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INTRODUZIONE
L’importanza delle piccole e medie imprese (PMI) per l’economia
italiana è ormai da tempo un fatto acquisito, confermato da diversi studi
e analisi di natura politica ed economica, tanto da essere oggi da molti
considerate come l’asse portante del sistema economico del nostro paese.
Le PMI costituiscono un insieme articolato e complesso, soggetto a
rapidi cambiamenti e capace di svolgere un ruolo determinante in un
contesto che si evolve in modo imprevedibile: è così che la
globalizzazione di molti settori economici, ritenuta una minaccia per le
piccole e medie imprese, può dare, invece, origine a nuove opportunità
imprenditoriali .
Proprio in questa direzione troviamo uno dei maggiori pregi delle
PMI, ovvero la capacità di adattamento e risposta ai cambiamenti
attraverso modifiche della struttura aziendale, che permettono a questa
tipologia di imprese di intraprendere percorsi di crescita qualitativa e
quantitativa. Anche se il mondo delle PMI è caratterizzato da un grado di
eterogeneità elevato e crescente nel tempo, esse sono solitamente
accomunate dal fatto di avere un ridotto vertice imprenditoriale, (spesso
il solo imprenditore), di operare in ambiti competitivi ristretti e di
ricevere gran parte delle risorse di cui hanno bisogno dalla famiglia
proprietaria del capitale di rischio.
La presente trattazione ha come obbiettivo quello di effettuare
un’analisi sul mondo delle PMI e sui principali aspetti che le connotano,
soffermandosi in particolare sulle caratteristiche distintive di tali imprese
e sulle strategie competitive che esse possono adottare per affrontare la
concorrenza delle imprese di più grandi dimensioni.
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Sono tali strategie a determinare il successo competitivo ed
economico delle PMI e la sopravvivenza di queste nel lungo periodo; è
proprio in quest’ottica, quindi, che diviene fondamentale la
comprensione dei meccanismi alla base dei vantaggi competitivi. Si
cercherà di esaminare in che modo le PMI possono riservarsi degli spazi
economici in settori nei quali operano anche imprese di grandi
dimensioni e quali sono le scelte strategiche necessarie affinché esse
possano mantenere o addirittura ampliare gli spazi conquistati.
L’ipotesi che viene presa in considerazione è che la presenza di
imprese di grandi dimensioni possa costituire una rilevante opportunità
di sviluppo e di prosperità per le piccole e medie imprese, rispettando
tuttavia alcune condizioni, in parte relative alle caratteristiche dei
contesti competitivi, in parte controllabili dalle stesse PMI, in parte
dipendenti dalle logiche strategiche e organizzative delle imprese più
grandi.
Questi aspetti vengono inoltre trattati analizzando il caso della
Margò S.a.s., una piccola impresa che opera nel settore dei detergenti
e dei prodotti di pulizia per la casa. L’azienda si trova ad affrontare
la concorrenza di grandi imprese multinazionali, ma grazie alle strategie
competitive adottate nel corso degli anni, ha saputo ritagliarsi
una posizione di rilievo nel suo settore e ciò le ha consentito di
sopravvivere nel lungo periodo e di ottenere risultati economici
significativi. Il lavoro è strutturato in tre parti.
Nel primo capitolo, dopo aver esaminato la nuova definizione di
PMI fornita dalla UE, ne vengono analizzati i ricorrenti punti di forza e
di debolezza, passando successivamente allo studio delle relazioni di
competizione e cooperazione che possono istaurarsi con le grandi
imprese.
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Inoltre vengono prese in considerazione le strategie competitive
delle PMI, che assumono per esse tratti particolari, con lo scopo di
mettere a fuoco il ruolo cruciale che esse svolgono nell’aumentare la
competitività nel proprio settore di riferimento, in particolare nei
confronti della GDO.
Il secondo capitolo è, invece, dedicato all’analisi del caso
Margò S.a.s.. Viene inizialmente introdotta l’azienda, mettendo in
evidenza il suo sviluppo ed illustrandone i tratti più importanti, ovvero la
composizione del suo vertice imprenditoriale, gli aspetti riguardanti
l’attività aziendale e il rapporto con i principali stakeholders.
Nel terzo capitolo, infine, viene analizzata la situazione del settore
di riferimento della Margò, anche in seguito alla recessione economica
iniziata nel 2007 ed ancora in atto, che ha provocato una stagnazione dei
consumi. Successivamente vengono descritte le strategie concorrenziali,
utilizzate dall’azienda nel corso della sua storia recente, per aumentare la
propria competitività nei confronti delle imprese leader e nei rapporti
con le catene della grande distribuzione.
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CAPITOLO 1
LE PMI ED I RAPPORTI CON LE
GRANDI IMPRESE
1.1. DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE DELLE PMI
“Le microimprese e le piccole e medie imprese (PMI)
costituiscono il motore dell’economia europea. Sono una fonte
essenziale di lavoro, generano spirito imprenditoriale e innovazione
nell’UE e sono quindi essenziali per favorire la competitività e
l’occupazione. La nuova definizione di PMI, entrata in vigore il 1°
gennaio 2005, rappresenta un importante passo verso il miglioramento
dell’ambiente operativo delle piccole e medie imprese e ha lo scopo di
promuovere l’imprenditorialità, gli investimenti e la crescita.” (Günter
Verheugen - Membro della Commissione europea - responsabile per le
Imprese e l’industria)
1
.
Le PMI svolgono un ruolo centrale nell’economia europea.
Nell’Unione europea allargata, composta da 28 paesi, circa 23 milioni di
piccole e medie imprese forniscono intorno a 75 milioni di posti di
lavoro e rappresentano il 99% di tutte le imprese. Fino al 2003, però,
esse non erano mai state classificate in modo unitario, in quanto, ogni
paese membro faceva riferimento a definizioni e scale dimensionali
diverse.
1
Commissione Europea, La nuova definizione di PMI:guida dell’utente e modello di
dichiarazione, Ufficio delle pubblicazioni, Lussemburgo, 2006, disponibile sul sito
http://ec.europa.eu.
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La riflessione comunitaria è stata promossa al fine di aumentare la
coerenza e l'efficacia delle politiche comunitarie a sostegno delle PMI
limitando, così, il rischio di distorsione della concorrenza.
Il 6 maggio 2003 l’Unione Europea adotta una raccomandazione
(entrata in vigore nel 2005) con la quale precisa ed unifica i criteri di
classificazione, aggiornando quelli già espressi nella precedente
raccomandazione del 1996. La raccomandazione considera impresa
“ogni entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti
un’attività economica. In particolare sono considerate tali le entità che
esercitano un attività artigianale o altre attività a titolo individuale o
familiare, le società di persone o le associazioni che esercitino un’attività
economica”
2
.
PMI non significherà più "piccola e media impresa", ma
"microimpresa, piccola e media impresa". Le microimprese erano già
definite nella precedente raccomandazione, ma l'unico requisito
individuato era quello del numero dei dipendenti (inferiore a 10), e in
sostanza la categoria non era mai stata chiamata in causa né dall'Unione
Europea né dai singoli stati membri
3
. Ora, invece, sembra acquistare
rilevanza nello scenario economico e viene equiparata alle altre due
categorie. Fatturato e stato patrimoniale sono alternativi ai fini dello
status di PMI, quindi è sufficiente che uno solo dei due superi i parametri
fissati.
I nuovi parametri, più alti rispetto a quelli del 1996, sono stati
calcolati sulla base dell'adeguamento all'inflazione e alla crescita del
PIL. Uno dei principali obiettivi dell’UE è proprio quello di garantire un
2
Barberini A., Le PMI verso i mercati internazionali, Perugia, Università per stranieri,
Facoltà di lingua e cultura italiana, 2011, op.cit., p.53.
3
Varacca Capello P., Zattoni A., Criteri per definire e classificare le piccole e medie
imprese, Working Paper, Milano, Università Bocconi, 1995, n.3.
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equo e giusto accesso alle misure di assistenza. In particolare si cerca di
promuovere il sostegno alle PMI: nel migliorare l’accesso al capitale; nel
promuovere l’innovazione e facilitare l’accesso alla ricerca e sviluppo.
Uno dei tratti caratterizzanti il profilo di una PMI, che influenza
più di tutti i comportamenti di mercato, è rintracciabile nella presenza
dominante dell’imprenditore e della sua famiglia nella gestione
d’impresa. Nella maggior parte delle PMI, l’imprenditore, la sua storia,
le sue origini, i suoi limiti, finiscono per incidere e orientare tutte le
decisioni: dalla scelta dei prodotti o dei mercati di sbocco fino
all’approvazione di un dettaglio grafico della brochure e “se un’idea non
incontra il suo favore l’imprenditore di rado mostra disponibilità a
discuterne i pro e i contro”
4
.
Le strutture organizzative di una PMI sono semplici, con un
ridotto numero di livelli gerarchici. E’ lasciato poco spazio ai manager, e
i sistemi operativi e di gestione sono quasi assenti, la comunicazione e le
relazioni sono meno codificate, più informali e spontanee. Questo
modello gestionale paternalistico e autoritario fa sì che il processo
decisionale sia accentrato e rapido, e ciò costituisce sicuramente un
fattore critico di successo in quanto in un contesto estremamente
dinamico, un’organizzazione flessibile e con meno burocrazia riesce a
reagire più velocemente ai cambiamenti
5
.
In un’ottica di elaborazione strategica, però, la mancanza delle
figure manageriali, la semplificazione delle procedure e la rinuncia alla
programmazione ed alla pianificazione a medio/lungo termine, possono
considerarsi punti di debolezza tipici delle PMI. Proprio in relazione alla
4
Mauri C., Marketing per le PMI, Milano, EGEA, 2011, p.12.
5
Barberini A., Le PMI verso i mercati internazionali, Perugia, Università per stranieri,
Facoltà di lingua e cultura italiana, 2011, op.cit., p.55.
7
visione strategica d’impresa, molti studiosi e imprenditori si trovano a
riflettere sul ruolo del marketing.
In particolare si cerca di indagare come mai, data l’importanza che
esso riveste nella creazione di un vantaggio economico sostenibile, non
gli si dedichi la giusta attenzione. È opinione diffusa tra gli imprenditori
pensare che il marketing sia troppo complicato per una PMI e che finisca
per appesantirne la struttura. In certi contesti, in effetti, benché resti
necessaria un’attività di analisi e di gestione del mercato, non è
necessario che tale attività (tipica del marketing) sia troppo ricca e
sofisticata.
In altre situazioni, invece, caratterizzate da un intenso dinamismo
e da un forte condizionamento del cliente da parte della pubblicità o
della marca, il marketing diventa fondamentale per ogni impresa. Un
altro tra i problemi più importanti che le piccole imprese si trovano
costantemente ad affrontare è la limitatezza delle risorse finanziarie. Vi
sono spesso situazioni di sottocapitalizzazione e strutture finanziarie
squilibrate. Le motivazioni sono rintracciabili:
in un atteggiamento di diffidenza verso l'espansione da parte
dell’imprenditore che, come unico (o quasi) detentore del capitale di
rischio non vuole rischiare di perdere il controllo della sua impresa;
nella presenza di vincoli finanziari anche a causa dello scarso potere
contrattuale nei confronti delle istituzioni finanziarie e dei fornitori
6
.
La PMI è generalmente orientata al prodotto e questo garantisce
molto spesso un’elevata qualità e specializzazione che gli permette di
aderire maggiormente alle esigenze specifiche del cliente. Inoltre la
6
Barberini A., Le PMI verso i mercati internazionali, Perugia, Università per stranieri,
Facoltà di lingua e cultura italiana, 2011, op.cit., p.56.
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creatività imprenditoriale si combina perfettamente con la struttura
produttiva flessibile. A livello di fattori di mercato si attribuisce alle PMI
un elevato grado di efficienza e innovazione oltre alla capacità di
conquistare quote di mercato rilevanti in una determinata nicchia.
Nel settore di riferimento, però, “tendono ad assumere una
posizione generalmente non dominante ed hanno la tendenza a adottare
strategie reattive od adattive”
7
.
Il dibattito sull’internazionalizzazione delle PMI è stato per lungo
tempo caratterizzato da una sorta di sfiducia circa le possibilità effettive
di sviluppo internazionale di queste imprese. I dati recenti invece
dimostrano che le variabili dimensionali non discriminano più tra
esportatrici e non esportatrici; il contributo delle PMI al mercato globale
è sempre più rilevante.
1.2. I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI DELLE
PICCOLE DIMENSIONI
Numerose imprese italiane minori hanno mostrato vitalità
imprenditoriale e hanno prosperato, in termini di redditività, pur
mantenendo le caratteristiche proprie della piccola dimensione.
Superficialmente, si potrebbe giustificare la stabilità della piccola
impresa sulla base della ridotta turbolenza che ha coinvolto i mercati nei
decenni passati, rispetto alla complessità dell’attuale contesto
competitivo. In realtà, anche in passato si sono verificate condizioni di
7
Arcari A., L’impatto delle specificità gestionali delle PMI sui criteri di progettazione dei
sistemi informativi e amministrativi, pubblicato dall’Università dell’Insubria di Varese,
Facoltà di Economia, 2004, p. 20.
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turbolenza ambientale per la piccola impresa, non dissimili da quelle
attuali.
Ciononostante molti sono stati i casi di piccole imprese che non
solo sono riuscite a mantenere la propria posizione sul mercato, ma
hanno anche registrato performance migliori rispetto ad altre
organizzazioni aziendali di dimensioni quantitative superiori.
Per capire le ragioni dell’esistenza e del successo delle imprese
minori, è necessario individuare i principali punti di forza di tali
aziende. Allo stesso tempo, è indispensabile analizzarne gli
aspetti di vulnerabilità, spesso alla base dei loro problemi.
I principali punti di forza delle PMI sono rappresentati da
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:
1. flessibilità organizzativa: rapporti diretti e informali fra imprenditore
e personale che portano ad una maggiore facilità dei flussi informativi
all’interno dell’azienda;
2. localismo: stretto legame e integrazione dell’azienda nel territorio
locale, dovuti alla condivisione di valori economici, sociali e culturali
che rende più semplice rapportarsi con la clientela, con i media locali,
con le autorità pubbliche e le altre istituzioni;
3. partecipazione e motivazione del personale: questi due aspetti sono
spesso incentivati dalla relazione diretta con l’imprenditore ed in
alcuni casi anche da eventuali legami di parentela con quest’ultimo;
4. capacità di attrarre/trattenere potenzialità in termini di risorse
umane: nelle PMI le conoscenze sono spesso ristrette a poche
persone, ovvero l’imprenditore e i suoi collaboratori più stretti; ciò
rende tali conoscenze uniche e difficilmente imitabili dai concorrenti;
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Alberti F., Cortesi A., Salvato C., Le piccole imprese. Struttura, gestione, percorsi
evolutivi, Roma, Carocci, 2004, op.cit., p.31.