10
televisivo di abolire le distanze, di annullare i tempi e di
riavvicinare grandi comunit immaginate 1, come nel
caso di milioni di telespettatori, che pur dispersi nel
mondo, si sono ritrovati a seguire, ognuno nelle proprie
case, lo sbarco dell uomo sulla Luna o piø recentemente,
l attacco terroristico alle Twin Towers. La televisione ha
avuto per oltre mezzo secolo una sua ben precisa
collocazione, un medium, che ha ritagliato uno status
relativamente stabile, intorno a quella che si pu definire
come «esperienza televisiva» o semplicemente con
l espressione guardare la tv 2 . Tendenze che tendono
per a vacillare. In effetti, la televisione, in pr imo luogo,
perde l affinit elettiva con l elettrodomestico ch e tutti
noi conosciamo, il televisore, inizia a viaggiare
liberamente fra i media, a ibridarsi, a offrire la sua
presenza in parte o del tutto nuove. Dopo la trattazione
teorica del primo capitolo, quello che andremo a definire
nel secondo capitolo Ł per l appunto questa televisione
che si rende disponibile in forme distributive innovative.
Si passeranno in rassegna le forme piø tradizionali, piø
familiari quali quelle dell Home video e dunque tutto ci
che ruota intorno a essa e quelle meno tradizionali ma piø
«evolutive», da Iptv a AppleTv tanto per citarne alcuni
esempi fino ad arrivare al cosiddetto Broadcast yourself,
1
B. Anderson, Comunit immaginate. Origine e fortuna dei
nazionalismi, Roma, Manifestolibri, 2000.
2
Cfr. M. Scaglioni, A. Sfardini, Multi tv, L esperienza televisiva
nell et della convergenza , Roma, Carocci, 2008.
11
ovvero produci la tua televisione , che Ł lo sloga n di
You Tube, il sito da 100 milioni di video visto ogni
giorno. Possiamo dunque affermare di essere entrati
nell et dei prodotti di nicchia, siamo nell epoca della
coda lunga ( la long tail) 3, che consente di trasformare
la frammentazione e l abbondanza della produzione in
mercati economici tanto importanti quanto quelli di
massa, o forse piø. Un salotto portatile , la Tv la
carte, disponibile a partire da un archivio on line
potenzialmente infinito e sempre disponibile, con un
semplice colpo di click, e la do-it-yourself-TV4. E infine
affinchØ tutto questo possa essere distribuito in maniera
corretta e legale, sar trattato l argomento della tutela dei
diritti con particolare riferimento al Drm postulato da
Leonardo Chiariglione5. Nel terzo e ultimo capitolo
spazio alle tendenze di audiencing che caratteriz zano le
nuove forme di fruizione convergenti ed integrate. In
particolare un riferimento ai cosiddetti prosumer che,
generano personalmente un palinsesto adatto ai lo ro
3
La teoria della Long Tail, elaborata da Chris Anderson, sostiene
che, grazie ai nuovi canali distributivi, resi operativi dalla
digitalizzazione e dalla rete internet, la «coda lunga» dei prodotti non
mainstream o di nicchia pu diventare un mercato al tamente
remunerativo. Cfr C. Anderson, The long tail. Why the future of
business is selling less of more, New York, Yperion, 2006.
4
Cfr. M. Scaglioni, A. Sfardini, Multi tv, L esperienza televisiva
nell et della convergenza , Roma, Carocci, 2008.
5
Leonardo Chiariglione Ł il padre dell Mp3 che si occupato negli
ultimi periodi di ridefinire il concetto di Drm ( digital rights
management) occupandosi in particolar modo del concetto di
interoperabilit (iDrm)
12
gusti. Un palinsesto che non riguarda esclusivamente i
differenti programmi televisivi ma, ogni tipo di contenuto
mediale digitale che definisca l intera architettura delle
nuove forme d intrattenimento domestico. Infine spazio
alle conclusioni con uno sguardo ai sistemi tecnologici
intorno ai quali ruoter la nuova forma d intratten imento
domestico.
13
Capitolo 1
Televisione e domesticit , dalle teorie
alle tecnologie.
14
15
Capitolo 1
1.1 La televisione tra tecnologia e forma culturale6
Fin dalla sua comparsa, la televisione appare come un
veicolo comunicativo di grande accelerazione e
semplificazione dell accesso casalingo all informaz ione,
molto piø di quanto non lo fossero state la radio e la carta
stampata. Inoltre il mezzo televisivo a partire dal secondo
dopoguerra Ł divenuto simbolo del benessere: si Ł diffusa
dapprima negli stati piø importanti tra i ceti benestanti
delle citt piø grandi; successivamente Ł stata introdotta
anche negli altri paesi, nei piccoli centri e nelle
campagne., tra i ceti meno abbienti, raggiungendo
cinquanta milioni di utenti in tutto il mondo nel giro di
quindici anni dall inizio dei programmi regolari (la radio
aveva impiegato per raggiungere la stessa diffusione
quasi quarant anni)7. In breve Ł diventata una presenza
capace di modificare l interazione sociale umana in tutti
gli ambiti significativi della vita: da quelli piø intimi e
privati a quelli piø generali e pubblici, ma allo stesso
tempo anche la societ si Ł insinuata nell ambiente
mediatizzato influenzandone il linguaggio, le scelte, la
realt . La funzione sociale della televisione agli inizi Ł
6
Crf R. Williams, Television: Technology and Cultural Form,
London, Fontana, 1974.; (it. trad., Televisione: tecnologia e forma
culturale, Roma, Editori Riuniti, 2000).
7
M. Morcellini, Il Mediaevo italiano: Industria culturale, TV e
tecnologie tra XX e XXI secolo, Roma, Carocci, 2005
16
stata quella di perfezionare ed allargare il ruolo gi svolto
dalla radio: conferiva un idea di realt attraverso la
contemporaneit di suono ed immagine. L utente
riceveva esempi di agiatezza e di largo consumo, era
educato alle nuove forme di vita urbana, aveva la
possibilit di vedere luoghi ai quali altrimenti no n
avrebbe potuto accedere, e la tv divenne ben presto
sinonimo di progresso, perchØ consentiva di trasmetere a
tutti le stesse informazioni, conoscenze e forme
d intrattenimento 8. Obiettivo principale di questo
capitolo Ł analizzare questa reciproca influenza, questo
continuo scambio fra realt sociale e realt mediat izzata.
Valutare, cioŁ, in che misura il linguaggio televisivo e il
modo di fare televisione sia cambiato per meglio
adattarsi ai cambiamenti e alle evoluzioni della societ e
quanto invece la stessa societ abbia sub to l infl uenza
della televisione e sia stata indotta ad accelerare
determinati meccanismi di evoluzione. Si usa il termine
accelerare perchØ i media elettronici da soli non
potrebbero mai operare dei cambiamenti e
compromettere le vecchie strutture di ruolo, sono gli
individui che attraverso le interazioni e reazioni umane
danno vita ai nuovi scenari. Tutti gli ipotetici scenari
passano per l affermazione generale secondo cui la
televisione ha cambiato il mondo in cui viviamo, un
concetto rispetto al quale, si suddividono le opinioni in
due classi. La prima classe di opinioni Ł quella
8
Ibidem
17
comunemente conosciuta, come determinismo
tecnologico9 . E un modo energico e oggi molto
ortodosso di intendere la natura del cambiamento sociale,
seguendo l assunto dal quale si pu affermare che, le
nuove tecnologie sono inventate attraverso un processo
essenzialmente interno di ricerca e sviluppo, che
stabilisce le condizioni del cambiamento e del progresso
sociale. Gli effetti delle tecnologie, diretti o indiretti non
sono che il resto della storia10. La seconda classe di
opinioni sembra meno deterministica. Le nuove
tecnologie, ivi compresa, a suo tempo, la televisione,
diventano disponibili come elementi o come media
all interno di un processo di cambiamento che in ogni
caso avviene o sta per avvenire. In contrasto con il puro
determinismo tecnologico, questa posizione individua
altri fattori causali del cambiamento sociale: considera
specifiche tecnologie, o un insieme di tecnologie, come
sintomi di un cambiamento. Qualsiasi tecnologia Ł quindi
considerata un sottoprodotto di un processo sociale,
9
D. Mcquail, Sociologia della comunicazione, Bologna, Il Mulino,
2001. Il Determinismo tecnologico Ł una teoria secondo cui i
mutamenti nelle tecnologie della comunicazione influenzano in
modo determinante il cambiamento sociale. Il piø autorevole centro
ove si svilupparono teorie deterministe fu (nella seconda met del
Novecento) la Scuola di Toronto, i cui studiosi approfondirono le
relazioni tra media e cultura. Per Marshall McLuhan, che ne era il
principale esponente, Ł possibile leggere l’evoluzione dell’uomo
attraverso l’evoluzione dei modi di comunicare.
10
R. Williams, Television: Technology and Cultural Form, London,
Fontana, 1974.; (it. trad., Televisione: tecnologia e forma culturale,
Roma, Editori Riuniti, 2000).
18
altrimenti determinato, e acquisisce uno status effettivo
solo quando Ł usata per scopi gi contenuti e previsti in
tale processo sociale. Il dibattito fra queste due posizioni
domina la gran parte del pensiero su tecnologia e societ .
E un dibattito reale, e ciascuna posizione ha messo in
rilievo considerazioni importanti; ma pu essere
considerato in definitiva sterile poichØ ciascuna
posizione, sebbene in maniera diversa, considera la
tecnologia avulsa dalla societ . 11. Per capire al meglio
questo concetto di tecnologia possiamo far riferimento ad
un passo, tratto da Roger Silvestone: L arrivo del
ghiaccio in alcuni villaggi di pescatori dello Sri Lanka
apport loro un nuovo benessere, ora che il pesce p oteva
essere trasportato nei mercati dell entroterra. I loro
villaggi tuttavia, rimasero fuori dal mondo, senza
elettricit , nØ strade, nØ acquedotto. Nonostante la
mancanza di quelli che considereremo i requisiti basilari
del vivere quotidiano alcuni dei pescatori piø ricchi
investirono la fortuna acquisita in televisori, garage e
cisterne per l acqua piovana . Le spiegazioni possibili a
tali forme di comportamento sono numerose. Alcuni,
come l antropologo Stirrat12 che, per altro ha dato notizia
di questo comportamento, ha suggerito che si trattava di
una forma di imitazione dei valori della classe media, una
11
Ibidem
12
R.L. Stirrat, Money, Men and Women, in J. Parry e M. Bloch ( a
cura di), Money and the Morality of Exchange, Cambridge,
Cambridge University Press.1989
19
sorta di consumo ostentato. Un altro antropologo, Gell13,
offre un interpretazione diversa: suggerisce che la
televisione era senza dubbio consumata in maniera
ostentata, ma che questo consumo parlava delle esistenze
dei proprietari e della fatica che aveva accompagnato la
conquista del nuovo benessere. La televisione era il
simbolo di tutto ci che le loro esistenze non eran o:
l opposto delle sordide, precarie, maleodoranti incertezze
tecnologiche ed economiche della loro vita di ogni
giorno, la televisione, una televisione senza suoni nØ
immagini, diventava l incarnazione tanto della
modernit quanto del successo di chi la possedeva.
Ancora secondo Silverstone14, la televisione, non Ł piø,
ammesso che lo sia mai stata, isolata dagli altri mezzi di
comunicazione e trasmissione di comunicazione a livello
globale o domestico. Non Ł piø possibile considerare la
televisione come un apparato culturale o un industria
culturale senza considerarla a fianco dell intreccio di
tecnologie che la supportano e, delle strutture politiche ed
economiche che la integrano, tanto a livello di
produzione, quanto di consumo, in un piø complesso
sistema culturale e industriale. L invenzione della
13
A. Gell, Newcomers tothe world of Goods: Consumption among
the Muria Gonds, in A. Appadurai ( a cura di), The Social Life of
Things: Commodities in Cultural Perspective, Cambridge,
Cambridge University Press 1986
14
R. Silverstone, Television and everyday life, London, Routledge
1994. (it. tr.: Televisione e vita quotidiana, Bologna: Il Mulino,
2000)