1
INTRODUZIONE
Capoluogo della provincia sud orientale del Guangdong
1
, Canton
2
ha sempre
attirato opportunisti: dai commercianti arabi durante la dinastia Tang, ai mercanti
Occidentali del XVI secolo, ai cinesi di Hong Kong in tempi recenti,tutti giunti in città per
far soldi. Porto internazionale di fama eccelsa per 2000 anni, Canton divenne una sorta di
Mecca per ogni tipo di avventurieri. Nel XIV secolo, con una popolazione di 150.000
abitanti quasi equiparabile a quella di Pechino, fu fatta capitale della provincia del
Guangdong e importante centro governativo. Nel 1759, quando l’imperatore Qianlong
decise di confinare il commercio con l’Occidente alla sola città di Canton, essa prosperò
rapidamente, e all’inizio del XIX secolo divenne la più grande del Sud della Cina, la
seconda dopo Pechino, nonché il porto più importante del Paese, con una popolazione di
quasi un milione di unità.
Così come era avvenuto ai mercanti Arabi, anche gli Occidentali, o Diavoli stranieri, come
erano denominati in senso dispregiativo all’epoca, erano tollerati ma tenuti a distanza,
all’esterno delle mura di Canton, le loro vite e le loro attività commerciali confinate
all’interno della zona delle factories
3
, lungo il corso del Fiume delle Perle.Le navi straniere
vi approdavano cariche di Oppio, l’unica merce accettata e richiesta dai cinesi, in cambio
di tè, seta e porcellane. Da Canton si diffusero nel vecchio continente articoli di avorio, o
madreperla, legno di sandalo, che contribuirono a far accrescere l’apprezzamento e la
domanda per gli articoli di gusto orientaleggiante. Anche in seguito al declino del
commercio alla fine del XIX secolo
4
, Canton continuò ad attirare viaggiatori curiosi di
ammirare coi propri occhi questa favolosa città, finestra sulla Cina per il mondo
occidentale. I loro diari e lettere trasudano di descrizioni affascinanti e particolari, che
1
In cinese 广东,lett. “Vasto Est”.
2
Secondo la tradizione la città fu fondata nel 214 a.C. con il nome di Panyu, 番 禺, (localmente pronunciato poon yu);
annessa successivamente al Regno vietnamita Nan Yue 南 越, di cui fu capitale dal 206 a.C. Entrò a far parte del Regno
Han (202 a.C.-220 d.C.) nel 111 a.C., divenendo capitale provinciale. Dal 206 d.C. la città divenne sede della Prefettura
di Guang, in cinese Guangzhou 廣州.,nome che lentamente arrivò a sostituire quello originario di Panyu (tuttora solo
zona periferica della città). Il termine con cui è conosciuta tra gli occidentali, Canton, appunto, deriva dalla pronuncia
portoghese Cantão.
3
Cfr : CAPITOLO 2.
4
Cfr: CAPITOLO 1
2
hanno aiutato a formare la conoscenza della Cina in Occidente, in un periodo in cui questo
enorme e complesso Paese stava appena iniziando a dischiudere le proprie porte al
mondo.
I primi resoconti relativi al capoluogo del Guangdong sono Portoghesi, primi fra gli
europei a raggiungere la città nel 1517. Seguirono altri esploratori come il commissario
Peter Mundy, che giunse nel 1637 a bordo della prima nave inglese che tentò di avviare
trattative commerciali con la Cina. Poco dopo arrivò la prima ambasciata della Compagnia
delle Indie Orientali Olandese, accompagnata da Jan Nieuhof, cronista ufficiale e
disegnatore della missione. Il libro pubblicato da Nieuhof nel 1669 conteneva i disegni
delle più antiche vedute di Canton e della Cina conosciute in Occidente. Oltre un secolo
dopo, Lord Macartney condusse un’ambasciata per conto del sovrano inglese Giorgio III,
verso l’Imperatore Qianlong, con la speranza di convincerlo ad aprire al commercio un
maggior numero di porti. Tale viaggio, incluse le tappe a Canton e Macao, fu
rigorosamente documentato in diari e disegni, per quanto riduttivi e basati su osservazioni
approssimative su un Paese così poco conosciuto.
Dal 1830 in poi si possono trovare dei documenti più particolareggiati ed accurati circa le
abitudini di vita a Canton soprattutto ad opera dei missionari Protestanti, che si
stabilirono numerosi in città. I loro articoli e reportage iniziarono a circolare all’interno
della comunità straniera grazie soprattutto alle nuove pubblicazioni Occidentali. La prima
opera in inglese sulla Cina fu del sovrintendente al commercio inglese in Cina, John
Francis Davis, che risedette a Canton per oltre vent’anni. Davis comprendeva il cinese e i
cinesi e attraverso la sua opera, The Chinese: a Description of China and its Inhabitants,
pubblicato nel 1836, dischiuse il favoloso mondo della Cina all’Occidente. Questo filone
letterario fu presto arricchito dalle pubblicazioni degli Americani Oswald Tiffany e
William Hunter, ma un discreto apporto fu dato anche da alcuni dei soldati coinvolti nelle
due Guerre dell’Oppio
5
e da rappresentanti consolari che si fermarono in Cina, per quanto
evidenti siano i prestiti provenienti dalle prime opere. Di un certo rilievo sono anche i
resoconti del Reverendo John Gray e del dottor John Glasgow Kerr
6
, relativi proprio alla
città di Canton, ad opera di due personalità che non solo si fermarono a lungo in città, ma
5
Cfr: CAPITOLO 1.
6
Reverendo J. Gray, Walks in the city of Canton ; J.G. Kerr, The Canton Directory; per ulteriori approfondimenti cfr:
CAPITOLO II par. 2.2.
3
ebbero modo anche di apprendere la lingua cinese e entrare in contatto in modo profondo
con i costumi locali. Le immagini tratte dalla vita di tutti i giorni ci vengono
principalmente dal fotografo Scozzese John Thomson (1837 – 1921), che visitò la città tra il
1868 e il 1870 e dal cinese Afong Lai (1837/41-1890), grazie ai quali sono stati immortalati
dei tratti caratteristici di una città che ha conosciuto nell’ultimo secolo una
modernizzazione velocissima, sul modello dell’intera Repubblica Popolare Cinese.
Punto strategico tra la ex colonia britannica di Hong Kong e quella portoghese di Macao,
Canton ospitò nel suo porto le delegazioni di mercanti stranieri durante il periodo estivo,
unico durante il quale erano permesse le attività commerciali, al termine del quale gli
stranieri erano costretti a ridiscendere il Fiume delle Perle e stabilirsi nel piccolo angolo
d’Europa in Asia, Macao, appunto.
7
Tale organizzazione giunse al termine nel 1839
quando, esaurite sia a livello fisico che a livello finanziario, le autorità cinesi bandirono
l’importazione di oppio, ponendo fine anche alle esportazioni di seta e tè. A questo divieto
i Britannici reagirono con l’invio di truppe a Canton, dando così il via alla Prima Guerra
dell’Oppio che terminò con la cessione della penisola di Hong Kong agli Inglesi, facendo
perdere il ruolo strategico che era stato fino ad allora di Macao. Gli anni Sessanta
dell’Ottocento segnano un vero e proprio spartiacque nella storia della Cina; la ratifica dei
Trattati che conclusero le due Guerre dell’Oppio
8
, e l’apertura all’Occidente di aree sempre
più vaste del Paese, a partire proprio dal porto di Canton, misero la Cina nella condizione
di non poter più reggersi solo sul sistema autarchico che l’ aveva caratterizzata nei secoli
precedenti né sulla “politica degli stati tributari” tenuta con i Paesi circostanti, e
operarono un radicale cambiamento politico e sociale in un sistema che esisteva da
millenni.
La scelta di esaminare le presenze straniere, in particolare quelle italiane nella città di
Canton, è stata dettata proprio dal ruolo fondamentale che la città ha avuto non solo negli
eventi bellici, ma anche come punto di contatto tra il mondo Occidentale e quello cinese.
Da questa porta hanno avuto accesso i missionari gesuiti e protestanti che tanto apporto
fornirono alla sinologia italiana ed europea, gli studiosi al seguito delle navi da commercio
che hanno regalato le prime immagini in Occidente di un mondo fino ad allora chiuso in
7
Cfr: CAPITOLO 2.
8
Cfr: CAPITOLO 1.
4
se stesso, oltre appunto a commercianti ed avventurieri che contribuirono nel bene o nel
male alla nascita di trattati commerciali e diplomatici con le altre potenze.
La presenza italiana nel XIX secolo, some si evincerà dal presente lavoro, non fu
minimamente paragonabile a quella di Paesi come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti o la
Francia. Il Regno d’Italia infatti seguì un cammino individuale nei rapporti con l’Impero
Qing, sicuramente rallentato dalle guerre e dall’unificazione nazionale arrivata solo nel
1861, ma dimostrò quanto meno l’intenzione di non restare indietro rispetto alle altre
potenze ed un lungimirante interesse di certi ambienti politici nei confronti di un’area
ancora oggi di fondamentale importanza, anche se alquanto tardivi. I primi passi che
l’Italia mosse ufficialmente in Cina portarono certamente ad una serie di controverse
situazioni che videro protagonisti nostri concittadini presenti a Canton
9
negli anni
precedenti e successivi le due Guerre dell’Oppio, ma presentano anche un interessante
quadro di analisi; le complicate reti di relazioni internazionali e di incidenti diplomatici e
culturali rappresentano infatti l’evoluzione di due Paesi, l’Italia e la Cina appunto,
coinvolti nello stesso periodo in un processo inarrestabile di cambiamenti politici e sociali
al termine dei quali non saranno più gli stessi.
9
Cfr: CAPITOLO 4.
5
CAPITOLO 1
LA CINA VERSO LE GUERRE DELL’OPPIO
1.1 ANALISI DEL CONTESTO STORICO - POLITICO NELLA CITTA’ DI
CANTON E SUA CENTRALITA’ NELLA CRISI CHE PORTO’ AGLI
EVENTI BELLICI.
L’oppio era conosciuto e usato in Cina come medicinale fin dalla dinastia Tang (618
– 907). Le principali coltivazioni di papavero si trovavano nella provincia sud-occidentale
del Sichuan, ma intorno agli anni Trenta dell’Ottocento, quasi tutte le regioni cinesi
producevano discrete quantità di oppio. Chiamato anche “riso imperiale
10
” in un manuale
medico del 937 d.C., era utilizzato dai Song (960-1279) e dagli Yuan (1279-1368), per curare
mali come la dissenteria e la tosse ma anche per alleviare il senso di fatica, dal momento
che si riteneva avesse il potere di rafforzare lo qi , energia vitale umana
11
. Importato anche
dai Portoghesi nel 1589 con il nome di medicina occidentale (yangyao 洋药), il suo consumo
all’interno del territorio cinese crebbe improvvisamente alla fine del XVII secolo, per via
del suo basso costo e della possibilità di fumarlo con una pipa di bambù a scopo di
evasione, ma fu anche utilizzato per la produzione di medicinali fatti in casa
12
. La sua
popolarità destò preoccupazioni già in epoca Song e all’inizio di quella Ming (1368-1644)
tuttavia la necessità di considerarlo non più medicinale (yao 药) ma veleno (dupin 毒品)
nacque solo nel XIX secolo, quando il monopolio del commercio di oppio passò nelle mani
della East India Company
13
britannica, acquisendo di conseguenza connotazioni politiche
14
.
10
In cinese yumi 御米.
11
HO,V.K.Y., Understanding Canton: Rethinking Popular Culture in the Repubblican Period,Oxford University Press,
2003 p.104.
12
La sua capacità di alleviare i sintomi della tubercolosi, prima causa di morte nella città di Canton tra la fine del XIX
secolo e l’inizio del XX, nonché il suo basso costo, contribuirono alla sua veloce diffusione soprattutto tra gli strati
meno abbienti della popolazione, che fu perciò la più colpita dalle misure restrittive volute dal governo Qing. Cfr:HO,
op.cit.p.104.
13
Ufficializzata dalla Royal Charter di Elizabeth I il 31 dicembre 1600, fu creata per favorire il commercio tra
l’Inghilterra e il sud est dell’Asia. La Compagnia passò da Compagnia commerciale ad acquisire anche funzioni
militari, soprattutto in India, fin quando fu dissolta nel 1874, dall’East India Stock Dividend Redemption Act. Cfr:
capitolo 2.
14
Cfr:HO, op.cit.p105; WAKEMAN,Friedrich, The Fall of Imperial China, New York, Free Press, 1975, p.126.
6
Nel 1733 infatti, per sopperire alle perdite di argento nelle casse britanniche
15
, il
governatore generale dell’India Warren Hastings, decise di incoraggiare l’esportazione di
oppio in Cina, concedendone il monopolio in Bengala alla East India Company. La varietà
regionale Patna, tra le più pregiate, fu introdotta a Canton attraverso le factories presenti in
loco
16
così da poter utilizzare i proventi di questo commercio per finanziare l’acquisto di tè.
Durante il XIX secolo le vendite di oppio a Canton crebbero soprattutto in 3 fasi principali:
la prima nel 1815 quando la East India Company ridusse il prezzo dell’oppio Patna; la
seconda nel 1830, quando la Compagnia decise di consentire il passaggio gratis da
Bombay alla Cina dell’oppio Malwa, coltivato privatamente nell’ovest dell’India; la terza,
la più importante, avvenne con la perdita del monopolio sul commercio da parte della East
India Company nel 1834, e con la conseguente fioritura di quello privato. La sempre
crescente domanda cinese, portò ad un raddoppiamento annuo delle casse di oppio, che
provocarono al governo Qing (1644-1911) una spesa complessiva di 34.000.000 di dollari
d’argento nel decennio 1830-1840. Tuttavia questa attività si trasformò anche in fonte di
imbarazzo per i mercanti stranieri, che dovevano rispondere della fonte dei loro profitti di
fronte all’opinione pubblica nazionale: i missionari operanti nella città di Canton che
descrivevano situazioni di famiglie distrutte e di dipendenza che portava alla morte, e i
funzionari confuciani che avevano rafforzato i loro pregiudizi nei confronti dell’Occidente
(e del Cristianesimo), visto ora più che mai come “fautore dell’avvelenamento del corpo
politico cinese
17
” punsero sul vivo le frange più sensibili delle società inglese e americana,
ma non fermarono di certo il traffico della droga. Divenuto ormai passatempo di lusso
anche tra la piccola nobiltà, i poliziotti e i soldati, l’oppio fu presto additato come
principale responsabile non solo dell’abbrutimento morale della popolazione, ma
soprattutto delle crescenti difficoltà economiche della Cina. Già dai primi anni del XIX
secolo, infatti, l’evasione fiscale della piccola nobiltà e le ingenti perdite di argento nelle
casse dello stato gravavano unicamente sulle spalle dei contadini. Essi pagavano in
moneta di rame un ammonto che invece era stimato in monete d’argento, il cui tasso
15
L’economia cinese si è sempre basata su una fortissima autarchia, rafforzata durante la dinastia Ming, ma in auge
anche nel XIX secolo. Per questo merci come seta e tè, divenute fondamentali nella società europea e soprattutto
inglese, erano pagate direttamente in tael d’argento,sistema che appunto faceva pendere la bilancia commerciale dalla
parte dei Cinesi.
16
Cfr: capitolo 2.
17
Cfr: WAKEMAN, op.cit.p.127.
7
continuava a variare a seconda della domanda
18
, senza contare che il negativo bilancio
commerciale cinese rendeva l’argento sempre più difficile da reperire e per questo più
caro.
Dopo il fallimento del primo divieto imposto al commercio di oppio nel 1796, all’interno
della corte Qing tutte le possibili soluzioni furono esplorate: dal 1836 al 1838 un dibattito
che univa mandarini locali e alti funzionari del governo centrale, spaccò in due la corte
Qing: da un lato si delineava infatti un partito di moderati, che suggeriva di legalizzare il
commercio di oppio barattandolo eventualmente con merci cinesi anziché con l’argento, e
dall’altra un gruppo di intransigenti, che invece optava per la linea dura. L’imperatore
Daoguang
19
convenne che limitarsi a vendere la droga straniera non avrebbe però risolto il
problema della dipendenza ed acconsentì nel 1839 a promulgare un decreto imperiale di
trentanove articoli, in cui si inasprivano decisamente le pene contro il traffico ed il
consumo di oppio, includendo la pena di morte
20
. Intanto nel 1838 Daoguang aveva anche
provveduto ad inviare a Canton il commissario imperiale straordinario Lin Zexu
21
, per
sovrintendere all’applicazione delle nuove norme. Confuciano rigoroso ma non
eccessivamente tradizionalista, e con una lunga esperienza di governatore generale alle
spalle, la sua strategia di contrasto alla diffusione dell’oppio imponeva un attacco
simultaneo su tre fronti: i consumatori dovevano essere scoraggiati da pene severe ed
reintegrati dopo un periodo di cure mediche; i trafficanti cinesi dovevano essere controllati
e puniti fino al completo dissolvimento della intera rete di contrabbando nazionale; i
fornitori stranieri, infine, dovevano essere fronteggiati attraverso la confisca delle loro
partite di droga e con la firma di certificati che li obbligavano alla buona condotta. I primi
due obbiettivi furono facilmente raggiunti e ovviamente all’abbassamento della domanda
corrispose una maggiore difficoltà da parte dei mercanti stranieri di vendere la merce,
anche a basso prezzo. La strategia di Lin stava avendo successo, ma il suo scopo restava
quello di annientare del tutto il business degli Europei. D’altro canto l’Inghilterra, la
principale antagonista della battaglia di Lin, era troppo allettata dalle sconfinate possibilità
18
Vista la totale assenza di controlli governativi, anche lo scambio di 1000 monete di rame per un solo tael (oncia)
d’argento continuava a subire delle costanti variazioni, determinando un continuo aumento delle tasse.
19
道光帝, (1782 – 1850).
20
BASTID M.,CHESNAUX J., La Cina. Dalle guerre dell'oppio al conflitto franco-cinese 1840-1895, Torino Einaudi,
1974, vol.1, p.79.
21
林则徐 1785-1850.
8
del mercato cinese, che aveva paura di perdere dopo l’abolizione del monopolio della East
India Company, ed era più che mai decisa ad esportare in estremo oriente il concetto del free
trading. Anche nell’eventualità di una guerra contro la Cina, gli inglesi potevano vantare
un’indiscussa superiorità militare, armi più potenti, soldati ben addestrati e reduci dalle
Guerre Napoleoniche, nonché una serie di basi marittime e commerciali nel continente
indiano. Nonostante l’evidente svantaggio cinese, Lin poteva però contare su un punto
debole: la vulnerabilità dei mercanti a Canton. Proprio qui, il 24 marzo del 1839, in
risposta al rifiuto dei mercanti europei di consegnare alle autorità cinesi i propri carichi di
oppio, Lin fece circondare le factories dall’esercito imperiale Qing, minacciando
direttamente l’incolumità di 350 mercanti europei e americani. La risposta del
Sovrintendente al commercio britannico, il capitano Charles Elliot (1801 – 1875), fu la
promessa di rimborsare tutti i maggiori trafficanti di oppio delle quantità rese indietro al
Commissario Imperiale. Le principali ditte straniere, che non vendevano una cassa
d’oppio da cinque mesi e spaventate dalla minaccia delle milizie cinesi, accettarono di
buon grado questa soluzione, che consegnò un’importante vittoria a Lin, allontanò
momentaneamente la minaccia di uno scontro armato, ma indispettì profondamente la
Regina Vittoria. Intorno al 25 giugno dello stesso anno Lin, che era riuscito a distruggere
21.000 casse di droga, mantenne la sua promessa e ritirò le truppe, mentre gli Occidentali
salparono alla volta di Macao. La temporanea vittoria delle autorità cinesi non allontanava
comunque la minaccia della ripresa dei traffici illegali, perciò Lin volle tutelarsi
presentando a Elliot un documento “di buona condotta” in cui egli garantiva la rinuncia
Occidentale al commercio di oppio, pena la persecuzione da parte delle leggi cinesi.
Spaventati dall’idea di dover sottostare a un sistema legale così severo e diverso da quello
occidentale, e sentendosi al sicuro a Macao, gli Europei rifiutarono di siglare l’accordo e
alla minaccia cinese di una nuova chiusura al commercio straniero, reagirono boicottando
il porto di Canton. A questa nuova onta, Lin reagì conducendo personalmente le truppe a
Macao e chiedendo al governatore portoghese don Adriao Accascio da Silveira Pinto, di
espellere gli inglesi, che si stanziarono quindi in prossimità di Hong Kong. La successiva
mossa cinese consistette nel impedire agli equipaggi inglesi di sbarcare per rifornirsi di
cibo ed acqua, cosa che provocò la prima reazione armata britannica che diede il via alla
9
non dichiarata prima Guerra dell’Oppio
22
. Dopo una serie di primi isolati episodi violenti
tra i due schieramenti, nel novembre del 1839 il Ministro degli affari esteri britannico Lord
Palmerston, vedendo nelle azioni di Lin un perfetto casus belli e allettato dalle prospettive
che si sarebbero potute ottenere dalla liberalizzazione del commercio in Cina, inviò una
spedizione navale che avrebbe dato inizio ad una nuova era nei rapporti tra Cina e resto
del mondo.
1.2 I DUE CONFLITTI, I TRATTATI E LORO CONSEGUENZE IN
TERMINI DI PRESENZA STRANIERA.
La prima Guerra dell’oppio (1839 – 1842), si svolse attraverso due fasi distinte: la
prima, sotto il comando del Capitano Elliot che durò dal 1839 al 1841 e terminò con
una mancata pace; la seconda, iniziata nella primavera del 1842 dal successore di Elliot,
Henry Pottinger (1789 – 1856), terminò invece con la sconfitta della Cina. Le prime fasi
del conflitto videro gli inglesi navigare inarrestabilmente verso Nord, fino a
conquistare l’isola di Chusan, vicino Ningbo
23
per poi prendere il forte Taku ed arrivare
a minacciare la capitale. Questo portò all’Accordo di Chuanbi, firmato da Elliot e le
autorità cinesi nel gennaio del 1841. Queste ultime furono costrette a pagare sei milioni
di dollari in sette giorni al governo britannico e ai mercanti che avevano subito delle
perdite durante il bando del commercio di oppio, a riaprire Canton al commercio
straniero e a cedere Hong Kong, scelta in alternativa a Macao, agli inglesi. Quattro
milioni furono finanziati dalle casse dell’Impero, mentre i restanti due milioni furono a
carico dei mercanti hong.
24
Tuttavia paradossalmente il governo britannico non si
ritenne soddisfatto dell’indennità ottenuta dai cinesi e dall’acquisizione di Hong Kong,
e per questo il Capitano Elliot fu esonerato e sostituito con Henry Pottinger; stessa
sorte, per simili motivi toccò al commissario Imperiale Lin Zexu, al cui posto fu
nominato Qi Shan
25
. Solo quattro mesi dopo la firma dell’Accordo le ostilità furono
riaperte, quando le factories britannica e olandese furono saccheggiate e parzialmente
rase al suolo dalle truppe cinesi. Questa seconda parte del conflitto era basata sulla
22
Cfr: WAKEMAN, op.cit. pp.133-134.
23
Città situata sul delta del fiume Yangzi, nel nord-est della provincia sud-orientale del Zhejiang.
24
Mercanti cantonesi incaricati di fare da tramite tra i funzionari dell’Imperatore e i mercanti stranieri. Cfr: capitolo 2.
25
琦善,1790-1854.