CAPITOLO PRIMO
Stanley Kubrick e Eyes Wide Shut
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1.1. STANLEY KUBRICK
1.1.1. Il narratore della crisi della ragione
Stanley Kubrick è nato il 26 luglio 1928 a Manhattan da
genitori ebrei di origine mitteleuropea.
Fin dalla nascita visse nel quartiere del Bronx, dove la famiglia
risiedeva in uno stabile tipico degli emigranti in ascesa sociale
e dove il padre Jacques, neolaureato medico specialista in
otorinolaringoiatria, esercitava la sua professione.
Jacques Kubrick desiderava che il figlio intraprendesse la sua
stessa carriera e che dunque si iscrivesse, dopo aver terminato
gli studi liceali, alla facoltà di medicina. Ma l’istruzione
formale non stuzzicava la curiosità di Stanley: il profitto era
piuttosto scadente (nonostante i test intellettivi mostrassero
un’intelligenza superiore alla media) e la frequenza era
estremamente incostante. In più la scuola dichiarò che era
privo di attitudini sociali.
« […] Penso che il più grande errore delle scuole – sosteneva
Kubrick - sia il cercare di insegnare ai ragazzi di tutto. […]
Non ho mai imparato niente a scuola e non ho mai letto un
libro per mio piacere personale fino all’età di diciannove
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anni. ».
Contrariamente alla passione per lo studio, Stanley manifestò
fin da bambino una passione per il cinema che, per gli abitanti
del Bronx, costituiva la principale forma di svago: dall’età di
sei anni fino all’adolescenza infatti Kubrick assisteva
regolarmente ai double bill (spettacoli cinematografici che
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Baxter John, Stanley Kubrick. La biografia, Lindau Editore, Torino, 2006, p. 43
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includevano due film proiettati di seguito), che avevano
cadenza bisettimanale.
Neanche frequentare per un anno - dal 1940 al 1941 - la scuola
secondaria in California (dove soggiornava presso lo zio
materno, un imprenditore nel campo farmaceutico) fece
comparire in lui un minimo interesse per lo studio.
Nel settembre 1941 Kubrick ritornò nel Bronx e si iscrisse
all’ultimo anno della scuola secondaria PC 90.
Nella speranza di trovare qualcosa che risvegliasse l a s u a
curiosità, il padre gli insegnò il gioco degli scacchi e Stanley
ne rimase subito affascinato. Questa passione si rivelerà molto
proficua per il suo futuro di regista cinematografico: « Se gli
scacchi hanno una qualsiasi relazione con il fare cinema –
riferirà più tardi al giornalista del quotidiano “Evening
Standard” nonché intimo amico Alexander Walker -, questa è
nel modo in cui ti aiutano a sviluppare pazienza e disciplina
nello scegliere fra varie alternative quando una decisione
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impulsiva sembra molto attraente […] ».
Un ulteriore interesse che Kubrick scoprì proprio in questo
periodo e che poi coltiverà per tutta la vita fu quello per la
fotografia: in occasione del suo tredicesimo compleanno
ottenne in regalo dal padre una Graflex, una macchina
fotografica semi-portatile di ultima generazione.
La Graflex aveva un peso rilevante ed imponeva quindi una
posizione di ripresa quasi rasoterra: da qui nascono le
inquadrature dal basso, spesso ottenute addirittura sdraiandosi
a terra, frequenti particolarmente nei suoi primi film.
Dal 1943 al 1945 Kubrick frequentò, presso la William
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Baxter John, Stanley Kubrick. La biografia, Lindau Editore, Torino, 2006
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Howard Taft, i suoi ultimi anni di scuola, ricordati dallo stesso
come estremamente infelici per la continua paura di fa llir e
ancora una volta.
Pur vivendo quest’esperienza scolastica da emarginato, alla
Taft Kubrick mosse i suoi primi passi nel mondo della
fotografia: collaborò in qualità di fotografo con il giornale
della scuola (per il quale seguiva eventi legati all’ambiente
scolastico ma anche avvenimenti esterni) e per strada ritraeva
tutte le tipologie di persone che colpivano la sua attenzione, in
modo da perfezionare la sua capacità di percezione fotografica.
In questo periodo cominciò ad appassionarsi anche alla musica
jazz: aspirò a diventare il batterista della Swing Band della
scuola (forse esclusivamente per avvicinare le ragazze pon-pon
che poi avrebbe fotografato per l’annuario scolastico) e vi
riuscì.
Ma la svolta per la sua carriera fotografica si ebbe nell’aprile
1945, precisamente nel giorno della morte di Roosevelt:
Kubrick transitò, durante il tragitto quotidiano per andare a
scuola, davanti un’edicola il cui gestore, circondato dai
manifesti che annunciavano la morte del presidente,
presentava il viso addolorato per l’accaduto. La scena destò
talmente la curiosità di Kubrick che decise di ritrarla.
Dopo aver sviluppato il fotogramma, si recò a Manhattan dove
erano ubicati gli uffici della rivista illustrata “Look”. Qui fu
ricevuto dal capo del dipartimento fotografico Helen O’Brian,
la quale gli offrì 25 dollari per acquisire lo scatto.
Prima di accettare tale offerta il giovane ma già determinato
Stanley Kubrick si informò circa il compenso che per lo stesso
scatto gli avrebbe proposto il “New York Daily News”. Ma,
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poiché quest’ultima testata gli offrì solo dieci dollari, accettò
l’offerta della O’Brian.
Lo scatto venne pubblicato il 26 giugno 1945: Kubrick era
giovanissimo, aveva infatti solo sedici anni. Da quel momento
iniziò la sua regolare collaborazione con tale rivista.
Nello stesso anno conseguì il diploma alla Taft ma con un
punteggio talmente mediocre da non poter aspirare
all’ammissione in nessuna università di discreto valore. Non
poteva aspirare neanche all’ammissione alla facoltà d i
medicina, come desiderava il padre Jacques.
Confidò tale situazione a Helen O’Brian la quale gli offrì un
lavoro come fotografo: non raggiungendo ancora i 17 anni,
Kubrick divenne il più giovane fotoreporter di “Look” e il suo
talento ottenne fin da subito ampi consensi e gratificazioni.
Nonostante ciò Kubrick trovava il suo lavoro per la prestigiosa
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testata “quasi insignificante”.
In cinque anni di lavoro per “Look” (dal 1945 al 1950) al
giovane fotoreporter furono delegate le più svariate
incombenze (dal ritrarre ciò che vede una scimmia guardando
all’esterno della sua gabbia al cogliere le sensazioni provate
dalle persone nella sala d’attesa di un dentista) che gli
permisero di acquisire una tale destrezza con la materia
fotografica da trarne sicuro giovamento nell’esercizio del suo
futuro lavoro di regista.
Il 29 maggio 1948, a soli 19 anni, sposò Toba Metz, di un
anno più giovane, con la quale aveva una relazione fin dai
tempi del liceo. Dal quartiere del Bronx si trasferirono al
Greenwich Village (un quartiere residenziale situato nella zona
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Baxter John, Stanley Kubrick. La biografia, Lindau Editore, Torino, 2006, p. 53
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occidentale della circoscrizione di Manhattan. In questi anni
divenne il fulcro della beat generation per cui era qui che si
radunavano poeti, cantautori, scrittori, studenti, musicisti e
artisti in fuga dalla società conformista) dove trascorrevano il
tempo libero nei bar che proponevano musica jazz o nei
cinema che proiettavano film d’avanguardia.
È in questo periodo che matura l’interesse di Kubrick per il
cinema ma è solo nel 1950 che deciderà di abbandonare
definitivamente il lavoro di fotografo per dedicarsi
esclusivamente alla sua nuova passione.
Verso la fine del 1948 Kubrick realizzò per “Look” il più
ambizioso reportage della sua carriera nel mondo del
fotogiornalismo: seguì il boxeur Walter Cartier per l’ in ter a
giornata che precedeva un importante match realizzando un
servizio fotografico sui momenti salienti della sua
preparazione psico-fisica e soprattutto sulla sua sfera affettiva
(per esempio ritrasse il momento in cui Cartier riparava la
nave giocattolo del giovanissimo nipote).
Prizefighter - questo il nome del servizio che fu pubblicato il
18 gennaio 1949 – si può considerare un lavoro propedeutico
per la realizzazione di un film. E in effetti lo fu. Solo un anno
più tardi, messi insieme i risparmi accumulati grazie al lavoro
per la rivista “Look” e approfondita la materia attraverso la
lettura di libri sulla teoria cinematografica, Kubrick decise di
produrre, con l’aiuto dell’amico Singer che diventò c o -
produttore, il suo primo cortometraggio dal titolo Day of the
fight (Il giorno del combattimento).
Attenendosi alla medesima metodologia di lavoro di
Prizefighter, il neoregista contattò Walter Cartier e il suo
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gemello Vincent (manager del boxeur) e li seguì nel giorno
che precedeva un altro importante match. Delineò gli attimi di
maggior tensione ma focalizzò il suo interesse sulla priorità di
questo grande boxeur: la vittoria.
Nonostante si trattasse di una produzione apprezzata dal
pubblico, il primo cortometraggio di Kubrick fu malretribuito
dalla casa di produzione RKO che ne acquistò i diritti.
La stessa casa di produzione però, avvedutasi della geniale
propensione di Kubrick verso la regia cinematografica, gli
affidò un nuovo progetto, un cortometraggio di otto m inuti
sulla vita di Padre Fred Stadmueller, il cosiddetto “ p r e t e
volante” del New Mexico (soprannominato così perché la sua
giurisdizione era estesa ad undici parrocchie confinate in
un’area di diecimila kmq di estensione. Tale stato di fatto lo
costringeva a spostarsi in aereo).
Kubrick decise di intitolarlo Sky Pilot (pilot in gergo significa
prete) ma il finanziatore del progetto, Burton Benjamin (che
presto sarebbe divenuto una delle maggiori personalità nel
campo dei documentari televisivi) optò per il più tradizionale
Flying Padre (Il padre volante, 1951).
Dopo questo secondo cortometraggio Kubrick capì di essere
pronto per il “salto di qualità”, per dedicarsi a tempo pieno al
cinema, la sua massima ambizione.
Lasciò l’incarico per la rivista “Look” ma non abbandonò mai
completamente la fotografia: « […] La fotografia – affermò
Kubrick - certamente mi fece compiere il primo passo verso il
cinema. […] Per girare un film interamente da soli, come feci
inizialmente io, si può non saperne molto di tutto il resto, però
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bisogna conoscere bene la fotografia ».
Il cinema è per il neoregista “la sintesi di tutte le arti” e la
fotografia è “l’unità base della costruzione dell’immagine
filmica”. Pertanto per Kubrick fare cinema significa ritrarre la
fotografia della realtà.
Dopo un periodo di inattività, Kubrick iniziò a lavorare al suo
primo lungometraggio, Paura e desiderio (Fear and Desire,
1953), che realizzò soprattutto grazie all’apporto finanziario
dello zio Martin Perveler (il quale in tal modo beneficiò dei
diritti di produttore esecutivo). Con quest’ultimo Kubrick, il
26 febbraio 1951, siglò un accordo che prevedeva la
fondazione della Stanley Kubrick Production.
Ambientato sullo sfondo di una guerra astratta, il film narra le
vicende di quattro soldati i quali, sopravvissuti ad un disastro
aereo, si scoprono in terra nemica.
Trovandosi in una foresta, decidono di costruire una zattera
per cercare di riguadagnare le proprie linee discendendo il
fiume. Nella foresta stessa hanno uno scontro con due soldati
nemici, i quali vengono facilmente feriti a morte. Incontrano
poi una ragazza e, per timore di essere traditi, la catturano e
uno dei quattro successivamente la uccide. Intanto gli altri
scoprono il comando nemico in cui si trova anche un aereo che
potrebbe rappresentare la loro salvezza. Mentre conducono
l’assalto, si rendono conto che i nemici hanno i loro stessi
volti.
Il film, che non riuscì a coprire i costi e che quindi necessitò
dell’aiuto del grande produttore Richard de Rochemont, si
affermò come un grande successo per un regista indipendente
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Ciment Michel, Kubrick, Rizzoli, Milano, 2007
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che si occupava personalmente di ogni fase della lavorazione
(dalla produzione alla regia al montaggio).
Dopo questo progetto Kubrick faticò a trovare una nuova
produzione alla quale lavorare dunque accettò di scrivere la
sceneggiatura di un filmato promozionale di trenta minuti dal
titolo I marinai (The Seafarers, 1953). Si trattò del primo film
a colori di Kubrick.
Nel 1954 il regista, ancora sposato, avviò una relazione con
Ruth Sobotka, ballerina del New York City Ballet. Poco dopo
divorziò dalla moglie Toba Metz per andare a convivere con
l’amata étoile.
Fu in questo periodo che cominciò a lavorare a quattro mani
(insieme all’amico Sackler) alla stesura del soggetto de Il
bacio dell’assassino ( K i l l e r ’ s K i s s , 1 9 5 5 ) , l a s u a p r i m a
incursione nel genere noir.
Il film racconta la storia di Davy Gordon, una ex promessa del
pugilato, e di Gloria, una giovane ballerina che riceve proposte
erotiche da Rapallo (proprietario del night-club dove si
esibisce).
La finestra dell’uno corrisponde alla finestra dell’altro, proprio
come la vita dell’uno segue in parallelo la vita dell’altro.
Una notte il boxeur è svegliato dalle grida di aiuto di Gloria:
accortosi della tentata violenza di Rapallo nei confronti della
giovane ballerina, si precipita dalla stessa ma l’aggressore è
già fuggito. La ragazza gli racconta la sua triste storia e Davy
se ne innamora.
Insieme decidono di sovvertire i loro oscuri destini e dopo
diverse peripezie, in uno dei rarissimi lieti fine di Kubrick, i
due riescono finalmente a partire per Seattle dove li attende
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una nuova vita. Ed il bacio della scena finale suggella la loro
travagliata passione.
Tale progetto venne finanziato da un farmacista del Bronx ma
Kubrick non ottenne il permesso di girarlo per le strade di New
York (in quanto la troupe non era iscritta al sindacato). Girò
quindi le sequenze in poche settimane e senza che né gli attori
né i passanti si accorgessero di essere ripresi.
Uscito nel settembre del 1955, non fu un gran successo e finì
subito per essere relegato nella sfera dei film secondari del
regista americano.
Nell’ottobre dello stesso anno, grazie all’amico Alexander
Singer, Kubrick conobbe James B. Harris il quale, da
produttore con uno spiccato senso degli affari qual era, non si
lasciò sfuggire un regista di così grande talento. Nacque così la
Harris-Kubrick production.
Harris individuò subito il soggetto del loro primo lavoro in
cooperazione: propose all’amico cineasta la lettura d e l
romanzo Clean Break (Rapina a mano armata) di Lionel
White.
La narrazione di una rapina ben riuscita ad un ippodromo
operata da parte di una banda di persone di diversa estrazione
sociale, la conseguente morte dei componenti della stessa e la
caduta in rovina dell’unico sopravvissuto, fu da Kubrick
reputata perfetta per il rifacimento cinematografico.
Harris telefonò subito all’agenzia letteraria per garantirsi i
diritti del romanzo: con una proposta di diecimila dollari il
produttore riuscì a sottrarli all’agente di Frank Sinatra.
Una volta ottenuti i diritti era necessario trovare u n o
sceneggiatore che adattasse al supporto cinematografico la
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storia narrata nel romanzo: si rivolsero allora a Jim Thompson,
uno scrittore alcolizzato di true-crime in grado di sviscerare i
reali problemi dell’uomo e soprattutto di comprendere
straordinariamente gli abissi della follia criminale. I
protagonisti delle sue opere sono impostori, nevrotici, perdenti
- è infatti difficile trovarne uno dabbene e anche quelli
apparentemente più miti mascherano egoismo, opportunismo e
vizio: alcuni sono perfettamente integrati nella società, altri
vivono ai margini di essa.
Conclusa la stesura della sceneggiatura, Harris e Kubrick si
rivolsero alla United Artists con l’intento di farsi finanziare il
loro primo progetto condiviso: la casa di produzione
acconsentì ma alla condizione che nel cast comparisse una star
affermata.
Quando Kubrick e Harris si assicurarono la presenza d i
Sterling Hayden nei panni del protagonista (per un compenso
di quarantamila dollari), la United Artists destinò il modesto
budget di duecentomila dollari alla produzione del film. Harris
ne aggiunse centotrentamila ma con tali risorse erano
realizzabili solo ventiquattro giorni di riprese. E Kubrick si
attenne a questo limite temporale impostogli.
Nonostante il parere positivo della United Artists, Rapina a
mano armata (The Killing, 1956) non beneficiò di un’adeguata
pubblicità e di conseguenza di una capillare distribuzione. La
pellicola fu infatti proiettata per la prima volta il 20 maggio
1956 ma la sua diffusione restò limitata ai circoli d i
Hollywood.
Tale situazione amareggiò profondamente sia Kubrick c h e
Harris i quali, però, proprio grazie a Rapina a mano armata,
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ebbero l’opportunità di farsi notare da Dore Schary (direttore
della distribuzione della casa di produzione MGM) che, nel
1956, offrì loro settantacinquemila dollari per scrivere, dirigere
e produrre un film.
Harris trovò un possibile soggetto nel romanzo di Humphrey
Cobb Orizzonti di gloria (datato 1935) il quale trae ispirazione
da un avvenimento realmente accaduto durante la prima guerra
mondiale: durante tale guerra di trincea, un plotone di soldati
francesi si rifiutò di attaccare il “formicaio”, l’inespugnabile
fortezza tedesca. Accusati di ammutinamento, cinque soldati
francesi subirono la condanna alla fucilazione, nonostante i
tentativi di un ragionevole comandante di salvarli.
Schary però non approvò il progetto perché la MGM aveva
recentemente prodotto il lungometraggio La prova del fuoco
(The Red Badge of Courage, 1951, John Houston) e ne aveva
abbastanza di quella “roba antimilitarista”. Offrì allora loro un
contratto di quaranta settimane per trovare nell’archivio della
MGM un soggetto valido: Kubrick trovò interessante il
romanzo Bruciante segreto di Stefan Zweig, cominciò a
lavorare alla sua sceneggiatura ma non abbandonò mai il
lavoro di stesura di Orizzonti di gloria.
Schary smascherò l’attività parallela svolta sui due progetti
(cosa che era proibita dal contratto di esclusiva che avevano
firmato) dunque decretò la rottura definitiva del rapporto tra la
MGM e la Harris-Kubrick production.
I due responsabili di tale inconveniente si rivolsero allora alla
United Artists la quale credette nel progetto Orizzonti di gloria
(Paths of Glory, 1957) ma richiedeva che nel cast comparisse
un nome di spicco. La star hollywoodiana Kirk Douglas si
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interessò alla parte del protagonista e dichiarò alla United
Artists che non avrebbe girato il film I vichinghi (The Vikings,
1958, Richard Fleischer), destinato a grandi incassi, se non
avesse prodotto per ottocentocinquantamila dollari anche
Orizzonti di gloria.
La produzione si stabilì a Monaco, in Germania, dove la
realizzazione si sarebbe rivelata meno onerosa dal punto di
vista economico e dove Kubrick poteva visitare personalmente
le regioni in cui avevano avuto luogo le imprese militari che
doveva riprodurre.
Orizzonti di gloria uscì nel dicembre del 1957 e venne subito
giudicato come una pellicola che, senza trasudare moralismo,
ritraeva il militarismo nel modo più laconico e discreto
possibile. Nonostante ciò suscitò accese polemiche in tutto il
mondo, soprattutto in Francia dove risultò sgradita l’immagine
che il film trasmetteva delle milizie transalpine. Anche le forze
armate americane ne vietarono la proiezione in tutte le basi
europee.
La pellicola datata 1957 significò per Kubrick il
raggiungimento di un importante traguardo anche nella sfera
personale: sul set infatti conobbe la sua futura terza moglie,
l’attrice ventiquattrenne Cristiane Harlan, che nel film recitava
la parte di una ragazza tedesca che, in un bar, canta per i
soldati intenti a rifocillarsi prima di ritornare nelle trincee.
Piacevolmente sorpreso dalla visione di Orizzonti di gloria,
Marlon Brando contattò Kubrick e Harris affinché
contribuissero alla resa cinematografica del romanzo La storia
di Hendry Jones di Charles Neider.
L’euforia di Harris intorno a questo progetto contagiò ben
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presto anche Stanley Kubrick che, dopo un primo periodo di
sereno lavoro, a causa di continui dissidi e incomprensioni con
Marlon Brando, fu da quest’ultimo estromesso dal progetto.
Kubrick e Harris trovarono subito un nuovo soggetto su cui
lavorare, il romanzo Lolita di Vladimir Nabokov. Il progetto
verrà però sospeso perché, venuto a conoscenza della
imminente disponibilità di Kubrick a lavorare ad una nuova
pellicola, Kirk Douglas, che aveva licenziato dopo appena sei
giorni di riprese il suo regista Anthony Mann (“reo” di voler
acquisire il controllo sull’intera produzione), offrì al cineasta
appena trentenne e al suo produttore l’occasione della vita, un
kolossal da dodici milioni di dollari da lui prodotto. Il cast era
d’eccezione: comparivano infatti nomi del calibro di Ustinov,
Olivier e Laughton.
Spartacus (Spartacus, 1960) – questo il nome della mega-
produzione hollywoodiana - è tratto dall’omonimo libro scritto
nel 1952 dal radicale socialista Howard Fast mentre scontava
in stato di carcerazione pene legate alle sue idee politiche;
sceneggiato dal blacklisted Dalton Trombo (uno dei “dieci di
Hollywood” che subirono la persecuzione maccartista e che
quindi comparivano nella lista nera degli sceneggiatori
comunisti), il film si rivela emblematico delle lotte del
proletariato tanto da essere considerato il “primo kolossal di
sinistra”.
Ambientato nell’antica Roma, riferisce della capacità del
gladiatore tracio Spartaco di caldeggiare, nel 73 a.C., una
rivolta di schiavi contro il governo di Roma. Sconfitti
dall’armata di Crasso, morirono crocifissi circa seimila
schiavi.
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