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CAPITOLO 1. Analisi della condizione storica ed attuale del
Borgo Sant’Antonio e dei suoi orti
1.1 Ricerca storico-architettonica sul Rione di Porta Sole e sui
manufatti del Borgo
Nel delineare la storia degli elementi che caratterizzano il Borgo
Sant’Antonio, è impossibile tralasciare una ricerca approfondita sulla storia di
Perugia, rivolgendo l’attenzione ai momenti che hanno maggiormente
riguardato la nascita e lo sviluppo del Borgo.
Parlando della lunghissima storia della città, si deve ovviamente
partire dalla fondazione di questa per opera degli Umbri, intorno all’ VIII
secolo a.C.; questi dovettero però, ben presto cedere all’affermarsi del
popolo etrusco (GUARDABASSI, 1935).
Il vero e proprio nucleo di Perugia si formò intorno alla seconda metà
del VI secolo a.C., periodo nel quale esisteva solamente la città antica,
circondata dalla cerchia delle mura (edificata tra il IV ed il III secolo a.C.), che
tuttora cinge la parte alta della città, «un anello di macigno rimasto pressochØ
intatto, palese e scoperto in gran parte, interrato o nascosto dalle
stratificazioni medievali in altre parti» (GURRIERI, 1982).
Lungo questa primigenia cerchia muraria, all’interno della quale non
era compreso Borgo Sant’Antonio, si poteva entrare attraverso sette porte (di
cui cinque principali), tutte di solenne architettura, come la Pulchra o di
Augusto, la Marzia, la Cornea, la Eburnea, la Luzia o Trasimena, quella del
Sole (rivolta verso nord-est) ed un’ultima andata demolita nel 1540 durante la
costruzione della Rocca Paolina (GURRIERI, 1982).
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Le porte erano localizzate sulle mura, in corrispondenza dei piø
importanti itinerari che uscivano dalla città: di questi, cinque nel Medioevo
genereranno poi i rioni cittadini.
La cinta muraria etrusca, con una lunghezza di tre chilometri,
racchiudeva il Colle Landone e il Colle del Sole sui quali si erge la città.
Secondo gli storici, la popolazione poteva aggirarsi intorno ai quarantamila
abitanti (come riferisce il GURRIERI, 1982).
Forte della sua posizione dominante sulla valle umbra, Perugia
diventò in breve una delle 12 lucumonie della Confederazione Etrusca.
In seguito alla battaglia di Sentino (295 a.C.), Perugia e gran parte
dell'Umbria entrarono nell'orbita romana, pur conservando la propria lingua
(l'uso dell'etrusco è stato documentato fino a tarda età repubblicana) ed una
limitata autonomia municipale (GROHMANN, 1981).
Solo a partire dal I secolo a.C., in seguito alla Guerra Sociale, Perugia
si integrò pienamente nello Stato Romano con la concessione della
cittadinanza (89 a.C.).
Anni dopo, Perugia si alleò con Lucio Antonio (fratello di Marco, rivale
di Ottaviano), che aveva capeggiato il malcontento perugino contro la
distribuzione delle terre stabilita da Ottaviano stesso (GURRIERI, 1982).
Ne scaturì il Bellum Perusinum (40-41 a.C.), una guerra tra Ottaviano
e Lucio Antonio che comportò lo scoppio di un incendio della città per mano
di tale Caio Cestio Macedonico, il quale per sottrarre la città al sacco dei
soldati romani di Ottaviano, decise di incendiarla: le case e i templi, costruiti
in legno, bruciarono rapidamente, ma anche parte delle mura piø deboli
vennero distrutte, e nell’incendio perirono in molti (GURRIERI, 1982).
Questa sciagura costituì tuttavia un'occasione per un nuovo fervore
edilizio, pur nella sostanziale permanenza dell'assetto viario etrusco.
La ripresa urbana fu favorita dalla spinta di Ottaviano, che ottenuto il
titolo di Augusto, restituì alla città parte dell'antico splendore, permettendole
di fregiarsi del titolo di “Augusta Perusia” .
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Ottaviano, durante la ricostruzione della città, effettuò un importante
intervento urbanistico, individuando il Cardo e il Decumano, e il conseguente
Foro all’incrocio di questi (GALMACCI, 2007).
Per gli interessi della parte nord-est della città, egli decise di deviare il
Decumano in Via Cartolari, e attraverso un itinerario che sarà poi Via del
Roscetto - Borgo Sant’Antonio - Via San Giuseppe, andò ad allacciarsi
all’itinerario chiamato anche “Amerina Nord-Est” (GALMACCI, 2007), che
passato il Tevere proseguiva per Gubbio e Scheggia (Fig. 3).
In età imperiale la città si espanse ben oltre la cinta etrusca:
l’Imperatore Antonino Pio (intorno al 150 d.C.), fece importanti opere di
restauro sia delle mura etrusche che delle porte; vennero fortificati gli accessi
alla città con l’aggiunta sopra al fornice etrusco di qualche arco di vedetta e
una seconda porta retrostante, ma ancora nessuna di queste costruzioni
interessava l’attuale Borgo Sant’Antonio.
Fig. 3 - Intervento romano sulla viabilità dopo il Bellum Perusinum. Mentre le linee
tratteggiate in nero sono gli itinerari etruschi, quelle rosse rappresentano le nuove strade
romane; ben evidente è la via Amerina in rosso, che si allontana da nord-est dalla città
antica (tratto dal libro PerchØ Perugia di Galmacci del 2007).
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Nella seconda metà del III secolo l'imperatore Vibio Treboniano Gallo,
perugino d'origine, diede alla città lo ius coloniæ (GURRIERI, 1982).
Perugia, con la sua posizione geografica, svolgeva un notevole ruolo
di collegamento tra la Via Amerina e la Flaminia, riacquistando così un
notevole peso durante la Guerra Gotica, al punto da venire indicata come la
prima città della “Tuscia” (come riferisce PROCOPIO DI CESAREA, 2007).
Dopo la conquista della città da parte di Totila, re degli Ostrogoti, nel
548 d.C., Perugia si ricongiunse all'Impero Romano d'Oriente o Impero
Bizantino nel 553 d.C., alla morte dell’ultimo re ostrogoto.
All’interno dell’Impero, forte della sua ubicazione strategica, Perugia,
fin dal IV-V secolo, ottenne una condizione di particolare trattamento sia da
parte dell’Esarca che da parte della Roma Papale, grazie soprattutto alla Via
Amerina, che passando per Perugia, congiungeva Roma a Ravenna (il
cosiddetto “corridoio bizantino”), allora capitale dell’Impero Bizantino
(GALMACCI, 2007).
Sino all' VIII secolo, la città rimase sotto il dominio bizantino, eccettuati
due brevi periodi di occupazione da parte dei Longobardi sul finire del VI
secolo (GUARDABASSI, 1935).
L’abitato, in tale periodo caratterizzato dalla caduta dell’Impero e dalle
successive invasioni barbariche, non valicò le mura etrusche, nØ in età
romana, nØ durante l’alto Medioevo.
Al di fuori della città antica, ma sempre presso alla stessa, sorsero
soltanto gli edifici del nuovo culto, quasi a formare una cinta sacrale
suburbana; ad est, in Porta Sole, sorse la chiesa di San Fiorenzo
(GALMACCI, 2007).
Gli insediamenti religiosi cristiani, ubicati lungo le principali direttrici
che andavano fuori dalle mura, diventeranno dopo il Mille strutture coagulanti
di aggregati umani civili (Fig. 4).
Nell’area compresa tra questi poli religiosi e l’antica città muraria
infatti, si andranno gradualmente formando i borghi (GROHMANN, 1981).
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Fig. 4 - L’espansione dell’abitato fuori della cinta etrusca; le zone tratteggiate al di fuori della
città antica sono i primi insediamenti nei borghi a ridosso dell’anno Mille. Nel caso del Rione
di Porta Sole, l’insediamento arrivò solo fino a Porta dei Tei (dal libro PerchØ Perugia di
Galmacci del 2007).
Nella seconda metà dell' VIII secolo Perugia e il suo territorio
entrarono nella sfera di influenza del Papato, a sua volta vincolato in vario
modo all' Impero Carolingio, e furono retti nei due secoli successivi da un
governo vescovile.
Nel 1139 a Perugia vi fu l’istituzione dei Consoli, che erano cinque,
uno per ogni rione cittadino (anche se poi questo numero crebbe negli anni).
La figura del console rimase in auge fino a quando nel 1256 venne
istituita la magistratura del Capitano del Popolo; va detto anche che nel
periodo consolare Perugia ampliò il proprio territorio (GURRIERI, 1982).
Al Consolato succedette il Podestà, poi il Capitano del Popolo, il
Consiglio Generale e quello speciale, e infine i Priori. Al di sopra era
l’Arengo, il pubblico consesso, ove tutti i cittadini capaci di esercitare i diritti
pubblici si riunivano senza distinzioni di casta ed esclusioni (GURRIERI, 1982).
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Nel 1186, Enrico VI , futuro imperatore, conferì al governo consolare
un riconoscimento diplomatico, dando a Perugia la libertà di eleggere un
console indipendentemente dall’Impero.
Nel 1198 la città finì sotto la protezione del Papa Innocenzo III, che
confermò il riconoscimento imperiale e decise di stanziare dimora all’interno
della città: la presenza papale fu caratterizzata da un ruolo pacificatore delle
rivalità interne (BONAZZI, 1963).
Perugia mal sopportava però la stessa sovranità papale, tanto che
venne scomunicata nel 1282 per aver esercitato potere nei confronti del clero
e aver disubbidito ad un veto papale.
In quest'epoca la popolazione cittadina era di circa 28.000 abitanti e
45.000 nel resto del territorio comunale.
Già prima della fine del XI secolo, apparvero i lineamenti fondamentali
di politica perugina, che mostrarono il ruolo nazionale da essa raggiunta, e
mantenuto per tre secoli almeno, mentre la città sviluppava man mano la sua
rete di alleanze, protettorati, interventi guerreschi, su tutto, o quasi, il Ducato
di Spoleto, fino a Narni e ad Amelia (BONAZZI, 1963).
La ripresa demografica si evidenziò a partire dall’ XI e XII secolo, con
una progressiva saturazione dell’antico spazio urbano. La morfologia del
terreno non rendeva tuttavia possibile uno sviluppo compatto intorno
all’antica cinta muraria.
Perugia si andò così espandendo lungo gli assi stradali, che si
dipartivano dalle cinque principali porte cittadine.
Gli abitanti sentirono ben presto la necessità di uscire verso la “terra
nuova”, lungo gli itinerari etruschi diretti verso gli interessi esterni della città e
verso i primi insediamenti religiosi fuori le mura (GALMACCI, 2007).
I cinque rioni della città dovevano già esser tutti creati a metà del XI
secolo. Negli atti del 1038 risulta il Rione di Porta Sole (1036 Porta
Sant’Angelo, 1070 Porta San Pietro, 1073 Porta Santa Susanna, 1116 Porta
Eburnea).
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Il Rione di Porta Sole iniziò il suo primo sviluppo a ridosso delle mura
etrusche, fra la Porta del Sole e la Piaggia dei Calderari, sulle direzioni verso
la Flaminia di Gualdo Tadino e di Scheggia (ma in tale fase non vi fu
l’insediamento nell’area di Borgo Sant’Antonio, in quanto si arrivò fino alla
Porta dei Tei).
Il Rione di Porta Sole, così come gli altri, amministrava il territorio ed
effettuava delle esercitazioni militari (GALMACCI, 2007).
Nel XII secolo le mura etrusche, danneggiate negli anni dai terremoti,
dagli incendi e dagli assedi, furono restaurate al fine di migliorare le
possibilità difensive; porte etrusche, come la Porta Trasimena, la Cornea,
l’Eburnea e del Sole vennero modificate, con la sostituzione dell’arco a tutto
sesto con quello acuto.
Molti nobili e ricchi borghesi restaurarono le proprie case, edificandovi
accanto una alta torre, simbolo di potere, tant’è che secondo i cronisti
sorsero in città settanta torri, da cui Perugia fu chiamata “Turrena”.
In tale periodo, la città duecentesca si fuse con quella etrusca: la
nuova fisionomia era molto «maschia ed ostile, e anche la stessa
denominazione di Perusia diventò piø arcigna in Peroscia, fino a quando
tornò ad addolcirsi in Perugia» (GURRIERI, 1982).
Sempre nel XII secolo Perugia si cinse del secondo anello di mura, poi
ampliato nel XIV secolo, così da creare quasi un terzo cerchio (quello
rinascimentale); questa nuova cerchia di mura trecentesche permise la
nascita di nuovi edifici al suo interno (GURRIERI, 1982).
¨ in questo secolo che sorse il Borgo Sant’Antonio, così come molti
altri borghi cittadini (Fig. 5): le nuove mura recinsero e protessero i cinque
rioni storici, andando ad includere al loro interno anche numerosi orti, in
specie quelli dei conventi.
La nuova cerchia conferiva a Perugia la caratteristica figura a cinque
bracci, che ricorda una foglia d’edera (GURRIERI, 1982).
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Fig. 5 - Perugia alla fine del ‘300. Con la formazione della nuova cerchia muraria, sono sorti i
rioni cittadini, e all’interno di quello di Porta Sole, si è formato il Borgo di S. Antonio lungo
l’antica strada etrusco-romana (tratto dal libro PerchØ Perugia di Galmacci del 2007).
Alle sette porte della prima cinta muraria rimaste dentro all’abitato, se
ne aprirono nella nuova di molte altre e importanti, i cui nomi furono mutevoli
a seconda dei tempi: tra queste si ricordano Porta S. Angelo, lo Sperandio,
delle Voltole, il Bulagaio, Sant’Antonio, San Costanzo, dei Ghezzi, e altre
ancora (GURRIERI, 1982).
In un atto del 1273 si elencarono proprio le porte aperte sulle nuove
mura, dalle quali si irradiavano le strade verso il contado e tra queste c’era
Porta Sant’Antonio nel Rione di Porta Sole (GROHMANN, 1981).
Le nuove mura medievali vennero costruite in pietra mista, calcarea
bianca (prevalentemente di recupero) e arenaria. La calcarea bianca (usata
soprattutto per gli edifici nobiliari) veniva presa dalla cava di San Marco-
Cenerente; l’arenaria in una cava vicino a Monte Tezio (mai individuata) o piø
probabilmente da cave private di Ferriera e di Ponte Valleceppi-Pretola
(GALMACCI, 2007).
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Queste mura trecentesche erano provviste di merlature e di torri e
servivano alla difesa della città; le porte medievali erano tutte di disegno
molto semplice e pressochØ eguali le une alle altre.
Lo sviluppo delle mura del Rione di Porta Sole (Fig. 6) raggiungeva
(dal confine con il Rione di Porta San Pietro fino al confine con il Rione di
Porta Sant’Angelo) i 1400 metri lineari, con quattro porte (tra cui Porta della
Pesa e Porta Sant’Antonio) (GALMACCI, 2007).
Fig. 6 - Profilo delle mura e delle porte del Rione di Porta Sole alla fine del ‘300. Sono inoltre
riportati i dati legati all’altimetria delle porte, oltre ai dati sulla lunghezza delle mura (tratto dal
libro PerchØ Perugia di Galmacci del 2007).
Nel XIV secolo, il Borgo Sant’Antonio, così come tutto il Rione di Porta
Sole di cui il Borgo faceva parte, subì una profonda modifica, dovuta
all’edificazione della Fortezza o Cittadella di Porta Sole, voluta dal Legato
Cardinale di Burgos per tenere a bada i perugini che mal sopportavano la
dominazione pontificia (GURRIERI, 1982).
Sotto l’Abate di Monmaggiore venne ultimata la costruzione della
fortezza, la quale aveva un lunga ramificazione culminante nel Cassero di
Sant’Antonio.
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Va detto che questa opera militare ebbe vita breve, in quanto venne
ben presto demolita in seguito ad una rivolta popolare che costrinse l’Abate
alla fuga.
A seguito degli eventi della Fortezza del Monmaggiore, lo sviluppo
murario di questo Rione aumentò di 110 metri lineari, passando dai 1.400 del
‘300 ai 1.510 del ‘500 (Fig. 7) (GALMACCI, 2007).
Fig. 7 - Profilo delle mura e delle porte del Rione di Porta Sole alla fine del ‘500. Sono inoltre
riportati i dati legati all’altimetria delle porte, oltre ai dati sulla lunghezza delle mura (tratto dal
libro PerchØ Perugia di Galmacci del 2007).
Le porte erano cinque, con una porta che l’Eusebi chiamò del Sole (in
seguito Porta Pesa).
La cacciata del legato papale fu l’ultima affermazione autonoma di
Perugia, in quanto fu seguita nel 1540 dal trionfo definitivo del dominio
papale (la cosiddetta “Guerra del sale”) (BONAZZI, 1963).
In seguito all’abbandono dell’Abate di Monmaggiore, il palazzo di
Porta Sole venne abitato dai piø importanti Signori di Perugia, tra cui Biordo
Michelotti e Braccio Fortebracci da Montone, quest’ultimo ricordato anche
per aver arrestato i movimenti franosi di alcuni luoghi della città creando le
famose Briglie che ancora esistono.
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Vennero ristabiliti i diritti e i poteri del Podestà e del Capitano del
Popolo, e per la prima volta i nobili entravano nel governo della cosa
pubblica (GURRIERI, 1982).
Nel 1526 scoppiò una pestilenza che durò circa quattro anni,
causando la morte di circa ottomila persone, ed alla peste seguì la carestia,
poichØ molti contadini erano morti nelle campagne, ed altri avevano
abbandonato le campagne stesse per allontanarsi il piø possibile da Perugia,
e di conseguenza le terre non piø coltivate erano diventate selve (GURRIERI,
1982).
Nel 1540, a seguito della Guerra del sale contro Papa Paolo III
Farnese, la città perse le sue libertà civiche e la sua secolare autonomia e
passò nuovamente alle dirette dipendenze dello Stato della Chiesa, che
obbligò la cittadinanza a costruire l'imponente Rocca Paolina dove si insediò
una guarnigione pontificia (GALMACCI, 2007).
Antonio da Sangallo il giovane ricevette l’incarico di progettare la
Rocca Paolina (inizio dei lavori 1540 circa); nell’incarico egli intese di dover
fornire alla committenza il progetto di un completo sistema difensivo della
città (Fig. 8), alla luce delle nuove armi da fuoco.
Presentò così uno schema difensivo generale che prevedeva: un forte
a stella intorno al tempietto di Sant’Angelo; una Fortezza-Cassero in
Sant’Antonio; una sulla propaggine di San Girolamo; una intorno alla Porta di
San Costanzo, includendo anche l’esistente baluardo del Castellano in cima
a Via del Bucaccio (GALMACCI, 2007).
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Fig. 8 - Progetto dello schema difensivo del Sangallo; si nota in alto a destra la presenza
della Fortezza in Sant’Antonio (“1b”) (tratto dal libro PerchØ Perugia di Galmacci del 2007 e
disegnato da Camerieri e Palombaro).
Perugia, sulla scia della costruzione della Rocca Paolina, fu colpita
dalla “febbre edilizia”: anche i governatori, i borghesi, i nobili, il clero e gli
ordini religiosi furono invogliati a costruire (GURRIERI, 1982).
In tale periodo, vi furono tuttavia scarse modificazioni urbanistiche
(Fig. 9), dettate principalmente dal mutato gusto architettonico; dal momento
in cui la Rocca Paolina venne realizzata, le ristrutturazioni che vennero
portate avanti non determinarono alcuna variazione dello spazio complessivo
della città verso l’esterno, e non incisero sulla forma della città stessa
(GROHMANN, 1981).