5
INTRODUZIONE
“La vita non è quella che si è vissuta,
ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”
(Gabriel Garcia Marquez)
Perché orientarsi al confine? Perché ricercare il limite, la soglia, la frontiera ed
il punto-limite? La risposta va trovata nel filo rosso delle esperienze e dei
ricordi che si dipana attraverso più di sette decenni di vita e oltre quattro
decenni di attività di lavoro in contesti sociali ed umani dove confini e limiti si
sono presentati con ostinata frequenza. Soglie e frontiere hanno costituito
momenti di riflessione per assumere le necessarie decisioni per continuare il
cammino. Punti-limite hanno fermato il passo di fronte ad alcuni bivi della vita.
Riflettere sui momenti esperienziali, alla luce delle conoscenze di base fornite
dalle Scienze dell’educazione, può costituire occasione per verificare
convinzioni e scelte, pregiudizi e decisioni prese. In questa prospettiva è stato
stilato il piano di lavoro articolato in quattro capitoli che, nelle sue linee
temporali, prende in considerazione l’ipotesi dello sviluppo evolutivo della
persona collocato nell’intero arco di vita connotato dalle varie fasi e modalità
di apprendimento e di possibile intervento educativo e formativo. Il primo
capitolo descrive ed analizza alcuni elementi del contesto di riferimento nella
quale può svolgersi l’attività educativa, soffermandosi sulla centralità della
persona inserita tra tradizione e cultura. Fa da sfondo lo scenario della globalità
caratterizzante l’attuale realtà, carica di differenze e complessità. Il secondo
capitolo vede un approccio teso ad individuare le diverse tipologie di confini
6
reali, personali o virtuali, a fronte dei quali comprendere le possibili influenze
sugli aspetti relazionali o di esperienza degli individui nei diversi contesti di
vita sociale. Ne consegue una ricerca sui limiti oggettivi e soggettivi originati
dalle situazioni esistenziali e individuali dispiegata sullo svolgersi della vita nelle
sue diverse fasi. I momenti di riflessione, nell’ottica educativa, si soffermano
sull’infanzia e sulla complessità dell’adolescenza, per poi proseguire nelle
valutazioni delle possibilità formative nell’età adulta fino alla fase dell’anzianità
e vecchiaia. Diventa centrale, nella prosecuzione del lavoro, prendere in
considerazione alcuni aspetti dell’intelligenza umana e delle sue numerose
manifestazioni, quale imprescindibile riferimento per ogni progettualità
formativa ed intervento educativo. A completare le riflessioni inserite nel
secondo capitolo, concorrono due importanti aspetti coinvolti nella
formazione umana: il primo è costituito dalla motivazione che può
conformarsi come soglia di apprendimento o di punto-limite di abbandono; il
secondo elemento è rappresentato dai condizionamenti, influenzanti
l’apprendimento e la riuscita dell’azione formativa, relativi all’emotività dei
singoli soggetti. Il terzo capitolo si propone di passare in rassegna, attraverso
un approccio parallelo, le diverse fasi della vita accostate ai possibili interventi
formativi ed educativi pertinenti e caratteristici delle singole fasi di sviluppo
individuale. L’analisi si incentra quindi, sulle potenzialità delle prime età della
vita e prosegue con alcune riflessioni sulle difficoltà adolescenziali nella ricerca
di una propria identità. L’ultimo capitolo, il quarto, mette in risalto alcuni
aspetti dell’evoluzione di tematiche pedagogiche che si sono trasformate in
materia di studio dell’andragogia, rilevandone i possibili utilizzi ai fini formativi
nella fase adulta dell’esistenza. Addestramento e formazione, innovazione e
cambiamento, limiti e resistenze nelle modalità di apprendimento, forniscono
un quadro complesso delle possibilità formative in età adulta. Nella
considerazione della piena valenza dell’apprendimento e della portata positiva
7
della formazione in tutti gli aspetti e fasi della vita, viene altresì dedicata una
riflessione alle modalità di acquisizione di conoscenza ed esperienza attuata
attraverso la formazione permanente o “lifelong learning”. Il percorso logico,
sul quale si è sviluppato il lavoro, ha avuto come base i riferimenti teorici ed i
principi basilari che si sono potuti trarre, oltre che dall’esperienza personale,
dai testi di studio e dalla bibliografia reperita nelle tematiche che caratterizzano
le componenti delle Scienze dell’Educazione. In particolare si sono rivelate
utili le informazioni di carattere psicologico e le nozioni attinte da indicazioni
sociologiche. Alcuni momenti di riflessione sono stati stimolati dalla spunti
derivanti dalla Filosofia dell’Educazione e dai principi generali della Pedagogia.
Il lavoro di aggregazione e composizione delle considerazioni svolte sui vari
punti, ha trovato riferimento nella non breve esperienza personale in tema di
coordinamento e gestione di risorse umane, unitamente ai numerosi momenti
di valutazione e riflessione interna sulla portata di decisioni, atteggiamenti e
comportamenti attuati nel vissuto personale.
8
CAPITOLO PRIMO
Elementi del contesto di riferimento
Compito fondamentale dell’educazione si può riassumere nel concetto di moralità.
(Johann Friedrich Herbart )
L’educazione non serve solo a preparare alla vita, ma è vita stessa.
(John Dewey )
L’educazione è il miglior preparativo per la vecchiaia.
(Aristotele)
Educare è un modo di amare.
(Joseph Jouber)
1. Indicazioni teoriche per l’azione educativa
1.1) Educazione e formazione tra tradizione e cultura
Nello sviluppo educativo e formazione della persona, il punto focale di
riferimento è costituito dall’insieme dei valori della comunità e del rapporto
inscindibile tra educazione, cultura e tradizione. Le riflessioni di Hans-Georg
Gadamer sulla tradizione,
1
mentre si staccano dal pensiero precedente di un
ingombrante retaggio di cui disfarsi, propongono la visione della tradizione
1
Cfr. A. Tigano, "Autobiografia e tradizione in H.G. Gadamer. La questione dell'esserci nella postmodernità", Sciascia,
Caltanissetta-Roma 2009.
9
come una manifestazione della finitudine storica dell’individuo il cui “essere nel
mondo” risulta un “essere nella tradizione e nei pregiudizi che la costituiscono”, in quanto
la tradizione si sviluppa come persistenza di ciò che una volta si è verificato. La
logica conseguenza dell’accettazione della proposta gadameriana comporta
l’accoglimento della situazione umana come impossibilità per l’uomo di
diventare “padrone di se stesso” nel senso di rendersi autonomo da ogni legame
con il passato ed anche la consapevolezza del suo pieno inserimento
nell’orizzonte temporale tra passato e presente, connotato dalla grande catena
della tradizione intesa come tessuto connettivo che permette il dialogo con
mondi lontani. Parimenti nell’alveo della tradizione si colloca, come
componente essenziale e di riferimento l’insieme delle conoscenze, credenze,
modi di comportamento, convenzioni ed aspettative che viene riconosciuta
come cultura da ogni singola comunità. La visione kantiana della capacità di un
essere razionale di scegliere i propri fini e di modellare le proprie inclinazioni,
attraverso un progressivo apprendimento,
2
può comportare possibili squilibri
nella realizzazione di una formazione umana completa ed armonica per effetto
di una potenziale specializzazione o parcellizzazione di conoscenze. L’effetto
amalgamante della cultura, sottoposta a limitazioni o a frazionamenti, verrebbe
fortemente compromesso provocando impedimento o difficoltà nella
comunicazione tra gli uomini ed il verificarsi di problemi tra i punti di contatto
e delle intersezioni delle diverse discipline. Giova pertanto, concepire la cultura
come l’insieme dei modi di vita che sono creati, appresi e trasmessi da una
generazione all’altra, tra i membri di una particolare società per pervenire alla
formazione, non solo del singolo individuo, ma dell’intera collettività. Deve
essere comunque riconosciuta, nell’ambito sociale, la funzione regolatrice ed
integratrice esercitata dai valori accolti e trasmessi nella tradizione e cultura, in
2
Cfr. ABBAGNANO NICOLA, Dizionario di filosofia, Terza edizione aggiornata ed ampliata da Giovanni
Fornero, Utet Libreria, Torino 1998 alla voce “Cultura” p. 248.
10
virtù della loro capacità di orientare il comportamento degli individui fino a
costituire ciò che in una prima visione sociologica di Emile Durkheim veniva
identificato come “coscienza collettiva” e trattato nella sua seconda opera
pubblicata nel 1893 con il titolo “La divisione del lavoro sociale”.
3
Peraltro
anche se non risulta facilmente realizzabile in linea concettuale una esatta
distinzione tra i valori sociali e le norme che vengono dettate per la gestione
ordinata di ogni singola comunità. Pertanto la complessità della definizione e le
conseguenti risultanti sul piano dell’articolazione tra pubblico e privato
comportano difficoltà nell’ applicazione pratica di ogni metodologia educativa
e formativa evidenziando un primo limite concettuale ed operativo. Nel
contesto sopra descritto delineato dalla influenza reciproca tra tradizione,
cultura e valori si inserisce con la sua naturale e primaria posizione tutta la
complessità dell’educazione, quale trasmissione e apprendimento delle tecniche
culturali di uso e comportamento mediante le quali
“un gruppo di uomini è in grado di appagare i suoi bisogni, di proteggersi contro le ostilità
dell’ambiente fisico e biologico e di lavorare insieme in una forma più o meno ordinata e
pacifica “
4
.
Nell’uso del termine educazione è bene distinguere tra le diverse forme di
attività educativa spontanea o involontaria indirizzata verso un determinato
comportamento della persona e le diverse tecniche, strategie e mezzi utilizzati
per il perseguimento di obiettivi formativi, nonché i principi che possono
ispirare i momenti educativi ai diversi livelli di età o situazioni socio-ambientali.
Sicuramente la prima fase risulta quella dell’educazione propriamente detta,
impartita nell’ambito familiare ai fini dell’integrazione della persona nella
tradizione, cultura e storia della comunità di appartenenza. Ne fa subito seguito,
come ulteriore affinamento dell’aspetto formativo, la serie di interventi didattici
3
Cfr. EMILE DURKHEIM, La divisione del lavoro sociale, Classici della sociologia,
Edizioni di Comunità, 1977.
4
ABBAGNANO NICOLA, Dizionario di filosofia, Terza edizione aggiornata ed ampliata da
Giovanni Fornero, Utet Libreria, Torino 1998 alla voce “Educazione” p.342.