Consapevole del fatto che il credito viene prima di qualsiasi altro
bisogno sociale, Yunus sposa la causa dei poveri rendendo universale
l'accesso al credito e sottraendo i diseredati al giogo della garanzia. Egli
si batte per il credito come diritto umano perché individua
nell'esclusione finanziaria una delle cause più profonde dell’esclusione
sociale.
“Se sei povero ci interessi, se non hai garanzie allora ci interessi di più”:
questo sembra davvero essere il motto della banca Grameen. Secondo
Yunus la garanzia non è nient’altro che una discriminazione finanziaria,
dal momento che la sua mancanza condanna i poveri ad una vita di
miseria, senza alcuna possibilità di riscatto. L'obbligo della garanzia
rappresenta un inaccettabile controsenso che esclude dall’accesso al
credito proprio coloro che ne avrebbero bisogno, i quali, secondo Yunus,
hanno tutto il diritto di ottenere un prestito.
Le banche tradizionali non sono adatte ai poveri e forse in Bangladesh
nessuna struttura, neanche pubblica, lo è. Pertanto sembra che di
fronte alla povertà non si possa far altro che far l’elemosina o, a livello
statale, relegare il povero alla dipendenza dei sussidi assistenziali.
Contro queste due soluzioni ritenute ipocrite Yunus si oppone con forza
e, dando forma e sostanza alla via alternativa del microcredito,
favorisce dal basso un processo di empowerment di soggetti e risorse
locali, legati alla realtà rurale del Bangladesh.
Fare l’elemosina ci toglie solamente dall’impiccio di affrontare il
4
problema della povertà nella sostanza e fa in modo che chi mendica si
affidi ad un meccanismo che in realtà non gli offre alcuna via di uscita
dalla miseria. Le politiche assistenziali, ricalcando la filosofia “del dono”
insita nella carità, non fanno che perpetuare i problemi annientando lo
spirito di iniziativa delle persone. Contestando una secolare concezione
colpevolista che imputa ai poveri, almeno parzialmente, le cause della
loro miseria, Yunus nega che i poveri siano una massa inerte: il solo
fatto che essi riescano a sopravvivere, nonostante tutte le avversità,
dimostra che si tratta di persone creative e capaci.
L’aiuto al povero deve quindi esser ripensato affinchè si riduca il
margine della disuguaglianza di opportunità concesse ai poveri ed ai
ricchi; solo grazie all’attuazione di un programma “alternativo” i poveri
e gli scalzi riusciranno a riscattare la loro dignità e provvedere a se
stessi.
Il microcredito apre ai poveri le porte d'accesso al credito e consente
loro di dare avvio ad attività imprenditoriali autonome che valorizzano
le loro potenzialità inespresse. Si tratta di una vera rivoluzione
economica e sociale che, silenziosa, mette i poveri nella condizione di
affrancarsi dall'usura e, allargando la propria base economica, di
prendere in mano il loro destino. Se la si interpreta alla luce di queste
considerazioni, sembra meno singolare l'attribuzione di un Premio Nobel
per la Pace a Yunus e alla banca Grameen, motivata in buona sostanza
da una grande intuizione in campo economico.
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Il microcredito è molto più di uno strumento finanziario; come afferma
Yunus, “Tutta l'impresa del microcredito, che è stata costruita attorno,
per e con il denaro, intimamente e sostanzialmente con esso non ha
nulla a che fare [...] esso non ha quindi a che fare con il capitale
monetario, bensì con il capitale umano.”1
Ho scelto di dedicare questa tesi ad un uomo che con le sue idee è
riuscito a risvegliarmi dal torpore di un “pessimismo cronico” che ho
provato nei confronti di un mondo che pare rifiutare gli ideali . Yunus è
un modello che sprona tutti noi ad immaginare il mondo che vorremmo
e a lottare per i sogni che danno senso alla nostra vita . E' in questo
modo che egli consegna alle nuove generazioni le chiavi del futuro.
1 Cfr. M. Yunus, Il banchiere dei poveri, Milano, Feltrinelli 2006, p. 265.
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Capitolo 1 Il microcredito e la Grameen Bank
Il termine “microcredito” è ormai entrato nell’uso corrente del
linguaggio economico, e non solo, come segno di un rivoluzionario
modo di intendere il mercato bancario e le relative forme di erogazione
del credito. Grazie a questo strumento finanziario innovativo il credito
viene reso accessibile anche ai poveri, a coloro che da sempre ne sono
stati esclusi perché privi di quelle garanzie che il sistema creditizio delle
banche tradizionali ritiene condizione necessaria e sufficiente per la
concessione di un prestito.
Quando si pensa al microcredito, è immediato il riferimento alla
metodologia che Muhammad Yunus ha ideato al fine di combattere la
povertà nei territori del Bangladesh. Infatti, sebbene il microcredito
abbia radici storiche lontane, esso acquista visibilità su scala planetaria
solo in seguito agli incredibili obiettivi raggiunti dalla banca Grameen
fondata da Yunus, che ne ha rivelato appieno le insite potenzialità.
Yunus è un uomo d'azione, il suo campo è la prassi. Il microcredito
stesso non si esaurisce in un concetto teorico, dal momento che è uno
strumento concreto finalizzato alla promozione di una mutata prassi
economica e bancaria in favore dei poveri. Ciononostante è stato
possibile rintracciare nella filosofia del microcredito elaborata da Yunus
notevoli punti di convergenza con le principali linee teoriche tracciate,
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nei propri scritti, da Amartya Sen, maestro del pensiero contemporaneo
e Premio Nobel per l'economia nel 1998. Focalizzando l’attenzione sui
nuovi concetti di povertà e sviluppo delineati a partire dal suo
‘Capability approach’ e sulla valorizzazione del ruolo attivo della donna
nella società, abbiamo voluto evidenziare l'impatto dei principi teorici di
Sen nella formulazione della filosofia del microcredito Grameen.
A distanza di trent'anni dalla fondazione della Grameen Bank il
microcredito di Yunus ha fatto scuola in tutto il mondo. L' analisi dei
goals conseguiti dalla banca nel campo della lotta alla povertà
lascerebbe poco spazio alla critica; nonostante ciò, per completezza
documentaria e onestà intellettuale non abbiamo voluto tralasciare le
voci “fuori dal coro” di coloro che, dubitando del valore intrinseco del
microcredito, tentano di attaccarne i principi basilari.
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1.1 Che cosa è il microcredito
Negli ultimi anni il termine “microcredito” ha conosciuto una diffusione
considerevole ben oltre i confini settoriali della teoria e della pratica
economica. Il dibattito che si è sviluppato attorno a tale concetto appare
ampiamente motivato dalla portata sociale dello stesso. Volendo fornire
una definizione sintetica ed efficace di microcredito si può dire che esso
consiste in un tipo particolare di credito accordato a persone povere,
caratterizzato da importi poco elevati e senza la richiesta di garanzie. La
necessità delle fasce sociali più deboli di accedere al credito è
generalmente ignorata dalle banche commerciali tradizionali, le quali
concedono prestiti solo in presenza di specifici prerequisiti, allo scopo di
tutelarsi in via preventiva dall’eventuale insolvenza da parte dei
beneficiari. Sulla base di questi presupposti, la povertà continua a
produrre povertà in una catena difficile da spezzare: fino a che i poveri
saranno marginalizzati dal sistema bancario, al basso prodotto pro-
capite continuerà a corrispondere un basso consumo pro-capite e un
basso investimento pro-capite. Il microcredito mira invece ad inserirsi
nel circuito forzandone l’andamento obbligato, fino a imprimere
un’inversione di movimento. Quelli che con termine tecnico si
definirebbero unbankable hanno un accesso al capitale, sia pure
estremamente circoscritto, ma tanto basta per aprire un varco di
speranza all’interno di un sistema che preclude loro ogni possibilità di
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credito.
Il microcredito si fonda su un’apparente contraddizione, dal momento
che esso cerca di conciliare due aspetti che possono coesistere solo a
patto di un costante esercizio di virtuosismo: da un lato la finalità
sociale, che induce a scegliere come target i più poveri fra i poveri, e
dall’altro l’esigenza della sostenibilità finanziaria che possa garantire
all’istituzione erogante una vita duratura. Per raggiungere l’obiettivo
della sostenibilità, ovvero per coprire i costi autonomamente senza
dipendere da eventuali donazioni, le istituzioni di microcredito debbono
ridurre le spese gestionali, praticare un tasso di interesse relativamente
alto e raggiungere un numero sufficiente di interventi. Esse operano
pertanto in modo contrario rispetto ai progetti umanitari o di sviluppo
che vengono attivati mobilitando ingenti quantità di denaro, spesso con
notevoli sprechi. Il concetto di microcredito è dotato di una sua
intrinseca complessità, dal momento che esso congiunge la sfera
finanziaria e quella sociale:
A differenza di ogni altra forma di credito, il microcredito non si basa sugli attivi
esistenti. In accordo con il senso etimologico del termine - credito viene dal latino
credere -, si fonda sulla fiducia di creare ricchezza nei confronti di chi riceve il prestito.
Ma compiere un atto di fiducia nell’uomo e di speranza nell’avvenire è difficile quando
si è abituati a legare le decisioni di prestito ai risultati contabili e alle garanzie reali.
Non che i banchieri manchino di immaginazione […] ma investire sulla futura riuscita
di un piccolo venditore ambulante, che non è mai entrato nel loro paesaggio mentale,
supera la loro capacità di comprensione.
Fare del microcredito è, dunque, essenzialmente, un esercizio da equilibristi. Non si
guarda sotto i propri piedi - c’è inevitabilmente il vuoto - ma davanti a sé, facendo
attenzione a non sporgersi troppo da una parte o dall’altra.1
1 Cfr. M.Nowak, Non si presta solo ai ricchi. La rivoluzione del microcredito, Torino,
Einaudi 2005, p.65.
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A volte si classificano come microcredito anche i prestiti concessi alle
piccole imprese; la situazione, inoltre, muta da paese a paese: in
Francia il microcredito rientra nelle “finanze solidali”, mentre in Gran
Bretagna fa parte della community finance2, incentrata sullo sviluppo
locale. Sebbene nello studio del fenomeno non possano essere
tralasciate le variabili dipendenti dai diversi contesti nazionali con cui le
varie istituzioni di microcredito interagiscono, occorre tenere sempre
presenti i principi generali che ispirano la loro azione.
Sulla scia di quanto affermato da Maria Nowak3 nel testo citato in nota,
tali principi si possono riassumere schematicamente come segue:
• La convinzione che gli esclusi dal prestito bancario siano
capaci di rimborsare i prestiti come e più dei ricchi e siano
dotati di spirito imprenditoriale per migliorare la loro
condizione. Essi tengono alla loro reputazione, che spesso è
tutto quello che posseggono, e cercano sempre di mantenere
la parola data, anche a prezzo di sacrifici.
• La modalità di erogazione del prestito e il rimborso si
adattano ai bisogni del cliente: somme modeste, procedure
semplici, tempi rapidi.
2 Cfr.ivi, pp. 66-67.
3
Cfr.ivi, pp. 72-3.
11
• Il sistema di garanzia tiene conto dell’assenza di beni e
capitale proprio tra i destinatari, privilegiando garanzie
personali che provengono dall’ambiente circostante e gruppi
di contraenti che si garantiscono a vicenda.
• L’incentivo al rimborso è dato da prestiti di volume
progressivo: solamente chi ha saldato il proprio debito con la
banca può accedere a prestiti di natura più ingente. Per
quanto riguarda il recupero del credito concesso, esso viene
adattato alle caratteristiche dei clienti mediante scadenze
frequenti e di piccole entità.
• La copertura dei costi è ottenuta tramite gli interessi, in modo
che l’istituzione possa acquisire gradualmente autonomia
operativa e finanziaria. Benché quest’ultima necessità
determini interessi elevati, i clienti preferiscono pagare un po’
di più ed avere accesso al credito, piuttosto che avere tassi
esigui ma non avere il credito.
Su queste basi sono state edificate diverse metodologie di microcredito.
Il discrimine principale è fra prestiti di gruppo, effettuati nei contesti in
cui il tessuto sociale conserva coesione ed omogeneità, e prestiti
individuali, generalmente destinati alle microimprese.
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Come si vedrà meglio nel paragrafo successivo, il microcredito, pur
essendo noto sotto diverse forme fin dai tempi antichi, è stato
“riscoperto” negli anni Settanta del Novecento. In un primo momento
nell’ambito delle istituzioni che praticavano aiuti si diffuse un credito
agricolo, le cui caratteristiche erano interamente predefinite dagli
esperti e per così dire “imposte” ai contadini dei paesi sottosviluppati.
Ma poiché i bisogni a cui tale metodo cercava di fornire una risposta
erano del tutto estranei alle autentiche necessità dei contadini, questi
ultimi non si sentivano responsabilizzati in alcun modo e non
ripagavano il credito, decretando così il fallimento dei progetti. Nello
stesso periodo, in seguito alla pubblicazione del volume di Hernando de
Soto intitolato El otro sendero, nel quale si sottolineava l’importanza del
settore informale in America Latina, fu dato l’avvio a programmi di
finanziamento di microimprese. In questo settore si mosse quasi subito
la Banca interamericana di sviluppo (Bis) che inserì l’appoggio alle
microimprese tra i suoi programmi abituali, finanziando programmi su
scala nazionale. Veniva messo a disposizione della banca centrale un
credito che era poi redistribuito alle banche commerciali. Tra queste
ultime e le microimprese alcune organizzazioni non governative
svolgevano un ruolo di mediatrici, assicurando prestazioni di formazione
e appoggio alla gestione. I prestiti variavano dai duecento dollari ai
ventimila dollari per aprire una piccola impresa. Il tasso di interesse
reale al cliente era buono e permetteva di coprire il costo
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dell’intermediazione.
Un modello analogo di intervento fu adottato successivamente dalla
Banca europea di ricostruzione e sviluppo e da alcune istituzioni di aiuto
bilaterale dell’Europa dell’Est.
Ma le esperienze che hanno lasciato il segno più profondo e che
costituiscono degli esperimenti riusciti, i cui risultati hanno cambiato e
continuano a cambiare la prospettiva di vita dei più poveri tra i poveri,
non sono nate da teorie astratte, ma hanno visto la luce sul terreno
accidentato della prassi, di una realtà quotidiana fatta di fame e di
sfruttamento. È questo il caso di Grameen Bank, fondata da Muhammad
Yunus, della quale ci occuperemo diffusamente. In via preliminare si
può dire che i metodi adottati dalla banca Grameen si adattano bene
alla situazione delle zone rurali del Bangladesh, dove Yunus nel 1976
avviò il suo progetto pilota. I prestiti sono concessi da Grameen alle
donne, che rappresentano la parte più bisognosa della popolazione. Le
donne dei villaggi si riuniscono in gruppi di cinque membri e si
impegnano a fornire garanzia solidale; il credito è accordato a ciascun
gruppo. La quantità di denaro erogato, generalmente esigua, aumenta
nei prestiti successivi, agendo da stimolo per il rimborso. Le donne
possono intraprendere piccole attività che le emancipano dalla fatalità
della miseria trasformandole, da semplici bocche da sfamare, in
creatrici di ricchezza. Inoltre la possibilità di disporre di una piccola
somma di denaro rende superfluo il ricorso agli usurai, i quali nelle
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campagne prestano denaro ad interessi altissimi, aggravando in modo
determinante lo stato di indigenza in cui versa la popolazione.
All’origine del successo della banca bengalese vi è anche la capacità di
coniugare rigore etico e flessibilità che ha permesso alla dirigenza di
andare incontro, nel tempo, ai mutati bisogni dei clienti. Gli obbiettivi di
Grameen Bank sono cresciuti insieme alle esigenze dei clienti, ai quali la
banca è ora in grado di fornire una serie di servizi (fondo pensioni,
assicurazioni, borse di studio, prestiti flessibili) che nella sua prima fase
di esistenza sarebbero stati impensabili.
L’esempio di Grameen Bank fornisce lo spunto per compiere una
precisazione in merito ai termini “microcredito” e “microfinanza”, i quali
vengono spesso scambiati, sebbene indichino due concetti separati e tra
loro distinti. Il microcredito, così come è stato messo a punto a seconda
dei casi, è una coraggiosa innovazione sullo scenario economico e,
come tale, apre ad una serie di nuovi orizzonti. Ci si è infatti resi conto
abbastanza presto, dopo le esperienze di microcredito praticate fin
dagli anni Settanta in Bangladesh e in America Latina, che non solo i
poveri hanno bisogno di finanziamenti, ma necessitano anche di servizi
e prodotti finanziari di altro genere per fare fronte agli imprevisti della
vita e per soddisfare esigenze primarie come la tutela della salute, il
diritto all’istruzione, la costruzione di un’abitazione sicura. Da qui nasce
la microfinanza, che comprende, oltre il credito, tutti i servizi di
risparmio specifici calibrati su questo tipo di target:
15
Il microcredito rappresenta una parte della microfinanza: microcredito significa piccoli
finanziamenti a persone di basso reddito, mentre la microfinanza costituisce un
concetto più ampio. Un’istituzione di microfinanza (IMF), oltre ai servizi creditizi, può
offrire altri servizi finanziari: conti correnti, assicurazioni e trasferimenti di denaro.4
Ad esempio la gestione da parte delle IMF delle rimesse degli emigrati,
ovvero i trasferimenti di denaro nei paesi di origine, può rivelarsi
conveniente sia per gli utenti che per l’istituzione. I primi infatti possono
inviare o ricevere denaro usando un servizio interno all’istituzione di
microfinanza della quale già sono clienti, mentre quest’ultima può
tenere in considerazione tali flussi di denaro nel momento in cui valuta
la solvibilità dei clienti e, su questa base, può offrire finanziamenti
personalizzati. Per le IMF sarebbe opportuno sviluppare con maggiore
efficacia questo settore, tanto più che solitamente la gestione delle
rimesse degli immigrati è affidata ad agenzie specializzate che
richiedono commissioni molto alte. Molte IMF includono anche servizi di
formazione e di consulenza, i quali non costituiscono in senso stretto un
prodotto finanziario, ma rientrano in una più generale categoria di
strumenti per lo sviluppo della microfinanza.
Le IMF offrono prodotti di risparmio che si suddividono in risparmi
volontari e risparmi obbligatori. I risparmi volontari sono simili ai
prodotti tradizionali delle banche commerciali, mentre quelli obbligatori
fungono da garanzia contro possibili insolvenze del cliente. Conti
4 Cfr. M. Elia, “Microcredito e microfinanza” in Otto modi di dire microcredito, a cura
di Daniele Ciravegna e Andrea Limone, Bologna, Il Mulino 2006, p.287.
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correnti e depositi vincolati sono due prodotti con diverse caratteristiche
in termini di scadenza e interessi riconosciuti che soddisfano differenti
esigenze di liquidità e di tassi di interesse. Le istituzioni che offrono
servizi di risparmio possono beneficiare di una fonte di finanziamento
addizionale, il che è molto importante nell’ottica del raggiungimento
dell’autosufficienza finanziaria.
Qualche ostacolo, tra l’altro facilmente aggirabile, all’operare delle IMF è
posto dalla legislazione vigente, in base alla quale la raccolta del
risparmio è generalmente vietata alle organizzazioni non governative e
a tutte quelle istituzioni che non dispongono di una particolare licenza.
Tale limitazione è superata grazie alla partnership con una banca
commerciale o con un’istituzione autorizzata alla raccolta del risparmio .
Le assicurazioni sono un altro prodotto che, sebbene sia offerto da un
numero limitato di istituzioni di microfinanza, riveste una grande
importanza in termini di previdenza sociale in quanto contribuisce a
proteggere la clientela da eventi imponderabili. È significativo che le
polizze assicurative più diffuse siano quelle sanitarie, sul bestiame e sui
raccolti, e vengano solitamente offerte in partnership con compagnie di
assicurazione specializzate.
Da un punto di vista storico la nascita del moderno microcredito, come
accennato in precedenza, si colloca negli anni Settanta, mentre la
concezione più ampia di microfinanza trova un riconoscimento ufficiale
solo nel 1997, durante il primo Microcredit Summit a Washington. I dati
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statistici rivelano che le istituzioni che hanno raggiunto più facilmente la
sostenibilità finanziaria sono quelle che hanno offerto alla propria
clientela, oltre il credito, prodotti diversificati.
La microfinanza spesso si muove combinando l’apporto della società
tradizionale con le necessità della vita moderna5. Ad esempio i servizi di
microfinanza sono andati a sostituire in parte quello che nelle società
tradizionali è il mezzo più efficace per contrastare i rovesci della sorte,
ovvero la solidarietà dei vicini in frangenti di estrema necessità. E se i
vicini spesso si incaricano di pagare il funerale in caso di morte
improvvisa, non stupisce che la raccolta del risparmio dei lavoratori
marocchini in Francia sia stata dapprima finalizzata ad assicurare, dopo
il decesso, il rimpatrio dei corpi. Nelle Filippine, invece, una tradizione
prescrive che i membri della comunità versino una quota alla famiglia
del defunto. Molte istituzioni di microfinanza hanno ripreso questa
usanza secolare di mutuo soccorso trasformandola in un’assicurazione
sulla vita. Analogamente, in Zambia, la tradizione di fondi funerari
informali, ai quali ci si può associare pagando una quota stabilita sulla
base delle capacità economiche di ciascuno, è stata rivisitata per
l’introduzione di un contratto assicurativo.
Negli ultimi decenni anche in paesi ricchi come Francia e Gran Bretagna
si vanno diffondendo istituzioni bancarie inedite, dal momento che il
sistema finanziario tradizionale non sempre garantisce alle fasce più
5 Cfr., a questo proposito, M.Nowak, Non si presta solo ai ricchi, cit., pp.154-171.
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