
turistico, proponendo come possibile risposta al processo di
disintermediazione delle imprese di viaggio tradizionali e all’evoluzione
delle esigenze dei consumatori il dynamic packaging.
Il dynamic packaging viene presentato come un’opportunità di risposta
allo scenario competitivo del settore. Vengono evidenziati i vantaggi e gli
svantaggi che questo nuovo modello di business può comportare ai tour
operator e alle agenzie di viaggio. L’obiettivo finale derivante dall’utilizzo
del DP è di riuscire a creare quindi, un rapporto ideale con i fornitori,
nonché migliorare i rapporti con la concorrenza, le politiche di prodotto e
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di prezzo, le politiche di distribuzione e di comunicazione. Uno strumento
che unito ad un cambio di strategia e di riorganizzazione permette ai tour
operator di rispondere al rapido sviluppo del mercato delle informazioni.
Lo schema del lavoro prevede, quindi, un'illustrazione delle caratteristiche
specifiche dell'attività di tour operanting, per poi affrontare la
problematica delle modalità per il raggiungimento di un vantaggio
competitivo sostenibile e per la ricerca della dimensione ottima.
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1. LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI TURISTICI
1.1. Definizione di Globalizzazione
Se si chiedesse a un gruppo di imprenditori e/o di manager di indicare,
con la massima sintesi, il tratto che più caratterizza l’attuale contesto
competitivo è assai probabile che molti di essi risponderebbero
impiegando il termine globalizzazione (D’Elia, 2007).
In senso economico il termine globalizzazione indica dunque il processo di
integrazione crescente delle economie delle diverse aree del mondo, ossia
il processo che riduce, ed eventualmente elimina, gli ostacoli che si
frappongono alla libera circolazione di beni, servizi, capitali, persone e
conoscenze (Valdani e Bertoli, 2006). Tale processo tende a creare
mercati come si usa appunto dire globali, in questa ottica vediamo che il
concetto di globalizzazione non si distingue poi molto da quelli
tradizionalmente usati, quale internazionalizzazione, integrazione
economica, interdipendenza (De Benedictis e Helg, 2002).
Molti studiosi identificano la globalizzazione con la “compressione” del
pianeta e l’intensificazione della coscienza del mondo come un tutt’uno
(Giddens, 2000). Specie negli studi di marketing, al termine
globalizzazione è stato invece attribuito, soprattutto in passato il
significato di “omogeneizzazione” dei gusti dei consumatori, dei prodotti
che li soddisfano e, conseguentemente, di affermazione di imprese leader
a livello mondiale (Levitt, 1986 e Ohmae, 1986).
Di conseguenza, mentre in passato le imprese operanti in una determinata
area geografica potevano relativamente “disinteressarsi” delle condotte
delle aziende appartenenti ad altri sistemi nazionali, sia per la rilevanza
del costo del trasporto sia per l’altezza delle barriere con cui ogni singolo
Stato provvedeva ad ostacolare l’ingresso delle imprese estere nei propri
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confini, oggi la distanza non è più un fattore determinante di protezione
contro la concorrenza (Keller, 2003).
Questo fa si che, nell’attuale realtà, ogni impresa debba confrontarsi con
l’economia mondiale, in quanto è questa che fornisce gli sbocchi di
mercato, i canali di approvvigionamento, le conoscenze, le tecnologie, in
definitiva , tutti gli stimoli utili alla sua attività (Porter, 1986). Ciò significa
che i processi competitivi, in buona sostanza, avvengono a livello
sopranazionale.
Innanzitutto, l’integrazione dei mercati accentua la tensione
concorrenziale nella maggioranza dei settori di attività economica.
L’erosione delle barriere all’entrata comporta, infatti, il venire meno delle
posizioni di rendita, con la conseguenza che le imprese si trovano a
doversi confrontare con nuovi rivali. Si tratta di una minaccia che, per
essere fronteggiata e/o per tramutarsi in opportunità di sviluppo, obbliga
molte imprese a un profondo processo di ammodernamento strutturale e
funzionale (Majone, 2004).
Secondariamente, oltre che con nuovi concorrenti, l’apertura
internazionale dei mercati impone alle imprese di confrontarsi anche con
nuovi clienti e con nuove regole di competizione. Le nuove dimensioni
della concorrenza, infatti, moltiplicano le possibilità di raffronto tra i
beni/servizi ampliando enormemente le opzioni di scelta a disposizione
della domanda (Benevolo, 2003).
In terzo luogo, la comparsa sulla scena internazionale di nuovi paesi
genera rilevanti processi di ridefinizione della divisione internazionale del
lavoro (D’Elia, 2007). I singoli settori economici sono interessati da tali
processi in modo asimmetrico, a seconda della misura in cui i vantaggi
competitivi interagiscono con i vantaggi comparati (legati cioè alla
possibilità dei fattori della produzione) (Maiorino, 2006). La risposta delle
imprese a questi stimoli è articolata e può prevedere (Valdani e Bertoli
2006):
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la dismissione di certe produzioni e l’indirizzo verso altre non
minacciate (al momento) dalle nuove pressioni competitive;
la localizzazione, totale o parziale, dei cicli produttivi nelle aree dove
l’accesso ai fattori critici della produzione è più vantaggioso;
la differenziazione dei prodotti offerti mediante la ricerca di più
elevati livelli di valore aggiunto.
Benché nel dibattito corrente si tenda a considerarla una novità assoluta
della nostra era, la globalizzazione nella sua essenza non è un fenomeno
del tutto nuovo.
Si evidenzia come l’economia mondiale abbia vissuto tre fasi della
globalizzazione (Collier e Dollar, 2003):
La prima coincidente con il periodo 1870-1914;
La seconda con gli anni 1945-1980;
La terza, quella attualmente in corso, con la fine del ventesimo secolo.
1.1.1. Globalizzazione nel turismo
Il viaggio di per sé contiene l’idea di avvicinamento a nuove culture e a
differenti modi di vivere, ma quando si dice che l’industria del viaggio è
globale ci si riferisce soprattutto alla crescente interdipendenza tra le
attività poste in essere da singoli operatori (e dalle destinazioni) che sono
sempre più condizionate dall’agire di operatori e sistemi territoriali
geograficamente distanti (Rossi, 2008).
La globalizzazione del sistema economico e al suo interno anche
dell’industria turistica, nasce dunque dall’attenuazione delle barriere
spazio-temporali e dalla compresenza e contemporaneità di situazioni ed
alternative accessibili, in ogni momento, su scala planetaria (Vaccà,
1989).
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La globalizzazione è il prodotto dell’evoluzione impetuosa delle tecnologie
di comunicazione e di trasporto che ha contribuito ad accorciare le
distanze, trasformando l’economia in un “villaggio globale”, in cui il
successo competitivo di un operatore o di una specifica destinazione è
sempre più influenzato dalle scelte e dalle condotte strategiche assunte da
altri operatori o da altre destinazioni, pur se geograficamente distanti
(Boyer, 2004).
La globalizzazione delle mete turistiche allarga lo spettro di alternative che
il turista prende in considerazione quando acquista un viaggio:
destinazioni che un tempo apparivano lontanissime sono diventate alla
portata di ampie fasce di consumatori, generando un accrescimento della
pressione competitiva (Keller, 2003).
La disponibilità di voli aerei a basso costo, che consentono di raggiungere
in una due ore di viaggio, destinazioni marine estere, ha, ad esempio,
fortemente accresciuto il livello di concorrenza per gli operatori che
propongono il prodotto “mare Italia”. La globalizzazione, con
l’inasprimento della competizione e la comparsa sulle scene di nuovi
operatori e nuove mete turistiche, non è tuttavia un evento che imprese e
destinazioni turistiche devono soltanto limitarsi a subire (Boyer, 2004).
Infatti, paradossalmente, proprio nel momento in cui le distanze si
riducono e i limiti geografici perdono di importanza, le caratteristiche
autenticamente locali di un territorio, gli insiemi di elementi costitutivi
dell’identità territoriale assumono un ruolo sempre strategico, in termini di
potenziale di differenziazione dai modelli culturali dominanti su scala
globale (Della Corte, 2000).
1.2. La tendenziale omogeneizzazione degli stili di vita e consumo
Quanto affermato non deve tuttavia intendersi nel senso dell’esistenza di
un consumatore universale, secondo le tesi proposte, ormai vent’anni fa,
13
da Theodore Levitt (1986) in un provocatorio articolo nel quale si legano
in stretta concatenazione causale l’evoluzione della tecnologia, della
domanda e dell’offerta nello scenario della globalità.
Secondo l’impostazione del noto autore statunitense, la tecnologia guida il
mondo verso l’omogeneizzazione dei bisogni e dei desideri, che a sua
volta determina l’emergere di mercati globali per beni standardizzati.
La globalità per tanto renderebbe possibile il trionfo della produzione di
massa, con le economie di scala raggiungibili attraverso un livello di
standardizzazione nettamente superiore a quello ammissibile dalla
tradizionale logica delle imprese multinazionali (Rullani, 1973).
L’aspetto di fondo della tesi è costituito dalla relazione fra lo sviluppo
tecnologico e l’evoluzione dei bisogni per Levitt, la tecnologia è in grado di
ridurre la varianza del mondo, e in particolare quella dei beni economici.
Le tecnologie non permettono solo di standardizzare i beni e i servizi
industriali e di consumo ma, applicate alle comunicazioni di massa e al
trasporto delle merci e delle persone, esse abbattono progressivamente le
barriere che, storicamente, hanno mantenuto isolate le popolazioni dei
diversi paesi (Keller, 2003). L’abbattimento delle barriere di costo porta
inevitabilmente all’omogeneizzazione dei bisogni e delle preferenze dei
consumatori di tutto il mondo (Grandinetti, 2002).
In realtà la grande mole di studi empirici condotti a partire dalla seconda
meta degli anni Ottanta non offre evidenze significative a supporto
dell’equazione “globalizzazione dei mercati = omogeneizzazione dei
bisogni” (Valdani e Bertoli, 2006).
Innanzitutto, si è evidenziato che l’automazione flessibile determina
un’enorme dilatazione dell’offerta potenziale di varietà e variabilità dei
prodotti, rendendo possibili strategie di “ micronizzazione”, ossia di
segmentazione del mercato, spinta a livelli di gruppi molto circoscritti di
consumatori (Vicari, 1989). Almeno alcune tecnologie operano dunque in
una direzione opposta a quella della crescente uniformazione dei bisogni e
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delle preferenze dei consumatori, ossia verso la segmentazione sempre
più spinta dei mercati (Chaffey, 2006).
In secondo luogo, si è sottolineato che i mercati sono caratterizzati da una
generale crescita della varietà e della variabilità nella sfera dei bisogni e
dei comportamenti del sistema della domanda, anche a prescindere dalla
dimensione specifica delle differenze geografiche: le attese dei
consumatori si fanno cioè via via più sofisticate, nascono bisogni sempre
più specifici, differenziati e mutevoli (Ghemawat, 2003).
Infatti, la differenziazione e il cambiamento del consumatore sono i due
ordini di fenomeni psicologici e culturali che dominano il rapporto fra
consumatore e oggetti di consumo nella fase storica attuale (Dall’Ara,
2002). Infine si è evidenziato come le differenze geografiche
contribuiscono ad arricchire la varietà e la segmentazione della domanda
(Grieco, 2007). È ben vero, che i mezzi di comunicazione permettono la
rapida mobilità globale degli stili di vita e dei modelli comportamentali, ma
è altrettanto vero che i contesti locali esprimono una propria cultura la
quale - oltre a essere di per sé pluralistica - costituisce il risultato specifico
di un processo storico a sua volta unico (Ghemawat, 2003). “Questi
patrimoni culturali relativamente “country specific” hanno un peso
determinante nel processo di formazione delle aspettative dei consumatori
dei vari paesi, e rappresentano nel loro insieme un distinto fattore di
varietà nell’ambito della fenomenologia dei consumi a livello mondiale,
anche perché opera un‘azione selettiva di filtro, e quindi di
trasformazione, sui modelli culturali, sugli stili di vita e i comportamenti di
consumo che ogni paese può importare dagli altri” (Gradinetti, 2002).
In sintesi si può affermare che la complessità e l’articolazione della
domanda non vanno diminuendo nel tempo.
La globalizzazione non equivale dunque, alla riduzione della complessiva
varietà espressa nei mercati ma, al contrario, discende dal fatto che la
varietà dei consumatori, delle strutture organizzative, dei prodotti, delle
soluzioni tecnologiche non ha più separazioni spaziali: diviene “co-
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presente” nello stesso luogo, grazie allo sviluppo di reti comunicative che
consentono l’avvicinamento delle distanze geografiche, l’accorciamento dei
tempi di trasferimento delle informazioni e delle conoscenze, il
miglioramento della qualità di tale trasferimento (Sassatelli, 2004).
Le nuove tecnologie applicate ai cicli produttivi comprimono lo spazio, il
tempo e dilatano la varietà (Di Bernardo et al. 1986).
Nella gamma delle varietà possibili entrano anche le specificità locali,
perché il dissolvimento delle separazioni spaziali non significa di per sé
l’annullamento delle differenziazioni spaziali (Della Corte, 2000).
La varietà degli ambienti nazionali influisce, da un lato, sulla struttura dei
bisogni e dei consumi e, dall’altro, sui modi differenziati con cui le imprese
di paesi diversi competono in ambito internazionale (Grandinetti, 1998).
1.3. I progressi nelle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione
Mentre in passato l’integrazione dell’economia internazionale era stata
principalmente guidata dalla riduzione dei costi di trasporto, negli ultimi
tempi essa appare ovunque trainata dalle innovazioni nel trattamento e
nell’elaborazione delle informazioni e nelle telecomunicazioni (De
Benedictis e Helg, 2002). Lo sviluppo e la diffusione del computer da una
parte e il progresso nella tecnologia della comunicazione dall’altra
costituiscono l’equivalente per la seconda e la terza fase di
globalizzazione.
In questo quadro il fenomeno più rilevante è costituito dalla diffusione
della rete Internet.
Mentre ancora all’inizio degli anni Novanta solo una ristretta cerchia di
ricercatori e di accademici aveva una certa familiarità con questa
tecnologia di comunicazione, il suo utilizzo è ormai esteso a centinaia di
milioni di utenti dispersi nel mondo.
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La disponibilità della rete Internet ha dato il via a un rapido processo di
cambiamento dei comportamenti e delle convenienze, i cui possibili
sviluppi, probabilmente, non sono ancora del tutto evidenti, ma la cui
origine risiede, fondamentalmente, nella “possibilità offerta a chiunque di
entrare in contatto con chiunque altro in qualunque parte del mondo a
costi incredibilmente bassi” (Stampacchia, 2001).
A sua volta, ciò rende più immediata la commercializzazione globale dei
beni e dei servizi, permettendo alle imprese di localizzare le varie fasi
della catena del valore in paesi diversi, connettendoli attraverso reti
telematiche o consentendo all’impresa di avere una localizzazione unica
dalla quale servire direttamente, se dal caso ricorrendo al commercio
elettronico, i vari clienti (Schilling, 2005).
1.4. I riflessi nel settore turistico
Il settore turistico sta evolvendo molto velocemente e i trend in atto nella
domanda e nell’offerta stanno modificando in modo radicale lo scenario
competitivo e lavorativo.
La liberalizzazione delle licenze, internet, la riduzione delle commissioni, la
diffusione del franchising, la crescita dell’outgoing, l’allargamento delle
deregolamentazioni nei vari settori produttivi hanno rivoluzionato il mondo
della distribuzione turistica (Gentile, 2002). La diffusione ancora limitata
ma costante, delle nuove tecnologie sta dando luogo alla nascita di nuove
tipologie di aziende (internet company), a trasformazioni strutturali e
organizzative di quelle già esistenti, a nuove metodologie di lavoro (Scotti,
2003).
Il turista del secondo millennio ha un profilo molto differente solo da
quello di dieci anni fa: consideriamo ad esempio la segmentazione della
domanda. Da una parte i turisti esprimono una nuova molteplicità di
motivazioni, passando dal turismo culturale, al turismo balneare, al
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turismo congressuale, al turismo d’avventura e così via, e una forte
esigenza di personalizzazione (Battilani, 2001).
Dall’altra la globalizzazione ha portato maggiore sviluppo in nuove aeree
del mondo, e il mercato turistico si è aperto a nuovi popoli che prima ne
erano esclusi. Da questo punto di vista la diffusione delle nuove tecnologie
amplia il concetto di “luogo turistico”, inteso come spazio fisico dove il
prodotto viene creato, distribuito e consumato (Keller, 2003). Internet e lo
sviluppo delle reti riducono la necessità di una concentrazione spaziale
delle attività produttive e di commercializzazione, mentre aumentano la
tendenza verso un’integrazione dei rispettivi processi e strategie (van der
Borg, Minghetti e Russo, 1998). Al crescere della distanza fisica tra i vari
attori del sistema, la rete consente ai produttori (vettori aerei, albergatori)
così come agli intermediari (agenti di viaggio, tour organizer), ovunque
localizzati, di interagire tra loro e di essere collegati a un mercato
mondiale di potenziali clienti (Chaffey, 2006).
Ad una suddivisione di tipo motivazionale se ne affianca una di
provenienza dei flussi turistici (Bernardi e Filippi, 2004). I processi di
progettazione e di erogazione dei servizi orientati ai clienti sono da
considerarsi irreversibili. Il concetto di qualità del servizio è ormai
collegato strettamente alla capacità di interpretare i desideri del
consumatore (Casarin, 2005).
Ogni politica di standardizzazione dei servizi sta fallendo, sostituite da
quelle di personalizzazione, mirate a fornire a ogni singolo turista
l’impressione che la sua è un’esperienza di vacanza unica e irripetibile
(Dall’Ara, 2004).
Per riuscire ad ottimizzare la performance globale dell’esperienza turistica,
dunque è necessario ricorrere ad un sistema integrato di creazione del
valore di ciascuna organizzazione turistica. Lo scopo è quello di
organizzare, non solo un semplice coordinamento tra i servizi centrali e
periferici del singolo operatore e gli elementi componenti il prodotto
turistico complessivo, ma anche di costruire una rete di rapporti tra le
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varie organizzazioni per integrare i diversi sistemi valoriali, per essere più
competitivi anche sul mercato internazionale (Parolini, 1996).
Fare sistema significa creare sinergie tra tutte le componenti dell’offerta,
sia a livello orizzontale, tra gli operatori della stessa filiera, sia verticale
tra i diversi operatori della filiera produttiva. La forte interdipendenza dei
servizi turistici giustifica i tentativi di cooperazione ed integrazione tra
operatori a monte e a valle finalizzati all’ottenimento di un vantaggio
differenziale rispetto alla concorrenza (Boari e Oderici, 2007). È necessario
un coordinamento affinché tutti gli operatori collegati apportino valore
aggiunto al prodotto che verrà offerto al cliente (Pencarelli, 2003).
1.5. Evoluzione della domanda nel turismo
La situazione del mercato turistico attuale è caratterizzata da una
complessa serie di cambiamenti in atto, che tendono a rendere
rapidamente obsolete le conoscenze e le certezze degli operatori. Un dato
in particolare merita di essere tenuto in considerazione, ed è la
compresenza nello scenario attuale del turismo, di profili di domanda
completamente diversi, e per certi versi opposti (Dall’Ara, 2005).
A partire dagli anni ’60 esplode il cosiddetto “turismo di massa”: il turista
vuole ritrovare in vacanza i servizi e le comodità che possiede a casa
propria, e si sente rassicurato dal fatto di vedere riprodotte in loco
abitudini e caratteristiche della propria quotidianità cittadina. Più che di
turismo di massa pertanto si potrebbe parlare di “turismo dello standard”.
Parallelamente allo sviluppo del turismo di massa scoppia anche il boom
delle vacanze organizzate, tutto compreso prevedibili ma sicure (Battilani,
2001).
Ma oggi, è sufficiente guardarsi attorno per scoprire che a fianco della
generazione dello standard è cresciuta una nuova generazione di turisti,