Privatizzazione della famiglia. Problemi filosofici.
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I. LA FAMIGLIA NELL’ETA’ CLASSICA E
MEDIEVALE
1. LA FAMIGLIA NELLA GRECIA ANTICA.
L’antica vita greca si può desumere dai canti omerici: in essi si ha molto riguardo alla
robustezza delle membra e dell’animo, considerate come virtù. In una società dove molta
considerazione era data alla forza fisica le donne, i fanciulli e gli anziani non avevano molti
diritti, poiché non avevano forza sufficiente per farli valere. Conseguenza di ciò fu che la
società greca poco si occupò della famiglia in quanto tale, ponendo la propria attenzione
soprattutto al perfezionamento della città e del cittadino e ciò era evidente nella storia di
Atene e di Sparta
1
.
Per poter trattare del rapporto intercorrente tra la città e la famiglia greca è necessario
tracciare in linee generali il profilo dell'organizzazione interna della polis. Essa era una
comunità statale che aveva piena sovranità all'interno e piena indipendenza all'esterno
2
, ma in
realtà tale sovranità era più una tendenza che una vera acquisizione; infatti, tra l'individuo e la
polis si sostanziavano gruppi minori che godevano di ampia autonomia operando perlopiù
senza ingerenze da parte dello Stato
3
. Tali gruppi, che venivano classificati in tribù, demi,
fratrie e gentes
4
, coesistevano con la città e con i suoi organismi istituzionali
5
, ma l'ingerenza
della polis su di essi era minima, poiché la loro organizzazione era regolata da norme interne
6
.
Queste entità sociali erano il ponte che collegava l'individuo allo stato: il cittadino era tale, e
poteva esercitare i diritti politici e civili relativi al suo status in quanto membro di una tribù, e
tale appartenenza doveva essere esclusiva (non si poteva appartenere a due tribù diverse
1
A. Taddei “ Storia, legislazione e filosofia del diritto di famiglia” p. 143 pp. 322 e ss. Ed Perino, Harvard
University 1885, digitalizzato nel 2007.
2
M. Sordi “La storia politica del mondo greco” p. 51. Vita e pensiero, Milano 1993.
3
L.Gernet, a cura di A. Taddei “Diritto e civiltà in Grecia antica” premessa XI. Premessa a cura di R. Di
Donato.
La nuova Italia, Milano 2000.
4
F. Hengels “L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato" p. 127. Editori riuniti, 1963.
5
L.Gernet, a cura di A. Taddei “Diritto e civiltà in Grecia antica” premessa XI. Premessa a cura di R. Di
Donato.
La nuova Italia, Milano 2000.
6
Novissimo digesto italiano Vol. VII p. 36. Diretto da A. Azara e E. Eula, unione tipografica. Editoria torinese,
Torino 1961.
6
contemporaneamente.)
7
. Ancor prima di esser parte di una tribù, si apparteneva ad una fratria,
in quanto la prima altro non era che l’unione di più fratrie imparentate fra loro
8
. A sua volta la
fratria legava insieme più gentes, tanto che Engels la definisce come una gens madre, che
divisa in tante gentes figlie le unificava, facendole discendere da un unico capostipite
9
.Oltre
ad essere una parte integrante dell’organizzazione della polis, la fratria ci viene presentata
nell’Iliade di Omero anche come un’unità militare, nel passo dove Nestore suggerisce ad
Agamennone “Ordina gli uomini in tribù ed in fratria: che la fratria stia accanto alla fratria e
la tribù alla tribù” (versi 362-363).
La fratria in quanto organismo autonomo svolgeva un’attività indipendente e parallela alla
polis: aveva sue magistrature e sue leggi (le quali potevano essere anche diverse da fratria a
fratria), ma soprattutto si occupava di quei rapporti privati e religiosi che la polis sembrava
quasi ignorare e tra i quali, in particolar modo, rientravo i rapporti familiari
10
. Le uniche
interferenze da parte della polis erano volte al solo fine di limitare l’attività delle fratrie, ma
non si assisteva a prescrizioni positive inerenti ai modi ed alle forme del suo funzionamento
interno, né tanto meno poteva abolirle; solo in determinate circostanze la città poteva
intervenire con i suoi tribunali per risolvere le controversie che sorgevano tra i frateri, ma
solamente quando ciò era richiesto da uno dei membri del gruppo
11
.
La fratria aveva in comune con la famiglia l’origine remota, il carattere non sacrale, ed
entrambi non rientravano nei quadri della polis, rimanendo comunque a contatto con essa,
subordinate al suo potere, ma non confuse nel suo organismo statale
12
. La fratria, inoltre
aveva il compito di vigilare direttamente sui rapporti familiari sancendone la legittimità; di
conseguenza il capo-famiglia aveva l’obbligo di comunicare ai frateri tutti i cambiamenti che
avvenivano all’interno del nucleo familiare (nascite, morti, matrimoni.)
13
. È necessario
puntualizzare che tra la famiglia e la fratria esisteva una differenza fondamentale: la prima
non era un’unità organizzativa. Partendo dal presupposto che la gens rientrava per intero nella
fratria, e questa a sua volta nella tribù, si può facilmente concludere che la famiglia era l’unità
minima della gens, ma questa è una conclusione del tutto sbagliata, in quanto la famiglia, in
7
U.E. Paoli "Studi di diritto attico" pp. 204 e ss. R. Bemporad & figlio, Firenze
8
F. Engels “ L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato" p. 132. Editori riuniti, 1963.
9
Ibidem pp. 127 ess.
10
U.E. Paoli "Studi di diritto attico" p. 217. R. Bemporad & figlio, Firenze
11
Ibidem.
12
Ibidem.
13
A. Biscardi “Diritto greco antico” p. 81, Giuffrè editore, Varese 1982.
7
realtà, era l’incontro di due gentes diverse quella del marito e quella della moglie, dunque è
errato pensare alla gens come all’unione di più famiglie
14
.
In Grecia, in assenza di un termine che indicava la famiglia composta da genitori e figli, si
affermava che questi appartenevano alla casa, cioè all’oikos
15
; così si finì per indicare la
famiglia con i termini οι