Primo Capitolo
La relazione tra sviluppo e cultura
Introduzione
Per la psicologia lo sviluppo è un cambiamento, una
trasformazione. Il mutamento avviene in ogni essere
umano, perché l’uomo è in continua evoluzione
2
.
Sul tema dello sviluppo si sono aperti notevoli diba tti ti
che hanno trovato conferma con le ricerche degli anni ’80
(Iannaccone, 2010); tali ricerche hanno dimostrato che lo
sviluppo è affiancato da aspetti biologici ma anche da
aspetti sociali, in quanto il sociale influenza lo sviluppo e il
comportamento, dimostrando così che quest’ultimo è
modellabile (Quaglia, Longobardi, 2009).
Le interazioni sociali quindi sono di per sé una condizione
necessaria per provocare uno sviluppo cognitivo.
La mente e il sociale interagiscono insieme dato che sono
elementi intrecciati tra di loro
3
.
Dagli anni’ 80 l’individuo non è più considerato come un
essere in solitudine, isolato dal mondo, ma è visto
all’interno di un quadro più ampio che lo vede in rapporto
con l’altro, un animale sociale (Piaget, 1934).
Con le ricerche (Doise ,1978) si è dimostrato che
all’aumentare di un livello dello sviluppo cognitivo si ha
un’ innalzamento dello sviluppo sociale.
2
Quaglia, R. , & Longobardi, C. (2009). Psicologia dello sviluppo .Trento:
Erickson.
3
Iannaccone A (2010). Le condizioni sociali del pensiero. Milano : edizioni
Unicopli.
9
1 Interazione tra sviluppo e cultura
La cultura e lo sviluppo sono due temi molto complessi e
ampi. Lo sviluppo è definito è un’evoluzione, che ingloba
un livello corporeo e un livello ambientale, e un livello
culturale in quanto lo sviluppo influenza la cultura e
viceversa (Quaglia, Longobardi, 2009).
Con le ricerche si è notato che lo sviluppo è influenzato
dalla cultura e poiché pensiero e cultura sono interconnessi
anche lo sviluppo e il sociale sono intrecciati tra loro.
La cultura può influenzare il comportamento e anche il
pensiero poiché perché esso è legato a scambi significativi
con le persone (scambio di gesti, musiche, arte ) tutto ciò
che viene prodotto dalla cultura (Carugati, Selleri, 2011).
Comunemente si può definire la cultura come un elefante
invisibile
4
perché essa è un elemento astratto e intangibile,
ma allo stesso tempo ingombrante come un elefante
inquanto comprende tutti gli elementi che l’ambiente
fornisce. L’uomo deve essere considerato come un
protagonista della cultura giacché la costruisce ,ma, allo
stesso tempo essa lo plasma, quindi , costruendo un
rapporto bidirezionale tra la cultura e sviluppo.(Carugati,
Selleri, 2011).
La cultura è lo specchio dove gli individui si riflettono e si
ritrovano
5
; essa è composta dalle esperienze che
influenzano lo sviluppo, ma soprattutto da artefatti
culturali .Gli artefatti sono prodotti, rappresentati e dotati
di significato dagli individui nel corso delle loro attività
quotidiane
6
.
4
Mollo, M. (2012). Formare menti. Fisciano : Cues
5
Quaglia, R. , & Longobardi, C. (2009). Psicologia dello sviluppo .Trento:
Erickson
6
Carugati, F., & Selleri, P. (2011) . Psicologia dell’educazione. Bologna: Il
Mulino
10
1.1 Gli artefatti culturali
Gli artefatti sono parte integrante dell’essere umano sia per
le attività quotidiane, sia per la relazione che esso riesce
ad instaurare con un suo simile. Per relazionarsi, l’uomo ha
bisogno di comunicare e ciò può avvenire soltanto
attraverso il linguaggio, inteso come un artefatto culturale,
prodotto dalla cultura e utilizzato dall’essere umano per
interagire con il prossimo. Gli artefatti culturali fungono da
mediatori tra l’uomo e il sociale (Carugati, Selleri, 2011).
Wundt è stato il primo psicologo che si è accorto come la
cultura e gli artefatti culturali fossero parte fondamentali
per lo sviluppo.
1.2 Gli studi di Wundt
Wundt (1832-1920) è il padre fondatore della Psicologia
scientifica, poiché ha creato il Primo Laboratorio
Sperimentale nel 1879 a Lipsia.. Il laboratorio è stato
costruito al fine di raccogliere dati empirici, ed analizzarli
secondo i criteri delle scienze naturali. In pochissimo
tempo è diventato luogo di formazione della prima
generazione di psicologi sperimentali europei.
7
L’approccio di Wundt è definito “strutturalista” poiché
valuta attraverso i test la percezione soggettiva degli
stimoli esterni
8
.
Wundt, inoltre, è importante poichè parla di “due
psicologie” :
7
www.wikipedia.it
8
www.wikipedia.org
11
1) La prima psicologia riguarda lo studio della mente
individuale e studia i processi mentali elementari come
l’attenzione, la percezione e la sensazione.
2) La Seconda Psicologia definita anche psicologia dei
popoli o anche VÖlkerpsychologie riguarda lo studio dei
processi mentali superiori come il ragionamento, la
memoria, l’apprendimento e il linguaggio. Essa è
importante per lo studio della mente sociale che si
sviluppa con la cultura
9
.
Per la prima volta, quindi, un psicologo parla di cultura
che riesce a influenzare e modellare la mente .
Chi cercherà di completare gli studi di Wundt è stato
Mead.
1.3 Gli studi di George Herbert Mead
Gli studi di Mead ( 1863-1931) ruotano intorno al sociale e
le sue riflessioni si soffermano sull’ origine della mente,
del sé e del sociale
10
.
L’individuo secondo Mead (1934) riesce a conoscere se
stesso solo come oggetto d’interazione sociale che
costruisce la mente e il sé.
L’uomo viene definito come artefice attivo del proprio
agire: progetta, definisce e interpreta le proprie azioni
(Carugati, Selleri, 2011); è un essere sociale che per poter
interagire con il suo simile ha bisogno di comunicare. La
comunicazione è basata su una conversazione di gesti,
infatti, quando due cani s’incontrano e uno di essi ringhia
9
Carugati, F., & Selleri, P. (2011) . Psicologia dell’educazione. Bologna: Il
Mulino.
10
www.wikipedia.org
12
provoca la medesima reazione nell’altro cane ( Carugati,
Selleri, 2011).
La comunicazione è legata, quindi, ai gesti che sono
connessi a un’ intenzionalità ed esprimono un significato
simbolo di una volontà.
I gesti si dividono in due gruppi:
a) Gesti non significativi , che sono non coscienti
come quelli utilizzati dagli animali;
b) Gesti significativi, coscienti che caratterizzano la
maggior parte dei rapporti umani e implicano a loro volta
l’uso di simboli.
Gli uomini hanno la capacità a interagire tra di loro solo se
riescono a interpretare i gesti altrui, infatti, “la
conversazione dei gesti consapevole o significativa è un
processo di reciproco aggiustamento nell’ambito dell’atto
sociale- implicate l’assunzione, da parte di ciascuno degli
individui che lo compiono, degli atteggiamenti altrui verso
ognuno di loro- di gran lunga più adeguato ed efficiente
della conversazione di gesti inconsapevoli o non
significativa” ( Mead, 1934, p. 97).
Il significato del gesto diviene chiaro solo nella reazione
che riesce a suscitare nell’altro .
Mead si sofferma su tre temi intrecciati tra loro: a) la
società; b) la mente; c) il sé .
Secondo Mead (1934) la società è vista come un ordine
sistematico di persone, dove l’uomo è costretto a sostenere
delle attività.
L’attività mentale consiste nelle risposte che una persona
dà a se stesso e agli altri a indicare dei significati e
attraverso essa è individuato e definito un oggetto.
13
Il sé emerge nell’interazione sociale, non esiste dalla
nascita ma si sviluppa come risultato delle relazioni che
l’uomo ha attraverso il linguaggio come referente.
La mente umana e il sé ha origine all’interno della
società
11
.
L’uomo riesce a possedere un sé solo in relazione agli altri
e l’immagine che egli possiede di sé è data dall’esperienza
sociale.
Il sé si sviluppa in due fasi:
a) nella prima fase si organizzano gli atteggiamenti
particolari che gli altri assumono
b) nella seconda fase, invece, si organizzano gli
atteggiamenti dell’altro generalizzato (gli atteggiamenti del
gruppo sociale) . (Fasola, Lattanti, 2012)
Il sé può essere inteso come sé individuale, tale solo a
causa della sua relazione con gli altri; sé maturo , quando
riesce a sorgere quando il gruppo sociale è interiorizzato.
Mentre l’io è un principio attivo dell’azione, il me è un
insieme organizzato di tutti gli atteggiamenti che un uomo
assume; entrambi però permettono lo svolgersi del dialogo
interiore e per svilupparsi hanno bisogno della cultura.
La società, la mente e il sé non possono, quindi, essere
considerati separati (Fasola, Lattanti, 2012).
1.4 Michael Cole e gli artefatti culturali
11
Fasola , C. & Lattanti, S. (2012), il pensiero di George Herbert Mead. From
http:// www.scienzepostmoderne. Org
14
Michael Cole (1968) è uno dei più eminenti esponenti
della psicologia culturale, ha contribuito a fare della
psicologia culturale una vera e propria disciplina, basata
sulla ricerca storico-genetica, attribuendo un ruolo
importante alla cultura.
La psicologia di Cole si basa soprattutto sulla mente e la
cultura, infatti, pone la biologia, la società e la cultura sullo
stesso livello
12
.
Cole ha cercato di dare una risposta al dilemma di Wundt:
come la mente e la cultura riescono a interagire attraverso
gli artefatti culturali.
Negli anni ’40 e ’50 Cole è riuscito a capire come portare
la cultura nei paesi in via di sviluppo e per fare ciò bisogna
liberare quei paesi dalla povertà e dall’ignoranza.
Il primo strumento che deve essere utilizzato per fare tutto
questo è quello di un’educazione di base cioè alfabetizzare
il popolo attraverso la pratica. Il secondo strumento,
invece, è un’ educazione formale che serve alla
popolazione per uscire dalle relative società locali.
Cole fu inviato insieme ad antropologi in Africa,
precisamente in Kpelle, dove fu circondato in breve tempo
da insegnanti locali. Nei bambini di Kpelle si notarono le
difficoltà dell’apprendimento. Cole decise di visitare le
scuole di quella zona e si accorse che le aule erano troppo
affollate, perché al loro interno vi erano 40-50 bambini e
erano costretti a ripetere in coro lunghe filastrocche e
poesie e non riuscendo a comprendere nulla.
Cole decise di seguire i bambini fuori dal contesto
scolastico e si rese conto che i bambini in realtà
possedevano molte abilità di calcolo, conoscevano le unità
12
Panza, R.A (2012) , il pensiero di Michael Cole. From http://
www.scienzepostmoderne. org
15
di misura e di distanza e possedevano anche un sistema di
classificazione di oggetti di scambio. Nel contesto
scolastico, però i bambini sembravano stupidi, ma nella
vita quotidiana i bambini erano brillanti. Cole si rese
conto che le differenze culturali nell’attività mentali
dipendevano molto dalle condizioni in cui i processi
mentali vengono attivati (Carugati, Selleri, 2011).
Cole (1971) inserisce tre concetti fondamentali: il primo è
la mediazione attraverso gli artefatti culturali; il secondo è
lo sviluppo storico mediante il quale si realizza il processo
di inculturalizzazione per cui ogni generazione si appropria
degli strumenti; il terzo concetto invece è l’attività pratica.
Per Cole (1971) gli artefatti culturali per Cole sono degli
strumenti che la cultura offre e attraverso essi la mente
riesce ad unirsi alla cultura.
Gli artefatti culturali sono degli strumenti dell’intelligenza
umana dato che senza di essi l’essere umano non potrebbe
svilupparsi.
Cole divide in tre gruppi gli artefatti culturali:
1. Artefatti primari: sono quei artefatti culturali
materiali come ad esempio il computer, le pietre, la penna.
2. Artefatti secondari: sono quei artefatti culturali
simbolici come ad esempio le regole, le religioni, le
motivazioni.
3. Artefatti terziari : sono quei artefatti culturali che
riguardano il mondo dell’immaginazione come ad esempio
l’arte (Carugati, Selleri, 2011).
Il concetto di artefatto culturale consente di considerare la
cultura non dall’esterno ma internamente all’uomo perché
gli artefatti sono costituiti da simboli prima appresi e poi
trasmessi da una persona all’altra (Carugati, Selleri, 2011).
16