Capitolo Primo
La comunicazione non verbale
Comunicare è un termine molto difficile da definire in quanto esistono tipi di
comunicazione differenti. Partendo dal suo significato originale, il verbo comunicare in
latino vuol dire mettere in comune cioè condividere con gli altri pensieri, opinioni,
1
esperienze, sensazioni e sentimenti.
Quando si parla di comunicazione vuol dire, oltre al parlare e quindi utilizzare il mezzo
vocale, anche presupporre una relazione e di conseguenza uno scambio. Esistono diversi
tipi di comunicazione, quella animale, quella multimediale e quella umana che si
distingue in comunicazione sociale e comunicazione interpersonale.
La comunicazione sociale conosciuta anche come di massa si ottiene tra due o più
persone ed è rivolta a molti individui: televisione, stampa, radio, pubblicità, utenti e
riceventi.
La comunicazione interpersonale, invece, coinvolge due o più persone e si basa sempre
su una relazione in cui gli interlocutori si influenzano sempre l'un l'altro, anche quando
non se ne rendono conto. Quest‟ultima si suddivide in comunicazione verbale, non
verbale e paraverbale. Quella verbale avviene attraverso l‟utilizzo del linguaggio, un
uso che può essere scritto o orale e che segue delle regole sintattiche e grammaticali ben
precise.
La comunicazione non verbale non riguarda, invece, l‟uso delle parole, ma di altri canali
altrettanto efficaci come la mimica, la postura, i gesti, lo sguardo, l‟abbigliamento che
spesso possono dire più di mille parole.
La comunicazione non verbale ricordata anche con la sigla CNV fa uso di tutti e cinque
i sensi dell‟uomo: il tatto, l‟olfatto, la vista, l‟udito, il gusto e gli aspetti paralinguistici.
Utilizza prevalentemente un codice analogico cioè riproduce per immagini ciò di cui si
riferisce. La comunicazione verbale chiamata anche CV utilizza, invece, un codice
digitale, cioè vengono usati dei segni arbitrari, dei simboli convenzionali che si
concretizzano poi nella parola scritta o orale.
1
http://it.wikipedia.org/wiki/comunicazione
6
La comunicazione paraverbale indica le caratteristiche della voce: il tono, il ritmo, il
2
volume, le pause, le risate, le espressioni sonore e il giocherellare con gli oggetti.
La comunicazione ha delle finalità diverse in quanto può riguardare l‟ambito
quotidiano, cioè quello che avviene tra amici o parenti, quello pubblicitario e delle
pubbliche relazioni.
Per realizzare un atto comunicativo sono fondamentali degli elementi:
Emittente: colui che per inviare un messaggio deve essere in grado di elaborare le
proprie informazioni acquisite grazie all‟esperienza maturata nella sua vita oppure
semplicemente attraverso una fonte;
Ricevente: colui che riceve, interpreta e comprende il messaggio;
Codice: utilizzo di una parola che può essere scritta o parlata, di un immagine, di
una espressione che serve a formare il messaggio per renderlo comprensibile e
chiaro;
Canale: mezzo di diffusione del messaggio. Nel caso del verbale il mezzo sarà la
bocca, al contrario nel messaggio non verbale lo sarà il corpo che attraverso i suoi
movimenti comunica delle sensazioni;
Contesto: l' „ambiente‟ significativo all'interno del quale si situa l'atto comunicativo;
3
Referente: l'oggetto della comunicazione, a cui si riferisce il messaggio.
Concludendo, non si può parlare di comunicazione quando il flusso delle informazioni è
unidirezionale, perché le norme che regolano una corretta diffusione del messaggio
richiedono un‟interazione tra le parti e una codificazione del messaggio. Per questo
motivo emittenti e riceventi assumono reciprocamente e scambievolmente lo stesso
ruolo.
All‟interno di un monologo si può parlare comunque di comunicazione perché chi parla
riceve sempre un feedback continuo, che consente di capire se il messaggio è stato
recepito o se apporvi delle modifiche.
Non ci troveremo di fronte ad una normale comunicazione nel caso in cui chi parla si
rivolge ai riceventi senza la necessità di ascoltarli. In quel caso ci troveremo di fronte ad
una normale trasmissione di informazioni.
2
http://www.burdi.it/inf-fondamenti-comunicazione.htm
3
http://www.luzappy.eu/comunicazione/01_comunicazione.htm
7
1.1 Non si può non comunicare
Il comportamento non ha un suo opposto. Questa è la sua caratteristica principale,
infatti, non esiste un qualcosa che non sia un non-comportamento o per dirla più
semplicemente non è possibile non avere un comportamento.
Se al comportamento viene dato un valore di messaggio durante una situazione di
interazione allora vuol dire che è comunicazione e che è impossibile non comunicare.
Non solo le parole, ma anche il silenzio, la mobilità e la staticità hanno un valore di
messaggio perché influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non
rispondere a queste comunicazioni e in questo modo comunicano anche loro.
Quindi anche il semplice fatto che non si parli o che non ci si presti attenzione reciproca
non vuol dire che non si comunica. Se in un viaggio in treno ci troviamo di fronte ad
una persona con gli occhi chiusi, questa, pur non pronunciando delle parole, comunica
che non vuole essere disturbata e non desidera parlare con nessuno, quindi, di
conseguenza anche noi che cogliamo il significato di quel suo modo di star seduta
rispondiamo in modo adeguato lasciandola in pace. Questo è uno scambio di
comunicazione proprio come lo è una discussione animata dove c‟è una interazione tra
gli interlocutori. La comunicazione non ha luogo soltanto quando è intenzionale,
conscia ed efficace.
L‟impossibilità di non-comunicare è parte integrante del „dilemma‟ schizofrenico.
Se il comportamento schizofrenico è osservato lasciando in sospeso ogni considerazione
eziologica, sembra che lo schizofrenico cerchi di non comunicare.
Poiché anche l‟immobilità cioè il silenzio posturale è comunicazione, lo schizofrenico si
trova di fronte al compito impossibile di negare che egli stia comunicando. Ogni
comunicazione implica un impegno e quindi definisce il modo in cui il trasmettitore
4
considera la sua relazione con il ricevitore.
4
Watzlawick P. Beavin J. Jackson Don D. Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli
interattivi, delle patologie e dei paradossi, Traduzione di M. Ferreti, Atrolabio, Roma 1971
8
1.2 I canali della comunicazione non verbale
La comunicazione non verbale viene suddivisa in quattro componenti:
Sistema paralinguistico,
Sistema cinestesico,
Prossemica
5
Aptica.
DECODIFICA DELLE
ESPRESSIONI VOCE VOLTO VOCE+VOLTO
EMOZIONALI
GIOIA 42 86 81
SORPRESA 41 43 51,5
PAURA 74 58 73
RABBIA 56 62,5 61
DISPREZZO 33 37 37
6
1.2.1 Sistema paralinguistico
Questo sistema, detto anche vocale non verbale indica tutti quei suoni che vengono
emessi durante una comunicazione verbale; quindi non ha alcuna importanza il
significato delle parole.
Il tono, la frequenza, il ritmo della voce e il silenzio sono gli aspetti che caratterizzano
questo sistema.
La voce è una spia sensibile e fedele in grado di rivelare i nostri stati d‟animo, le nostre
emozioni, il nostro comportamento. Un esempio significativo può essere l‟apprezzare
una canzone „straniera‟ pur non comprendendola linguisticamente e testualmente.
Attraverso il tono della voce, il cantante riesce a trasmettere emozioni forti pur non
esprimendosi con la stessa lingua.
5
http://it.wikipedia.org/wiki/Comunicazione_non_verbale
6
Brentano C. Parlare in pubblico, De Vecchi Editore, Milano, 1988
9
Il tono della voce può cambiare in base a fattori fisiologici come età, sesso, costituzione
fisica, e a fattori legati al contesto. Nel caso in cui una persona di elevato livello sociale
si trovasse a parlare con una di livello sociale più basso tenderà ad avere un tono di voce
più grave.
La frequenza viene influenzata dall‟aspetto sociale, così un sottoposto che si trova a
parlare con un superiore tenderà ad avere una frequenza di voce più bassa rispetto al
normale.
Il ritmo dato ad un discorso conferisce maggiore o minore autorevolezza alle parole
pronunciate. Di grande importanza all‟interno di un discorso sono anche le pause che si
distinguono in pause vuote e pause piene.
Le prime rappresentano il silenzio tra una frase e l‟altra, le seconde le tipiche interazioni
come „mmm‟, prive di significato.
Il silenzio è considerato una forma di comunicazione e in base al contesto può avere dei
significati opposti. Il silenzio degli studenti all‟interno di un‟aula mentre il professore
spiega è diverso dal silenzio di una persona che ad una domanda provocatoria e
imbarazzante non risponde.
Nello schema sopra rappresentato vengono riportati tre punteggi per ogni emozione: il
primo a sinistra indica il grado di espressività che può raggiungere la nostra voce, il
secondo, il grado di espressività del volto e il terzo, la media di capacità espressiva che
quell‟emozione ci può far raggiungere.
Nel caso specifico della paura e di conseguenza, tutte le forme di insicurezza, timidezza,
ansia e imbarazzo sono le prime ad essere messe a nudo dalla nostra voce e
dall‟espressione del volto. Una leggera variazione del timbro o della tonalità, una
ingiustificata accelerazione, un rallentamento sospetto o un improvviso cambiamento di
volume fanno capire la vera reazione che altrimenti rimarrebbe celata.
Una meta difficile da raggiungere ma utile per potersi imporre sugli altri con sicurezza e
fermezza è riuscire a controllare le proprie emozioni anche in quelle particolari
situazioni di pressione psicologica.
Rivolgersi ad un interlocutore balbettando, con un tono di voce sommesso, fare un
discorso poco chiaro, con continue ripetizioni, denuncia insicurezza e confusione
mentale. Allo stesso modo, parlare a voce alta, urlare senza interruzione è sintomo di
incapacità di controllo.
10