6
originale servendosi dei mezzi più svariati e riprendendo le tematiche della narrativa,
tuttavia incentrandosi maggiormente sulla critica socio-politica.
Avendo realizzato un quadro generale sulla biografia e la produzione di Elfriede Jelinek
si procederà all’analisi della ricezione dell’autrice in Italia osservando i diversi aspetti
che sono racchiusi nel concetto di ricezione. Inizialmente si vorrà analizzare come e
quanto la scrittrice sia stata tradotta e pubblicata dalle case editrici italiane, esaminando
allo stesso tempo le reazioni della stampa in qualità di mezzo di comunicazione da cui
dipende primariamente l’informazione dei lettori. In un secondo momento si prenderà in
considerazione la ricezione della scrittrice nell’ambiente specialistico della germanistica,
esaminando i contributi raccolti nei volumi dedicati alla letteratura e al teatro tedesco e
nelle riviste italiane di germanistica. In questo contesto risulterà interessante ricercare i
lavori accademici sulla scrittrice – intesi come eventuali tesi di dottorato o di laurea –
realizzati nelle diverse università italiane. Di notevole importanza nella ricezione di
un’autrice straniera risulta anche capire il ruolo della traduzione. Nel caso di Elfriede
Jelinek infatti la traduzione rappresenta un ostacolo alla ricezione italiana, in quanto,
come si vedrà, i testi della scrittrice sono di difficile traducibilità. Un ultimo fattore
riguardante la ricezione, su cui si riterrà opportuno soffermarsi, è costituito dai
riconoscimenti attribuiti alla scrittrice, intesi come messinscene delle opere teatrali
rappresentate nei teatri italiani e iniziative, quali incontri, seminari o simposi,
organizzati per incoraggiare una discussione sull’autrice e diffondere il suo nome ad un
pubblico più ampio.
Per concludere, dopo aver stilato il ritratto di Elfriede Jelinek e i principali lineamenti
della sua ricezione in Italia, sarà infine necessario soffermarsi sui metodi di ricerca
utilizzati per elaborare le informazioni scaturite fin ora. Attenzione verrà posta agli
strumenti che hanno consentito di comporre una bibliografia generale sull’autrice, ai
mezzi utilizzati per la ricerca nell’ambito della germanistica e in quello della stampa e ai
tentativi di ricerca messi in pratica per analizzare la ricezione della scrittrice tra il
pubblico italiano; non manca la proposta di uno strumento di diffusione e allo stesso
tempo di analisi della ricezione della scrittrice.
7
1. Elfriede Jelinek: un percorso biografico
Nata il 20 ottobre 1946 a Mürzzuschlag nella Stiria austriaca, Elfriede Jelinek proviene
da una famiglia viennese che ha le sue radici nelle ferite storiche del Novecento: il
padre, Friedrich Jelinek, di origine ceca, figlio di un ebreo convertito e
socialdemocratico militante, è l’unico membro della famiglia che riesce a salvarsi dalle
deportazioni e dallo sterminio nel periodo nazista grazie alla sue straordinarie doti di
chimico impiegato nell’industria bellica del Terzo Reich; la madre, Olga Ilona Jelinek,
proviene invece da una famiglia aristocratica cattolica viennese, diplomata
all’accademia di commercio e in seguito capo del personale presso la Siemens, è una
donna che ha rinunciato alla sua carriera per la famiglia e soprattutto per occuparsi
dell’educazione della figlia.
Le radici storiche della propria famiglia caratterizzeranno significativamente la
formazione di Elfriede Jelinek e rappresenteranno un oggetto di riflessione costante
durante tutta la vita dell’autrice. Altrettanto significativa e pertanto degna di attenzione è
l’educazione attraverso la quale la scrittrice cresce, un’educazione che influenzerà
profondamente la sua personalità e la scrittrice complessa che diventerà.
1.1 Dalla severa educazione all’insegna dell’arte e la musica alla
decisione di diventare scrittrice
Elfriede Jelinek cresce a Vienna, nell’ottavo distretto, un quartiere nelle vicinanze del
centro della città, abitato in passato dalla piccola-borghesia. Come abitudine tipica di
una famiglia borghese viennese, viene educata all’arte e alla musica, i grandi pilastri
della città. A soli quattro anni prende lezioni di balletto e di lingua francese, iscritta
all’asilo cattolico “Notre Dame de Sion”, istituto presso cui continua anche l’istruzione
elementare. Le ragioni alla base di questa scelta si possono dedurre dai ricordi
dell’autrice stessa:
8
Erstemal wollte meine Mutter, dass wie sie sich ausgedrückt hat, dass ich kein
schlechtes Deutsch lerne von den Kindern der Unterschicht. […] Zweitens war
es eine Notwendigkeit, weil es gab damals keine Ganztagsschule, meine Mutter
war noch berufstätig, als ich in der Klosterschule war.
1
In questo istituto viene educata severamente attraverso un sistema di punizioni e di
ricompense. Nel frattempo viene avvicinata anche alla musica: a sei anni inizia a
suonare il pianoforte, a nove anni il violino e il flauto dolce. La musica e l’arte
acquisiscono un ruolo centrale nell’educazione che le viene impartita, un’educazione
caratterizzata dalla consapevolezza della straordinarietà e dell’esclusività delle proprie
doti artistiche. Elfriede Jelinek viene infatti presto educata dalla madre alla singolarità,
al rafforzamento della consapevolezza del valore del suo talento eccezionale e
all’incoraggiamento a vedersi come un genio troppo abile per «mischiarsi» con la gente
inferiore che la circonda
2
. Fin da piccola l’autrice deve pertanto studiare diligentemente
e mostrare alla madre i suoi molteplici talenti artistici e intellettuali, esaudendo tutte le
sue pretese. Tra queste pretese rientra anche l’ambizione della madre di vedere la figlia
diventare una stimata musicista: all’età di tredici anni inizia la sua carriera superando la
prova di ammissione per lo studio dell’organo al conservatorio di Vienna con il giudizio
“sehr gute musikalische und rythmische Begabung”
3
. Elfriede Jelinek studierà
complessivamente dieci anni e mezzo al conservatorio di Vienna. Un anno dopo la sua
prova di ammissione per l’organo, richiede un posto anche per il pianoforte.
L’insegnante di piano stabilisce però un periodo di prova di sei mesi per verificare la sua
capacità di sostenere due discipline musicali contemporaneamente. Nonostante i suoi
impegni al conservatorio, riesce a continuare lo studio del violino e del flauto dolce alla
scuola di musica e inizia a suonare anche la chitarra e la viola. Allo stesso tempo supera
il periodo di prova per il pianoforte al conservatorio e inizia a studiare anche
composizione. Tuttavia, l’organo sarà l’unico strumento di cui completerà lo studio al
conservatorio.
1
elfriede jelinek kocht kaffee. das interview. von elisabeth scharang. radio FM4, ORF-CD 716, 2006.
2
Fiddler, Allyson: Rewriting Reality. An introduction to Elfriede Jelinek. USA, Berg Oxford, 1994, p.1.
3
Mayer, Verena, Koberg, Roland: Elfriede Jelinek Ein Porträt. Hamburg, Rowholt 2006, p.15.
9
Elfriede Jelinek sente presto il peso di un’infanzia dominata dalla forte personalità della
madre, che come ricorda: “war nur zufrieden, wenn ich in der Schule gut war und alles
gut gemacht hatte, wenn ich in der Musik Erfolg hatte”
4
. L’autrice inizia a percepire la
difficoltà del suo programma quotidiano suddiviso tra gli impegni di scuola, danza e
musica e la responsabilità di dover sempre fare tutto bene, di non dover deludere la
madre. In realtà questa educazione crea non pochi problemi ad Elfriede Jelinek: presto il
peso di tutti i suoi impegni la avvicinerà alla malattia. Nella pubertà sorgono i primi
attacchi di panico che compaiono sempre più frequentemente nel corso del tempo,
aggravati dalla perdita di contatto con il padre che soffre da anni di disturbi mentali. A
quattordici e a diciasette anni viene sottoposta a sedute di psicoterapia, ma i suoi attacchi
di panico si aggravano sempre più. Durante le vacanze in Stiria dopo la maturità
conseguita con il massimo dei voti, subisce un crollo nervoso che le impedisce di
iscriversi a medicina – come avrebbe voluto – per l’impossibilità di frequentare i corsi
sovraffollati e i laboratori. Decide così di iscriversi a teatro e storia dell’arte presso
l’Università di Vienna. Si può capire dalle parole stesse dell’autrice come sia arrivata a
questa decisione:
Dann habe ich gedacht: Na gut studierst du Theaterwissenschaft, das kostet dich
sicher nicht viel, kannst du im Herz schreiben. […] Ich hab den Teil des
Studiums, den ich absolvieren konnte, sehr gut gemacht, ich hab meine
Prüfungen immer bestanden, die Seminararbeiten immer immer sehr gut
gemacht, ich hatte keine Schwierigkeiten während des Studium gehabt.
5
Nonostante lo spirito positivo e le capacità con cui Elfriede Jelinek intraprende lo studio,
è costretta a interrompere dopo sei semestri la sua carriera universitaria: non riesce più a
frequentare i corsi e addirittura ad uscire sola da casa. In questi anni scrive le prime
poesie che decide di inviare all’Österreichische Gesellschaft für Literatur, allora una
delle poche istituzioni a Vienna per la letteratura. Otto Breicha, direttore dell’istituzione,
invita presto l’esordiente scrittrice presso la sede al Palais Wilczek e dopo un breve
dialogo decide di diventare il suo mentore. E’ così che Elfriede Jelinek inizia ad essere
presentata a piccole case editrici e a concorsi letterari. Su consiglio di Breicha partecipa
4
elfriede jelinek kocht kaffee, cit.
5
elfriede jelinek kocht kaffee, cit.
10
infatti nel 1967 alla Österreichische Jugendkulturwoche di Innsbruck, una importante
competizione per scrittori e artisti esordienti. E’ con la documentazione della
Jugendkulturwoche che appare la prima raccolta di poesia di Elfriede Jelinek dal nome
Lisas Schatten
6
. La giovane autrice viene in seguito presentata alla radio nella
trasmissione talente und tendenzen e viene notata dal poeta austriaco Ernst Jandl che
propone ad Alfred Kolleritsch, direttore della rivista letteraria d’avanguardia austriaca
manuskripte il nome di Elfriede Jelinek, le cui poesie vengono così giudicate: “Ich finde,
diese Gedichte haben Niveau, sind neu, und interessant“
7
. Tuttavia, il primo a pubblicare
le poesie della Jelinek è Otto Breicha, direttore insieme a Gerhard Frisch della rivista
letteraria protokolle. In tal modo la giovane autrice inizia ad essere letta anche alla
Österreichische Gesellschaft für Literatur.
Nel 1968 la malattia raggiunge l’apice ed Elfriede Jelinek è costretta a trasferirsi nella
casa dei genitori in periferia, curata dalla madre. In questo periodo inizia un fase di
chiusura e di crisi che la portano ad una fuga verso l’interno. Durante questo anno di
isolamento, Elfriede Jelinek trova consolazione alla sua malattia solo nella lettura.
Legge moltissimo e guarda eccessivamente la televisione come una forma di protesta in
riferimento agli anni precedenti in cui le era severamente proibito accendere il
televisore. E’ proprio ora che nasce in Elfriede Jelinek l’idea di diventare una scrittrice,
lei stessa spiega cosa l’ha portata a questa decisione:
Ich war wirklich total kaputt. Ich war der Katalysator einer katastrophalen
familiären Konstellation, aber ich habe sie letztlich produktiv machen können
und zu schreiben begonnen. Diese Umsetzung in Produktivität wäre mir nicht
gelungen, wenn man mir die Kunst nicht immer nahe gebracht hätte. Diese
entsetzliche Kindheit hat offenbar so viel Hass in mir aufgespeichert, dass mich
das wie ein Raketenstoß mein Leben lang durch die Literatur schleudert.
8
In tal modo si instaura nella coscienza di Elfriede Jelinek la volontà di dedicare tutta la
vita alla scrittura, una scrittura in cui saranno evidenti le tracce di una tale educazione e
che sarà estremamente influenzata dai movimenti letterari del dopoguerra viennese.
6
Jelinek, Elfriede: Lisas Schatten. München, Relief-Verlag-Eilers, 1967.
7
Brief vom 22. Oktober 1967, in «manuskripte», n°149, 2000, p. 82.
8
Löffler, Sigrid: Herrin der Unholde und der Gespenster, in «Literaturen» 12/2004, p.10.
11
1.2 Gli sperimentalismi dei primi anni
Elfriede Jelinek inizia così la sua carriera di scrittrice, caratterizzata inzialmente da un
estremo sperimentalismo tipico dell’avanguardia viennese. Proprio durante l’anno di
chiusura e isolamento, l’autrice si dedica al suo primo lavoro in prosa, bukolit.ein
hörroman
9
, pubblicato però solo dopo ben undici anni, nel 1979, nel quale sono evidenti
gli influssi dello sperimentalismo linguistico della Wiener Gruppe. Non appena
terminato il primo romanzo, l’autrice inizia ad occuparsi al lavoro successivo, wir sind
lockvögel baby!
10
, definito da lei stessa un Illustriertenroman. In questo periodo la
Jelinek scrive molto, finalmente ha trovato qualcosa che al contrario della musica non
richiede nessun controllo, finalmente ha raggiunto una libertà completa
11
. Nel 1969
spedisce l’Illustriertenroman e alcune poesie alla Jugendkulturwoche di Innsbruck per
gareggiare nei rispettivi ambiti della prosa e della poesia. Elfriede Jelinek vince con
sopresa entrambi i premi e diventa la figura centrale della manifestazione: si lascia
fotografare, abbracciare e congratulare, riesce a stare nuovamente tra la gente. Questa
prima comparsa e riconoscimento nella scena pubblica ha portato da un lato la sicurezza
e stabilità nell’autrice, dall’altro ha provocato un primo scandalo nella scena pubblica
dovuto all’oscenità presente nei suoi lavori che ha indotto gli organizzatori a rinunciare
alla manifestazione: „Skandal und eine Provokation aller Österreicher, die unter Kultur
noch wirklich Kultur verstehen, dass die Jury diesem Roman – wir sind lockvögel baby!
– den ersten Preis gegeben hat“
12
.
Dopo la prima pubblicazione e nonostante il dolore per la morte del padre nel 1969 in
seguito ad un peggioramento delle sue condizioni, Elfriede Jelinek diventa più forte e le
è nuovamente possibile l’accesso al mondo esterno. In questo periodo prende parte ai
movimenti studenteschi, alle discussioni, alle conferenze e ai gruppi di lavoro. Per
alcuni mesi vive in una Wohngemeinschaft insieme a Robert Schindel e Leander Kaiser.
9
Jelinek, E.: bukolit.ein hörroman. Wien, Rhombus, 1979.
10
Jelinek, E.: wir sind lockvögel baby!. Reinbeck, Rowohlt, 1970.
11
Heinrichs, Hans-Jürgen: Gespräch mit Elfriede Jelinek, in «Sinn und Form» 6, 2004, p. 774.
12
Riccabona Christine, Wimmer Erika und Meller Milena: Die Österreichischen Jugendkulturwochen
1950 bis 1969. Treffpunkt der Literanten, Musiker und Künstler in Innsbruck. Innsbruck, Studienverlag,
2006.
12
In questo periodo scrive per amici e istituzioni, è un modo per imporre una propria
posizione nel mondo esterno e per creare nuovi contatti.
Nel 1971 supera a pieni voti l’esame finale di organo al conservatorio e prepara il
successivo romanzo Michael. Ein Jugendbuch für die Infantilgesellschaft
13
che viene
pubblicato nel 1972 dalla Rowohlt. Dopo la pubblicazione del romanzo decide di andare
all’estero per un periodo: trascorre così quasi un anno a Berlino, dove è in stretto
contatto con gli scrittori austriaci. Qui conosce lo scrittore tedesco Gerhard Loschütz,
con il quale stringe una prima relazione di coppia e con il quale vive insieme. Proprio in
questo anno Elfriede Jelinek riceve l’Österreichisches Staatsstipendium für Literatur e
inizia a recensire una serie di gialli per il Sender Freies Berlin. Durante il suo soggiorno
a Berlino si avvicina alla radio e prepara i suoi primi radiodrammi Wien-West
14
e Wenn
die Sonne sinkt ist für manche auch noch Büroschluss
15
. Quest’ultimo radiodramma
riceve particolare interesse nell’ambiente tedesco e le offre diverse opportunità nei
programmi radiofonici.
Nel 1973 Elfriede Jelinek trascorre tre mesi a Roma presso lo scrittore Peter O.
Chojewitz, insieme al compagno Loschütz che ha ricevuto una borsa di studio presso
l’accademia d’arte di Olevano. Dopo questo breve soggiorno italiano torna a Berlino,
dove presto Loschütz pone fine alla loro relazione. Di conseguenza termina per l’autrice
il periodo all’estero e decide di tornare a Vienna dalla madre poiché Berlino e la
Germania in generale le erano rimasti estrenei. Tornata in Austria, la scrittrice partecipa
agli incontri dell’Alte Schmiede, centro culturale interessato a promuovere autori di
tendenza mediante pubbliche letture delle loro opere, e alle discussioni sul linguaggio
che compaiono nella rivista d’avanguardia manuskripte.
Tra il 1973/74 l’autrice riceve dalla Rowohlt l’incarico di traduzione dell’opera di
Thomas Pynchon Gravity’s Rainbow. Il lavoro impegna Elfriede Jelinek per ben tre
anni, lo stile e il linguaggio di Pynchon è di difficile traduzione, l’autrice si occupa con
tutto il suo impegno nell’incarico affidatole anche se il risultato non è dei migliori,
13
Jelinek, E: Michael. Ein Jugendbuch für die Infantilgesellschaft. Reinbeck, Rowohlt, 1972.
14
Jelinek, E.: Wien-West. Norddeutscher und Wesdeutscher Rundfunk, 1972.
15
Jelinek, E.: Wenn die Sonne sinkt ist für manche auch noch Büroschluss. Süddeutscher und Bayrischer
Rundfunk, 1972.
13
sie versuchte, Pynchon etwas Eigenes entgegenzusetzen, in der intensivsten
Phase saß sie zwischen acht und zehn Stunden am Tag am Schreibtisch. […]
Der Auftrag wurde trotzdem ein Fiasko.
16
La Jelinek presenta nel 1976 nella rivista manuskripte una prima parte della traduzione,
ma nel frattempo la casa editrice Rowohlt le revoca l’incarico. Thomas Piltz traduce
successivamente il libro sulla base del testo della Jelinek; alla fine la traduzione viene
pubblicata nel 1981 come lavoro di Piltz e Jelinek, con il titolo Die Enden der Parabel.
Nel frattempo Elfriede Jelinek inizia il suo impegno nella politica associandosi nel 1974
al partito comunista KPÖ (Kommunistischen Partei Österreichs). Nello stesso anno
conosce durante una lettura in un centro di cultura di Monaco Gottfried Hüngsberg,
informatico di professione, appartenente al gruppo teatrale di Rainer Werner Fassbinder.
I due si sposano dopo sole otto settimane, nel giugno 1974. Dopo il matrimonio, il
marito continua a vivere a Monaco e lei a Vienna dalla madre: per molti anni Elfriede
Jelinek vive un matrimonio a distanza.
Nel 1975 viene pubblicato il successivo romanzo dell’autrice, Die Liebhaberinnen
17
.
Con questo lavoro, Elfriede Jelinek riesce ad imporsi all’attenzione di un largo pubblico
e a cogliere l’attenzione dei media austriaci e tedeschi. Dopo la pubblicazione del
romanzo, l’autrice riceve l’incarico dalla televisione austriaca ÖRF di realizzare una
sceneggiatura per la serie Vielgeliebtes Österreich. In questo periodo Elfriede Jelinek
non è legata esclusivamente alla scrittura, bensì si trova in una fase di ricerca e
sperimentazione. Per questo motivo accetta l’incarico e ricerca per la propria
sceneggiatura a Ramsau am Dachstein, una località turistica della Stiria. Qui l’autrice
trascorre diverse settimane per intervistare gli abitanti del paese, in particolare i
contadini e le donne impiegate nella gastronomia o nelle pensioni turistiche. Il materiale
che la Jelinek raccoglie, viene utilizzato anche per due successivi radiodrammi: Portrait
einer verfilmten Landschaft
18
e Die Jubilarin
19
.
Nel 1978 l’autrice riceve la Roswitha-Gedenkmedaille für Literatur della città Bad
Gandersheim. In questo periodo di ricerca e sperimentazione di diversi generi letterari,
16
Mayer V., Koberg R.: Elfriede Jelinek Ein Porträt, cit., p. 72.
17
Jelinek, E.: Die Liebhaberinnen. Reinbeck, Rowohlt, 1975.
18
Jelinek, E.: Portrait einer verfilmten Landschaft. Norddeutscher Rundfunk, 1977.
19
Jelinek, E.: Die Jubilarin. Bayrischer Rundfunk, 1978.
14
Elfriede Jelinek si cimenta nel teatro e realizza la sua prima pièce teatrale Was geschah,
nachdem Nora ihren Mann verlassen hatte oder Stützen der Gesellschaften
20
,
rappresentata nel 1979 alla Schauspielhaus di Graz all’interno di un festival
d’avanguardia, lo Steirischer Herbst. Nel 1980 appare il successivo romanzo Die
Ausgesperrten
21
, apparso prima come radiodramma e poi come film di Franz Novotny
con il quale riceve il Drehbuchpreis des Innenministeriums der Bundesrepublik
Deutschland.
1.3 Gli scandali e il successo tra il pubblico
Dagli anni Ottanta Elfriede Jelinek inizia ad essere un nome parecchio discusso nella
società austriaca per le provocazioni e gli scandali che i suoi lavori procurano. L’autrice
prepara la sua seconda opera teatrale Clara S.
22
che appare nel 1981 sulla rivista
manuskipte, la cui rappresentazione è prevista nell’ambito dello Steirischer Herbst.
Tuttavia il direttore del teatro, Rainer Hauer, si oppone alla messinscena della pièce per
le sue evidenti allusioni alla sfera genitale e fecale, rappresentate spesso in modo
perverso e sadomaso. Da questo momento per diversi anni le pièces di Elfriede Jelinek a
causa del carattere provocatorio dei temi toccati e l’oggettiva complessità della
messinscena, verranno rappresentate quasi esclusivamente nelle scene tedesche, anziché
austriache. Clara S. viene pertanto messa in scena per la prima volta al teatro di Bonn
nel 1982. Proprio in quest’anno appare un’ulteriore pièce della Jelinek, Burgtheater
23
,
con la quale l’autrice provoca uno scandalo eclatante per la sua accusa aperta contro il
collaborazionismo nel nazionalsocialismo latente anche nella cultura austriaca e il
processo di rimozione del passato messo in pratica costantemente dalla società. Da
questo momento Elfriede Jelinek viene considerata una rinnegatrice della patria, una
20
Jelinek, E.: Was geschah, nachdem Nora ihren Mann verlassen hatte oder Stützen der Gesellschaften.
In Jelinek, E.: Theaterstücke. Reinbeck, Rowohlt, 1992.
21
Jelinek, E.: Die Ausgesperrten. Reinbeck, Rowohlt, 1980.
22
Jelinek, E.: Clara S., in «manuskipte», n° 72 ,1981. In Jelinek, E.: Theaterstücke. Reinbeck, Rowohlt,
1992.
23
Jelinek, E.: Burgtheater, in «manuskipte», n°76, 1982. In Jelinek, E.: Theaterstücke. Reinbeck,
Rowohlt, 1992.
15
cosiddetta Nestbeschmutzerin. Il desiderio dell’autrice di rappresentare la sua opera
teatrale in Austria non può essere naturalmente realizzato, di conseguenza la première
viene rappresentata in Germania, a Bonn dopo qualche anno nel 1985. In linea con
Burgtheater è anche la successiva pièce Präsident Abendwind
24
, una parafrasi di
Häuptling Abendwind oder Das grauliche Festmahl, ultima opera teatrale di Nestroy,
con la quale presenta il presidente Waldheim in veste di cannibale. Espliciti sono infatti i
riferimenti contro il presidente in carica dal 1986 al 1992, con il quale si avviò una
prima discussione riguardante il suo legame con il nazionalsocialismo e i crimini di
guerra. La pièce è stata rappresentata dapprima a Berlino e solo dopo l’era Waldheim in
Austria, nel 1992 a Innsbruck.
Nel 1983, viene pubblicato da Rowohlt il romanzo semi-autobiografico Die
Klavierspielerin
25
che consentirà all’autrice, nonostante lo scandalo precedente, il
grande successo tra il pubblico. Nel 1984 Elfriede Jelinek riceve l’Österreichischer
Würdigungspreis für Literatur. D’ora in poi l’autrice inizia a scrivere a computer, il
marito si preoccupa di procurarle i software adatti. Il primo romanzo redatto a computer
è Oh Wildnis, oh Schutz vor ihr
26
, un testo che tratta della natura e del rapporto tra uomo
e natura. Il tema probabilmente è ispirato dalla nascita in questi anni in Austria del
movimento dei verdi, la cosiddetta Grünenbewegung. Il romanzo tuttavia non riscuote
un successo commerciale, viene venduto poco. La sfera politica diventa per l’autrice una
tematica che verrà ripresa sempre più nei suoi lavori. Dopo l’elezione di Waldheim a
presidente della Repubblica Federale Austriaca e di Jörg Haider a segretario della FPÖ
(Freiheitliche Partei Österreichs), Elfriede Jelinek riflette molto su questa situazione
politica a cui è contraria e a cui fa riferimento anche nel ringraziamento per l’Heinrich-
Böll-Preis, premio assegnato per la prima volta ad una donna.
Nel frattempo Elfriede Jelinek lavora alla sua pièce femminista Krankheit oder Moderne
Frauen
27
, una burlesque su due vampiri di sesso femminile. Come nelle opere teatrali
precedenti l’autrice lavora con materiale di origine diversa legato in maniera sarcastica
24
Jelinek, E.: Präsident Abendwind. Reinbeck, Rowohlt, 1987.
25
Jelinek, E.: Die Klavierspielerin. Reinbeck, Rowohlt, 1983.
26
Jelinek, E.: Oh Wildnis, oh Schutz vor ihr. Reinbeck, Rowohlt, 1985.
27
Jelinek, E.: Krankheit oder Moderne Frauen, in «manuskipte», n°85, 1984. In Jelinek, E.:
Theaterstücke. Reinbeck, Rowohlt, 1992.
16
per fare emergere le teorie sulla femminilità, da Freud al femminismo. La pièce viene
rappresentata al teatro di Bonn nel 1987. Nello stesso anno l’autrice rivece il
Literaturpreis des Landes Steiermark.
Sulla linea di Krankheit oder Moderne Frauen è il testo teatrale Begierde oder
Fahrerlaubnis (Eine Pornographie)
28
, in cui emerge il femminismo e ha inizio una
nuova forma di teatro che si sviluppa unicamente attraverso il linguaggio, annullando
l’azione.
Elfriede Jelinek continua a dedicarsi a protagoniste femminili, come nel suo tanto atteso
romanzo preannunciato, Lust
29
, pubblicato nel 1989. Nel giro di poche settimane
vengono venduti più di 42000 esemplari rientrando presto nella lista dei bestseller. La
ricezione di Elfriede Jelinek inizia ad ampliarsi ad un contesto internazionale, vengono
tradotti i suoi libri e inizia ad essere conosciuta anche all’estero. L’autrice raggiunge con
il romanzo un successo inatteso che provoca l’interesse dei media internazionali. Viene
sempre più notata l’immagine dell’autrice molto attenta al look, la sua passione per la
moda e i suoi ritrovi nei Kaffehäuser di Vienna. In questi anni la Jelinek stringe amicizia
con la poetessa austriaca Elfriede Gerstl, con cui condivide la passione per i vestiti e la
moda giapponese.
In seguito alla pubblicazione di Lust, la Jelinek riceve il Preis der Stadt Wien. In questo
periodo in cui l’autrice è conosciuta più per il femminismo insito nei suoi lavori, riceve
l’incarico di scrivere la sceneggiatura per il film tratto dal romanzo Malina di Ingeborg
Bachmann che viene girato nell’estate 1990 a Vienna. Elfriede Jelinek appare più volte
sul luogo delle riprese dove conosce Isabelle Huppert che interpreta la protagonista del
film.
28
Jelinek, E.: Begierde oder Fahererlaubnis (Eine Pornographie). Reinbeck, Rowohlt, 1986.
29
Jelinek, E.: Lust. Reinbeck, Rowohlt, 1989.
17
1.4 Il difficile rapporto con l’Austria
Nel 1991 l’autrice esce dalla KPÖ, tuttavia, nonostante questa uscita dalla politica attiva,
Elfriede Jelinek si concentra nei suoi lavori maggiormente sulla critica all’Austria e alla
politica del Paese. Nello stesso anno compare la pièce Wolken.Heim
30
, già rappresentata
nel 1988 a Bonn, con la quale dà inizio ad una nuova forma di teatro. L’autrice lascia lo
stile strettamente legato al teatro classico caratterizzante le opere precedenti per
approdare ad uno stile che si basa su mezzi drammatici nuovi come l’enfasi gestuale e
mimica, la pluralità mediale attraverso l’inclusione di filmati ed elementi televisivi,
l’inserimento di elementi musicali e della ritmica. Nel 1993 la pièce viene messa in
scena ad Amburgo dove ottiene il premio di deutsprachige Inszenierung des Jahres. Nel
frattempo Claus Peymann, regista tedesco che ama mettere in scena la sperimentazione e
la provocazione, assume a Vienna la direzione del Burgtheater e da questo momento
Elfriede Jelinek inizia ad essere rappresentata anche in Austria. Anche al Volkstheater
della città, Emmy Werner riprende i precedenti lavori della Jelinek, messi in scena fin
ora solo in Germania. Appare così a Vienna l’opera teatrale, Totenauberg
31
, in cui come
in Wolken.Heim sono evidenti le allusioni al nazionalismo, allo sciovinismo e alle
tendenze radicali della destra e viene messo in scena letteralmente Heidegger.
Nel 1994 Elfriede Jelinek riceve i premi Walter Hasenclever-Preis der Stadt Aachen e
Peter-Weiss-Preis der Stadt Bochum. Nello stesso anno scrive per il Burgtheater la pièce
Raststätte oder Sie manchens alle
32
. Questa messinscena provoca grande scandalo per
l’osceno e il volgare rappresentato dalla Jelinek: il palcoscenico invaso dai pizzi e il WC
come luogo d’azione, dove due donne provenienti dall’alta Stiria sono alla ricerca del
sesso. In realtà anche qui Elfriede Jelinek come già in Lust vuole rappresentare
l’interrelazione tra la sessualità e il potere maschile.
Negli anni successivi si nota come la posizione di Elfriede Jelinek contro la politica
austriaca diventi un tema centrale dei suoi lavori. Il problema della corresponsabilità
30
Jelinek, E.: Wolken.Heim. Köln, Steidl, 1990.
31
Jelinek, E.: Totenauberg. Ein Stück. Reinbeck, Rowohlt, 1991.
32
Jelinek, E.: Raststätte oder Sie manchens alle. In Jelinek, E.: Neue Theaterstücke. Reinbeck, Rowohlt,
1997.
18
storica dell’Austria nella tragedia nazista è il soggetto del romanzo Die Kinder der
Toten
33
, pubblicato nel 1995 e definito l’«Opus Magnum» dell’autrice. Il romanzo
permetterà nel 1996 di ottenere il Bremer Literaturpreis.
Nell’ottobre dello stesso anno appare nelle strade di Vienna un manifesto della FPÖ
contro gli artisti come la Jelinek: “Lieben Sie Schoelten, Jelinek, Häupl, Peymann,
Pasterk…oder Kunst und Kultur?...Freiheit der Kunst statt sozialistischer
Staatskünstler”. Il manifesto esplicita chiaramente la posizione del partito contro gli
artisti aderenti alla sinistra che spesso non hanno paura di esprimere provocazioni
attraverso delle chiare accuse contro la destra della FPÖ. Elfriede Jelinek reagisce male
al manifesto, si sente ferita e reagisce come ha sempre fatto: scrivendo. E’ così che nel
1996 arriva da parte dell’autrice una chiara denuncia all’estremismo xenofobo della FPÖ
di Jörg Haider: è la rappresentazione ad Amburgo di Stecken, Stab und Stangl
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, una
evidente accusa all’attentato di Oberwart, in cui quattro rom erano rimasti vittime di una
bomba. Nel testo teatrale l’autrice utilizza citazioni riprese dal quotidiano austriaco a più
vasta tiratura e di posizione di destra, la Kronen Zeitung, che spesso e volentieri critica
la Jelinek, soprattutto negli articoli di Wolf Martin:
Schon wieder wirft Frau Jelinek,
In einem Stück auf Öst’reich Dreck,
Doch weil sie auch noch feige ist,
gibt’s nur im Ausland diesen Mist.
Wär der Charackter ein Gewand,
sie liefe nackt herum im Land.
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La Kronen Zeitung accusa ripetutamente Elfriede Jelinek di essere una rinnegratrice
della patria e gioca sul nome dell’autrice che farebbe rima con Dreck. Disprezza inoltre
lo stile della scrittrice che non ha paura di affrontare l’osceno, il volgare e il banale, e di
accusare il proprio Paese da un lato per la corresponsabilità storica con la Germania e il
suo farsi passare per vittima del nazismo, e dall’altro per l’attuale politica xenofoba
della destra contro le minoranze.
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Jelinek, E.: Die Kinder der Toten. Reinbeck, Rowohlt, 1995.
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Jelinek, E.: Stecken, Stab und Stangl. In Jelinek, E.: Neue Theaterstücke. Reinbeck, Rowohlt, 1997.
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Wolf Martin nella Kronen Zeitung del 12 Aprile 1996.