2
Nell’ultimo capitolo ho cercato di approfondire la significativa
vicenda legata alla telestreet senigalliese Disco Volante, la realtà a
me geograficamente più vicina. Questa tv di strada nel settembre
del 2003 è stata chiusa dai funzionari della polizia postale e tale
vicenda, paradossalmente, ha segnato e potrebbe segnare un
importante snodo per l’intero micro universo delle telestreet.
Queste televisioni che coprono minime porzioni di territorio,
spesso una sola strada di un quartiere, possono davvero garantire
uno spazio libero da condizionamenti per fare informazione?
Certamente il cammino da percorrere è ancora lungo e tortuoso
ma importante, prima di tutto, sarà appianare i molteplici dissidi
interni che, nel corso del 2004, hanno portato ad una frenata
dell’attività dei telestreettari.
3
Cap1: IDENTIKIT DI UNA TELESTREET
1.1 Piccoli coni di luce autogestita
Il diritto alla comunicazione come spazio pubblico
1
, in una parola:
telestreet, il proprio modo di scoprire e far vedere la realtà. Una tv
di strada o di quartiere è una televisione che può fare chiunque con
pochissimi mezzi tecnici e finanziari.
Basta disporre di un trasmettitore, un’antenna di trasmissione e
un modulatore per un costo complessivo di circa 2000 euro.
Bisogna poi trovare una frequenza libera per trasmettere: ci sono,
infatti, frequenze che, pur essendo attribuite, non sono
effettivamente raggiunte dal segnale per ragioni geografiche
imprevedibili (un palazzo troppo alto, una collina che impedisce di
“vedere” il ripetitore, ecc).
Si creano allora i coni d’ombra e con un piccolo trasmettitore si
può mandare un segnale capace di raggiungere le antenne di
quella piccola zona.
In Italia le prime sperimentazioni di tv di quartiere risalgono già
agli anni ’70 - ’80 con il caso TeleBiella (la tv libera che iniziò le
trasmissioni il 6 aprile 1972) ma è a partire dal 2002 che le
televisioni di strada sono proliferate a dismisura tanto da
contarne, oggi, più di 100 sebbene molte non siano attualmente
operative. Solo nella regione Marche sono nate cinque realtà:
Bassora Telestreet di Porto Sant’Elpidio (Ap), Disco
Volante di Senigallia (An), Fanotv di Fano (Pesaro-
Urbino), Telemia di Porto Sant’Elpidio, Teleporto di
Ancona. Un esempio più che indicativo si è avuto inoltre, nel
2002, a Termini Imerese. Nell’autunno di quello stesso anno,
infatti, la Fiat, principale azienda automobilistica del paese, entrò
in una crisi catastrofica: migliaia di operai vennero licenziati, a
Torino come a Termini Imerese. Proprio nella piccola città
siciliana nacque una telestreet denominata Telefabbrica. Un
gruppo di ragazzi cominciò ad intervistare gli operai licenziati, i
1
Telestreet, F.Berardi, M.Jacquemet, G.Vitali pag. 15 riga 8-9
4
sindacalisti, le donne che protestavano. Per tre giorni si usò la
televisione come strumento di discussione sui problemi della
resistenza operaia mentre il giorno seguente, il 4 febbraio 2002
tramite decisione del Ministero delle Comunicazioni, i carabinieri
sequestrarono le attrezzature impedendo, così, il proseguimento
delle trasmissioni (che avevano un raggio di copertura di 150
metri). Questa realtà siciliana venne bloccata perché era priva
della concessione governativa che autorizza a trasmettere e quindi
andava contro l’articolo 195 della legge Mammì. Global project, un
progetto che oltre alla tv utilizza altre risorse come radio e riviste,
assicurò la copertura delle ultime proteste dei lavoratori di
Termini Imerese con dirette radiofoniche e televisive. Tornando ai
tempi più recenti, nel 2004 si è andato sviluppando un nesso tra
N5M (acronimo di Next Five Minute, tv olandese) e Telestreet da
quando Menno Grootveld, editore di N5M, ha deciso di dare vita
ad Amsterdam a Proxivision, una versione olandese di Telestreet la
cui collaborazione viene fornita durante i workshop organizzati
dall'emittente dei Paesi Bassi. Tale interscambio si è intensificato
nei giorni di Eterea 2, il secondo Convegno nazionale delle tv di
strada che ha avuto luogo presso la Mediateca di Senigallia
(Ancona) dal 26 al 28 marzo 2004. Simbolo di questa crescente
sinergia a livello europeo è il sito www.ngvision.org una base dati
visuale in continuo aggiornamento. Lo scambio dei video
attraverso questo archivio è possibile anche grazie alla
disponibilità crescente di banda larga che permette di far circolare
in rete grandi quantità di videostreaming. La possibilità di
un’inedita integrazione tra dispositivo di rete e ricombinazione di
frammenti di produzione visiva non è più un’utopia. New Global
Vision è insomma un network di scambisti dove si comprimono
video e audio con dei codec cercando di rispettare una discreta
qualità della visione, il peso del file e la natura “aperta” del codec. I
materiali presenti nel sito di ngvision, godono di una licenza
Creative Commons (Attribution NonCommercial-ShareAlike). A
livello tecnico il “peer to peer” (da pari a pari) è sistema di
orizzontalità che favorisce il libero scambio dei saperi.
5
Occorre anche affermare che la comunicazione è uno spazio
pubblico e come tale, secondo i telestreettari e i mediattivisti in
genere, è compito degli enti pubblici garantire la possibilità, a
coloro che non hanno grandi disponibilità economiche, di operare
nel campo della comunicazione sociale in condizioni di parità con i
grandi gruppi privati. L’obiettivo comune delle tv di strada è quello
di partecipare collettivamente alla gestione dei media per un
accesso pubblico e comunitario ai canali televisivi che favorisca
una piattaforma civica. L’ipotesi di un canale pubblico urbano, già
sperimentato dai mediattivisti del nord Europa con gli “open
channels” (canali aperti), è quanto mai auspicabile dai
telestreettari.
Fig. 1 Immagine tratta dal sito www.ecn.org- CandidaTV
2
(http://www.ecn.org/aha/telestreet_attivisti.htm)
2
CandidaTV è una cooperativa creata nel 2001 a Roma. Oltre al fare informazione
indipendente si occupa di eventi di "comunità" in cui il fare rete viene messo in strada,
attraverso azioni di protesta collettiva, organizzazione di rave, produzione radiofonica e
teatro di strada. È una tv elettrodomestica in cui i codici e i temi trattati rispondono a un
preciso intento di ricongiungere la spaccatura tra pubblico e televisione generalista. Una
televisione low-fi, per una comunicazione di qualità'. Candida si occupa anche di
realizzazione di video-live set, video- installazioni ed eventi multimediali sempre nello spirito
hacker del "metterci le mani sopra".
6
1.2 Orfeo tv, la sperimentazione bolognese
“Citoyens,
l’oceano televisivo nel quale siamo immersi comincia a puzzare
seriamente di monocultura.
Un solo tipo di pesce domina la grande acqua dell’infosfera.
La biodiversità comunicativa corre il rischio di essere cancellata.
Il pesce-banana si sta mangiando tutti gli altri pesci.
PRESTATE ASCOLTO,
pesci liberi e forti che ancora amate nuotare
cacciate dai vostri cuori ansietà e depressione
E’ ora di uscire dall’acquario.
Che la fantasia e la creatività ritrovino la loro potenza,
che l’amicizia e la sfida ci guidino verso l’aperto,
perché là dove c’è il pericolo nasce anche ciò che salva
3
”.
Questo sopra citato era il contenuto dei manifesti affissi sui muri
di Bologna nella primavera del 2002 per comunicare alla
cittadinanza la nascita di Orfeotv e l’inizio delle trasmissioni in un
bar vicino ai Giardini Margherita, il bar “Micky e Max”.
Fu proprio l’esperienza delle radio libere, di cui parlerò nei
prossimi capitoli, e in particolare quella di Radio Alice nel caso
bolognese (l’argomento verrà approfondito nel prossimo capitolo)
a fare in un certo senso da precorritrice ad OrfeoTV nel 21 giugno
del 2002 (in quel giorno alle 19 ci fu la prima trasmissione della
microtv felsinea) la tv di strada alla quale diedero vita lo stesso
gruppo di persone che aveva vissuto 25 anni prima quella
particolare esperienza in radio. Per far partire il progetto,
bisognava però rispettare tre condizioni: massima economicità
della spesa, facilità di installazione e utilizzo, copertura di un’area
ridottissima facendo attenzione a non creare disagi agli utenti e
alle altre emittenti. Il primo problema da risolvere è stato quello di
trovare una frequenza-canale per trasmettere (i televisori possono
ricevere 99 canali) considerato il fatto che gli spazi erano stati tutti
3
Telestreet, F.Berardi, M.Jacquemet, G.Vitali, pag. 21-22
7
assegnati. Osservando uno ad uno tutti i 48 canali utilizzabili (dal
21 al 69) in un televisore e spostandosi per la città, i creatori di
Orfeotv, trovarono dei canali in cui non c'era segnale, canali
diversi a seconda della zona in cui si trovavano al momento. Come
trasmettitore è stata utilizzata un’apparecchiatura finalizzata alla
distribuzione del segnale video all’interno dei condomini: la
composizione di tale trasmettitore, è data da un modulatore che
genera la frequenza della trasmissione e aggrega i contenuti audio
e video, l’amplificatore che prende il segnale prodotto dal
modulatore e lo invia all’antenna e infine l’alimentatore che
fornisce l’energia necessaria all’amplificatore. Dal quartier
generale di Via Orfeo (che diede il nome alla telestreet emiliana)
posto all’interno del bar “Micky e Max”, partivano trasmissioni di
immagini per un raggio di poche centinaia di metri grazie allo
sfruttamento di una zona d’ombra sul canale 51 in un perimetro
che comprendeva Via Orfeo, Via Rialto e le immediate vicinanze.
Inizialmente, partirono con una cassetta di un’ora contenente la
registrazione delle opinioni della gente del quartiere sul problema
della comunicazione e del suo rapporto con il potere, con la vita
quotidiana. Molti ragazzi misero a disposizione i loro
cortometraggi e i personaggi politici cittadini vennero invitati nello
studio di Orfeotv. Il progetto telestreet viene inteso nel senso di
una proliferazione di microantenne con lo scopo di abolire
tendenzialmente la separazione tra emittente e ricevente e
diffondere le immagini microelettriche. “Una televisione di
strada- ha detto Giancarlo Vitali Ambrogio (uno dei fondatori di
Radio Alice negli anni Settanta e più recentemente l’artefice di
Orfeotv) intervistato durante le giornate di Eterea 2, il secondo
convegno nazionale sulle telestreet- rappresenta dal punto di vista
simbolico un luogo di aggregazione, di informazione libera e
indipendente. Quando abbiamo cominciato con Orfeotv - ha
aggiunto ancora “Ambrogio”- all’inizio abbiamo cercato di cogliere
il senso dell’esperienza che stavamo vivendo. Oggi anche i singoli
cittadini possono aprire una televisione di strada.
8
Quella fornita è informazione per la cittadinanza al di fuori di
qualsiasi circuito d’informazione istituzionalizzato”.
Fig.2 Logo tratto dal sito www.telestreet.it
(http://www.telestreet.it/telestreet/tv/orfeotv/home.htm)
9
1.3 Comunicazione orizzontale e illegale?
Le tv di strada si proclamano (e lo sono effettivamente) illegali ma
anche costituzionali. Illegali perché l’attuale normativa non
prevede la nascita di emittenti televisive quali le tv di strada.
Costituzionali perché l’articolo 21 della Costituzione italiana
sancisce la libertà di stampa e di espressione senza bisogno alcuno
di autorizzazione.
Proprio in merito alle autorizzazioni, bisogna considerare il fatto
che in Italia non sono mai state rilasciate le concessioni
governative definitive a nessuna emittente perché la legge Mammì
(l.n.223 del 1990) poneva come condizione, per il rilascio,
l’approvazione del piano di assegnazione delle frequenze che non è
mai stato realizzato.
Ciò che fu dato poi, nel 1994, alle tv allora esistenti fu una semplice
carta di riconoscimento per permettere di continuare a trasmettere
a pagamento a chi già lo faceva.
La normativa è stata in seguito modificata ponendo l’anno 2000
come limite ultimo per richiedere nuove concessioni (non
concedibili per quanto detto prima). In ogni caso si stabilì che le
emittenti radiotelevisive dovessero essere delle società di capitale
o delle cooperative, con capitali versati, dipendenti obbligatori,
ecc. La legge Gasparri, di recente approvazione, non muta in alcun
modo la normativa in materia di concessioni. Il mondo
dell’informazione dei nostri giorni è sempre più legato alla
concentrazione di grandi gruppi editoriali, televisivi e mass
mediatici in cammino verso il mercato globale e questo va a
discapito della piccola editoria, della stampa locale, delle riviste di
associazioni no profit che non riescono a sopravvivere nel libero
mercato
4
.
4
L’informazione alternativa, Dal sogno del villaggio globale al rischio del
villaggio globalizzato, C.Gubitosa, pag.40 righe 23 e seguenti
10
1.3.1 Estratto dall’Intervento dell'Avv. Marco Rossignoli,
Coordinatore nazionale dell’Associazione Aeranti-
Corallo
5
al Forum sulla televisione digitale terrestre
(Roma, 28 ottobre 2003)
(…….Un altro tema di forte attualità, molto sentito nel settore, è
quello delle cosiddette “Tv di strada”, cioè di quelle TV che stanno
attivando le proprie trasmissioni in molte parti d’Italia senza
essere in possesso di concessione o autorizzazione.
L’apertura di queste emittenti non deve essere sottovalutata come
diversamente, forse, sta accadendo.
Infatti, l’attività delle tv di strada oltre ad essere illegittima perché
in contrasto con l’art.195 del Codice Postale che vieta l’attività
televisiva senza concessione o autorizzazione, causa grave danno a
coloro che operano legittimamente che si trovano spesso a subire
situazioni interferenziali alle proprie trasmissioni. Tale situazione,
peraltro, rischia di causare rilevanti difficoltà tecniche per la
transizione al digitale. Infatti, le emissioni in analogico dei canali
delle tv di strada interferiranno e ostacoleranno l'attivazione degli
impianti digitali.
Inoltre la circostanza che le TV di strada possano, in ipotesi,
raccogliere pubblicità costituisce concorrenza sleale nei confronti
degli editori televisivi locali titolari di concessione o autorizzazione
che, tra l’altro, corrispondono allo Stato il canone di concessione e
le tasse di concessione governativa e sono sottoposti a obblighi,
adempimenti e controlli connessi con il suddetto titolo concessorio
e/o autorizzatorio.
E' notizia di questi giorni che vi sono addirittura enti locali che
sostengono alcune tv di strada.
5
Associazione che nelle marche rappresenta la quasi totalità delle imprese
radiotelevisive locali oltre a quelle radiofoniche, satellitari, via internet, agenzie
di informazione radiotelevisiva e, concessionarie pubblicitarie radiotelevisive.
11
Chiediamo pertanto che il Ministro delle Comunicazioni
intervenga con decisione procedendo alla disattivazione
immediata di tutti coloro che operano senza alcun titolo
abilitativo.
In conclusione Aeranti-Corallo chiede che l’emittenza televisiva
locale venga messa nelle condizioni di poter passare a pieno titolo
alle trasmissioni digitali sviluppando tutte le opportunità di
business offerte dalla nuova tecnologia.
Aeranti-Corallo chiede inoltre una serie di norme che favoriscano
una ulteriore crescita complessiva del settore attraverso una serie
di incentivazioni mirate.
Il Ministro Gasparri ha più volte dimostrato di credere nel ruolo
della emittenza locale. Al Ministro Gasparri chiediamo di crederci
ancora di più sostenendo e facendo proprie le proposte di Aeranti-
Corallo).
1.3.2. Minimal TV
La Minimal TV è la televisione più piccola del mondo (così la
definiscono i suoi ideatori, il gruppo Quinta Parete) che trasmette i
suoi programmi via cavo su alcuni televisori messi "in strada".
Questo modo di fare televisione si basa sul minimo indispensabile.
La Minimal TV è nata a Vinci, un Comune in provincia di Firenze,
sotto il nome di Vinci Minimal Tv in occasione del festival
"Multiscena: rassegna di eventi ed arti sceniche" svoltosi dal 23 al
26 luglio del 1996. Durante la manifestazione, la tv più piccola del
mondo ha trasmesso ogni sera dalle 18 alle 23 su tre monitor e un
videoproiettore posti in zone strategiche dell'area del castello, con
la stanza della regia collocata nella Biblioteca Leonardiana di
Vinci. I suoi programmi ideati in continua "collaborazione" con gli
abitanti della cittadina, in parte registrati durante la giornata e in
parte realizzati in diretta, affrontavano tematiche legate alla
quotidianità locale e agli spettacoli delle serate; chi si trovava a
12
passare nelle vicinanze della sede di Minimal tv, aveva la
possibilità di dialogare con il conduttore attraverso un video-box
messo in strada oppure di lasciare un’immagine e una
dichiarazione in Internet attraverso un Net-box (è il sistema che
permette ai netspettatori di lasciare in internet una loro immagine
con un commento su un determinato tema) collegato alla rete e al
mini studio televisivo. A Vinci, quando i responsabili di Quinta
Parete network (che ha prodotto Minimaltv) hanno iniziato a
trasmettere, la gente pensava che fossero i programmi di una
nuova televisione privata; nessuno si rendeva conto che la regia
era a 50 metri dai monitor. Per tale motivo gli operatori di
Minimaltv hanno dovuto mettere dei cartelli scritti a mano sotto
ogni monitor in strada, per convincere i passanti che la regia era a
pochi passi ed aperta al pubblico.
Minimal TV è andata in scena anche ad Empoli il 25 e il 26 Ottobre
1996 presso il Chiostro degli Agostiniani in occasione della
rassegna multidisciplinare "Under 30", sotto il nome "U3 minimal
Tv".
Il palinsesto non è mai stato preconfezionato ma spesso è stato
improntato sul momento tramite gli spunti dei dialoghi con i
passanti e gli "imprevisti". Ampio spazio era dedicato alle
interviste ai “volti noti” del paese, agli scoop immaginari, a
televendite improbabili, all’angolo riservato ai ragazzi, alla maga
Lady Babbara, al balletto, allo spazio culturale, ai dibattiti politici,
ai video d'autore ecc. ecc. Questo miscellaneo calderone televisivo
era presentato da un unico conduttore: Sasà Nothing con
l'appoggio esterno dell'inviato Rorò. Mentre le tv di strada
nascono in zone o quartieri specifici e vengono realizzate da
persone che abitano in loco, la Minimal-TV e' un progetto artistico
nomade che si sposta dove viene richiesta, in particolare dove si
svolgono eventi collettivi tipo feste, mostre, festival.
Una peculiarità della Minimal TV è l'uso creativo e coinvolgente di
tecnologia domestica. L'intento è quello di sdrammatizzare la
televisione mettendola "a portata di mano".
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I programmi vengono realizzati con una "sofisticata" telecamera
amatoriale, un mini-mixer audio-video e un Apple Computer per le
intersigle, più due videocamere in S.VHS per i servizi registrati e il
video-box. L'esperienza di Vinci ha fatto da apripista alla Minimal
tv, adatta in qualsiasi momento ad essere attivata per festival,
sagre di paese, ipermercati, eventi di strada, feste in casa ecc.. ecc.
Il palinsesto è insomma molto versatile: nel contenitore di Minival
tv possono entrare tematiche serie, comiche, commerciali,
politiche, sperimentali, artistiche, didattiche con orari di
trasmissione variabili.
Minimal TV è una produzione del Giallo Mare Minimal Teatro,
realizzata dal gruppo Quinta Parete: Federico Bucalossi (camera e
mixer art computer), Vanni Cilluffo / Sasà Nothing (conduttore),
Francesco Galluzzi / Rorò; (inviato speciale e video-box), Claudio
Parrini (Internet-box manager), Giacomo Verde (camera e
television guru).
14
1.4 Obiettivi di telestreet nel mediattivismo
Ogni tv di strada in Italia ha una propria organizzazione, proprie
idee e propri contenuti da trasmettere. Allo stesso tempo sono
state, però, individuate delle linee e dei principi comuni attraverso
la creazione del circuito Telestreet, luogo virtuale di
coordinamento e di scambio di cultura, strumenti, filmati e servizi
a carattere tecnico e legale tra le street tv che aderiscono al circuito
stesso.
La programmazione è libera con il solo limite di non poter
scambiare né trasmettere materiale di carattere razzista,
sessista e fascista.
Chi opera all’interno di questo circuito ha lo scopo di organizzare
una tv diversa nei contenuti, migliore, più giusta o più bella di
quella esistente. L’obiettivo principale, è quello di riappropriarsi
del mezzo televisivo per alimentarlo con una comunicazione fatta
dal basso, con lo scopo finale di annullare l’effetto della
televisione, toglierle autorevolezza, eliminare quel rapporto
unidirezionale tra emittente e ricevente che rende il telespettatore
strumento passivo di chi fa televisione.
Dalla tv alla rete: l’energia della comunicazione sociale sta
andando nella direzione di Internet (la mobilitazione spagnola
contro Aznar, dopo gli attentati di Madrid, è stata organizzata
principalmente in rete), il solo luogo dove è possibile una vera
comunicazione orizzontale in cui nessuno sta sopra nessuno, a
differenza della televisione. Si deve usare la tv solo come mezzo
per far giungere questo messaggio al maggior numero di persone
perché essa resta ancora il media più potente e penetrante in Italia
e non solo.
I mezzi di comunicazione di massa sono uno spazio pubblico, di
tutti quindi. Sempre secondo gli addetti ai lavori, cioè i
mediattivisti (si chiamano così coloro che operano una forma di
attivismo sociale tramite gli strumenti della rete, il concetto sarà
analizzato approfonditamente nel capitolo 3) con i quali il
fenomeno delle tv di quartiere è entrato presto in contatto, solo
15
riuscendo a trasferire questa consapevolezza alla popolazione un
giorno a tutti sembrerà naturale rifiutare una televisione fatta di
personaggi e situazioni che altri decidono per il pubblico.
Telestreet cerca di sperimentare un modello di comunicazione
orizzontale in cui convivano sia una dimensione territoriale sia un
modello di rete.
Gli operatori delle tv di strada chiedono agli enti pubblici di
consentire a tutti, in ugual maniera, uno spazio nella
comunicazione sociale a prescindere dalle risorse finanziarie a
disposizione. Un accesso pubblico quindi, tramite frequenze
dell’etere e accesso gratuito all’uso della banda larga.
6
6
Telestreet, F.Berardi, M.Jacquemet, G.Vitali pag. 16 righe 18-25