4
Introduzione
La Morte è un aspetto imprescindibile della vita che fa parte del ciclo conclusivo
dell’esistenza di ogni uomo.
Ogni individuo che nasce sa che un giorno andrà incontro a questo destino, ma è da
quando l’uomo ha iniziato a prendere coscienza di sé e di ciò che lo circonda che
quest’evento legato alla natura e al fato aleggia come un’ombra dalla quale egli
brama di fuggire.
Nel corso della storia, abbiamo cercato delle risposte che andassero al di là delle
nostre possibilità e delle nostre conoscenze per cercare di giustificare l’ineluttabilità
di quest’evento: alcuni hanno ritenuto, come nel caso dei seguaci dell’
epicureismo
1
, che non abbia senso averne paura dato che non la incontreremo mai,
poiché secondo questa dottrina esistiamo solo mentre siamo vivi; ne consegue che
la ragione per cui viviamo è quella del conseguimento del piacere inteso come un
equilibrio interiore che si può raggiungere vivendo in serenità, appagando i desideri
naturali e necessari e liberandosi del timore della morte e degli dei; altri invece,
rifugiandosi nella religione, hanno ritenuto e tutt’ora continuano a ritenere che il
nostro tempo su questa terra sia solo transitorio e che vada usato per operare in virtù
della salvezza dell’anima per poter aspirare ad un ricongiungimento con Dio.
Soprattutto in un periodo storico come quello del Medioevo, nell’arco di alcuni
secoli e, come vedremo, grazie ad una maggiore influenza da parte della Chiesa, il
concetto di Morte subisce un’evoluzione significativa: l’uomo passa dalla semplice
rassegnazione del suo avvento ad esserne terrorizzato, perché inizia a temere per il
destino della sua anima.
Nella ricerca di una risposta o nell’ assecondare una presunta verità, l’arte si
configura da sempre come una cerniera tra il passato ed il presente, tra il visibile e
l’invisibile, come uno strumento che permette di guidare un popolo e che ci racconta
la sua storia, quella di una civiltà, quella di una cultura.
Ecco, quindi, l’obiettivo del seguente elaborato: permettere una comprensione
riguardo a come abbiano avuto origine i temi iconografici relativi alla Morte nel
1
Sulla questione filosofica si veda: RED., ad vocem “Epicureismo”, in Enciclopedia Europea,
volume IV , Delacroix-Fozio, Aldo Garzanti Editore, Milano, 1977, p. 545.
5
periodo storico del Medioevo attraverso un’analisi evolutiva e comparativa delle
tre tematiche Macabre che si sviluppano all’interno del territorio italiano dagli
albori dell’adesione a questi contenuti fino al loro tramonto: l’incontro dei tre Vivi
e dei tre Morti, il Trionfo della Morte, la Danza Macabra.
A questo proposito è necessario fornire un quadro il più ampio possibile
relativamente alle vicende storiche e sociali che caratterizzano gli anni che vanno
dal periodo dell’Alto al Basso Medioevo, in maniera tale da offrire una visione
chiara del motivo che ha portato gli uomini ad elaborare questa determinata
concezione della morte e da cosa essa scaturisca.
Per comprendere questi cambiamenti è inoltre necessario analizzare alcune opere
appartenenti alla produzione letteraria di questo periodo, ovvero veri e propri
manuali sulla “buona morte” nei quali erano scritte preghiere da recitare e
comportamenti e pratiche da adottare per gli infermi che stavano per spegnersi
definitivamente e per chi li assisteva durante questo momento.
Essenziale risulta per una corretta interpretazione comprendere le pratiche ed i
rituali funerari che vennero adottati precedentemente, durante e successivamente a
questo periodo, in quanto inevitabilmente concorrono a modificare la percezione di
questa tematica.
Tutte le argomentazioni qui fornite troveranno luogo nei vari capitoli e paragrafi
della seguente Tesi, partendo dai primi due capitoli che si configurano come
introduttivi, nei quali verranno attenzionati rispettivamente gli aspetti principali sui
quali bisogna riflettere per comprendere le motivazioni che portano ad adottare
determinati cambiamenti, il ruolo della religione cristiana in questo processo di
trasformazione, la nascita del Purgatorio come terzo luogo dell’ Aldilà e le opere
letterarie che fungono da ancora di salvezza e che hanno il compito di guidare
l’uomo verso Dio attraverso l’oscurità.
I capitoli successivi, ciascuno per ogni iconografia, avranno infine il compito di
esplicare in maniera chiara ed esaustiva in cosa consistano le suddette iconografie,
da dove derivino, il loro impatto sull’uomo, il perché della loro scelta e cosa
vogliono comunicare.
Infine, gli argomenti espressi all’interno di quest’elaborato vogliono essere motivo
di riflessione su un tema difficile da affrontare, oggetto di dubbi e paure che da
6
sempre accompagnano l’uomo, creatura senziente e pensante, che ha adattato,
condizionato la propria vita a prepararsi per l’arrivo di quel momento che,
inesorabilmente e irremovibilmente, prima o poi arriva per chiunque.
7
Capitolo I - La percezione della Morte durante il Medioevo
L’ atteggiamento medievale dell’uomo nei confronti della morte è a metà strada tra la
rassegnazione passiva e la fiducia mistica.
Senza dubbio, l’uomo è da sempre spaventato dalla morte, ma durante il medioevo lo è
ancora di più dall’idea di morire senza aver avuto il tempo di confessarsi.
La morte prematura, infatti, era quella che destava maggiormente gli animi, basti pensare
alla preghiera che essi quotidianamente rivolgevano a Dio: «A subitanea et improvisa
morte, libera nos, Domine»
2
, ovvero «Liberaci, o Signore, da una morte improvvisa».
Nel Medioevo la percezione di questo evento era profondamente influenzata dalla
religione, in particolare dal Cristianesimo: essa era vista come una transizione verso
l'Aldilà, dove l'anima sarebbe stata giudicata e destinata all'inferno o al paradiso in base
alle azioni compiute in vita; ne consegue che la paura del giudizio divino costituiva una
parte significativa della percezione della morte.
Le pratiche funerarie medievali erano altamente ritualizzate, con cerimonie elaborate e
preghiere per il defunto e prevedevano che la morte fosse “vissuta” dalla persona morente
nel proprio letto accanto a tutte le persone che gli erano vicine e
che facevano parte del suo nucleo familiare, sia uomini che donne, anziani e bambini.
Questo evento era vissuto con naturalezza e ordine, senza manifestare un’eccessiva
drammaticità in quanto, grazie alla sua concezione cristiana, questo momento era il
preludio al giudizio divino dell’anima del defunto che successivamente si sarebbe
ricongiunta in pace con Dio.
Nel complesso, è possibile affermare che la morte nel Medioevo era vista attraverso una
lente religiosa e simbolica, con un'enfasi sulla preparazione spirituale per l'Aldilà.
1.1 Il contesto storico e sociale
Durante il periodo dell’Alto medioevo si assiste a dei cambiamenti rapidi e violenti sul
territorio dell’antico Impero Romano a causa di guerre, carestie ed epidemie.
2
Cfr. J. RAT Z I N G E R, Escatologia - morte e vita eterna, Cittadella, 2013, p. 87; per ulteriori approfondimenti
si rimanda sul sito web: https://www.gliscritti.it/antologia/entry/13 (ultima consultazione: febbraio 2024).
8
Non era raro quindi trovarsi faccia a faccia con la morte, vederla, viverla e affrontarla:
essa si configurava come una presenza quotidiana, ingombrante che generava angosce
tradotte in immagini piene di terrore
3
.
Dopo lo sviluppo economico e demografico del XIII secolo, il XIV secolo si configurò
come un periodo di crisi particolarmente segnato da carestie ed epidemie come quella
della peste, che si diffuse in Europa a partire dal 1348
4
.
Proprio a causa delle carestie e della penuria dei generi alimentari dovuta alle pessime
annate dei raccolti del periodo compreso tra il 1313 e il 1317, le popolazioni contadine
non riuscivano a soddisfare la domanda di risorse e di conseguenza furono costrette ad
abbandonare le campagne e ad inurbarsi, nella speranza di trovare migliori condizioni di
vita
5
.
Purtroppo, le loro speranze risultarono infondate, considerando la richiesta di viveri alla
quale dovevano far fronte i governi cittadini, già scarni di approvvigionamenti.
Proprio in concomitanza con la crisi delle derrate alimentari arrivò a partire dal 1348 una
terribile epidemia di peste nera, una malattia infettiva caratterizzata dalla presenza di
bubboni di colore nero che crescono sulla superficie dell’epidermide con un tasso di
mortalità pari al 90%, che si diffuse rapidamente in tutta Europa
6
.
La causa della sua diffusione è stata scoperta in tempi recenti: questa epidemia si è
originata a partire dall’ Asia ed è giunta in Europa attraverso le vie del commercio.
Causata da punture di pulci parassite del ratto nero, si presume che questo virus sia stato
trasportato nei nostri territori a partire dal Kazakistan, dove sono presenti notizie relative
a dei focolai di peste attestati al 1338
7
.
Senza dubbio, queste condizioni erano causate anche da uno stato arretrato degli studi
medici relativamente alle epidemie e malattie che aggredivano le popolazioni e che
finivano per essere considerate come piaghe divine per punire gli uomini per le loro colpe
e i loro comportamenti
8
.
3
M. MONTANARI, Storia medievale, Laterza, 23° edizione, Bari, 2002, p. 235.
4
Ivi, p. 236.
5
Ivi, p. 237.
6
Ivi, p. 238.
7
Ivi, p. 239.
8
A. CENERELLI, Senso della morte e Revenants nel Medioevo, Tesi di Laurea in “Academia.edu”, p. 5,
consultabile al seguente link:
https://www.academia.edu/11207900/Senso_della_morte_e_revenants_nel_medioevo_Andrea_Cenerelli
(ultima consultazione: febbraio 2024).
9
1.2 L’importanza della religione cristiana
È appurato che il medioevo si configuri come un periodo di trasformazione e transizione,
di conseguenza è possibile notare che anche il tema della morte venga sottoposto a queste
dinamiche.
Durante quest’ epoca in cui svaniscono le divinità pagane e vengono adottate usanze
barbariche, il Cristianesimo cerca di emergere come guida per l’uomo attraverso un futuro
incerto.
Sin dall’inizio dell’Età medievale la religione cristiana cercò di eliminare i costumi
ancestrali e pagani relativi ai rituali funerari, basti pensare che la stessa elaborazione del
concetto di Purgatorio come luogo intermedio tra Paradiso e Inferno - dove le anime
attendono le preghiere dei vivi per salvarsi - è da ricercare nella volontà della chiesa di
estirpare la credenza diffusa secondo la quale tutte le anime in pena dei defunti vagassero
tra i vivi, offrendogli quindi un luogo dove attendere la salvezza.
La fonte più autorevole in materia è Sant’Agostino, che nel De cura pro mortis Gerenda
e nel De Civitate Dei asserisce che è opera di Dio se i morti appaiono ai vivi per chiedere
di essere sepolti o ricevere preghiere
9
.
La cristianizzazione di alcuni riti legati al culto dei morti ebbe inizio con la cultura
monastica e si diffuse successivamente rapidamente tra la popolazione: tra il 1024 e il
1033 il Monastero di Cluny istituì la festa dei morti, che si sarebbe svolta ogni anno il
due novembre; durante questa giornata si recitavano le preghiere per le anime purganti,
al fine di alleviare le loro sofferenze e abbreviare la loro permanenza presso il Purgatorio
per ascendere in Paradiso e per potersi ricongiungere a Dio
10
.
1.3 Le origini del Purgatorio
A cavallo tra XII e XIII secolo si assiste all’assestamento di altri luoghi che sovvertono
il dualismo iniziale di stampo agostiniano, caratterizzato dalla sola presenza del Paradiso
e dell’Inferno: mondi ultraterreni conosciuti con i nomi di Antinferno, Limbo, Paradiso
9
Della cura dei corpi dei defunti, in “Attualità, Notizie e analisi sulla vita della Chiesa”, Novembre 2021;
per ulteriori approfondimenti si rimanda al sito web: https://fsspx.news/it/news/della-cura-dei-corpi-dei-
defunti-27046 (ultima consultazione: febbraio 2024).
10
F. SCOLARI, La Morte nel Medioevo, in “Accademia Fabio Scolari”, accademiafabioscolari.it, 2020; per
ulteriori approfondimenti si rimanda al sito web: https://www.accademiafabioscolari.it/la-morte-nel-
medioevo/ (ultima consultazione: febbraio 2024).
10
dei Giusti, Paradiso d’attesa, refrigerium interim, che solo al preludio del XIV secolo
vedranno una sistemazione finale nei tre regni maggiori dell’Aldilà
11
.
Il Purgatorio, dunque, si configura come terzo luogo geografico presente nel mondo
ultraterreno solo nel corso del XIV secolo, rappresentando una delle più grandi
innovazioni della cultura bassomedievale, che grazie al Sommo Poeta Dante Alighieri
conoscerà il suo ritratto più vivido
12
.
A contribuire alla ricostruzione della genesi di questo terzo territorio ultraterreno e alla
sua progressiva affermazione durante il XIII secolo fu il grande storico francese Jaques
Le Goff in un suo saggio intitolato La naissance du Purgatorie, edito nel 1981; la sua
opera risulta di fondamentale importanza in quanto ha sicuramente posto le basi per i
successivi studi che sono stati condotti su questo tema
13
.
Secondo lo studioso, infatti, le motivazioni della nascita di questo “terzo luogo” sono da
ricercare all’interno della società che caratterizza il periodo storico del 1200, quando
vennero a configurarsi nuove classi sociali come quella dei banchieri, dei mercanti e degli
intellettuali.
All’interno delle città il lavoro iniziava ad essere diversificato: non esisteva più soltanto
il mestiere del contadino; questo causò un aumento della ricchezza che si distribuì in
maniera più equa tra la popolazione, permettendo la produzione di beni che non fossero
più esclusivamente concepiti per la mera sopravvivenza.
Iniziò così a crearsi una suddivisione tra uomini che pregano e uomini che lavorano,
contribuendo all’indebolimento di una società cristiana caratterizzata da uomini che
piuttosto che interrogarsi su quando sarebbe arrivato il momento del Giudizio
Universale, iniziarono ad interrogarsi su cosa sarebbe accaduto subito dopo la propria
morte.
Fu così che iniziò a svilupparsi una visione laica della morte, la quale di conseguenza
iniziò ad essere percepita non più come il punto di arrivo della vita di ogni essere vivente,
ma come una nemica che giungeva troppo presto, privando l’uomo di tutte le sue
ricchezze terrene.
11
A. VIRDIS, La creazione di un “terzo luogo” nella geografia dell’Aldilà nel Basso Medioevo: alle origini
del Purgatorio in due esempi “periferici”, in Esperienze e interpretazioni della morte tra Medioevo e
Rinascimento, a cura di L. Va r g i u e A. Virdis, Affinità Elettive, Ancona, 2020, da p. 75 a 93, in particolare
p. 75.
12
Ibidem.
13
J. LE GOFF, La nascita del Purgatorio, Einaudi, Torino, 2014, pp. 227 – 231.
11
Ovviamente la Chiesa percepì questa inversione di rotta come un potenziale pericolo e
rendendosi conto che l’uomo aveva alterato la sua percezione dell’Aldilà, decise di
incaricarsi di far pervenire alle anime dei defunti tutte le messe, le preghiere, le elemosine
e le azioni caritatevoli attuate dai propri cari, amministrando di conseguenza la
concessione delle indulgenze
14
.
Una delle prime raffigurazioni di questo terzo luogo in Italia è quella presente presso la
basilica di San Nicola, nella città di Tolentino, presso Macerata.
Le pitture sono state datate precedentemente al periodo del primo quarto del XIV secolo
e sono state attribuite ad un Maestro giottesco.
L’ episodio, trasposto iconograficamente dal Maestro giottesco nella zona del Cappellone
della basilica, viene narrato da Pietro da Monterubbiano, confratello agostiniano del
Santo, nella sua opera Vita di Nicola da Tolentino, presumibilmente conclusa intorno al
1326: un suo confratello, fra Pellegrino, gli apparve e lo implorò di celebrare una messa
in suffragio delle anime defunte per liberarlo dalle fiamme del purgatorio; tuttavia il Santo
non poteva celebrare questa tipologia di messa, in quanto era stato incaricato di celebrale
una messa conventuale
15
.
Fu allora che fra Pellegrino lo invitò a contemplare una folla di anime purganti che
sollecitavano la celebrazione di una messa in loro suffragio.
Nicola da Tolentino ottenne dunque il permesso dal priore di celebrare la messa per le
anime dei defunti e l’epilogo della situazione fu positivo, tanto che il Santo apparve al
frate per riferirgli che grazie alla messa celebrata aveva liberato la sua
anima e molte altre
16
.
È possibile comprendere grazie alla narrazione di questo episodio la crucialità del tema
della sorte destinata alle anime dopo la morte e la funzione di essenziale importanza che
viene svolta dalle messe e dalle preghiere che vengono celebrate al fine di condizionare
la sorte di queste anime che si trovano in uno stato di sofferenza analogo a quello
dell’Inferno, ma non definitivo.
Nelle rappresentazioni figurative precedenti al XV secolo, il Purgatorio viene raffigurato
come un luogo indefinito: a volte appare come un preludio al territorio infernale, altre
14
CH. FRUGONI e S. FACCHINETTI, Senza misericordia, il Trionfo della Morte e la Danza macabra a
Clusone, Einaudi, Ve r o n a , ottobre 2016, pp. 5 – 7.
15
A. VIRDIS, La creazione... 2020, pp. 76-77.
16
Per ulteriori approfondimenti sulla vita di San Nicola da Tolentino si rimanda all’ opera composta da
NICOLA DELL’ASCENSIONE, Vita ammirabile e miracoli del glorioso San Nicola di To l e n t i n o d e l l ' O rd i n e
Eremitano di Sant'Agostino, Biblioteca Centrale Nazionale di Roma, 1652, da p. 1 a p. 493, consultabile al
seguente indirizzo: https://archive.org/details/bub_gb_UDFA61b_f8sC/page/n5/mode/2up
12
volte viene collocato all’interno di una montagna ed è soventemente indicato con la
raffigurazione del cratere (in particolare l’Etna) in diverse fonti appartenenti al periodo
dell’XI e del XII secolo e successivamente anche all’interno dell’opera Legenda Aurea
di Jacopo da Varazze, vissuto durante il XIII secolo
17
.
Esistono numerose fonti che propongono una collocazione differente del Purgatorio;
tuttavia, nelle raffigurazioni più antiche l’attenzione non è focalizzata sulla sua presenza
come luogo in sé, ma sulla condizione delle anime e del loro destino dopo la morte.
L’incertezza relativa all’esatta collocazione di questo “terzo luogo” dell’Aldilà è dovuta
principalmente al fatto che si manifestasse come un riflesso dell’incertezza regnante nella
produzione testuale del periodo, che trovò una sistematizzazione a partire dal periodo tra
XII e XIII secolo.
Solo a partire da questo momento, infatti, si assiste alla presenza di fonti figurative, che
fanno la loro comparsa alla fine del Duecento.
Questi secoli sono fondamentali per l’elaborazione della concezione del Purgatorio, tanto
da configurarsi come una sorta di laboratorio in cui verranno individuate quelle che sono
le sue caratteristiche fondamentali
18
.
1.4 I rituali funerari
Tra l’Età Tardo Antica e l’Alto Medioevo, il Cristianesimo avviò un lento e graduale
processo di trasformazione e definizione dei rituali funerari che comportò l’affermazione
di una liturgia cristiana controllata dalla Chiesa.
Sono presenti alcuni aspetti dei rituali funerari romani che vengono adottati dal
cristianesimo e che persistono durante il periodo altomedievale: la vestizione, le
lamentazioni e la processione
19
.
Compaiono alcuni aspetti di novità che riguardano il modo in cui viene trattato il defunto
e che si occupano di definire le varie fasi del funerale, il significato attribuito alla morte
e il modo di preparare le sepolture, dovuto ad una differente percezione del defunto.
Le chiese divennero i nuovi cimiteri, luoghi dove venivano celebrati i funerali e dove i
morti venivano commemorati.
17
LE GOFF, La nascita..., 2014, pp. 227 e ss.
18
VIRDIS, La creazione..., 2020, pp. 76 - 80.
19
I. BARBIERA, Le trasformazioni dei rituali funerari tra età romana e alto medioevo, in “Reti Medievali”,
14, n. 1, Firenze University Press, 2013, Firenze, p. 1.