culturale ha preso coscienza del ruolo determinante che il marketing può avere,
per conferire dignità di bene economico alle opere d’arte e parziale autonomia
alle istituzioni, fornendo loro gli strumenti per l’acquisizione di maggiori fondi,
per la definizione di criteri di pianificazione strategica e di gestione delle risorse.
Tutto ciò è realizzabile solo nel caso in cui il marketing venga integrato
efficacemente nella struttura aziendale e nella filosofia d'azione e strategia
dell'organizzazione culturale. Al contrario di quella che era una tesi diffusa nel
mercato dell'arte e della cultura, l'obiettivo primario del marketing culturale non è
quello di soddisfare i bisogni dell'audience creando prodotti ad hoc, ma è quello
di incoraggiare ed avvicinare il consumatore potenziale all'offerta culturale. Oltre
al fatto di voler realizzare un’iniziativa in funzione dei bisogni dello spettatore, è
importante, infatti, sapere come raggiungere i segmenti di pubblico
potenzialmente interessati ed è opportuno individuare gli strumenti che aiutino a
fidelizzare e ad attrarre un maggior numero di consumatori. In quest'ottica, il
marketing non porta assolutamente ad una mercificazione dell'arte, al contrario,
“la creazione artistica è il punto di partenza, non di arrivo”, ovvero non è il
marketing a creare il prodotto, ma viene utilizzato per permettere al pubblico di
conoscerne l'esistenza e le informazioni più importanti a riguardo. La
comunicazione di marketing sarà volta a valorizzare l'opera, non a svilirne
l'importanza educativa e culturale.
Il seguente lavoro rappresenta un percorso attraverso il marketing dell'arte, in
particolare delle performing arts. Nella prima parte verrà introdotto il dilemma
che gli operatori culturali si trovano a dover affrontare, nel momento in cui
decidano di interfacciarsi con il mercato, ovvero se sia utile o meno affidarsi al
marketing in un settore così particolare come è quello della cultura, cercando di
fornire una soluzione attraverso l'analisi della letteratura, in particolare di due dei
più importanti autori che hanno trattato tale argomento, Kotler e Colbert1.
1 Di tali autori verranno analizzati in particolare: Kotler, P., Marketing Management, Pearson
Education, Milano, 2004 e Colbert, F., Marketing delle arti e della cultura, Milano, ETAS,
5
Verranno messe in luce le resistenze ed i problemi che si incontrano
nell’applicazione del marketing al settore culturale, il ruolo che esso deve avere
in questo ambito e si cercherà di dare una risposta sull’importanza di tale
applicazione, utilizzando il modello teorico di marketing applicato all’azienda
culturale fornito da Colbert2, che fonda le sue basi sul modello di azienda
industriale, ma, considerate le specifiche caratteristiche del settore, dovrà
adattarsi a queste e quindi evolvere in un modello più sofisticato. Seguirà
un'analisi del marketing applicato alle arti da performance quali possono essere il
teatro, il balletto, i concerti, i festival, etc. ovvero l'insieme di tutte quelle tutte le
attività che implicano rappresentazione dinamica e l'interpretazione dell'idea
creativa originaria dell'artista. Tale tipologia di opere d'arte, per la loro natura
essenzialmente artistica, richiedono una trasformazione dei principi di marketing,
tecniche e processi derivanti da esso, prima di integrarli nel processo creativo,
quindi il lavoro che seguirà sarà il tentativo di fornire uno schema logico e
d'azione, costruito sulle teorie fornite dalla letteratura, con particolare interesse
per il pensiero di Colbert3, che un'impresa di questo settore dovrà applicare,
perché le proprie azioni di marketing siano efficaci e permettano la sopravvivenza
e l'espansione dell'organizzazione culturale e della diffusione del bene-spettacolo
dal vivo. Altro elemento che verrà analizzato in questa prima parte è la possibilità
che l'utilizzo degli strumenti di marketing possa portare ad una mercificazione
della cultura e dell'arte.
Nel secondo capitolo, verranno analizzate la domanda e l'offerta di spettacolo dal
vivo dal punto di vista microeconomico basandosi sulle teorie di Besana4 con
particolare interesse per le variabili indipendenti da cui dipende il consumo di tale
2000.
2 Si vedrà: Colbert, F., Op. Cit., 2000.
3 L'argomento verrà trattato con riferimento a: Colbert, F., Ibidem, 2000.
4 La parte microeconomica riguardante la domanda e l'offerta verrà affrontata con il supporto di:
Besana, A., Economia della cultura degli attori economici sul palcoscenico dell'arte, Milano,
LED Edizioni, 2002.
6
bene per individuare quale sia la variabile più significativa. Verranno poi
analizzati due aspetti fondamentali della domanda ovvero i consumatori di
spettacolo dal vivo, il loro bisogni, i comportamenti, le aspettative e i processi
decisionali che saranno necessari poi per l'impresa per effettuare una
segmentazione del pubblico, ossia il secondo aspetto che verrà analizzato nella
prima parte, che può essere definito, secondo Colbert5, come il processo di
frazionamento del mercato in più sub-mercati o segmenti di mercato, ciascuno
costituito da un particolare gruppo di consumatori o utilizzatori. La definizione
dei segmenti permetterà all'impresa di individuare il proprio pubblico, si
delineeranno, quindi, delle metodologie che l'impresa dovrà seguire per ottenere
una buona segmentazione del proprio mercato. La seconda parte del capitolo II
sarà dedicato all'analisi dell'offerta attraverso la sua funzione di produzione e le
variabili che la compongono, le tipologie di spettacolo che vengono proposte, i
soggetti che si occupano di portare al pubblico l'intrattenimento, fino ad arrivare
ad evocare il fenomeno del 'morbo di Baumol'6 come peculiarità del settore dello
spettacolo dal vivo. Le caratteristiche dell'offerta che si approfondiranno sono il
posizionamento, elemento complementare alla segmentazione, ossia la
definizione dell'offerta e dell'immagine di un'impresa, in modo tale da consentirle
di occupare una posizione distinta e apprezzata nella mente del consumatore
obiettivo, e la competizione che questa deve affrontare nel mercato. Si definirà
tale concetto attraverso l'analisi delle teorie di Colbert e Foglio7, individuando le
linee guida per un corretto posizionamento dello spettacolo dal vivo per favorire
il raggiungimento del target da parte dell'impresa. Il posizionamento dell'offerta
non può prescindere dal contesto competitivo,si definiranno, perciò, le tipologie e
5 La segmentazione verrà trattata con riferimento a: Colbert, F., Op. Cit., 2000.
6 Tale fenomeno verrà analizzato con riferimento a: Baumol, W.J., Bowen, W.G., Performing
Arts: The Economic Dilemma, The Tewentieth Century Fund, Inc. 1966.
7 Il posizionamento verrà trattato con riferimento a: Colbert, F., Op. Cit., 2000 e Foglio, A., Il
Marketing dello Spettacolo: strategia di marketing per cinema, teatro, concerti, radio/TV,
eventi sportivi e show business, Franco Angeli, 2005.
7
gli ambiti concorrenziali, come l'impresa deve essere messa in condizione di
competere e su quali fattori deve focalizzarsi per essere più efficiente degli altri
operatori sul mercato.
Il terzo capitolo si occuperà di definire il modo in cui dovranno essere impiegati
gli strumenti di marketing mix, uniti alle decisioni di segmentazione e
posizionamento citate in precedenza, al fine di definire una strategia di marketing
per lo spettacolo dal vivo. Ognuna delle 4P del marketing mix (prodotto, prezzo,
distribuzione e promozione) verrà trattata singolarmente, ne verranno delineate le
caratteristiche principali, grazie all'analisi di autori come Colbert, Foglio, Kotler
e Scheff8. Il prodotto, verrà considerato come una 'totalità', quindi, non solamente
la performance sul palco in sé, ma, come l'insieme di tutto ciò che l'impresa è in
grado di offrire attorno allo spettacolo, definendone le caratteristiche, il ciclo di
vita e le tipologie di cicli possibili. La seconda variabile considerata sarà il
prezzo, non considerato come il mero esborso monetario cui il cliente deve far
fronte, ma come somma di tre elementi, il prezzo del prodotto, le spese correlate e
lo sforzo compiuto dal consumatore per reperire il bene. Verrà affrontato il
problema della scelta del metodo di definizione del prezzo per un'impresa e degli
obiettivi che spingono le organizzazioni alla propensione verso una decisione di
prezzo piuttosto che un'altra; una volta definito il metodo più adatto per
l'individuazione del prezzo, saranno descritte le strategie tra cui l'impresa dovrà
scegliere per completare le decisioni a proposito di tale variabile del marketing
mix. Successivamente verrà analizzata la distribuzione, terza delle 4P, che verrà
definita attraverso i tre elementi di cui è composta secondo il pensiero di Colbert9:
i canali e le reti distributive, la distribuzione fisica e la localizzazione. Ultima
variabile analizzata sarà la promozione, leva attraverso cui si vedrà se è possibile
8 Le 4P del marketing mix verranno trattate con riferimento: Colbert, F., Op. Cit., 2000, Foglio,
A., Op. Cit., 2005 e Kotler, P., Scheff, J., Standing Room Only: Strategies For Marketing The
Performing Arts, Harvard Business School Press, 1997.
9 La distribuzione come terza P del marketing mix sarà trattata con particolare riferimento a:
Colbert, F., Ibidem, 2000.
8
che un'organizzazione riesca a cambiare le percezioni, gli atteggiamenti del
consumatore e la notorietà dell'impresa stessa. Verranno indagati gli obiettivi per
cui tale variabile può essere impiegata, le tipologie di strumenti promozionali
esistenti e quali siano quelli più utilizzati e più efficienti per il settore dello
spettacolo dal vivo.
Il quarto capitolo tratterà l'argomento della fidelizzazione, ossia l'insieme delle
azioni di marketing volte al mantenimento della clientela già esistente, aggregato
che rappresenta la prima linea di difesa di ogni azienda. Verranno trattate le tappe,
proposte da Cavallone10, che definiscono il percorso di costruzione della
fidelizzazione e verranno poi applicate al settore delle performing arts, ponendosi
il quesito se gli step proposti si adattino al mercato scelto. Si tratterà, quindi, dei
metodi di fidelizzazione utilizzati dalle organizzazioni di spettacolo dal vivo, gli
abbonamenti, dei benefici che tali strumenti apportino all'impresa e dei vantaggi
che i consumatori si aspettano di trarne. Verrà infine delineato un possibile
disegno di pianificazione di campagna di sottoscrizione, grazie all'analisi della
letteratura fornita da Kotler e Scheff11.
Il capitolo V sarà dedicato alla comunicazione nelle performing arts. Esso sarà
costituito di due sottocapitoli, uno che tratterà i possibili metodi, a disposizione
dell'organizzazione di spettacolo dal vivo, per comunicare con il proprio pubblico
e il secondo dedicato all'analisi critica della compatibilità tra arte e pubblicità. La
prima parte del capitolo verrà articolata in modo da trattare i pilastri che, secondo
Kotler e Scheff12, sono alla base della comunicazione in un settore così
specialistico ed unico, ovvero la definizione di una politica comunicazionale e la
scelta dei mezzi più efficaci per metterla in atto. La seconda parte, invece, sarà
10 Per l'argomento fidelizzazione si farà riferimento a: Cavallone, M., Oltre la fidelizzazione: il
marketing nell'era della complessità, Franco Angeli, Milano, 2000.
11 Per definire un disegno di campagna di sottoscrizione sarà utile consultare: Kotler, P., Scheff,
J., Op. Cit., 1997.
12 La comunicazione e i suoi pilastri verranno trattati con particolare riferimento a: Kotler, P.,
Scheff, J., Ibidem, 1997.
9
destinata a rispondere al quesito di compatibilità di quelli che sembrano due
mondi divergenti, l'arte e la pubblicità. La pubblicità colpisce chiunque la guardi
in modo indistinto e non permette una personalizzazione del messaggio da
inviare, questo per il settore dell'arte è un grosso problema, perché il
raggiungimento del target basato sulla pubblicità deve essere sostenuto da un
investimento di ingenti risorse, già scarse in questo tipo di settore, per questo
verrà analizzata in modo critico la compatibilità dei due elementi, attraverso il
pensiero di Hill e O'Sullivan, Kotler e Scheff13.
Il sesto ed ultimo capitolo verrà dedicato al fund raising, ossia, citando le parole
di Besana14, all'insieme delle attività che le imprese culturali intraprendono per
attirare e fidelizzare i sovvenzionatori. Il problema del reperimento delle risorse
verrà affrontato, in particolare, per le imprese non profit del settore delle
performing arts e si cercherà di delineare alcune linee guida per un'efficiente
politica di fund raising, analizzando gli obiettivi da raggiungere, le tipologie di
fondi che l'impresa è in grado di reperire e il modo in cui essa può trovare le
risorse necessarie alla propria sopravvivenza, con particolare riguardo per le
teorie di Foglio15 sull'argomento. Infine, una volta descritti gli strumenti di cui si
potrà servire il fund raising, si passerà a parlare del ciclo su si basa il reperimento
di fondi nel caso in cui l'impresa sia in possesso di una buona metodologia di
integrazione dei mezzi sopracitati.
Ringrazio sentitamente la Prof.ssa Codignola, sempre disponibile a risolvere i
miei dubbi durante la stesura di questo lavoro e per avermi fornito alcuni dei testi
indispensabili per la realizzazione della tesi. Inoltre, ho desiderio di ringraziare
con affetto i miei genitori per il sostegno ed il grande aiuto che mi hanno dato in
questi anni di studio.
13 La compatibilità tra arte e pubblicità sarà studiata consultando: Hill, E., O'Sullivan, C.,
O'Sullivan, T., Creative arts marketing, Sperling Paperback, 2003 e Kotler, P., Scheff, J., Op.
Cit., 1997.
14 Cfr: Besana, A., Op. Cit., 2002.
15 Il fund raising verrà trattato con particolare riferimento a: Foglio, A., Op. Cit., 2005.
10
CAPITOLO I
IL RAPPORTO TRA MARKETING E PERFORMING ARTS
1.1 Il marketing e il settore dell'arte e della cultura
L'immagine preponderante della funzione di marketing che si è avuta fino a pochi
anni fa è stata quella di uno strumento strettamente legato alla vendita e alla
promozione sul mercato. Il settore delle arti e della cultura ha sempre mantenuto
le distanze dal marketing, nutrendo una certa diffidenza sull'effettivo bisogno di
un approccio economico alla cultura. L'applicazione del marketing a questo
settore fu introdotto nel 1967 da Kotler1. Nel suo primo testo, Kotler, presenta
per la prima volta il concetto di “produzione di beni” da parte delle
organizzazioni culturali, in termini di musei, biblioteche, sale da concerto,
università, etc2. Tali centri produttivi di beni culturali si sono così resi conto del
bisogno di “competere sia per ottenere l'attenzione del consumatore che per
ottenere la loro quota di fondi statali”3.
Le ragioni per cui la consapevolezza del problema del marketing è sorta così tardi
nel settore artistico e culturale sono molteplici; innanzi tutto vi sono i limiti
terminologici legati al concetto di marketing. I termini legati al marketing sono
sempre stati considerati troppo aggressivi per accompagnare un prodotto come
1 Il lavoro in cui l'autore ha sollevato il problema del marketing dell'arte e della cultura è:
Kotler, P., Marketing Management, Pearson Education, Milano, 2004.
2 Sull'argomento si veda: Kotler, P., Op. Cit., 2004.
3 Cfr: Colbert, F., Marketing delle arti e della cultura, Milano, ETAS, 2000.
11
quello artistico, considerato come un bene raffinato e apprezzato quasi
esclusivamente da un'élite di consumatori abituali4. Gli strumenti del marketing e
le definizioni che li caratterizzano sono riconducibili ad una vera e propria
'battaglia' da affrontare sul mercato e questo, sommato all'ignoranza dei principi
del marketing, ad un'arretratezza di adattamento alle specificità del mercato
dell'arte e della cultura della disciplina e, soprattutto, la paura di perdita di
posizione da parte degli operatori, hanno fatto crescere la diffidenza e instillato
nelle organizzazioni di tale settore il convincimento di non avere bisogno di
integrare il marketing nel mercato dei beni culturali5. Tale considerazione vale
principalmente per l'Italia, dove il settore artistico e culturale è sempre stato
gestito e controllato dalle amministrazioni pubbliche e, quindi, considerato
completamente estraneo a logiche di business e di competizione. Il sistema
italiano è sempre stato volto alla sopravvivenza e alla conservazione, più che al
progresso e alla modernizzazione del settore artistico, cosa che invece succede
all'estero, e ciò ha portato arretratezza nello sviluppo di un atteggiamento corretto
verso il cliente; invece di mettere al centro della relazione il consumatore, in
Italia, si tende a cercare di preservare il potere che si ha sul settore e un simile
atteggiamento, nel tempo, ha creato un gap di sviluppo tra la penisola italiana e
gli altri paesi, in particolare quelli facenti parte del mondo anglosassone, dove
l'orientamento del mercato è specificatamente rivolto al cliente e dove i privati
hanno sempre avuto un ruolo fondamentale in questo settore. La differenza
fondamentale risiede nel concetto di heritage, ossia 'l'eredità' del passato di cui
tutti devono poter godere e che tutti devono essere messi in condizione di poter
comprendere, tipico dei paesi di cultura anglosassone, contrapposto al concetto di
patrimonio culturale, tipico italiano, che sta a simboleggiare la tendenza alla
salvaguardia della cultura e dell'arte dalla possibile influenza negativa che le
masse incompetenti o disinteressate potrebbero avere su tale settore.
4 Si veda: Colbert, F., Op. Cit., 2000.
5 Sull'argomento si veda: Colbert, F., Ibidem, 2000.
12
Anche se con ampio ritardo, anche in Italia ha cominciato a diffondersi l'idea che
il marketing culturale sia sempre più necessario per le organizzazioni artistiche.
Per marketing culturale, dopo anni di teorizzazioni, si intende, oggi, “l'insieme di
attività volte ad identificare e raggiungere un pubblico appropriato per la
creazione artistica, senza condizionarla, cercando, da un lato, di soddisfare i
bisogni e i desideri di tale pubblico nel modo più efficiente ed efficace possibile,
dall'altro di ottenere il miglior risultato economico-finanziario possibile”6. Questa
è solamente una delle definizioni possibili di marketing culturale, ma la
letteratura comprende altre definizioni come quella di Diggles, il quale afferma
che “lo scopo principale del marketing delle arti è quello di portare un numero
adeguato di persone in una forma appropriata di contatto con l'artista e, in questo
modo, ottenere il miglior risultato finanziario compatibile con il raggiungimento
di quell'obiettivo”7. Un'altra definizione di marketing culturale è quella di
Mokwa, il quale sottolinea che “il marketing non dice ad un artista come creare
un'opera d'arte, piuttosto il suo ruolo consiste nel far incontrare le creazioni e le
interpretazioni dell'artista con il pubblico adatto”8. La definizione più importante
e più esauriente sembra però essere quella di Colbert, dato che risulta essere una
combinazione delle definizioni fin qui riportate, secondo cui il marketing
culturale è “l'arte di raggiungere quei segmenti che possono essere
potenzialmente interessati dal prodotto, adattando le variabili commerciali
(prezzo, distribuzione e promozione) al prodotto, per mettere il prodotto in
contatto con un sufficiente numero di consumatori e per raggiungere gli obiettivi
coerenti con la missione dell'azienda culturale”9. Con tale definizione viene posta
6 Cfr: Argano, L., “Glossario del Marketing”, in www.marketinginformatico.it, consultato in
data 26/05/2009.
7 In riferimento a questo argomento si veda: Diggles, K., 1986, Guide to Arts Marketing: The
principles and practice of marketing as they apply to arts, London, Rhineglod Publishing
Limited, in Colbert, F., Op. Cit., 2000.
8 Definizione tratta da: Mokwa, M.P., Dawson, W.M., Prieve, E.A., Marketing in the arts, New
York, Praeger Publishers, 1980.
9 Definizione tratta da: Colbert, F., Op. Cit., 2000.
13
al centro dell'analisi del marketing la creazione artistica, come fonte del prodotto
e quindi punto di partenza della strategia di marketing. La teoria di Colbert vede
il marketing come un modo per superare i precedenti tentativi, piuttosto rozzi, di
comprendere e valorizzare il settore dell'arte e della cultura.
A tale proposito Armin Klein, docente di management culturale presso il
Ludwigsburg Polytechnic, ha elencato, durante un Seminario Internazionale sul
Marketing Culturale che ha avuto luogo a Torino nel febbraio del 2000, quali
sono le 10 ragioni per spiegare perché il marketing culturale sia sempre più
necessario per le organizzazioni culturali10. Le dieci ragioni riportate nel
seminario sono:
1. la crisi finanziaria dei budget pubblici,
2. il cambiamento nel carattere della pubblica amministrazione (nuovi
modelli e nuovi approcci maggiormente orientati al cliente e agli aspetti
progettuali);
3. la crescita della competenze gestionali degli operatori delle organizzazioni
culturali;
4. l'aumento dell'offerta e maggiore concorrenza nel settore del tempo libero;
5. l'incremento della mobilità e del turismo culturale;
6. le nuove partnership tra l'economia e l'arte (rafforzamento del connubio
pubblico-privato);
7. il fatto che l'arte e la cultura siano diventati degli importanti fattori nella
differenziazione degli stili di vita;
8. l'evoluzione nel concetto di cultura: "democratizzazione" del concetto di
culture;
10 Sull'argomento si veda: Klein, A., “10 ragioni per spiegare perché il marketing culturale sia
sempre più necessario per le organizzazioni culturali”, in www.fizz.it consultato in data
26/05/2009.
14
9. l'orientamento all'evento;
10. la maggiore responsabilizzazione di chi gestisce l'arte e la cultura:
orientamento al progetto.
Non è un caso, quindi, che i paesi anglosassoni siano sempre stati più lesti
nell'accogliere i principi del marketing culturale e non è un caso che il primo
autore a gettare le basi di questa disciplina sia stato Kotler, autore statunitense.
Il divario creatosi tra l'orientamento strategico italiano e quello degli altri paesi
industrializzati è andato colmandosi durante tutti gli anni novanta e soprattutto
negli ultimi anni. Ciò simboleggia un cambiamento di mentalità del settore
dell'arte e della cultura, che ha permesso l'attenuarsi delle differenze abissali dei
primi anni di teorizzazione del marketing culturale. L'evoluzione del pensiero nei
riguardi di tale disciplina è tutt'ora in atto in Italia, dove il dibattito sullo sviluppo
di criteri di gestione e valori è ancora molto acceso. Un punto su cui tutti sono
d'accordo è però rappresentato dall'entità del patrimonio artistico e culturale del
paese, reputato da tutti di tale grandezza da rendere necessario l'intervento
privato, non essendo il settore pubblico in grado di provvedere a tutte le
necessarie operazioni di conservazione e valorizzazione che un tale bagaglio
culturale porta con sé. Anche in Italia, l'ingente patrimonio artistico dovrebbe
essere considerato come un bene economico, che può portare ricchezza e benefici
concreti se gestito in modo etico e con criteri sani, dando la possibilità di investire
questo capitale in opere di miglioramento che possano valorizzare e incrementare
l'afflusso di pubblico alla fruizione di tali beni culturali.
“Quello della cultura è un settore economico e produttivo a tutti gli effetti: la
cultura è ormai un bene primario di cui la nostra società ha un bisogno
fondamentale”11. Ciò che ha portato tale consapevolezza in Italia è stata, in
11 Cfr: Boni, M.I., Giorgieri, C., “Il marketing culturale”, in De Biase, F. et. Al., Il nuovo
manuale delle professioni culturali, Torino, UTET, 1999.
15
particolare, la creazione del mercato unico europeo; tale situazione ha fatto si che
aumentasse la concorrenza fino a condannare coloro i quali non fossero in grado
di offrire servizi migliori e chi non fosse nella condizione di fare proposte
competitive per attrarre il pubblico. È stato così introdotto un meccanismo
concorrenziale, che ha posto anche gli operatori culturali italiani di fronte alla
scelta 'forzata' di sviluppare un'idea di cultura e di arte più accessibile, cercando
di non rivolgersi più solamente ad un gruppo di consumatori abituali, ma anche, e
soprattutto, a consumatori potenziali, ossia a quella categoria di pubblico che
potrebbe andare ad incrementare il bacino di fruitori di beni culturali. Oltre a
questa nuova classe di consumatori ipotetici, le organizzazioni di tale settore
potrebbero cercare di individuare una classe di futuri consumatori puntando
l'attenzione ad esempio sui giovani, cercando di attirarli, di interessarli evitando
di imporre la cultura, ma facendo sì che l'arte diventi uno stimolo continuo di
crescita mentale e la risposta ad un bisogno di conoscenza e di sviluppo di un
bagaglio culturale forte, che li possa accompagnare durante tutta la loro fase di
crescita, fino a renderli degli adulti più coscienti delle proprie origini, delle
proprie conoscenze e, soprattutto, degli adulti più completi e competitivi nel
mondo del lavoro a livello internazionale. Occorre, quindi, che il marketing
culturale venga utilizzato come mezzo per la scelta di nuove strategie, che
abbiano come fulcro una comunicazione con i giovani più efficace, mirata ad un
target preciso, che porti alla fidelizzazione del consumatore culturale, che non
deve essere lasciato solo nel percorso di conoscenza, ma deve essere facilitato e
veicolato attraverso attività didattiche, di laboratorio ed esperienze ludiche, che
facciano apprezzare l'arte e la cultura come un bene irrinunciabile per la crescita
personale e che diventino parte integrante dell'offerta delle organizzazioni
culturali, in modo da attuare quel processo di modernizzazione e valorizzazione
dell'approccio all'arte e alla cultura di cui si parlava in precedenza.
Quello di cui la società ha bisogno in questo momento è un'offerta formativa che
16
garantisca al settore culturale figure di professionisti in grado di introdurre tutte
queste idee in un sistema, quello italiano, che ancora troppo si discosta da tale
mentalità, un sistema che non è ancora in grado di sviluppare l'immenso
potenziale culturale e artistico che l'Italia possiede, ma che non riesce a portare i
giovani ad essere curiosi di scoprire tutte le meraviglie che si celano dietro le
opere d'arte che sono ogni giorno sotto i loro occhi e di “nutrire” la propria mente
con l'immensa cultura che deriva da millenni di storia che la penisola ha
attraversato.
1.2 Il ruolo del marketing nel settore dell'arte e della cultura
Il ruolo del marketing nel settore culturale risulta essere molto importante, se gli
strumenti che vengono utilizzati sono impiegati in modo corretto, per rendere
l'arte e la cultura un bene economico senza intaccare la 'raffinatezza' del bene
stesso. La cosa importante è che gli strumenti di marketing conferiscano dignità
al bene economico culturale e che permettano alle istituzioni di mantenere una
propria autonomia di gestione, seppur fornendo loro gli strumenti per acquisire
fondi sempre maggiori da investire per l'arricchimento del patrimonio culturale e
artistico e, soprattutto, per modernizzare e valorizzare ciò di cui sono già in
possesso. Il marketing, in tal senso, aiuta le istituzioni nel reperimento di fondi,
nella definizione di criteri per la pianificazione delle strategie e per la gestione
delle risorse ottenute. Il ruolo del marketing diventa fondamentale, però,
solamente se integrato nella struttura e nelle strategie di gestione delle imprese
culturali. Cecilia Gobbi, rappresentante dell'Esomar (Associazione Europea per
gli Studi di Opinione e Marketing) sostiene che tale necessità di integrazione sia
la fonte dei maggiori problemi che incontrano le organizzazioni che operano nel
mercato dell'arte e della cultura. Secondo Gobbi, le imprese culturali hanno si
cercato di integrare il marketing nella propria struttura e nella propria filosofia di
17
conduzione delle attività, ma l'hanno fatto in modo troppo frammentario e
scoordinato, perché potesse essere efficiente ed ottenere dei buoni risultati12. Il
management, dunque, non è riuscito ad implementare le proprie strategie con
l'integrazione delle attività di marketing culturale, rendendo impossibile lo
sfruttamento corretto e pieno del potenziale di tale tipologia di intervento.
L'integrazione delle attività di marketing non è però sufficiente per la riuscita
dell'operazione di valorizzazione. È necessario che le leve del marketing vengano
utilizzate con riguardo e consapevolezza dei vincoli e dei limiti da rispettare per
non svilire il bene economico-culturale. Il prodotto artistico deve, dunque, essere
valorizzato, così come la sua immagine.
Un'altra regola fondamentale è che gli strumenti di marketing vengano utilizzati
coerentemente agli obiettivi da perseguire e alla mission dell'istituzione culturale.
Il marketing e i suoi strumenti devono evitare di essere prevaricatori della
vocazione delle imprese culturali, ovvero non deve mai essere dimenticato che il
fine ultimo dell'integrazione del marketing nel settore culturale è quello di
favorire il compito educativo che tali istituzioni hanno e non la
commercializzazione del bene artistico al solo fine di portare un aumento di
redditività all'impresa, che ne danneggerebbe l'immagine di integrità e
raffinatezza.
Il marketing deve essere introdotto nella struttura gestionale, cosicché i suoi
strumenti possano apportare elementi conoscitivi per l'analisi del mercato e
dell'audience di riferimento, mantenendo anche un occhio fisso sulla concorrenza.
Il processo decisionale deve essere condizionato dalle informazioni apportate dal
marketing e, soprattutto, devono esserne influenzati i mezzi per gli interventi
operativi.
12 In riferimento a questo argomento si veda: Gobbi, C., “Perché l'arte diventa marketing
oriented”, in Marketing Espansione, N.40, 1990.
18