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______________________________________Capitolo I____
CAPITOLO PRIMO
LA SOCIETA’ ITALIANA E I MEZZI DI
COMUNCAZIONE DI MASSA SI
PRESENTANO
“La televisione non è fatta dai critici.
E’ fatta dalle persone che stanno davanti al televisore”
(G. Marzullo)
1.1 Premessa
Società e mezzi di comunicazione di massa sono sempre stati
due temi conseguenti l’uno dell’altro. La prima ha subito nel
corso degli anni un continuo sviluppo della propria fisionomia,
ossia dall’esser costituita da uno spettatore passivo che era
vittima di questa scatoletta elettronica, a soggetto autonomo,
capace di gestire i tanti contenuti che gli vengono offerti di
continuo tutti i giorni. L’individuo moderno percepisce il
tempo come un bene prezioso che deve cercare di distribuire
nella maniera più corretta possibile, invece la televisione, nata
come strumento pedagogico, durante il suo percorso ha assunto
la connotazione di mezzo “negativo” e portatore non sempre di
contenuti positivi ed educativi.
2
Quindi, la televisione cerca di comunicare con la società
mentre quest’ultima cerca di gestire l’alluvione di informazioni
di cui si trova ad affrontare. Ma cos’è la comunicazione?
La radice del termine comunicazione proviene dal greco e ha i
significati di: “rendo comune”, “unisco”, “notifico”, ma anche
di “partecipo, sono implicato, sono d’accordo”, entrambi legati
al concetto di comunità
1
.
Il termine, oggi, viene usato secondo diverse accezioni,
dall’indicare l’ “essere in comunicazione”; oppure il “dare una
comunicazione” e infine proprio l’ “atto del comunicare”.
Società e televisione vivono in stretto contatto tra di loro, l’una
offre all’altra nuove opportunità, nuove esperienze ma
soprattutto nuovi orizzonti da poter analizzare.
1.2. La società italiana: vittima o carnefice?
Nella società contemporanea la maggior parte delle
informazioni provengono dai mezzi di comunicazione di massa
che, da un lato, costruiscono la visione del mondo, e dall’altro
offrono al soggetto quelle piccoli informazioni che servono a
lui stesso per affrontare il quotidiano, di fatti i contenuti
mediali fanno dell’uomo moderno un “grande informatore”:
1
M. Stazio (a cura di), La comunicazione. Elementi di storia, discipline,
teorie, tradizioni di ricerca, Gruppo Editoriale Esselibri, Napoli, 2002
3
egli riceve quotidianamente tante informazioni quante i
suoi nonni ne avevano, forse, nel corso di tutta la loro
vita
2
Marshall McLuhan considera i “media come estensioni
dell’uomo”
3
, perché hanno la capacità di sviluppare o
diminuire le qualità dell’essere umano, ma quest’ultimo, o
meglio il pubblico dei media
4
- l’insieme delle persone che
possono essere raggiunti anche ipoteticamente dai contenuti
provenienti dai mezzi di comunicazione di massa - come
reagisce a questa cascata comunicazionale?
In ambito accademico questa domanda ha portato alla
creazione di due correnti teoriche: apocalittici e integrati. I
primi affermavano che
“la cultura dei mass media è una cultura di massa, e di
conseguenza, il pubblico dei media è un pubblico di
massa”
5
Autori, come Adorno – esponente della Scuola di Francoforte –
sostenevano, inoltre, che il pubblico era una vittima dei
processi di manipolazione a cui erano sottoposti dalla
televisione e che quest’ultima causava in loro un continuo stato
2
M. Livolsi, Manuale di sociologia della comunicazione, Edizioni Laterza,
Roma, 2003
3
Cfr. R. Silverstone, Perché studiare i media, Il Mulino, Bologna, 2002
4
Ibidem
5
Ibidem
4
di alienazione, che li allontanava dai legami che
caratterizzavano la propria classe sociale. Quindi, gli individui,
a causa dei contenuti veicolati dai mass media, diventavano
soggetti anonimi privi di un proprio modo di pensare e di agire
e che quindi erano assoggettati dal pensiero dominante presente
nella massa.
Gli integrati, invece, non avevano una visione cosi pessimistica
e negativa nei confronti dei mezzi di comunicazione anzi, per
loro, il comportamento del consumatore è il risultato delle
esperienze che hanno caratterizzato il suo passato, e questi
traggono dai media continui contenuti culturali.
Nella società contemporanea tra i soggetti presenti e che
partecipano al suo continuo sviluppo, c’è il fruitore mediale.
Chi è quest’ultimo? E’ un attore sociale che è mosso dalla
necessità di doversi muovere continuamente e autonomamente
scegliendo in tempi rapidi ciò che gli è più utile per
raggiungere il massimo beneficio con il minimo dispendio di
energie ed è cittadino attivo di questa società, che ha come
caratteristica principale l’essere caratterizzata da continui
processi di globalizzazione che stanno portando alla perdita dei
valori tradizionali, partendo dalle cose più banali come le
semplici festività.
In questo contesto profondamente dinamico l’uomo non ha più
i mezzi per poter costruire con fermezza un proprio disegno di
vita, che gli permetterebbe di affrontare con maggior chiarezza
e sicurezza, gli ostacoli che gli si presentano durante il
percorso, tutto ciò, a differenza del passato in cui il destino di
5
una persona era determinato sin dalla nascita, ovvero chi
nasceva povero rimaneva cosi per tutta la vita e invece chi,
fortunatamente, viveva in una condizione sociale privilegiata
difficilmente la sua situazione si sarebbe invertita, andando nel
senso opposto.
L’uomo in questa situazione di caos totale deve essere pronto a
fronteggiare qualsiasi evento, in qualunque momento, e ciò può
avvenire solo avendo a disposizione una grossa quantità di
informazioni e conoscenze, che hanno perlopiù una fonte
mediatica, quindi ne derivano, di conseguenza, grossi problemi
di gestione come: saper distinguere tra una notizia rilevante
oppure una semplice chiacchiera; elaborare in maniera corretta
una grossa quantità di notizie che arrivano continuamente e in
poco tempo, e a tutto questo, bisogna aggiungere la forte
rilevanza che ha la sfera emozionale del soggetto destinatario,
quindi come vengono i messaggi da lui percepiti.
L’attore sociale si ritrova a dover costruire autonomamente il
proprio Sé che diventa il prodotto finale dell’elaborazione delle
sue esperienze, che anche se passate, vengono continuamente
rivissute, attraverso la rielaborazione nel ricordo.
Gli elementi che possono entrare nella mente dell’individuo per
poter essere elaborati si possono ricondurre a: frammenti ad
alta componente soggettiva come quei momenti che suscitano
nell’individuo una forte emozione; contenuti mediali ricorrenti
che sono delle breve sequenze il cui significato scaturisce dalla
ministoria di riferimento, e eventi mediali che hanno la capacità
di raccogliere un grandissimo numero di spettatori. Tra
quest’ultimi quello maggiormente coerente a questa definizione
6
è il funerale della principessa Lady Diana, donna amata dai
media ma soprattutto dal pubblico che accolse con scalpore il
gravoso evento. Il giornale La Republica, in un articolo del 2
settembre 2007 scrisse:
“alla fine, sarà Regina. Nel giorno dei suoi funerali le
sarà di fatto restituito quello che da viva le era stato
tolto e non avrebbe mai più potuto avere: il rango di
"Sua Altezza Reale". La monarchia, la tradizione, secoli
di storia britannica hanno dovuto piegarsi all' emozione
popolare, al processo di vera e propria santificazione
che la nuova Inghilterra sta tributando a Diana. Dietro le
quinte si è mosso Tony Blair, il leader del popolo che
amava la principessa del popolo, l' uomo che più di tutti
e prima di tutti ha capito la forza simbolica che la morte
di Diana può avere per il futuro di questo paese. Alla
fine l' ha spuntata lui: Lady D avrà un funerale solenne e
pubblico, con duemila invitati ufficiali, capi di Stato,
teste coronate. E di sabato, in modo da consentire a
centinaia di migliaia di persone di partecipare”
6
La società mediale contemporanea proietta all’esterno una
società verosimile, come quella rappresentata dalla fiction
televisiva o dai quei film in cui lieto fine è d’obbligo. Mario
Morcellini afferma che la
6
www.larepubblica.it
7
“crisi della società fa riscontro un’inedita libertà del
soggetto
7
”
in cui anche i processi di socializzazione sono molto più deboli
rispetto a quelli che si interfacciavano nel passato.
1.3. La comunicazione in Italia
I media sono degli elementi importanti all’interno dei processi
di modernizzazione, che
tendono a ridurre la portata di modelli di
comportamento e di valore di valenze pre e
paleocapitalistiche
8
Luciano Gallino – sociologo – definisce il mutamento sociale
come conseguenza del processo di modernizzazione, qualsiasi
variazione, e differenza che si produce nella struttura di una
società.
Le società contemporanee sono caratterizzate da tre elementi: il
cambiamento quindi dalla metamorfosi progressiva; la
7
A. Piromallo (a cura di), Violenza e società mediatica, Carocci Editore,
Roma, 2004
8
M. Morcellini (a cura di), Il mediaevo italiano. Industria culturale, TV e
tecnologie tra XX e XXI secolo, Carocci Editore, Roma, 2005
8
secolarizzazione e, infine, la complessità sociale in riferimento
alla diversificazione dei ruoli degli attori sociali.
Ma la comunicazione è legata al cambiamento della società? La
risposta a questa domanda è senz’altro affermativa. Le
trasformazioni del tessuto anagrafico modificano le usanze dei
soggetti nei confronti dell’utilizzo dei mezzi di comunicazione
di massa.
L’industria culturale italiana è stata caratterizzata, nel corso
degli anni, da differenti elementi che hanno condizionato
fortemente l’andamento del suo sviluppo come, ad esempio,
una scarsa capacità propulsiva degli apparati, che avevano la
caratteristica di essere frammentati al loro interno.
La cultura non è mai stata vista come un settore che potesse
essere proficuo economicamente, inoltre a questo si affianca la
lentezza del processo di ammodernamento delle tecnologie ma,
soprattutto, l’intervento della politica in tale settore, che non è
mai stato corretto ed equilibrato, proprio a causa di una visione
arcaica della
funzione dei media entro la dinamica di rapporti tra
potere, comunicazione e società
9
Mary Douglas e Baron Isherwood affermano che il livello di
povertà di un paese si misura anche attraverso il
coinvolgimento sociale e l’accesso alle informazioni, in Italia
questa situazione di “povertà” cambia nel secondo dopoguerra
9
M. Morcellini (a cura di), Il mediaevo italiano. Industria culturale, TV e
tecnologie tra XX e XXI secolo, Carocci Editore, Roma, 2005
9
alla fine del Novecento, quando l’interesse per i consumi
culturali cambia quantitativamente e qualitativamente, dato che
aumenta la quota di reddito che è destinata alla cultura e allo
spettacolo.
Qui, lo spettatore inizia a trovarsi immerso da una marea di
contenuti in cui ha soltanto l’imbarazzo nell’effettuare una
scelta coerente con i suoi gusti.
1.4 La televisione come medium privilegiato
La televisione è da sempre stata oggetto di discussione sia da
parte degli studiosi di comunicazione sia dagli stessi fruitori.
Amata ma allo stesso tempo anche odiata, strumento della
cultura di massa, è vista come la causa dell’ammasso dei
cervelli ma, allo stesso tempo, offre anche delle chiavi di
lettura che vengono utilizzate dal pubblico, il quale le adegua
alle proprie esperienze quotidiane.
Eppure, nonostante le numerose critiche, la televisione è il
medium per eccellenza in tutti i Paesi europei, sebbene la
massiccia diffusione del cellulare, dei libri, dei quotidiani e di
Internet, il 90% degli europei la scelgono in assoluto come
mezzo preferito.
L’85,6% degli italiani guarda la televisione tradizionale almeno
tre volte la settimana e a questo dato, oggi, con i numerosi
sviluppi che si stanno profilando all’orizzonte, si aggiunge un
10
20,6% di pubblico rivolto alla tv satellitare e il 7,7% infine al
digitale terrestre.
La piramide dei consumi mediali del 2009 mostra quanto
segue:
(Fonte: nostra rielaborazione dati Censis 2009)
Invece,estendendo l’analisi all’Europa, nello specifico alla
Spagna, Francia, Germania e Gran Bretagana, emerge che la
televisione in generale, a prescindere dalle proprie
caratterictiche, in Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna è il
medium che ha maggior peso per il pubblico