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Introduzione
I processi produttivi, economici e finanziari, che in
modo sistemico producono le performance dell’impresa,
sono diretti dalle decisioni assunte dal management,
opportunamente tradotte in piani e programmi. L’output
del processo decisionale dipende, a sua volta, oltre che
dall’equazione personale del decisore dalla qualità delle
informazioni interne ed esterne, operative e di contesto
che le metodologie di programmazione e controllo di
gestione e il processo di rilevazione rendono disponibili.
Nell’ambito delle informazioni interne, la qualità
dell’informazione sul costo di prodotto assume un ruolo
cruciale in un’ampia gamma di decisioni assumibili dal
management in relazione al breve e al lungo periodo e
relative a diverse funzioni aziendali. Il costo di
produzione viene comunemente utilizzato per formulare
giudizi di convenienza nelle scelte correnti di gestione,
ossia le decisioni che si presentano con maggiore
frequenza quali:
• le scelte di convenienza economica comparata tra
diversi prodotti
• la decisione tra mantenere o eliminare una linea di
prodotto
• la decisione tra accettare o rifiutare un ordine
• le decisioni di make or buy
• le decisioni relative a variazioni dei prezzi di vendita,
attraverso l’analisi dei margini sulle vendite e della
sensibilità della domanda rispetto al prezzo
• le decisioni di marketing.
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L’informazione sul costo di produzione, elaborata su
differenti oggetti di calcolo, ha un ruolo importante nelle
diverse funzioni che danno vita alla trasformazione
economica attuata dall’impresa. La programmazione della
fornitura dei fattori produttivi necessita di informazioni
sul costo d’acquisto e di utilizzo dei diversi fattori in
relazione ai possibili fornitori. Le decisioni di make or
buy utilizzano le informazioni sul costo di autoproduzione
e sul costo di acquisto e utilizzo del fattore acquisito
esternamente. Le scelte che attengono al controllo della
trasformazione produttiva volte, ad esempio, al
miglioramento dei processi tramite la razionalizzazione
delle attività che li compongono o alla
reingegnerizzazione dei processi utilizzano le
informazioni sui costi delle attività produttive.
Maggiori difficoltà si sono incontrate nell’area
marketing. Esistono alcune ragioni di fondo per il
mancato sviluppo di metodologie di controllo dei risultati
commerciali: la dinamicità dei mercati, la difficoltà di
conoscere le relazioni di causa/effetto tra azioni
commerciali e risultati di mercato, l’impossibilità di
prevedere le azioni dei concorrenti, la paura che un
maggior controllo mini alla base la creatività che deve
caratterizzare il marketing aziendale. Il risultato è che
sovente i programmi e le azioni di marketing sono decise
senza una piena consapevolezza delle loro implicazioni
economiche di breve e di lungo termine. Però bisogna dire
che il responsabile marketing non può valutare appieno i
risultati della sua pianificazione, ne le azioni da
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intraprendere per darvi seguito, se non possiede
un'adeguata conoscenza degli strumenti che servono per
misurare gli impatti economici delle sue decisioni e per
cogliere il significato delle relazioni tra costi, volumi e
risultato reddituale. Ne consegue che il marketing
manager deve conoscere i costi di produzione e la loro
origine per poter pianificare le migliori azioni di
marketing da intraprendere (Cugini e Wilson, 2005).
Il management deve quindi essere supportato da un
modello di calcolo dei costi atto a ottenere determinazioni
quantitative corrette, neutrali e adeguate all’obiettivo
perseguito e caratterizzato da un accettabile grado di
utilizzabilità. Il modello di calcolo deve rispecchiare in
modo corretto il valore dei fattori produttivi consumati per
l’ottenimento delle produzioni, rendere minimi gli
elementi di soggettività presenti nella determinazione,
fornire un’informazione coerente con l’obiettivo e
l’orizzonte temporale a cui fa riferimento il processo
decisorio e, infine, deve essere convenientemente
applicabile.
Partendo da questa constatazione la prima parte del
mio lavoro tenta di riflettere sull’attitudine dell’Activity
Based Costing a rispondere a tali esigenze, in primo luogo
analizzando le caratteristiche generali del modello,
partendo dai vari strumenti del controllo di gestione
utilizzati dalle imprese e individuando le condizioni che
hanno aperto la strada a questo metodo, che è tra le
tecniche di contabilità dei costi piø evolute.
Successivamente, rapportando le caratteristiche dell’ABC
alle diverse tipologie di decisioni di impresa.
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La seconda parte della tesi fa riferimento al
controllo del marketing e ai problemi e alle difficoltà a cui
esso è legato.
Infine, l’ultima parte del lavoro si occupa
dell’integrazione tra i sistemi di controllo di gestione e il
marketing, attraverso lo sviluppo di una logica che
consenta alle due discipline di individuare dimensioni di
analisi comuni. Maggior peso sarà dato al metodo
dell’Abc nelle decisioni di Marketing.
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CAPITOLO 1
ANALISI DEI COSTI DELL’IMPRESA
1.1 Gli strumenti del controllo di gestione
Il controllo di gestione è un sistema direzionale con
cui i manager ai vari livelli si accertano che la gestione
aziendale si stia svolgendo in condizioni di efficienza e di
efficacia tali da permettere il raggiungimento degli
obiettivi di fondo della gestione stessa stabiliti in sede di
pianificazione strategica. Gli strumenti tecnico-contabili a
disposizione del management per il controllo di gestione
si possono elencare in:
• contabilità generale e bilancio d’esercizio;
• contabilità analitica e contabilità direzionale;
• budget;
• rilevazioni Extracontabili
Questi quattro strumenti sono strettamente connessi
tra loro. Il bilancio d’esercizio non serve solo per gli
adempimenti civilistico-fiscali ma anche per il
monitoraggio della gestione attraverso le analisi di
bilancio, fornendo informazioni economiche e finanziarie
sulla gestione passata.
Il budget è un programma d’esercizio tradotto in
termini economico-finanziari che assume la veste di
bilancio preventivo: esso esprime quali saranno gli
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investimenti, le fonti di finanziamento, nonchØ i costi ed i
ricavi dell’azienda per l’esercizio successivo.
La contabilità analitica viene utilizzata oltre che
come supporto al controllo di gestione anche come
supporto informativo alle decisioni manageriali (pricing,
make or buy). Infatti uno degli obiettivi piø importanti
della contabilità analitica è la determinazione del costo del
prodotto. Un aspetto delicato all’interno dei sistemi di
programmazione e controllo poichØ può essere utilizzato
per il monitoraggio dell’efficienza nell’impiego delle
risorse per realizzare un prodotto, per il controllo
dell’economicità del prodotto e per stabilire il prezzo di
vendita. La contabilità analitica, insieme al budget e alla
contabilità generale, costituisce uno strumento della
contabilità direzionale, ossia dell’insieme degli strumenti
tecnico-contabili finalizzati a rilevare, organizzare ed
interpretare le informazioni economico-finanziarie
(Garrison, Noren e Brewer, 2008). Gli addetti alla
contabilità direzionale preparano diversi rendiconti, cioè
l’insieme delle informazioni di vario tipo, che vengono
selezionate e presentate, sotto forma di report (o
rendiconti periodici di controllo), al management, affinchØ
questo possa fare le sue analisi, valutazioni e scelte.
Alcuni report sono strutturati sul confronto tra dati
effettivi e dati predeterminati. Altri forniscono
aggiornamenti puntuali e frequenti su aspetti operativi.
Volendo analizzare le varie differenze tra contabilità
generale e contabilità analitica, in primo luogo bisogna
dire che la contabilità analitica fornisce informazioni ai
manager. Per contrasto, la contabilità generale fornisce
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informazioni agli azionisti, ai creditori e ad altri soggetti
che si trovano all’esterno di un’organizzazione. Inoltre la
contabilità analitica produce dati riferiti alla gestione
passata, ma anche di carattere previsionale, mentre la
contabilità generale riflette esclusivamente le operazioni
già avvenute (Garrison, Noren e Brewer, 2008).
Rispetto all’oggetto di rilevazione, mentre la prima
rileva le manifestazioni di variazione numeraria, la
seconda rileva l’utilizzazione dei fattori produttivi nei
processi aziendali (efficienza). La contabilità generale
classifica i costi in base alla loro origine, cioè in base a
caratteri fisico-economici dei fattori produttivi (ad
esempio costi di materie prime, di manodopera, etc.), la
contabilità analitica li riclassifica secondo la destinazione
(per centri e per prodotti).
Rispetto al grado di precisione dei dati, mentre la
contabilità generale deve rilevare durante l’esercizio i
costi e i ricavi in modo oggettivo, la contabilità analitica si
propone di fornire alla direzione dati tempestivi e adeguati
alle esigenze che via via si manifestano. Ciò equivale a
sostenere che la contabilità analitica è piø tempestiva che
precisa, a differenza di quanto è la contabilità generale.
Rispetto alle possibilità di impiego delle
informazioni ai fini direzionali, mentre la contabilità
generale trova un utilizzo saltuario, la contabilità dei costi
è utilizzata in modo continuativo. Rispetto
all’obbligatorietà delle rilevazioni, mentre la contabilità
generale è resa obbligatoria e disciplinata, con il bilancio,
dalla legge civile e fiscale, quella analitica è libera da
vincoli di legge.
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Per concludere il confronto, bisogna dire che,
mentre la contabilità generale si basa sulla partita doppia,
la contabilità analitica può svolgersi oltre che
contabilmente anche extracontabilmente.
1.2 Classificazione dei costi
L’attività del management è focalizzata sulla
pianificazione che significa definire gli obiettivi e stabilire
come raggiungerli e sul controllo, che include i passi da
compiere per garantire che gli obiettivi siano realizzati.
Per svolgere questi compiti di pianificazione e controllo,
ai manager servono informazioni sull’organizzazione. Da
un punto di vista amministrativo, spesso queste
informazioni si riferiscono ai costi dell’organizzazione. La
determinazione e l’analisi dei costi rappresenta un
momento delicato e decisivo di qualsiasi sistema di
controllo. Nella contabilità direzionale, il termine costo è
usato in molti modi diversi. La ragione è che vi sono molti
tipi di costi. Ogni diverso uso dei dati sui costi richiede
una classificazione e una definizione diverse dei costi.
I costi di produzione sono variamente classificabili e
analizzabili. Le classificazioni piø importanti ai fini del
controllo di gestione sono le seguenti:
1. secondo la loro natura fisico-economica
2. secondo l’area di gestione di pertinenza
3. secondo le loro modalità di imputazione agli
oggetti di calcolo
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4. secondo il loro comportamento al variare del
volume di produzione
5. secondo la loro controllabilità.
1) Classificazione dei costi per natura. La
classificazione dei costi per natura è la piø immediata e
ovvia, in quanto si basa sulle caratteristiche fisiche ed
economiche dei fattori di produzione impiegati nei
processi di gestione. Si parla cosi di costi del personale
(stipendi, salari, contributi, ecc.), delle materie prime, di
quote di ammortamento dei macchinari, di oneri
finanziari, ecc. Questa distinzione, che in buona misura
coincide con la classificazione operata dalla contabilità
generale, è indispensabile per qualsiasi scopo della
contabilità dei costi in quanto occorre - come minimo -
conoscere il valore delle specifiche risorse impiegate nello
svolgimento della gestione.
2) Classificazione dei costi secondo l’ “area di
gestione” di pertinenza. Parlando di “area di gestione” in
questo contesto, intendiamo riferirci alle macro-aree
seguenti: gestione operativa o caratteristica, gestione
finanziaria, gestione straordinaria, gestione atipica e
gestione tributaria. Cioè alle aree in cui è articolabile il
conto economico di analisi reddituale ai fini delle analisi
di bilancio. In particolare, nell’area della gestione
operativa ricadono tutti i principali costi che vengono
analizzati dal controllo gestione; materie, manodopera,
stipendi, ammortamenti, ecc., mentre alla gestione
finanziaria appartengono gli oneri finanziari o interessi
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passivi, cioè i costi sostenuti per l’ acquisizione del
capitale di credito. Questa classificazione è importante
soprattutto nel controllo della gestione globale dell’
azienda; tuttavia, presenta motivi d’interesse anche a
livello di sub-sistema (ad esempio di singoli prodotti),
poichØ spesso il controllo dell’ efficienza economica ha
per oggetto proprio la gestione caratteristica (Brusa,
2000)..
3) Classificazione dei costi secondo le modalità di
imputazione ai loro oggetti di calcolo. Sotto questo
profilo, i costi possono distinguersi in due categorie:
• i costi diretti
• i costi indiretti
La classificazione si basa sul modo in cui
contabilmente i costi vengono imputati ai centri di costo o
ai prodotti cui competono. I costi diretti si imputano
mediante misurazione oggettiva della quantità di risorse
da impiegare o effettivamente impiegate per un certo
oggetto (centro, prodotto, ecc.), oppure mediante
attribuzione nella sua interezza di un costo che è sostenuto
solo per quel oggetto e non per altri oggetti. I materiali
diretti e la manodopera diretta sono tipici costi diretti. I
materiali diretti sono quei materiali che diventano parte
integrante del prodotto e che possono esservi ricondotti
facilmente. La manodopera diretta fa riferimento a quei
costi che possono essere ricondotti facilmente alle singole
unità di prodotto.
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I costi indiretti, invece, non possono essere
ricondotti direttamente alle specifiche unità prodotte e si
imputano mediante una ripartizione sempre soggettiva, in
proporzione ad una grandezza nota assunta come base di
imputazione. Nei confronti dei vari prodotti o famiglie di
prodotti aziendali, sono costi indiretti gli affitti, gli
ammortamenti dei fabbricati, gli oneri finanziari e così
via. La ripartizione soggettiva può derivare o da
impossibilità di misurazioni o da una scelta aziendale, per
evitare calcoli laboriosi per spese di entità limitata.
Nella classificazione dei costi, un’importanza
fondamentale assumono i costi indiretti di produzione o
costi generali di produzione. Tali costi includono tutti i
costi di produzione a eccezione dei materiali diretti e della
manodopera diretta. I costi generali di produzione
includono voci come i materiali indiretti, la manodopera
indiretta e la manutenzione, l’ammortamento e
l’assicurazione delle strutture produttive. I costi connessi
alle funzioni di vendita o di marketing e amministrative
non sono inclusi nei costi generali di produzione e
rappresentano i costi non di produzione. Quindi, solo i
costi connessi al funzionamento della fabbrica sono
inclusi in tale categoria di costi. I costi generali di
produzione, combinati con la manodopera diretta, sono
detti costi di trasformazione. La manodopera diretta
combinata con i materiali diretti viene detta costo primo.
Dato che il costo di prodotto o di altro oggetto
assume una notevole rilevanza per gli scopi gestionali che
il cost accounting persegue, l’imputazione dei costi
indiretti rappresenta uno dei nodi cruciali da sciogliere nel