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Riassunto
La propagazione del nocciolo (Corylus avellana L.) è oggi un tema di estrema attualità, che in
passato ha interessato solo in parte il settore vivaistico, soprattutto in Italia, visto l’impiego
diffuso di polloni autoradicati prelevati direttamente in campo.
Il quadro produttivo del nocciolo, in forte espansione, ha richiamato l’urgenza di una
organizzazione vivaistica in grado di fornire materiale con standard qualitativi elevati.
Le piante di nocciolo micropropagate durante la fase di post-acclimatazione presentano
problemi di crescita lenta. In questo lavoro, a partire da due varietà commerciali di nocciolo,
Tonda Gentile Romana e Tonda di Giffoni, si è proceduto all’ottimizzazione della fase di
crescita delle giovani piantine attraverso l’impiego di sistemi a LED (Light Emitting Diodes)
come fonte primaria di illuminazione all’interno delle camere di crescita destinate agli espianti
in fase di accrescimento, in grado di fornire lunghezze d’onda specifiche, al fine di ridurre i
consumi energetici ed aumentare la qualità delle piante. Sono state impiegate 3 lampade diverse
(AP673L, NS1, G2) utilizzando i tubi fluorescenti come controllo (FLUORA) per la durata
complessiva di 4 settimane. Al termine di questo periodo si è proceduto alle analisi
morfometriche e qualitative (clorofilla, antociani, flavonoidi e NBI).
I risultati ottenuti sottolineano l’importanza della modulazione delle sorgenti luminose per le
due varietà di nocciolo impiegate, permettendo di ottimizzare la fase post-acclimatazione delle
giovani piantine.
Parole chiave: Corylus avellana L., LEDs, qualità della luce, crescita.
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Abstract
The hazelnut propagation (Corylus avellana L.) in the past years has only partially interested the
nursery industries, particularly in Italy, due to the widespread use of own-rooted suckers
collected directly in the field. The rapid increase of the hazelnut cultivation has underlined the
need of a nursery organization able to supply material with high quality standards.
Micropropagated material shows many problems related to the growth of the young plantlets.
In the present work, starting from two commercial varieties of European hazelnut (Tonda di
Giffoni and Tonda Gentile Romana), we proceeded to the optimization of the growth-phase of
young plantlets through the use of LED systems (Light Emitting Diodes) as a primary source
lighting, able to provide specific wavelengths, in order to reduce energy consumption and
increase the quality of the plants. Three different lamps were used (AP673L, NS1, G2) using
fluorescent tubes as a control (FLUORA) for a total duration of 4 weeks. At the end of the
experiments, morphometric and qualitative parameters (chlorophyll, anthocyanins, flavonoids
and NBI) have been analysed.
The results obtained underline the importance of modulating the light sources for the two
hazelnut varieties used, allowing to optimize the post-acclimatization phase of the young plants.
Parole chiave: Corylus avellana L., LEDs, light quality, growth.
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1. INTRODUZIONE
1.1. Importanza economica e commerciale del nocciolo
1.1.1. Produzione mondiale
Il nocciolo, pianta originaria dell’area mediterranea e dei Balcani, concentra la sua diffusione
nell’emisfero Boreale, principalmente in Europa centro-meridionale, Nord America e in
alcuni Paesi Asiatici, ma la coltura è stata recentemente introdotta anche in quello Australe,
in Cile e Sud Africa.
Nel 2014 l’areale di coltivazione mondiale della specie ha raggiunto i 915.550 ha, mentre la
produzione si attesta sulle 713.451 t (dati FAOSTAT, 2014). La massima produzione
mondiale si è raggiunta nel 2008 con circa 1,1 milioni di tonnellate prodotte.
I maggiori produttori sono la Turchia e l’Italia, che insieme coprono circa l’80% dell’intera
produzione mondiale.
Attualmente si riscontra una crescita dell’areale coltivato soprattutto nelle nazioni corilicole
emergenti, mentre i Paesi che sono tradizionalmente vocati alla coltura mantengono valori di
superficie pressoché costanti (Tabella 1).
Tabella 1. Superficie (ha), produzione totale (t) e resa produttiva (ton/ha) dei principali Paesi
corilicoli (FAOSTAT, 2014).
PAESE
Superficie
(ha)
Produzione totale
(t)
Resa produttiva
(t/ha)
Turchia 701.141 450.000 0,65
Italia 72.125 75.456 1,1
USA 12.141 32.659 2,7
Azerbaijan 25.207 29.800 1,18
Georgia 20.433 37.400 1,83
Cina 11.888 23.500 2,0
Iran 23.220 21.238 0,9
Spagna 13.591 13.542 1,0
UE
99.404 108.268
1,1
Mondo
915.550 713.451
0,8
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La produzione mondiale si basa, ad oggi, su circa 20 varietà principali, genotipi adattati
alle condizioni ambientali presenti negli areali di coltivazione, prevalentemente con clima
mite, elevata piovosità ed estati fresche (Tabella 2).
Tabella 2. – Principali varietà coltivate nei maggiori Paesi produttori
Nazione
Area di
coltivazione
Cultivar principali
Turchia
Trabzon Mincane, Fosa, Tombul, Sivri
Giresun Tombul, Sivri, Kalinkara
Ordu e Samsun Tombul,Palaz, Cakildak
Bolu, Adapazari,
Zonguldak
Karafindik, Mincane, Cakildak, Fosa, Uzunmusa, Cavcava,
Digerleri
Italia
Piemonte Tonda Gentile delle Langhe
Lazio Tonda Gentile Romana, Nocchione, Tonda di Giffoni
Campania
Mortarella, San Giovanni, Tonda di Giffoni, Tonda Bianca,
Tonda Rossa, Camponica
Sicilia Siciliana
USA Oregon Barcelona, Ennis, Daviana, Butler
Azerbaijan Sochi
Cherkesskii, Scorospelka, Kudryavchik, Chkhivistava,
Pioneer, Ata-Baba
Spagna Catalogna
Negret, Gironell, Culpla, Grifol, Trenet, Pautet, Tonda di
Giffoni
In Turchia, le zone in cui si concentra la coltivazione sono le coste del Mar Nero, la zona
nord-orientale e la zona centro-settentrionale, su terreni collinari e pedomontani, poco adatti
alla meccanizzazione, quasi tutte le operazioni colturali e la raccolta, infatti, sono eseguite
manualmente. La cultivar più impiegata è la Tombul.
Essendo la Turchia il principale produttore è ovvio che sia anche il primo esportatore
mondiale. L’offerta turca infatti si concentra su un limitato numero di industrie di prima
trasformazione che lavorano ed esportano nocciole sgusciate in moltissimi Paesi, con
spedizioni che si attestano mediamente sulle 145.000 t per campagna. Tra i mercati di sbocco,
l’Italia costituisce il primo acquirente. Da quanto detto, si deduce facilmente che la Turchia
agisce da “price maker”, ossia “può fare il prezzo”, costringendo gli altri Paesi a subire tale
condizione di dominio. Le forti oscillazioni della produzione turca fanno sì che si determini
una notevole volatilità dei prezzi fra una campagna e l’altra.
Gli Stati Uniti sono il terzo produttore mondiale con circa 35.000 t. La corilicoltura si
localizza principalmente nella valle del Willamette, in Oregon, su impianti pianeggianti,
razionali ed è totalmente meccanizzata. La produzione si basa quasi esclusivamente sulla
cultivar Barcelona.
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Seguono Azerbaijan, Georgia ed Iran, con varietà selezionate localmente.
Per quanto riguarda il panorama corilicolo spagnolo, la coltivazione si concentra
principalmente in Catalogna dove, a causa delle condizioni pedoclimatiche, risulta
praticamente impossibile l’allevamento senza l’ausilio di sistemi di irrigazione. La cultivar
maggiormente adottata è la Negret.
1.1.2. Produzione italiana
Secondo le statistiche ISTAT dal 2000 ad oggi la produzione italiana di nocciole ammonta
mediamente a 110.000 t/anno con una resa media di 1,86 t/ha. Secondo i dati Ismea riferiti
alla stagione 2015, il territorio italiano occupato da corileti è di circa 71.500 ha. Analogamente
a quanto accade in Turchia, si ha una forte variabilità nella produzione da un anno all’altro e,
nello stesso anno, da un areale all’altro. Questa variabilità può essere giustificata dalla
fisiologica alternanza di fruttificazione e dai problemi di natura climatica e fitopatologica.
Nonostante le alte produzioni, in Italia si producono meno nocciole di quelle necessarie per
coprire il fabbisogno interno (poco meno dell’80% della domanda viene soddisfatta). Le
importazioni equivalgono a circa 85.000 t di prodotto in guscio che obbligano l’Italia a
sostenere una spesa di circa 400 milioni di euro. Oltre il 90% delle nocciole è importato dalla
Turchia, le quote residue vengono coperte dal prodotto proveniente dall’Azerbaijan e dalla
Georgia.
La produzione italiana si concentra da sempre in quattro regioni: Campania, Lazio, Piemonte
e Sicilia. Secondo i dati ISTAT relativi al 2015, la superficie occupata dalla coltura in
produzione ammonta a 68.600 ha. Nel quinquennio che va dal 2010 al 2015 si è registrato
un incremento delle superfici pari al 2% e ciò denota come la dinamica della coltivazione del
nocciolo abbia poche equivalenze nell’ambito delle maggiori produzioni frutticole, costrette
a fronteggiare progressive diminuzioni delle superfici investite.
Le provincie maggiormente produttive (94% della superficie Italiana) sono Viterbo nel Lazio,
Cuneo, Asti e Alessandria in Piemonte, Avellino, Napoli, Caserta e Salerno in Campania e
Messina in Sicilia.
La Campania, con il 28% della superficie nazionale, produce circa il 31% delle nocciole
italiane con una media di 1,97 t/ha. La coltivazione campana si basa su diverse varietà:
Mortarella, San Giovanni, Camponica, Tonda Bianca, Tonda Rossa e Tonda di Giffoni.
I corileti laziali occupano il 26% della superficie italiana investita a nocciolo e danno la più
alta percentuale di produzione nazionale, il 36%, con rese che si aggirano sulle 2,35 t/ha. La