7
Introduzione
Questo lavoro rappresenta il culmine di un percorso lungo sei anni,
durante i quali ho potuto applicare le conoscenze apprese dentro e
fuori l’Università su un progetto di webradio indipendente, chiamato
Fusoradio
1
. Nel corso di questo cammino sono state numerose le
interazioni con persone, realtà, associazioni con le quali poterlo in
varie misure condividere. Una di queste è stata Radiosonar
2
, altra
webradio indipendente con la quale, dal settembre 2009, è stata
avviata una proficua collaborazione, sfociata quest’anno in un
progetto di più ampio respiro: un network che possa fungere da
piattaforma per uno sviluppo maggiore delle realtà webradiofoniche
autonome italiane. Da maggio 2011, tale proposito ha assunto una
forma più strutturata grazie a un workshop consistente in dei
brainstorming guidati durante i quali sono stati discussi e condivisi i
cardini del progetto.
Le volontà alla base di questa tesi, dunque, sono molteplici: non solo
quella di documentare la nostra esperienza su un campo, quello delle
webradio, ancora poco compreso e studiato, ma anche capire,
attraverso l’analisi dei risultati dell’atelier, come questo mezzo possa
definitivamente affermarsi facendo leva sulle necessità di
aggregazione e cooperazione verso cui è spinto dall’attuale contesto
sociale, economico e mediatico.
Difatti, secondo delle recenti statistiche, l’economia di Internet in
Italia ha raggiunto nel 2010 un valore di circa 31,6 miliardi di euro,
pari al 2% del PIL, valore che nel 2009 era pari a 28,8 miliardi di
euro, ovvero 1,9% del PIL
3
. Sebbene si presuma che solo nel 2015
questo dato sarà più che raddoppiato, negli ultimi anni numerosi
modelli di piccola impresa fondata su un emittente webradiofonica
hanno cominciato ad affermarsi, sia grazie a contributi provenienti da
fondi pubblici sia all’iniziativa privata.
1
www.fusoradio.net, 2 luglio 2011.
2
www.radiosonar.net, 2 luglio 2011.
3
AA.VV., Comunicato Osservatorio TuttiMedia, Media Duemila e “Sapienza”
Università di Roma sul convegno McLuhan: Tracce del Futuro. “The future of
the future is the present”, Roma, 31 maggio 2011.
8
Solo per citare alcuni esempi, l’ultimo finanziamento messo a
disposizione dalla Provincia di Roma per le piccole aziende
innovative, “Roma Creativa”, che prevedeva un bugdet totale di
240mila euro, è stato vinto, tra le altre, da imprese quali Mediascape
ossia una “social webradio” con contenuti gestiti dagli ascoltatori,
oppure Pixelaudio
4
, che realizza webradio “personalizzate” per
eventi, attività commerciali, fiere e feste
5
.
Ma esistono anche webradio sovvenzionate direttamente dagli stessi
comuni, come Radiophonica Perugia Live
6
oppure RadioVoiceOver
7
.
Per quanto riguarda invece l’iniziativa economica privata, si può
constatare come i costi crescenti per la gestione di emittenti in etere
locali o di piccole dimensioni stiano traghettando parte di questi
investimenti verso la webradio, ottenendo anche risultati importanti
come Radio Rsc
8
, prima webradio italiana le cui notizie pubblicate
sul sito finiscono sulla prima pagina del più noto tra i motori di
ricerca: Google
9
.
Solo per citare qualche caso esemplificativo, Franco Lamarina
fondatore di Golden Radio
10
dichiara in un’intervista: «Nel 2006,
dopo aver tentato più volte di ottenere una licenza per la radio in FM,
mi sono reso conto che la cosa non era possibile e allora, dato che la
passione per la radio è stata ed è tuttora sempre tanta, è nata Golden
Radio che alla passione ha affiancato un progetto molto preciso da
portare avanti in futuro. Credo molto nelle potenzialità del web che
saranno il futuro della radio»
11
.
Esperienza simile anche quella di Roberto Bocchetti di Radio35
12
:
«Negli anni '80 avevo lavorato come dj e speaker in varie radio locali
milanesi ed aprire una emittente FM era il mio sogno nel cassetto.
4
http://www.pixelaudio.net, 2 luglio 2011.
5
Rustichelli A., “Roma, tanta creatività nelle imprese. La provincia premia idee e
tecnologie” in La Repubblica (edizione di Roma), anno 36, n. 140, 14 giugno
2011, pp. X-XI.
6
http://www.radiophonica.com, 2 luglio 2011.
7
http://www.voiceovernetwork.it, 2 luglio 2011.
8
http://www.radiorsc.it/web_radio, 2 luglio 2011.
9
http://www.radiospeaker.it/blog/rsc-web-google-news.html, 2 luglio 2011.
10
http://www.goldenradio.it, 2 luglio 2011.
11
http://www.radiospeaker.it/blog/golden-web-radio-lamarina.html, 2 luglio 2011.
12
http://www.radio35.net, 2 luglio 2011.
9
Purtroppo, dopo il piano di assegnazione delle frequenze del 1990,
non è stato più possibile realizzare questo sogno, così ho deciso di
creare una webradio»
13
.
Oppure c’è chi, come Andrea Ceccon di Radio Studio House
14
, ha
trovato addirittura un’azienda “mecenate” che finanziasse il proprio
progetto di webradio amatoriale: «La radio, come tutte le realtà sul
web, è nata inizialmente nel 2007 come progetto personale ed
amatoriale dell'editore Emanuele Finestauri, per poi arrivare alla
svolta nel 2009 quando alla Ica Foods s.p.a. è stato presentato il
progetto industriale per la realizzazione della prima webradio
commerciale in Italia»
15
.
Nel resto d’Europa la situazione è ancora più marcata: in Gran
Bretagna, ad esempio, l’economia di Internet vale il 7,2% del PIL,
mentre in Francia raggiungerà nel 2015 il 5,5%
16
. Negli Stati Uniti,
poi, la dimensione del mercato webradiofonico assume proporzioni
inimmaginabili sino a qualche tempo fa: dei circa 60 milioni di
ascoltatori, sono addirittura 38 milioni quelli che scelgono le
cosiddette “webonly” (radio che trasmettono solo su web)
17
.
Il recente sorpasso sulla radio FM da parte della webradio ha
immediatamente suscitato gli entusiasmi degli investitori americani,
al punto che una delle più famose realtà webradiofoniche attualmente
accessibile solo negli USA, Pandora Radio, ha scelto di quotarsi in
borsa. Nel primo giorno di quotazione, Pandora ha messo in
circolazione quasi 15 milioni di azioni al prezzo di 16 dollari
cadauna, totalizzando una valutazione complessiva di oltre due
miliardi e mezzo. E gli investitori hanno comprato, portando nelle
casse di Pandora quasi 250 milioni di dollari, quasi due volte e
mezzo i 100 milioni previsti come obiettivo per il debutto del titolo
nel mondo dell'alta finanza
18
. Salvo poi crollare già al giorno
13
http://www.radiospeaker.it/blog/radio35-web.html, 2 luglio 2011.
14
http://www.radiostudiohouse.com, 2 luglio 2011.
15
http://www.radiospeaker.it/blog/studio-house-andrea-ceccon.html, 2 luglio 2011.
16
AA.VV., Comunicato Osservatorio TuttiMedia, Media Duemila e “Sapienza”
Università di Roma sul convegno McLuhan: Tracce del Futuro. “The future of
the future is the present”, Roma, 31 maggio 2011.
17
http://www.newslinet.it/notizie/usa-successo-per-web-radio-38-mln-di-
ascoltatori-sintonizzati-su-stazioni-internet-only, 2 luglio 2011.
18
http://paidcontent.org/article/419-pandora-ipo-raises-235-million-but-doubts-
10
successivo, come sottolineato dal Wall Street Journal
19
, tenendo saldi
i dubbi sulla profittabilità a breve termine di un mercato, quello del
web e delle webradio in particolare, le cui regole si stanno
dimostrando sempre più incompatibili con quelle del mercato attuale.
Queste piccole, medie e grandi webradio che sono riuscite ad
affermarsi, infatti, rappresentano ancora dei casi isolati che molto
spesso non si distanziano molto da “mamma radio” per quanto
riguarda formati, professionalità, dinamiche di gestione e
finanziamento. Rappresentano, insomma, un prolungamento su
Internet di quello che era il mezzo su etere, in qualche caso cercando
di ampliare lo spettro della musica trasmessa al di là del confine delle
major discografiche o cercando di sfruttare maggiormente le
possibilità di interazione che la rete offre, ma sempre tese a replicare
un modello proprio di un altro medium.
Con questo lavoro, invece, si intende sostenere una visione della
webradio che la emancipi definitivamente come mezzo di
comunicazione autonomo, con le sue professionalità, i suoi
meccanismi di produzione, le sue prospettive future ed anche le sue
criticità. L’obiettivo finale, è quello di arrivare a proporre un modello
di sviluppo alternativo alle webradio commerciali che, attraverso una
seria politica di networking, sia perseguibile all’interno di un
contesto in continuo mutamento ma sempre in grado di
autoregolamentarsi come quello di Internet.
Secondo Derrick de Kerckhove «le potenzialità della Rete sono
infinite e la trasparenza, con la massima circolazione possibile delle
informazioni, deve esserne una caratteristica essenziale. Dopo l’era
del petrolio, il futuro dell’economia si baserà sulla velocità di
Internet ed è per questo che i governi si mobilitano, per trovare un
accordo globale. E’ necessario – sottolinea il sociologo – che una
volta decise le regole fondamentali, una sorta di carta di navigazione
per l’accesso alla Rete, si organizzi un consorzio internazionale che
nei fatti già esiste, ma che deve avere però un riconoscimento
formale affinché il mondo interconnesso diventi un capitolo
persist-about-profitability, 2 luglio 2011.
19
http://blogs.wsj.com/deals/2011/06/16/pandora-worth-one-third-of-ipo-price-
analyst-says, 2 luglio 2011.
11
fondamentale della politica dei governi locali»
20
.
I numeri su citati e le asserzioni di De Kerckhove fotografano una
situazione dalle prospettive molto allettanti ma presentano una
contraddizione in essere. La trasparenza invocata dal sociologo
canadese, infatti, verrebbe meno nel momento stesso in cui i governi
nazionali pretendano di verticizzare un sistema per definizione
orizzontale come quello del web. Il solo fatto che Internet sia visto
esclusivamente come un media business e non come la naturale
evoluzione di un diritto umano, quello ad informare e ad essere
informati, fa sì che lo sviluppo della rete sia lasciato in mano
all’iniziativa privata e che gli Stati ne debbano soltanto riconoscere
formalmente l’esistenza, a giochi ormai fatti.
Eppure il rapporto delle Nazioni Unite
21
parla chiaro: «Togliere
l'accesso degli utenti a internet è una misura sproporzionata,
qualunque ne sia il motivo, compresa la tutela del copyright. E' una
violazione dell'articolo 19, paragrafo 3, della Convenzione
internazionale dei diritti civili e politici». Il rapporto lancia quindi un
appello ai Paesi «per far sì che l'accesso internet sia disponibile
sempre, anche durante i momenti di rivolte politiche». Chiede inoltre
che «gli Stati cancellino o modifichino le leggi a protezione del
copyright che permettano di disconnettere gli utenti dall'accesso
Internet»
22
. A questo si aggiunge la non secondaria considerazione
fatta in precedenza, ossia che Internet, spingendo dal basso verso
l’alto, è un mezzo che si è sempre autoregolamentato rifuggendo le
imposizioni e rimediandosi ogni qual volta è stato sottoposto a limiti
e repressioni.
Le istituzioni, dunque, da sempre si propongono come
regolamentatori della rete e mediatori della conoscenza, filtri per
distinguere, nel rumore generato dal sovraccarico delle informazioni,
le verità dalle falsità, il bene dal male. Come sottolinea il Presidente
dell’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni)
20
De Kerckhove D., Comunicato Osservatorio TuttiMedia, Media Duemila e
“Sapienza” Università di Roma sul convegno McLuhan: Tracce del Futuro.
“The future of the future is the present”, Roma, 31 maggio 2011.
21
http://documents.latimes.com/un-report-internet-rights, 2 luglio 2011.
22
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/lonu-il-web-ã¨-un-diritto/2153291, 2 luglio
2011.
12
Corrado Calabrò, infatti, con la diffusione della rete e il fenomeno
dei cosiddetti “prosumer” «[…] ogni persona diventa un portatore di
notizia ed è potenzialmente in grado di far circolare una “non verità”,
che si alimenta proprio grazie alle reti di contatti (pensiamo ai social
network). […] Internet ha reso più facile e meno costoso pubblicare e
diffondere, ma non produrre, contenuti di qualità. La funzione di
filtro qualitativo nell’epoca analogica era affidata a pochi grandi
“custodi” del sapere: editori, Università, autorità culturali. Oggi […]
ogni punto di vista è accreditabile e la diffusione è il prodotto di reti
sociali. Questo può arricchire, ma può disorientare. Può aprire la
cultura alla molteplicità delle libere espressioni (le rivolte
nordafricane ne sono un esempio) ma può rendere più difficile la
ricerca della verità, col rischio che soltanto chi può parlare a voce più
alta, o introdursi in un maggior numero di nodi della Rete, riesca a
farsi udire nel rumore generalizzato»
23
.
Gli ultimi avvenimenti politici nazionali e internazionali, però, hanno
dimostrato che gli utenti della Rete sono anzitutto in grado di
discernere autonomamente la realtà dalla meta-realtà, ovvero quella
che Calabrò stesso definisce come «un piano di apparente parità con
la realtà: a volte è più importante quello che si dice (o non si dice) di
quello che accade»
24
. E ciò avveniva appunto con i mass media
tradizionali, dove la realtà molto spesso veniva costruita e decostruita
a piacimento di quei pochi “grandi custodi del sapere”, con buona
pace della trasparenza citata da de Kerckhove.
E in secondo luogo quegli stessi utenti affamati di informazione e di
verità, stanno trovando proprio attraverso la rete nuove modalità di
interconnessione per ricreare quei legami comunitari perduti oramai
quasi da un secolo, riscoprendosi non più solo clienti e consumatori,
ma anche persone e cittadini detentori di diritti e in grado, attraverso
libere attività di networking, di farli valere “dal basso”, unendosi e
“alzando la voce”.
La difficoltà per i vertici istituzionali nel capire questi tipi di
meccanismi risiede proprio nel fatto di guardarli esclusivamente
dall’alto verso il basso, e nel caso specifico da un punto di vista
23
Calabrò C., “Quando l’informazione diventa rumore” in Media Duemila, anno
XIX, n. 281, giugno 2011, pp. 20-21.
24
Ibidem, p. 20.
13
ancora troppo legato alle dinamiche proprie dei media generalisti
come la televisione, divenuto oramai strumento inadeguato per
interpretare una realtà complessa come quella attuale. Carlo
Freccero, direttore di Rai4, sostiene in un’intervista: «Davanti
all’attacco di altri media, come la rete appunto, la tv si difende e
cerca di rimanere quella che detta l’agenda. E lo fa trasformando
qualsiasi cosa in un evento, dal caso Yara a Miss Italia. […] Nella
giornata del risultato referendario a Porta a Porta mandano in onda
una puntata registrata sui delitti della signora Melania Rea e di Sarah
Scazzi. Inquietante. La linea editoriale delle reti Rai e Mediaset non
è più in sintonia con il Paese. Ancora non se ne sono accorti, ma è
finita. Si cambia»
25
.
Attraverso i media generalisti, in primis la televisione, le istituzioni
tentano di difendere il privilegio di mediare le informazioni, di
stabilire l’agenda setting della popolazione, sottovalutando però che
al di là della patina catodica risiede un mondo fatto di contatti
quotidiani, rivendicazioni collettive, network finalizzati alla
creazione di un’alternativa a questa realtà mediata che stanno
cominciando a generare ampi consensi, facendo scricchiolare le
lobby dell’audiovisivo.
La risposta a questi avvenimenti è una delibera dal sapore quasi
medievale avanzata proprio dall’AGCOM
26
nei giorni stessi in cui è
in corso la stesura di questo lavoro, volta all’assegnazione
all’Autorità per le Comunicazioni del diritto arbitrario ad oscurare i
siti presumibilmente violatori di diritti d’autore, senza alcuna
autorizzazione derivante da un processo
27
. La delibera, infatti,
prevede che, in caso di segnalazione da parte dei proprietari dei
diritti d’autore di contenuti audiovisivi che violano il copyright,
l’Authority, qualora dovesse riscontrare che la violazione è fondata,
può chiedere ai Provider che gestiscono quei siti di rimuovere il
contenuto senza dover passare per un provvedimento giudiziario che
25
Freccero C., “Liberarci dalla politica che imbavaglia la tv? Un telesogno
possibile” di L. Irdi in Il Venerdì di Repubblica, n. 1214, 24 giugno 2011, pp.
143-144.
26
http://www.agcom.it/default.aspx?message=contenuto&DCId=542, 2 luglio
2011.
27
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/6-luglio-muore-il-web-italiano/2154694, 2
luglio 2011.
14
ordini tale rimozione
28
.
Premettendo che il diritto è in primis una sanzione di matrice statale,
perché tende alla repressione di condotte giudicate negativamente dal
legislatore, in un contesto dinamico e problematico, quale è
certamente quello di Internet e dell’economia digitale, sarebbe
opportuno allargare gli orizzonti e pensare veramente alle regole
come strumenti funzionali non solo a preservare gli incomes di chi
dispone e amministra contenuti e infrastrutture, ma anche ad
abbattere costi e barriere culturali legate allo scambio dei contenuti
stessi
29
. Un diritto che abbia solo ambizioni sanzionatorie e
repressive, infatti, non fa che produrre nel popolo della rete la
convinzione che, in uno spazio di libertà come Internet, sia pressoché
un dovere andare oltre le regole di protezione dei contenuti, giuste o
sbagliate che siano
30
.
L’adozione di un approccio giuridico pesantemente sanzionatorio,
dunque, viene percepito come abnorme dagli utenti della Rete,
soprattutto se raffrontato allo spazio di libertà creato dalla
digitalizzazione nel quale, tra l’altro, si esprimono valori che hanno
concorrente (quando non prevalente) dignità giuridica, come il diritto
di informazione, il diritto di cronaca, il diritto di manifestazione del
pensiero. Invece la direzione intrapresa dai legislatori italiani ricalca
l’approccio qui criticato, come aveva dimostrato anche il
provvedimento normativo passato alla storia come “decreto Urbani”
(decreto-legge 2004, n.72). La norma si proponeva estendere le
sanzioni penali in tema di diritto d’autore già previste dalla legge 22
aprile 1941 n. 633, risalente al regime fascista: la giurisprudenza
aveva avuto modo di sottolineare che «il mutato stile per il dolo
specifico nella fattispecie in questione comportava un’accezione più
vasta - erano anche passati cinque decenni - che non richiedeva
necessariamente una finalità di tipo patrimoniale, ed ampliava
pertanto i confini della responsabilità per l’autore dell’illecito anche
28
http://www.pianetatech.it/internet/attualita/diritto-dautore-delibera-agcom-6-
luglio-proteste-sul-web.html, 2 luglio 2011.
29
AA.VV. Fondazione Rosselli, L’industria della comunicazione in Italia, Ottavo
Rapporto IEM, Guerini e Associati, Milano, 2006.
30
Ibidem.
15
in casi di utilizzi non profit»
31
.
Inoltre, ogni tentativo di regolamentazione di fenomeni legati alla
diffusione della conoscenza attraverso tecnologie digitali si scontra
ineludibilmente con il carattere transnazionale delle stesse, che ne
depotenzia (e a volte vanifica) l’impatto. Da questo limite non si
discostava nemmeno il decreto Urbani, che mirava a reprimere
localmente un fenomeno molto più vasto e dai connotati decisamente
transnazionali, così come vorrebbe fare anche la delibera
dell’AGCOM chiudendo indiscriminatamente i siti giudicati
trasgressori.
Questi tipi di provvedimento si giustificano in base all’impossibilità
per le istituzioni di controllare l’utilizzo di materiale sotto copyright
all’interno del web e si collocano a pieno titolo nel contesto sin qui
descritto, dove piuttosto che cercare di comprendere il
funzionamento di un nuovo mercato, si cerca di depotenziarlo e
forgiarlo in base alle regole di quelli che già si conoscono (e si
controllano).
A seguito di quanto detto, questo lavoro parte con una breve analisi
storiografica dei mezzi considerati a pieno titolo i “genitori” della
webradio, ossia la radio e il web, come si sono evoluti e come sono
stati amministrati. Successivamente si analizzeranno quali sono i
rapporti che legano il nuovo medium agli altri due sotto diversi
profili, dalla gestione dei contenuti alle modalità di fruizione sino
alle analisi di alcune produzioni. Infine, nel quarto capitolo si
tracceranno delle conclusioni attraverso la descrizione del workshop
e dei suoi risultati. Questi vedono nell’edificazione di un network
una via che consenta alle webradio indipendenti non soltanto di
sostenersi e svilupparsi, ma anche di cogliere il particolare momento
storico per creare, sotto il libero vessillo della Rete, delle nuove
forme di comunicazione, sotto delle nuove regole che rispondano a
un nuovo progetto di società
32
.
Dal seminario di studio svolto, dunque, si è evinto come la
comunicazione debba essere, come sintetizzato da Pezzi, «uno
strumento oggi più che mai fondamentale per costruire una
31
Cass., sez. III in Il Foro Italiano, Rep. 2002, voce Diritti d’autore, n. 132, 26
giugno 2001.
32
Gavrila M., La crisi della TV. La TV della crisi., FrancoAngeli, Milano, 2010.
16
coscienza. Invece di inseguire modelli vecchi e tra l’altro totalmente
insufficienti oggi… c’è da costruire una comunicazione, una cultura
veramente nuovi […] ridiscutendo tutti i valori e quindi, rispetto al
sistema attuale, [proponendo dei valori] “eretici”, perché se
riformalizzi la coscienza di principi diversi, più funzionali, puoi
sperare di creare una comunicazione […] più funzionale, più giusta,
che migliora la capacità di riflessione, che rende più sofisticata
l’intelligenza di massa»
33
.
33
Pezzi A., in Gavrila M., “La tv del TecnoEvo”, Aspenia. Rivista di Aspen Institute
Italia, n. 33, 2006, p. 187.