SOMMARIO II
I dati dell’attività biologica insieme ai risultati suldicroismo circolare ed ai
dati della dinamica molecolare, hanno mostrato che 6 su 8 residui
amminoacidici del loop L7 contribuiscono significativamente all’ attività totale.
Impiegando simulazioni di dinamica molecolare è stato dimostrato che
modifiche di L7, che portano all’incremento della rigidità del loop e ad una
tendenza maggiore a formare strutture elicoidali, riducono l’attività del peptide
in esame.
Questo lavoro di tesi ha portato ad una maggiore conoscenza a livello
molecolare della porina P2 ed ha fornito importanti informazioni sul
meccanismo d’attivazione della trasduzione del segnale che porta alla
produzione dei fattori dell’infiammazione TNF-a e IL-6. I risultati ottenuti
indicano chiaramente che tutti i residui analizzati sono coinvolti nell’attivazione
della via MAPK e nella produzione di TNF-a ed IL-6 e potrebbero essere
utilizzati per la progettazione di nuovi peptidi o peptidomimetici che presentino
maggiore attività o risultino utili per lo sviluppo di nuove terapie.
Capitolo 1
Introduzione
1.1 LA PARETE CELLULARE DEI BATTERI GRAM-NEGATIVI
La parete cellulare dei batteri Gram-negativi è una struttura
pluristratificata piuttosto complessa (Fig. 1). Essa è costituita da: uno strato
rigido e sottile (2-3mm) di peptidoglicani che conferisce la forma alla cellula
batterica e ne impedisce la lisi osmotica; uno spazio periplasmatico ricco di
proteine1; una membrana esterna.
Fig. 1: Struttura della parete cellulare dei batteri Gram-negativi
La membrana esterna è costituita da un doppio strato fosfolipidico
(bilayer) contenente: lipidi, lipopolisaccaridi (LPS), porine e lipoproteine. La
funzione più importante della membrana esterna dei batteri Gram-negativi è
quella di costituire un filtro molecolare che permetta la diffusione soltanto di
piccole molecole idrofiliche (ioni, metaboliti); impedendo la penetrazione nella
cellula di sostanze tossiche come lisozima e antibiotici idrofobici (attinomicina,
benzilpenicillina, vancomicina, etc.).
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Enzimi idrolitici, che degradano grosse molecole per favorire il loro trasporto attraverso la membrana citoplasmatica,
ed enzimi detossificanti, in grado di inattivare alcuni farmaci antibatterici.
Capitolo 1: Introduzione 2
Essendo la membrana esterna la struttura più superficiale della cellula
batterica, essa è strettamente coinvolta nell’interazione batterio patogeno-ospite
ed i suoi costituenti svolgono un ruolo critico nella patogenesi dell’infezione
batterica.
Le lipoproteine ancorano la membrana esterna al peptidoglicano
sottostante, che è una massa spongiforme costituita da un polimero con legami
crociati. Il polimero è formato da catene poli-aminoglucosidiche incrociate con
catene polipeptidiche (Fig.2).
Fig. 2: Struttura del peptidoglicano
Le unità di base del peptidoglicano vengono costruite all’interno del
citosol e mano a mano che vengono assemblate in strutture più complesse, esse
vengono estruse fuori dal citoplasma. Le fasi finali dell’assemblamento
Capitolo 1: Introduzione 3
avvengono al di fuori della membrana citoplasmatica. Il peptidoglicano
costituisce un target farmacologico molto importante, perché la maggior parte
degli enzimi coinvolti nella costruzione della parete cellulare non trova il
corrispettivo con enzimi delle cellule dei mammiferi, per questo motivo essi
sono il bersaglio di potenti antibatterici senza alcuna tossicità per l’ospite.
Il lipopolisaccaride (LPS), che è il responsabile della tossicità
dell’involucro esterno dei batteri gram-negativi, è costituito da tre regioni ben
distinte: una porzione lipidica inserita nel foglietto esterno della membrana, una
porzione centrale oligosaccaridica e una porzione polisaccaridica, legate tra loro
covalentemente (Fig.3).
Fig. 3: Struttura del lipopolisaccaride
La porzione lipidica, detta lipide A, è costituita da un dimero di
glucosammina (b-1,6–D–glucosammina) fosforilata, al quale sono legate catene
di acidi grassi saturi il cui scheletro raggiunge una lunghezza di 12-16 atomi di
carbonio. Il lipide A è il solo responsabile dell’attività endotossica associata
all’LPS ed è direttamente coinvolto nella genesi della sintomatologia di molte
malattie infettive, rendendosi, in particolare, responsabile dell’attività pirogena
dell’LPS (1-10).
Capitolo 1: Introduzione 4
La porzione centrale, detta porzione comune o core, è una corta catena di
zuccheri, caratterizzata dalla presenza costante di due zuccheri peculiari, l’acido
chetodeossioctonoico o KDO e un eptoso, rappresentato in genere da L–glicero–
D–mannoeptoso.
La porzione polisaccaridica, detta antigene somatico o antigene O, è
costituita da unità tri, tetra o penta–saccaridiche ripetute da 20 a 50 volte, le
quali formano una catena idrofilica che si estende al di sopra della membrana
esterna. L’antigene O, dotato di spiccate proprietà antigeniche, differisce da una
specie batterica all’altra nel tipo e nella sequenza degli zuccheri che lo
costituiscono.
Il lipopolisaccaride induce la produzione di citochine, come il TNF-a, e di
interleuchine, come IL-1, IL-6 e IL-8, e inoltre l’attivazione del complemento
attraverso la via alternativa (1-5, 10).
Le proteine costituiscono circa la metà della massa della membrana esterna
dei batteri Gram-negativi e sono localizzate sia sulla superficie che all’intero
della membrana, svolgendo molteplici funzioni.
Alcune delle proteine più importanti della membrana esterna dei batteri
Gram-negativi sono:
Le adesine che consentono al batterio di aderire intimamente alla
superficie della cellula ospite per colonizzarla;
Le invasine che consentono al batterio di invadere la cellula ospite;
Le proteine che svolgono ruoli strutturali (OmpA), poiché la loro
assenza determina fragilità;
Le porine, che formano attraverso la membrana dei canali per la
diffusione passiva di piccole molecole idrofiliche, come glucosio,
amminoacidi e ioni.
Capitolo 1: Introduzione 5
1.2 LE PORINE
Le porine rappresentano più del 50% delle proteine totali della membrana
esterna dei batteri Gram-negativi. Sono così chiamate poiché, associate in
trimeri, formano nella membrana esterna dei pori attraverso i quali si ha la
diffusione di alcune sostanze come metaboliti e ioni. Esse rappresentano un
filtro alla penetrazione delle molecole all’interno della cellula. Consentono il
passaggio di molecole con peso molecolare fino a circa 1400 Dalton. Ceppi
mutanti difettivi nelle porine crescono più lentamente rispetto ai ceppi normali
in conseguenza della ridotta penetrazione di nutrienti quali amminoacidi,
zuccheri, etc.
Le porine si dividono in specifiche e non specifiche. Le porine non
specifiche formano dei canali idrofili che consentono la diffusione passiva di
piccoli metaboliti. Queste, pur non essendo specifiche per alcuna molecola,
possono essere selettive nei confronti di cationi o anioni. Le porine specifiche,
invece, contengono siti di legame selettivi per alcuni substrati di cui consentono
una più rapida ed efficiente diffusione. Molte tra queste sono inducibili e le
quantità prodotte dipendono dalle condizioni di crescita.
1.2.1 Struttura delle porine
Importanti progressi nello studio delle porine si sono avuti in seguito alla
risoluzione delle strutture cristallografiche di alcune proteine appartenenti a
questa classe (11-16). L’analisi cristallografica ha rilevato che tutte le porine,
nonostante la loro struttura primaria vari in modo sorprendente, (le porine dei
batteri Gram-negativi hanno massimo il 30% d’identità di sequenza) presentano
dei motivi strutturali comuni. Le porine esistono come omotrimeri in cui le tre
subunità sono intimamente associate. Ciascuna subunità contiene 250-450
residui amminoacidici e forma, quasi interamente, una struttura b-antiparallela.
Ogni monomero è costituito da 16 filamenti b-anfipatici nelle porine
aspecifiche e 18 in quelle specifiche ed ogni filamento b-anfipatico è costituito
da 7-14 residui amminoacidici. Dal lato del periplasma i filamenti b sono
Capitolo 1: Introduzione 6
connessi da 8 loop (L1-L8) di lunghezza variabile nelle porine aspecifiche e 9
nelle specifiche mentre dal lato del citoplasma i filamenti b sono collegati da 7
brevi turn (T1-T7) nelle porine aspecifiche e da 8 nelle specifiche. La struttura
b attraversa per intero la membrana e la sua sezione trasversale mostra, come
indicato in Fig. 4, che uno dei loop (L3) è ripiegato all’interno del poro
restringendo il canale e determinandone le dimensioni e di conseguenza la
selettività molecolare (17).
Capitolo 1: Introduzione 7
Fig. 4: Struttura del monomero della porina Phoe di Escherichia coli: A) Proiezione sul piano
orizzontale del b-barrel; B) Sezione trasversale. I b-strand sono indicati in azzurro, i loop e i
turn in verde, e l’elica in rosso.
Le dimensioni del canale e la natura dei residui amminoacidici localizzati
al suo interno determinano le proprietà fisiologiche e di conduttività del poro. Il
campo elettrostatico interno al canale fornisce le proprietà di filtro per gli ioni e
può contribuire al fenomeno di chiusura del poro voltaggio dipendente.
Una serie di lavori sperimentali in cui i vari loop sono stati accorciati
singolarmente oppure simultaneamente hanno dimostrato che essi non svolgono
alcun ruolo strutturale, in altre parole non sono in grado di determinare la
topologia della catena polipeptidica all’interno della membrana, come avviene
per le proteine di membrana citoplasmatiche in cui, questa, è fortemente
influenzata dalla distribuzione di carica delle regioni extramembrana. In
particolare, è stato dimostrato che una porina privata di tutti i loop
extramembrana conserva ancora la potenzialità di generare una struttura simile a
quella della proteina nativa. Questi risultati escludono ogni possibilità che
qualche informazione topologica sia contenuta nei loop.
L’analisi delle strutture cristallografiche delle porine evidenzia che la
maggior parte dei residui aromatici (Phe, Tyr, Trp) punta verso l’esterno della
struttura b ed interagisce strettamente con i fosfolipidi di membrana (18),
probabilmente per ancorare la proteina alla membrana.
Le porine oligomerizzano dando luogo a trimeri (Fig. 5), tuttavia la
funzione dell’oligomerizzazione non è ben nota.