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determinerà necessariamente la scelta del bene, anche se lo
porrà in una posizione di rilevo rispetto agli altri.
La pubblicità permette di accostare alla merce un valore
aggiunto, che non è dato esclusivamente dalle sue caratteristiche
fisiche. Inconsciamente ci spinge ad acquistare ciò che
“conosciamo già”, sebbene non l’abbiamo mai provato. Permette
di riconoscere un prodotto che in realtà non conosciamo; un
prodotto del quale abbiamo saggiato le potenzialità, ma soltanto
attraverso la sua promozione, solo in quel mondo possibile che
abbiamo interiorizzato.
Quando non si vende un bene tangibile, come un servizio, si
sta vendendo qualcosa che non si vede: si sta vendendo
qualcosa che basa la propria esistenza su numeri (prezzi, tariffe,
caratteristiche) e sulla propria immagine di Brand, da cui poi
scaturisce una certa credibilità e affidabilità. Ecco che diviene più
che necessario creare fidelizzazione, per un bene che non ha
fisicità e che nella maggior parte dei casi non presuppone una
spesa chiara e determinabile precisamente. Per esempio, nel
caso della telefonia, non è quantificabile l’esatta spesa finale,
tranne che nel caso delle tariffe fisse. Quando si tratta di tariffe
tradizionali ci si basa generalmente sul costo degli scatti, ma non
abbiamo la possibilità di tenere sotto controllo ciò che stiamo
spendendo (non esiste ad esempio un contatore per il telefono).
È così che ogni bimestre ci troviamo a pagare un’azienda di
1
Cfr. V. Codeluppi, La pubblicità. Guida alla lettura dei messaggi, FrancoAngeli, Milano, 2002.
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telefonia, basandoci esclusivamente sulla fiducia. La
fidelizzazione al Brand e l’affidabilità della marca diventano,
assieme alle tariffe, un fattore determinante per la scelta di
consumo. E sicuramente la pubblicità diviene uno degli
espedienti essenziali per far conoscere l’azienda, per supportarla;
la pubblicità diventa criterio di orientamento fra le offerte
esistenti sul mercato.
Quando si vende un servizio, si sta vendendo qualcosa di
superfluo, che non sta nel carrello della spesa e che è del tutto
accessorio. La posta, il telefono, i servizi Internet, i treni,
l’automobile sono beni creati per facilitare la vita di tutti i giorni,
ma che non possono essere considerati beni essenziali. Quando,
però, la società si evolve e richiede comunicazioni sempre più
veloci e a grandi distanze, tutti i beni accessori rischiano di
diventare beni di prima necessità. In questo modo il surplus non
serve solo ad evidenziare il proprio status sociale, ma entra a far
parte della vita comune, come bene primario.
A questo punto i servizi entrano nel carrello della spesa e
prendono il posto del pane, del latte, delle verdure. Trovano
posto proprio lì, tra i prodotti pronti e i cibi in scatola. Tutto è
impacchettato e sigillato all’interno di confezioni sgargianti,
derivate da mesi e mesi di ricerche di mercato. E proprio nel bel
mezzo della scatola campeggia un logo, che riassume tutte le
caratteristiche di un prodotto: è il Brand, la marca. Oggi il
marchio ci guida tra gli scaffali, ci fa canticchiare e ci diverte
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davanti alla tv o ci irrita, ma in ogni modo ci fa scegliere. E non
condiziona soltanto le nostre decisioni su cosa mangiare, ma
anche come comunicare.
Ma come ci influenza il Brand? Come possono 30 secondi di
spot rendere un prodotto un traguardo e una manifestazione un
evento? Ecco così che tutti gli spot pubblicitari devono riuscire ad
attirare l’attenzione, a distinguersi per facilitare il ricordo della
marca. Con il fracasso, con il silenzio, non importa: ciò che più
interessa è contraddistinguersi e fare propria una tecnica o uno
stile di comunicazione, in modo che gli spot dell’azienda siano
riconoscibili ovunque. Le linee in parte sono sempre le stesse.
Quando si cerca una strategia vincente, quando non si vuole
fallire, quando la concorrenza è spietata, o quando si ha poco
tempo a disposizione, ci si rifà ai grandi capostipiti delle maggiori
agenzie internazionali di pubblicità. Con nuove mescolanze di
antiche figure retoriche e strategie discorsive vincenti, già
testate, si possono reclamizzare prodotti di tutte le specie, anche
i più innovativi o i più effimeri.
È il caso dei Directories assistance. Si tratta di un servizio
telefonico, che basa la sua attività sulla fornitura di numeri di
telefono. In tal caso un servizio di utilizzo marginale deve
riuscire a ritagliare un angolo di mercato per sé. La pubblicità
serve proprio a questo: fare emergere un prodotto, nonostante
la concorrenza (i Directories assistance, in Italia, sono più di una
ventina). Senza considerare che, lo stesso servizio offerto da
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queste aziende lo abbiamo già a disposizione da tempo, con gli
elenchi telefonici cartacei e grazie ad Internet. Insomma, il caso
dei Directories assistance è emblematico: si tratta di un servizio
così effimero, proposto da così tante aziende e con un mercato
così limitato, che però riesce a produrre spot destinati a
diventare veri e propri casi pubblicitari. Spot che, tramite la loro
martellante presenza e la loro ironia, hanno saputo emergere fra
le centinaia di film pubblicitari trasmessi ogni giorno.
Un Carosello di Brand: l’evoluzione dello spot > Le originali forme originarie
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Un Carosello di Brand: l’evoluzione
dello spot
Le originali forme originarie
Non è semplice individuare l’origine vera e propria della
pubblicità. Sicuramente essa ha fatto la sua prima apparizione
proprio contemporaneamente alla nascita del commercio.
Possiamo considerare come primordiale forma di promozione, ad
esempio, le prime insegne risalenti ad oltre 5000 anni fa, in
Babilonia. Mettevano in evidenza le capacità dell’artigiano e di
conseguenza tentavano di attirare il cliente all’interno della
bottega. Un’altra forma pubblicitaria utilizzata dagli antichi era la
retorica classica
2
, l’arte del convincere. Veniva praticata
principalmente nei tribunali e si realizzava in una sorta di
promozione del teste. Le caratteristiche dell’oratoria sono
pervenute fino ai giorni nostri nelle sue caratteristiche principali,
l’inventio, la dispositio, l’elocutio, la memoria e l’actio. Senza
dubbio la pubblicità a noi contemporanea e più in generale tutta
la comunicazione, non può esimersi da questo suo antico
antenato.
Solo molto secoli dopo, nel Cinquecento, ci fu una svolta
decisiva nell’evoluzione delle tecniche pubblicitarie, così come le
2
Cfr G.B. Conte, Pagine critiche di letteratura latina, Le Monnier, Firenze, 1990.
Un Carosello di Brand: l’evoluzione dello spot > Le originali forme originarie
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intendiamo oggi. Grazie al consolidamento delle tecnologie di
stampa, congeniate da Güttemberg, era divenuto possibile
stampare e affiggere i primi manifesti. Nel Seicento poi le
tecniche di stampa permisero inoltre la nascita dei primi giornali
3
.
Ed ecco che le prime Gazzette diffuse in tutta Europa divennero
un mezzo ideale per diffondere informazione, ma anche réclame,
come veniva chiamata allora. Nel Settecento finalmente si prese
coscienza dell’importanza della pubblicità, come veicolo del
commercio. È in questo secolo che nascono nuove professioni,
come quella dell’agente pubblicitario
4
. Questa nuova figura era
incaricata di acquistare spazi pubblicitari per conto di un’azienda.
Ciò significava che, non solo era nata una nuova professione, ma
che la pubblicità era diventata una vera e propria fonte di reddito
e che non veniva più considerata alla stregua della mera
informazione. La pubblicità acquistò così ragione d’esistere ed
un’identità propria.
Nell’Ottocento assistiamo alla nascita della prima agenzia che
vendeva spazi pubblicitari, a Philadelphia
5
. Questo fu un chiaro
sintomo di come il mercato si era già fortemente articolato e
differenziato. Le aziende iniziavano ad investire somme di denaro
per acquistare maggiore visibilità. La concorrenza aveva
permesso l’investimento di capitale in operazioni del tutto
immateriali e aveva permesso la genesi del settore pubblicitario.
3
Cfr. http://it.wikipedia.org.
4
Ibidem.
5
Ibidem.
Un Carosello di Brand: l’evoluzione dello spot > Le originali forme originarie
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Alla fine del XIX secolo l'Italia era ancora un paese
prevalentemente ad economia agricola, con una situazione di
povertà molto diffusa e con enormi differenze socio-economiche
tra il Nord e il Sud del paese. Le prime comunicazioni
pubblicitarie iniziarono a diffondersi con la nascita dei giornali tra
la metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Sulle ultime
pagine dei quotidiani, quali la "Domenica del Corriere", la
"Tribuna Illustrata" e l’"Illustrazione Italiana", apparivano i primi
comunicati pubblicitari
6
. Agli inizi i messaggi promozionali erano
costituiti principalmente da soli testi e disegni, anche se la
maggior parte della popolazione era analfabeta ed erano molto
pochi coloro che potevano leggere i giornali. È solo grazie alla
nascita della televisione che le grandi agenzie pubblicitarie
(prima fra tutte la Armando Testa) iniziano a incrementare la
loro creatività
7
.
La retorica, la stampa e tutto ciò che era servito fino ad allora
per fare promozione viene riutilizzato all’interno dei nuovi
telecomunicati. Le figure retoriche intarsiano gli spot, la scrittura
e i caratteri assumono un’importanza fondamentale nella nuova
promozione televisiva. Inizia una rivoluzione culturale che
porterà la pubblicità ad essere considerata il fulcro essenziale del
commercio. Ma non si dimenticheranno le origini, dalle quali si
trarrà spunto. In effetti ogni nuova intuizione troverà supporto in
antiche teorie, prima fra tutte la ripetizione. Il martellamento
6
Cfr. http://www.scudit.it.
Un Carosello di Brand: l’evoluzione dello spot > Le originali forme originarie
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quotidiano di réclame e le iterazioni all’interno di ogni singolo
spot. Così l’artigiano che al mercato gridava e ripeteva all’infinito
la qualità del suo prodotto, troverà nella società evoluta un suo
simulacro inverosimilmente attuale.
7
D. Pitteri, La pubblicità in Italia. Dal dopoguerra a oggi, Editori Laterza, Bari, 2002.