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INTRODUZIONE
«La nostra sfida più grande in questo nuovo
secolo è di adottare un’idea che sembra
astratta – sviluppo sostenibile.»
Kofi Annan, premio Nobel per la pace 2001
È oramai riconosciuto nel mondo del business il ruolo di protagonista sociale, oltre che
economico, delle aziende. Questo in quanto esse, oltre la finalità tipica di creazione di
valore economico, hanno la possibilità di contribuire in modo concreto al miglioramento
della situazione socio-ambientale generale (per esempio, aumentando l’efficienza nei
consumi di risorse nei propri processi produttivi, riducendo il proprio impatto
sull’ambiente, ecc.), rispettando contestualmente le aspettative variegate dei differenti
stakeholders aziendali.
La ricerca della sostenibilità aziendale risulta di grande attualità viste le differenti e
consistenti questioni annesse che continuamente vengono richiamate all’attenzione di
tutti i soggetti, tra cui appunto le aziende. Tra le questioni più rilevanti, quelle collegate
alla situazione ambientale rientrano continuamente tra i pensieri di manager e proprietari
d’impresa, i quali cercano di incarnarle nella strategia aziendale e nei processi con la
finalità di creare valore economico attraverso modalità e business sempre più sostenibili.
La sostenibilità, oltre che rappresentare spesso un imperativo morale verso l’esterno, ha
la capacità di incidere positivamente in modo diretto o indiretto sulle performance
aziendali, incrementando così le possibilità di successo aziendale (specialmente in
riferimento al medio-lungo periodo), creando possibilità di differenziazione dai
competitors e quindi rilevanti vantaggi competitivi.
Essendo il sistema di misurazione della performance, uno strumento manageriale ormai
ritenuto di fondamentale importanza all’interno delle realtà aziendali, vista la sua
funzionalità soprattutto in relazione alla gestione e al controllo d’impresa, si ritiene che
quest’ultimo sarà sempre più influenzato e, di conseguenza, modificato da questo
orientamento al perseguimento della sostenibilità aziendale.
Il presente lavoro si propone di trattare il tema della sostenibilità in azienda sotto un’ottica
prevalentemente manageriale e strategica, andando ad analizzare come essa va ad
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influenzare il tradizionale concetto di creazione di valore e i diversi effetti che essa può
avere sulle performance economico-finanziarie d’impresa.
In particolare, tramite questa trattazione si vuole sottolineare il ruolo che hanno nelle
aziende strumenti quali i sistemi di misurazione delle performance, dotati di numerose
funzionalità gestionali, strategiche e di allineamento aziendale, andando successivamente
ad esporre differenti possibili modalità per poter inserire e considerare parametri di
performance relativi alla sostenibilità all’interno di tali sistemi.
Ai concetti maggiormente teorici segue, infine, un’analisi aziendale per esplorare le reali
possibilità che possono aprire studi innovativi sulla sostenibilità e l’analisi delle relative
performance.
La presente tesi inizia con un primo capitolo finalizzato ad introdurre il tema della
sostenibilità e i collegamenti tra essa e il mondo aziendale. Si comincia esponendo il
crescente pericolo di una crisi ecologica globale, dovuta alle forti inefficienze nello
sfruttamento delle risorse naturali, e la crescente necessità di un totale ripensamento del
sistema produttivo, per poi andare successivamente a trattare in maniera più olistica la
natura multidimensionale (ambientale, sociale ed economica) della sostenibilità,
introducendo il concetto di sviluppo sostenibile e studiandone l’evoluzione fino ai relativi
17 obiettivi (Sustainable Development Goals – SDGs) emanati nel 2015 dall’ONU.
Contestualmente, si inizia ad evidenziare il necessario contributo delle aziende al
raggiungimento di tali obiettivi e si delineano alcune difficoltà nel tradurre la visione di
sviluppo sostenibile nelle attività di business, essendo quest’ultima spesso osservata con
scetticismo da parte dei proprietari d’impresa.
Relativamente all’integrazione volontaria di preoccupazioni socio-ambientali all’interno
delle imprese e delle loro attività, si rende necessario parlare del concetto di Corporate
Social Responsibility (CSR) e della sua evoluzione parallela alla sempre maggior
attenzione acquisita dagli stakeholders all’interno delle aziende, superando così il ristretto
concetto di creazione di valore per il solo azionista (shareholder).
Il primo capitolo si conclude con un’analisi della relazione tra CSR e strategia aziendale,
in quanto le azioni di CSR non devono risultare come frammentate e cosmetiche alla sola
reputazione d’azienda ma devono legarsi al business e alle sue specifiche attività.
Ciò sfocia in una nuova concezione di creazione di valore, coniata da Porter e Kramer,
detta shared value (valore condiviso), il quale infatti si delinea in azioni e progetti
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innovativi che vanno a massimizzare le interconnessioni tra progresso economico-
aziendale (quindi la ricerca di vantaggio competitivo e profittabilità) e progresso socio-
ambientale (quindi un minor impatto sull’ambiente, miglioramento delle condizioni dei
lavoratori o della comunità locale, ecc.).
Visto il diffuso pensiero che vede i modelli tradizionali d’impresa limitare il ruolo sociale
delle stesse ritenendoli, perciò, non ottimali per perseguire finalità volte a creare valore
condiviso, si espone la nuova figura giuridica della Società Benefit e il, collegato ma
differente, movimento delle certificazioni B Corp, rappresentativo delle aziende virtuose
in tema di sostenibilità.
Il secondo capitolo, invece, si concentra sul tema della misurazione delle performance in
azienda e sull’importanza che ha, sotto svariati punti di vista, per le aziende
l’implementazione di un sistema di misurazione (Performance Measurement System –
PMS). Un PMS è un sistema di indicatori che rileva le performance aziendali con lo scopo
di comunicare, interpretare, orientare e valutare i comportamenti aziendali; esso risulta di
supporto al governo aziendale e al perseguimento degli obiettivi strategici posti in essere,
andando a spostare il focus verso i problemi maggiormente critici dal punto di vista
gestionale e direzionale, valutando le scelte e l’operato aziendale ed identificando
migliori accorgimenti per conseguire i risultati sperati.
Dopo aver delineato i criteri e le fasi principali da seguire nella progettazione di tali
sistemi, si procede analizzandone l’evoluzione, concentrandosi sulle principali critiche e
necessità che hanno fatto da leva per le varie innovazioni che si sono susseguite.
Evidenziando il ruolo di tali sistemi sempre connesso alla strategia aziendale (e al
controllo strategico) e la difficoltà spesso presente nelle aziende di implementare una
strategia di sostenibilità, si espongono ed analizzano il Corporate Sustainability Model di
Epstein, il quale rende esplicita l’importanza sia di sistemi formali (tra cui appunto il PMS
aziendale) che di quelli informali di controllo a supporto della strategia di sostenibilità, e
le differenti possibili integrazioni nel famoso modello della BSC (Balanced Scorecard)
di misure di performance relative alla sostenibilità.
Il terzo ed ultimo capitolo rappresenta una sorta di punto di convergenza tra i due capitoli
precedenti, in quanto va a focalizzarsi sull’analisi della strategia di sostenibilità
ambientale dell’azienda vitivinicola Poderi dal Nespoli, facente parte del gruppo
Mondodelvino, e dei riflessi di essa sulle performance aziendali.
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Dopo una breve panoramica sulle tendenze di settore (in ambito italiano e mondiale),
dalle quali traspare un sempre maggior interesse di aziende e consumatori a riguardo del
tema della sostenibilità ambientale e delle produzioni biologiche, si vanno a delineare le
principali questioni ambientali (consumo eccesivo di acqua, energia da fonti non
rinnovabili, ecc.) legate alle attività e ai processi tipici di un’azienda vitivinicola, andando
così ad evidenziare la necessità di un continuo monitoraggio di tali variabili tramite
indicatori di performance adeguati in ottica di miglioramento continuo.
L’analisi in Poderi dal Nespoli si delinea in una breve presentazione dell’azienda e del
gruppo a cui essa appartiene, andando successivamente ad elencare i suoi principali
obiettivi ed azioni inerenti alla strategia di sostenibilità ambientale interna, derivante dalla
forte attenzione verso le esternalità che vengono prodotte dalle attività aziendali.
Attraverso l’elaborazione di una mappa causale delle performance e l’individuazione di
alcuni possibili KPI di misurazione, si andranno a capire i possibili nessi causali che
legano le azioni strategiche intraprese da Poderi dal Nespoli in ottica di sostenibilità
ambientale con il miglioramento degli impatti sull’ambiente (performance ambientale) e
il miglioramento della performance economico-finanziaria d’azienda.
Per concludere, si analizza l’innovativo studio svolto dal gruppo Mondodelvino
sull’impatto ambientale dell’organizzazione tramite la metodologia OEF (Organization
Environmental Footprint), sviluppata e promossa dall’Unione Europea, basata
sull’analisi dell’intero ciclo di vita (ovvero andando a considerare anche attività e processi
a valle e a monte, oltre le attività core d’impresa). Il gruppo è la prima azienda in Europa
operante nel settore vino ad implementare tale metodo di analisi.
Si analizzano ed evidenziano i vari possibili utilizzi strategico-decisionali delle
informazioni risultanti dallo studio, il quale risulta una vera e propria leva per
incrementare la “visibilità” del management aziendale in ambito di sostenibilità.
Quest’ultimo, infatti, ottiene tramite esso dati dettagliati su cui basare la pianificazione
della strategia di riduzione d’impatto ambientale futura.
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CAPITOLO 1
LE AZIENDE E LA SFIDA DELLA SOSTENIBILITA’
1.1 Verso una crisi ecologica globale
Le imprese, la società e l’ambiente naturale sono profondamente interrelati tra loro.
Le imprese e la società, infatti, operano all’interno dell’ambiente naturale e dipendono
fortemente da esso per la propria sopravvivenza (Figura 1).
Così come le imprese non vanno viste in modo isolato ma osservate e studiate tenendo in
considerazione tutte le relazioni che esse hanno con società e i diversi soggetti che vanno
a comporla; la stessa idea può essere estesa includendo nell’insieme di relazioni anche
l’ambiente naturale.
Figura 1: Imprese, società e ambiente: un sistema interattivo
Fonte: Lawrence A.T., Weber J. (2017), “Business and society: stakeholders, ethics and public policy”,
quinta edizione
La comunità scientifica sembra oramai ritenere che l’umanità sia ormai arrivata a
modificare profondamente i principali processi e le dinamiche naturali che ne regolano la
sua stessa sopravvivenza sulla Terra.
L’attuale era geologica viene infatti denominata Antropocene
1
, andando così a descrivere
il periodo in cui l’attività umana ha un’evidente influenza su clima e ambiente.
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La parola Antropocene è stata coniata dal chimico e premio Nobel olandese Paul Crutzen. Con essa si
indica, letteralmente, “l’era dell’uomo”, ovvero una fase caratterizzata dall’impronta dell’essere umano
sull’ecosistema globale. Tenendo conto dei cambiamenti climatici, dell’erosione del suolo, del
riscaldamento degli oceani o ancora dell’estinzione di numerose specie, il “peso” delle attività antropiche
sembra evidente. (Fonte: https://www.lifegate.it/persone/news/terra-antropocene)
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La cospicua mole di dati e di evidenze a testimonianza del continuo peggioramento della
qualità dell’ambiente e del ruolo centrale della specie umana in tutto ciò, riporta a
dibattito alcuni concetti alla base del funzionamento dei sistemi ambientali e
socioeconomici come: complessità, interdipendenza ed incertezza.
Vengono cosi messi in discussione sistemi di pensiero consolidati e, allo stesso tempo, si
cerca di elaborare e attuare tempestivamente azioni e politiche che guardano al futuro, in
grado cioè di interpretare, prevedere e anticipare quello che sta avvenendo e di mettere in
atto iniziative efficaci a modificare gli attuali trend negativi che caratterizzano il nostro
pianeta. La pressione umana sulle risorse terrestri è perciò sempre più severa, portando la
società verso una crisi ecologica globale.
Lawrence A.T. et al. (2017), identificano alcuni fattori critici che, combinati tra loro,
stanno tutt’ora incrementando la velocità con cui questo pericolo si sviluppa:
§ La crescita della popolazione;
§ La distribuzione del reddito mondiale;
§ La rapida industrializzazione delle nazioni in via di sviluppo.
Una delle maggiori cause della degradazione ambientale è infatti rappresentata
dall’esponenziale crescita della popolazione globale. Essa ha raggiunto quota 6 miliardi
nel 1999 e 7 miliardi nel 2011. La crescita, come si può notare in Figura 2, ha accelerato;
si stima infatti una crescita di 10 milioni di persone ogni 6 settimane.
Le Nazioni Unite hanno stimato il raggiungimento del traguardo degli 11 miliardi di
persone entro la fine del secolo
2
. Come si può ulteriormente vedere, la maggior parte della
crescita avviene nei paesi in via di sviluppo (ove avviene inoltre un aumento graduale dei
consumi) a dispetto di quelli maggiormente industrializzati, dove al contrario si è assistito
ad un rallentamento della crescita. Questa crescita esponenziale metterà forte pressione
alle risorse terrestri.
Si consideri solamente il fatto che ogni individuo addizionale utilizzerà materie prime e
risorse e emetterà elementi inquinanti nella terra, nell’aria e nell’acqua. Inoltre, negli anni
a venire, l’industria dovrà moltiplicare numerose volte la produzione attuale per poter
sostenere lo stesso tenore di vita che c’è oggigiorno e questo preoccupa ulteriormente
sotto il punto della protezione dell’ambiente naturale.
2
“The World Population Prospects 2019: Highlights”, rapporto delle Nazioni Unite