Riassunto
In questo lavoro di tesi vengono presentati i risultati di uno studio di
valutazione della risposta sismica locale finalizzato alla
Microzonazione Sismica (MS) di I Livello di un comune montano; il
lavoro è stato svolto nell'ambito di uno specifico progetto affidato alla
Fondazione Prato Ricerche.
La valutazione della risposta sismica locale mira all'individuazione dei
possibili fenomeni di amplificazione del moto del suolo che si
verificano quando la geologia superficiale è caratterizzata da forti
contrasti di impedenza sismica. Questi fenomeni occorrono
tipicamente nei bacini intermontani, all'interfaccia fra il basamento
roccioso (bedrock) e la coltre sedimentaria. Una delle metodologie
maggiormente impiegate per tali valutazioni è la tecnica HVSR
(Horizontal to Vertical Spectral Ratio; Nakamura, 1989), basata sulla
misura dei rapporti medi fra le ampiezze spettrali delle componenti
orizzontali e verticale del rumore sismico ambientale (funzione H/V). I
valori di picco della funzione H/V individuano le frequenze di risonanza
dei terreni; l'ampiezza dei picchi è proporzionale, anche se non
linearmente, all'entità del contrasto di impedenza sismica esistente
all'interfaccia fra il basamento roccioso e la copertura sedimentaria.
Dopo una prima fase di ricerca bibliografica sulle metodologie di
indagine pertinenti la MS e la normativa di riferimento, questo lavoro
si è articolato secondo i seguenti passi:
1. Raccolta e analisi dei dati preesistenti, con particolare riferimento
alle informazioni di carattere geologico e geomorfologico, la
pericolosità di base e degli eventi di riferimento, la sismicità storica e
le indagini geologico-geofisiche precedenti;
2. Creazione di una banca dati georeferenziata su base
cartografica, utilizzando un sistema informativo geografico (GIS);
3. Esecuzione della campagna di misura per la raccolta delle
registrazioni di rumore sismico ambientale da utilizzare per il
successivo calcolo delle funzioni H/V;
4. Sulla base dei risultati ottenuti al punto precedente, ricostruzione
di un modello del sottosuolo per l'abitato comunale e altri abitati minori.
Questi risultati sono poi stati raccolti con la stesura di elaborati
cartografici che comprendono la mappatura delle indagini svolte, la
distribuzione spaziale delle frequenze fondamentali dei depositi, la
definizione delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS).
L’elaborazione dei dati ha riguardato il calcolo del Rapporto Spettrale
H/V, e la sua modellizzazione in termini di ricostruzione di profili di
velocità sismica. Per tale inversione, vengono presentati e confrontati
i risultati ottenuti utilizzando due diversi codici di calcolo: il software
Grilla® (Micromed s.p.a.), e le funzioni Matlab Model HVSR (Herak,
2008). In particolare, la modellazione diretta dei rapporti H/V
implementata in questi due codici si differenzia per le assunzioni
teoriche di partenza riguardo alla composizione predominante del
campo d’onda del noise (rispettivamente, onde di superficie contro
onde di volume). Vengono anche presentate due funzioni di calcolo
sviluppate nell'ambito di questo studio, una per il calcolo e la
regolarizzazione dei rapporti H/V ottenuti da registrazioni weak motion
ed una per il calcolo dei rapporti H/V tramite la modellazione diretta
della risposta sismica sulla base di una determinata distribuzione dei
parametri elastici con la profondità. Infine, vengono presentati i risultati
ottenuti dall’analisi del noise con quelli derivati da osservazioni weak
motion associate a terremoti di bassa energia (M < 4) registrati durante
lo svolgimento dello studio.
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1 Introduzione
Lo studio di metodi per la valutazione del rischio sismico ha come
obiettivo quello di migliorare le procedure di mitigazione degli effetti
dell'evento sismico sulla popolazione. La vigente normativa sismica fa
riferimento solo alle nuove costruzioni ed è basata sull'attuale
classificazione sismica del territorio nazionale, suddiviso in macrozone
con associata pericolosità di base. Tuttavia è ben noto come le
caratteristiche locali dei terreni di fondazione condizionino in modo
importante gli effetti del terremoto; un determinato evento sismico
infatti può provocare scuotimenti decisamente differenti anche a
poche centinaia di metri di distanza in dipendenza degli spessori e
delle caratteristiche dei terreni più soffici negli strati superficiali. Negli
ultimi terremoti avvenuti in Italia, queste differenze sono state evidenti;
inoltre, spesso le vittime e le distruzioni si sono concentrate nei vecchi
centri storici dove una strategia di prevenzione che opera solo sulle
nuove costruzioni ha mostrato tragicamente i suoi limiti. La
macrozonazione e la normativa sulle costruzioni, pur essendo di
fondamentale importanza, possono considerarsi solo un punto di
partenza per una politica di prevenzione e mitigazione del rischio che
deve necessariamente prevedere l’integrazione delle zonazioni a
larga scala con la definizione della risposta sismica locale per
microzone caratterizzate dal tipo di comportamento atteso per un dato
evento. E’ imprescindibile, inoltre, predisporre una politica d'intervento
sulle costruzioni esistenti che si basi sulla relazione esistente fra le
risposte caratteristiche degli edifici e del suolo sul quale questi
insistono. La soluzione dovrà passare attraverso la predisposizione di
strumenti normativi e strumenti di supporto tecnico scientifico quali si
possono considerare gli “Indirizzi e criteri per la microzonazione
sismica” pubblicati dal Dipartimento di Protezione Civile. Per
microzonazione sismica (MS) si intende la “valutazione della
pericolosità sismica locale attraverso l'individuazione di zone di
territorio caratterizzate da comportamento sismico omogeneo”. In
sostanza la MS individua e caratterizza le zone stabili, le zone stabili
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suscettibili di amplificazione locale del moto sismico e le zone
suscettibili di instabilità. Il miglioramento della conoscenza prodotto
dagli studi di MS può contribuire concretamente, insieme a studi di
vulnerabilità ed esposizione, all'ottimizzazione delle risorse disponibili
per interventi mirati alla mitigazione del rischio sismico.
In questa Tesi viene descritto uno studio di MS di I livello svolto
per un comune montano dell’Appennino Tosco-Emiliano, nell’ambito
del quale è stata effettuata una campagna di misure di rumore sismico
ambientale allo scopo di calcolare la risposta sismica locale tramite la
tecnica HVSR, più nota come Metodo di Nakamura. Si tratta di un
procedimento speditivo, economico ed affidabile che permette di
mappare il territorio non più in conseguenza di un evento verificato ma
in previsione di un evento atteso, in modo da poter conoscere il “modo
di vibrare” proprio di ogni microzona per poter agire di conseguenza
sugli edifici presenti.
La tecnica HVSR punta all’individuazione di possibili fenomeni di
risonanza sismica ed alla determinazione delle corrispondenti
frequenze di vibrazione attraverso la misura dei rapporti medi fra le
ampiezze spettrali delle componenti orizzontali e verticale del rumore
sismico ambientale (funzione H/V). Le frequenze di risonanza
corrispondono ai massimi di tale funzione e l'ampiezza di questi
massimi è proporzionale (anche se non linearmente) all'entità del
contrasto di impedenza sismica esistente alla base della copertura
sedimentaria. In questo lavoro di tesi, la tecnica viene applicata anche
a registrazioni weak motion di terremoti locali registrati durante la
campagna di acquisizione dati. Le funzioni H/V (ottenute sia dal
rumore ambientale che da terremoti) possono poi essere invertite per
ricavare un modello di distribuzione di velocità delle Onde S nella
copertura sedimentaria. Questo argomento verrà approfondito tramite
l’utilizzo di diversi algoritmi di calcolo reperiti in letteratura,
confrontandone i risultati ottenuti. Infine si presentano due codici di
calcolo sviluppati per regolarizzare il calcolo della funzione H/V, e per
effettuarne la predizione (soluzione del problema diretto) sulla base di
un modello parametrico del sottusuolo.
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2 LA TECNICA HVSR
Per utilizzare questa tecnica è richiesta innanzitutto la
registrazione del rumore sismico ambientale secondo le tre
componenti del moto del suolo. Questo tipo di misura è passiva,
ovvero la sorgente non viene attivata artificialmente, ma consiste nel
rumore ambientale proveniente in maniera casuale da ogni direzione
e su un’ampia banda di frequenza. La struttura del campo d'onda del
rumore sismico ambientale (detto anche microtremore o seismic
noise) è condizionata sia dalle caratteristiche delle sorgenti (siano
esse naturali, come le onde marine, o antropiche, come il traffico
veicolare) e dalle proprietà meccaniche dei terreni. Infatti, ciascuna
sorgente genera un treno d'onde che raggiunge il punto di misura con
caratteristiche che dipendono dall'entità delle sollecitazioni nelle
componenti orizzontali e verticali del moto e dalle modalità di
propagazione fra la sorgente e il sito in funzione dei fenomeni di
riflessione, rifrazione e diffrazione che hanno luogo in corrispondenza
di variazioni delle proprietà elastiche dei terreni nel sottosuolo. In
genere, nel campo d’onda del rumore ambientale, saranno presenti
sia onde di volume (P ed S in quantità variabili) che onde superficiali
(Love e Rayleigh), la composizione del campo d’onda viene
approfondita nel capitolo 2.4. La frazione di energia associata alla
componente di onde di volume rispetto a quella delle onde superficiali
varia da caso a caso e dipende fortemente dall'intervallo di frequenze
considerato. Se si considera un intervallo di tempo opportunamente
lungo (dell'ordine delle decine di minuti), le proprietà medie di un
campo d'onda sismico generato da una molteplicità di sorgenti
differenti, distribuite casualmente intorno al punto di misura, tendono
ad avere un andamento che non dipende dalle singole sorgenti, ma
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solo dalle proprietà del mezzo in cui le onde si propagano e dal livello
energetico medio dell'attività antropica o naturale.
In particolare si può immaginare che, in media, le componenti
orizzontali e verticali del moto del suolo tendano a essere sollecitate
in modo equivalente, con un ampiezza media pari al livello medio del
rumore in quell'intervallo temporale. In questa ipotesi, i rapporti fra le
ampiezze verticali e orizzontali del moto (H/V) saranno statisticamente
indipendenti dalle caratteristiche delle sorgenti (dato che le ampiezze
delle sollecitazioni sul piano orizzontale e verticale sono mediamente
le stesse) e saranno condizionate dai soli effetti di propagazione
ovvero dalle caratteristiche del mezzo interessato dal moto sismico.
Queste ultime influenzeranno l'ampiezza relativa delle diverse fasi
sismiche (onde P, S, Rayleigh e Love) e le direzioni di emergenza delle
onde al punto di misura.
Studi teorici mostrano che se il rumore è effettivamente dominato
da onde di volume emergenti da direzioni sub-verticali, l'andamento e
l'ampiezza della funzione H/V riflettono quelle della funzione di
risposta del deposito sedimentario analizzato. Si nota inoltre come
l'ampiezza dei massimi della funzione H/V sia correlata (ma non
linearmente) all'entità del contrasto di impedenza sismica presente
alla base della copertura. L'assenza di massimi nella funzione H/V
suggerisce l'assenza di fenomeni di amplificazione sismica dovuti a
fenomeni di risonanza.
Si può dimostrare che la frequenza di risonanza f0 di una
copertura sedimentaria di spessore H sovrapposta a un basamento
rigido e in condizioni di stratificazione piana è data dal rapporto fra la
velocità media delle onde S nel sedimento e 4 volte lo spessore (f0 =
VS/4H). Utilizzando questa relazione è possibile risalire dalla
frequenza di risonanza misurata allo spessore della copertura una
volta nota la velocità delle onde di taglio o, viceversa a quest'ultima se
lo spessore è noto (Gruppo di lavoro MS, 2008).
In generale per conoscere la funzione di risposta di un deposito
ad uno scuotimento noto proveniente dal sottostante substrato si
utilizza la funzione di trasferimento. Il modulo della funzione di