8
l’interdipendenza ed in cui prevale il processo dell’integrazione, è adatta ad ambienti
dinamici e complessi e la struttura a matrice, caratterizzata da un accentuato
processo di differenziazione funzionale e da un’integrazione gerarchica tra gli
specialisti, più adatta ad organizzazioni inserite in ambienti flessibili.
1.1.1 – Lo studio delle Organizzazioni
Lo studio delle organizzazioni e del lavoro3, è stato caratterizzato dalla
contrapposizione di orientamenti che hanno dato rilievo agli aspetti oggettivi, formali
e razionali della vita lavorativa e di indirizzi che hanno privilegiato gli aspetti
soggettivi, informali ed apparentemente irrazionali.
Nell’orientamento razionale gli studiosi si riferiscono ad un modello di organizzazione
di tipo formale che fa ricorso all’analogia meccanicistica, biologica e cibernetica la
quale enfatizza il raggiungimento di scopi espliciti attraverso la specializzazione dei
compiti, si avvale di regole impersonali e attua la legittimazione normativo-razionale
dell’autorità, l’efficienza e l’oggettività. Questo tipo di organizzazione è strutturata
secondo il principio mezzi-fini (goal view) in cui viene definito l’obiettivo allocando le
risorse disponibili secondo uno schema razionale. La formalizzazione della struttura
sociale dell’organizzazione contribuisce alla razionalità del comportamento in quanto
lo rende prevedibile e rende espliciti la struttura dei rapporti di ruolo e gerarchici, la
ripartizione delle responsabilità, lo scambio delle informazioni, la collocazione delle
risorse e rende indipendente il funzionamento dell’organizzazione dai sentimenti e
dai legami affettivi dei componenti.
Gli studiosi del secondo orientamento, cosiddetto naturale, considerano il
comportamento dell’organizzazione dotato sia di qualità razionali, che si riferiscono
agli spetti formali della struttura sociale, sia di dimensioni non razionali attribuibili
alla individualità degli operatori, alla dinamica delle relazioni, alla relazione
dell’organizzazione con l’ambiente ed al funzionamento dell’organizzazione stessa. Il
tessuto organizzativo è retto dalle qualità personali dei componenti, dai loro interessi
e dalle interazioni che hanno luogo nei processi decisionali. Viene sostenuta non una
concezione economico-amministrativa ma socio-psicologica in quanto i soggetti sono
persone dotate di idee, aspettative, sentimenti, valori, interessi, abilità coinvolte
nelle dinamiche di gruppo e nelle relazioni interpersonali e intergruppali. Questo tipo
di organizzazione è strutturata in relazione al principio dell’apprendimento (process
3
Pedon A., op. cit., pp. 134-137.
9
view) secondo il quale l’organizzazione non parte da un obiettivo specifico ma da uno
stato futuro atteso in base al quale orienta la sua azione. Sono le organizzazioni
divisionali, e ancor più quelle a matrice, che favoriscono i processi di apprendimento
perché sono più orientate al risultato che alle procedure e sono in grado di
conformarsi alle realtà specifiche e contingenti4.
1.1.2 – La prospettiva culturale
Nell’analisi della realtà lavorativa il passaggio degli studi organizzativi dalla
prospettiva razionale a quella naturale, è dovuto all’adozione del concetto di cultura.
Il termine cultura, intesa come insieme di idee, credenze, consuetudini, stili di vita,
linguaggi e conoscenze che accomunano gruppi di individui, viene utilizzata per
spiegare le omogeneità e i tratti comuni a ciascun gruppo e le differenze degli stessi
con altri gruppi presenti nella società5. La cultura organizzativa6, secondo E.H.
Schein, “è l’insieme di assunti fondamentali che un dato gruppo ha inventato,
scoperto o sviluppato imparando ad affrontare i suoi problemi di adattamento
esterno e di integrazione interna e che hanno funzionato abbastanza bene da poter
essere considerati validi e perciò tali da essere insegnati ai suoi membri come il
modo corretto di percepire, pensare e sentire in relazione a quei problemi”. Le
ipotesi di base dell’autore prendono la forma di rappresentazioni mentali e sociali, di
valori, di norme e di riti che sottendono le relazioni degli individui nelle
organizzazioni. Ogni gruppo che interagisce per un lungo periodo di tempo durante il
quale dovrà risolvere problemi, svilupperà una propria subcultura più o meno
coerente con la cultura dell’organizzazione, le cui dimensioni sono un sistema
condiviso di assegnazione di significato alla realtà, un insieme di regole e un campo
di fattibilità riferito al “come si fanno le cose” 7.
L’approccio culturale-simbolista considera l’organizzazione come una realtà costruita
socialmente attraverso un processo di creazione e mantenimento di significati, un
processo consensuale di attribuzione di senso alla realtà organizzativa e al suo
ambiente esterno, agito all’interno dalle relazioni interpersonali. Pertanto la cultura
4
Ferrante M., op. cit., pp. 48-65, 242-244.
5
Le dimensioni della cultura sono i simboli, stimoli che danno una prima idea di quale sia il modo
corretto di comportarsi, i valori, quali razionalizzazioni e motivazioni del comportamento e gli assunti
che sono risposte apprese che inizialmente rappresentavano un valore.
6
Pedon A., op. cit., p.66.
7
Ferrante M., op. cit., pp. 103-104, 116-117.
10
organizzativa è un sistema collettivo di comprensione della realtà lavorativa utilizzato
dai componenti per interpretare e valutare il proprio e altrui comportamento.
1.1.3 – Il contributo della Psicologia del Lavoro
La psicologia delle organizzazioni si occupa dell'analisi psicologica del
comportamento di individui e gruppi in relazione al funzionamento delle
organizzazioni. Analizza i sistemi di interdipendenza tra individui ed organizzazione
che portano al raggiungimento di uno scopo comune e le relazioni che possono
portare miglioramenti all'interno del gruppo.
La psicologia del lavoro, invece, studia i comportamenti delle persone nel contesto
lavorativo e nello svolgimento della loro attività professionale in rapporto alle
relazioni interpersonali, ai compiti da svolgere, alle regole e al funzionamento
dell'organizzazione. Applica all'ambiente di lavoro i modelli e le teorie della
psicologia, cercando di favorire sia il massimo benessere per le persone che
lavorano, sia il massimo vantaggio per l'organizzazione per cui lavorano e si prefigge
di migliorare le condizioni psicologiche, la motivazione ed i rapporti interpersonali,
con l'azienda e con l'ambiente di lavoro in genere.
Tra le aree storiche della Psicologia del lavoro si annoverano gli studi sulla sicurezza
e gli infortuni sul lavoro e l’ergonomia.
L’interesse sulla sicurezza e gli infortuni sul lavoro, all’inizio, riguardava quasi
esclusivamente lo strumento o il materiale usato nell’attività lavorativa. Le nuove
macchine, infatti, creavano grande preoccupazione perché erano ancora senza
protezioni di sicurezza, e ad esse furono attribuiti gli incidenti.
Ben presto però ci si rese conto che tutti gli infortuni non si potevano spiegare solo
dal punto di vista tecnico, avendo rilevanza nel rapporto uomo-macchina anche i
fattori umani. Per questo motivo le ricerche, in seguito, si indirizzarono o al fattore
umano di tipo fisiologico o a variabili di tipo psicologico; ma ambedue fallirono per
mancanza di prove sperimentali e perchè non tenevano conto del contesto nel quale
avveniva l’incidente. Tali ricerche ebbero comunque il merito di contribuire a
sviluppare lo studio della prevenzione e a far introdurre corsi di formazione e
informazione per i lavoratori.
Il termine ergonomia, coniato dal naturalista polacco W. Jastrzebowki nel 1857 ma
attribuito allo psicologo gallese K.F.H. Murrel nel 1949, indica la disciplina che studia
i problemi relativi al lavoro umano in rapporto alla progettazione delle macchine e
11
degli ambienti di lavoro. Si tratta di una scienza interdisciplinare che regola la
progettazione di prodotti, ambienti e servizi rispondenti alle necessità degli utenti,
migliorando la sicurezza, la salute, il comfort, il benessere e la prestazione8.
L’ergonomia si è sempre contrapposta all’organizzazione scientifica del lavoro
(taylorismo) affermando che non è l’uomo che deve adattarsi al lavoro, ma è il
lavoro che deve essere organizzato in modo da rispettare le esigenze ed i bisogni
dell’uomo.
L’obiettivo dell’approccio ergonomico è di studiare il lavoro, le sue trasformazioni e le
modalità di funzionamento del lavoratore e di ottenere soluzioni tecniche in grado di
rendere meno costrittiva l’attività lavorativa.
1.2 – IL BENESSERE ORGANIZZATIVO
Nonostante l’attenzione al tema del benessere organizzativo sia relativamente
recente, già Dovstojeskji riteneva che: “Se vuoi trasformare un uomo in una nullità,
non devi far altro che ritenere inutile il suo lavoro”. Questa massima ruota attorno al
significato che il lavoro assume nella vita delle persone quale mezzo di espressione
delle proprie capacità, conoscenze e potenzialità, incidendo sull’identità personale in
termini di ruolo, autostima e prestigio sociale. L’organizzazione viene vissuta
dall’individuo come un’entità psicologica; la quantità e la qualità del lavoro sono in
relazione, infatti, con l’immagine che egli si fa dell’organizzazione stessa. Essendo
l’organizzazione un fatto sociale che si costruisce attraverso le interazioni
interpersonali, l'allestimento dei contesti di lavoro, l'adozione di pratiche normative,
procedurali e comportamentali e la preferenza per determinati stili di convivenza
possono contribuire a creare benessere o malessere e ad influire sullo stato di
"salute" del sistema.
I nuovi modelli integrati del lavoro, in particolare l’organizzazione del lavoro sempre
più orientata sulla ricerca della qualità, hanno prodotto profonde modificazioni nelle
attività lavorative. Più in generale dal punto di vista della fisiologia del lavoro si sta
passando progressivamente da attività a carattere prevalentemente motorio ad
attività prevalentemente di tipo cognitivo. L’interesse si sta focalizzando sulle
8
Già nel 1929 E. Bonaventura affermava che la psicofisiologia del lavoro costituisce la base storica e
scientifica di ogni psicotecnica e che intorno ad essa si possono organizzare i contributi della sociologia,
dell’economia, della politica, della pedagogia, della medicina e della biochimica.