Introduzione
La presente tesi analizza i rapporti che intercorrono tra biopolitica, biotecnologie e
sorveglianza, con riferimento ai problemi relativi ad etica e privacy, che l'uso di
tecnologie di identificazione sempre più nuove e invasive comporta. In particolare
analizza l'applicazione delle tecnologie di identificazione a radio frequenza, in inglese
Radio Frequency Identification RFID.
Il nostro corpo e la sua rappresentazione sociale sono mutate. Siamo
rappresentati da profili creati dalla raccolta continua di dati che ci riguardano,
collezionati da soggetti pubblici e privati. L'umanità è schedata in banche dati che si
arricchiscono di giorno in giorno grazie alle tracce che lasciamo durante le nostre
attività quotidiane, nei consumi, negli usi che facciamo di internet, quando ci vengono
forniti beni e servizi, quando cerchiamo informazioni, negli spostamenti fisici e
virtuali. Si arriva a dire spesso che “noi siamo i nostri dati”. In questo panorama, il
discorso relativo alla tutela della persona e quindi dei dati ad essa collegati coinvolge
la tutela della privacy. Infatti, se si analizza l'evoluzione del termine “privacy” si può
notare come si sia significativamente allargato il suo significato. Dall'originaria
definizione del 1890 di Warren e Brandeis come “diritto ad essere lasciato da solo”
riferito alla sfera privata, il termine si è evoluto arrivando a identificare il diritto al
controllo sui propri dati personali. Alan Westin nel 1967 definisce la privacy come il
diritto di una persona di controllare l'uso che gli altri fanno delle informazioni che la
riguardano, Friedman nel 1990 la definisce come “tutela delle scelte di vita contro
ogni forma di controllo pubblico e di stigmatizzazione sociale”. Poiché la tutela della
sfera privata riguarda non solo i dati in uscita ma anche i dati in entrata (mail
indesiderate, spamming), nel 1995 la privacy si configura secondo Rodotà come “il
diritto di mantenere il controllo sulle proprie informazioni e di determinare le modalità
di costruzione della propria sfera privata”. Rosen infine, nel 2000, la presenta come
una “rivendicazione di limiti per difendere il diritto di ciascuno a non essere
semplificato, oggettivato o valutato fuori contesto
1
”. Per cui, la tutela della privacy non
1 S. Rodotà, “Controllo e privacy della vita quotidiana”. Reperibile nel sito internet
http://www.treccani.it/
5
ha come solo scopo la riservatezza della vita privata ma si è estesa alla libertà di
espressione contro le discriminazioni.
Gli individui sono coinvolti nei flussi della società dell'informazione e della
comunicazione. Infatti, il cambiamento sociale che è avvenuto in linea con
l'evoluzione della sorveglianza è il passaggio da una sorveglianza mirata ad una
generalizzata. Non si controlla più solo l'eccezionale, l'individuo che commette un
reato, ma si controllano tutti, in qualsiasi luogo. Tutti possiedono dei profili individuali,
familiari, di gruppo, che interessano a molti soggetti. Uno di questi è il mercato, per il
quale le informazioni personali sono fonte di guadagno. La sorveglianza è uno
strumento che permette uno studio approfondito sul cittadino ormai ridotto a
consumatore, al quale vengono offerti vantaggi commerciali in cambio dell'accesso
alla propria privacy.
L'interesse della presente tesi nasce dalla riflessione sulla pervasività delle
tecniche e dei luoghi di sorveglianza e sul rapporto tra sorveglianza e potere. Come
ci controllano le tecnologie della sorveglianza? La sorveglianza, nello strutturare
rapporti di potere, rafforza chi si trova in posizione dominante? L'eccessiva
conoscenza e l'accesso non tutelato ai nostri dati possono comportare dei rischi,
quali il controllo autoritario, la discriminazione, l'esclusione sociale?
Nel primo capitolo si sviluppa una parte teorica che contestualizza l'evoluzione
della sorveglianza e analizza cosa si intende per società del controllo. L'analisi
prende in considerazione i cambiamenti durante tre periodi storici: dalla modernità al
Ventesimo secolo, il Ventesimo secolo, il Ventunesimo secolo.
Per tracciare le caratteristiche del 1800 ho scelto tre autori che hanno
maggiormente influito sul tema “sorveglianza” e che hanno come punto in comune
l'interesse per il sistema capitalistico. Attraverso Karl Marx mi sono focalizzata
proprio sul sistema economico capitalista considerato come il luogo di origine della
sorveglianza a partire dal controllo degli operai per mano del capitalista. Con Max
Weber si passa dall'ambito della fabbrica a quello dell'amministrazione e della
burocratizzazione, dove avviene un processo di razionalizzazione della vita
quotidiana tramite cui leggere la sorveglianza. Infine, con Foucault l'analisi si allarga
ulteriormente andando a comprendere tutte le istituzioni che esercitano un potere sui
corpi.
6
Il Ventesimo secolo è caratterizzato dagli enormi cambiamenti nel campo
dell'amministrazione dei dati permessa dall'invenzione del computer. La
comunicazione e l'informazione ampliano i loro confini e superano i limiti spazio
temporali imposti precedentemente. Gli autori che ho preso in considerazione per
descrivere l'evoluzione delle tecnologie della sorveglianza nel Ventesimo secolo sono
quattro. Roger Clarke è l'inventore del concetto di dataveillance inteso come uso
sistematico di sistemi di raccolta di dati personali nelle indagini o nel monitoraggio
delle azioni o delle comunicazioni di una o più persone. Il secondo autore, Gary T.
Marx sostiene come il modo in cui sono usate le nuove tecnologie contenga un
potenziale di totalitarismo. Con Zygmunt Bauman si analizza la nascita di una nuova
modernità definita liquida, che porta a dei cambiamenti nei rapporti di potere, tant'è
che la nuova società viene definita come post panoptica in cui chi detiene il comando
può allontanarsi in qualsiasi momento dai controllati. Alla luce di queste riflessioni,
con Gilles Deleuze ci si avvicina al concetto di sorveglianza del Ventunesimo secolo
e al concetto di società del controllo.
La terza parte del capitolo è dedicata al Ventunesimo secolo. Quello che ho
inteso sottolineare è come le società dipendano da una complessa rete di tecnologie
dell'informazione e della comunicazione, dove gli strumenti di monitoraggio sfruttano
la biometria, la sorveglianza video e satellitare ed entrano nella quotidianità. Grazie a
questi strumenti si può formare una rete intesa come infrastruttura di informazioni
che permette di creare un database dell'intera umanità. Ho seguito lo schema di
classificazione di Lyon che indica come sfere di applicazione della sorveglianza il
governo, le attività di polizia e sicurezza, la situazione lavorativa e il mercato dei
consumi, per introdurre quello che verrà poi descritto nei capitoli della tesi.
Nel secondo capitolo si passa ad un'analisi più dettagliata delle tecnologie di
identificazione, partendo da quelle biometriche per arrivare agli usi e alle applicazioni
delle tecnologie di identificazione a radio frequenza RFID su oggetti e uomini. Dopo
aver descritto quali sono le grandezze biometriche tradizionali ho introdotto la
tecnologia RFID, spiegando gli elementi che compongono i sistemi basati sulla radio
frequenza e che permettono l'identificazione e la tracciabilità di qualsiasi oggetto
fisico. Di seguito ho passato in rassegna gli usi degli RFID sugli oggetti con
riferimento a casi concreti e ad aziende che ne promuovono l'applicazione. Essi sono
7
promossi come sostitutivi dei codici a barre e sono impiegati in campi quali la
domotica, i prodotti commerciali, i movimenti delle merci e la supply chain,
l'istruzione, la salute degli anziani, la raccolta differenziata, la sanità, gli ospedali, i
documenti, il settore dei trasporti, e il settore militare. Andando sempre più in
profondità si possono vedere le applicazioni degli RFID all'interno degli esseri viventi,
e a tale scopo ho portato l'esempio di un chip impiantabile sotto la cute approvato
dalla Food and Drug Administration. Verichip è utilizzato principalmente nel campo
della sanità per la gestione delle informazioni. Viene inserito generalmente nel
braccio e contiene un numero identificativo e altre informazioni relative a chi lo
possiede, quali identità e cartella clinica del soggetto per facilitare il trattamento dei
pazienti e garantirne l'efficienza.
Il terzo capitolo è dedicato all'impatto che le nuove tecnologie RFID hanno
sull'opinione pubblica. Quello che ho cercato di fare è dimostrare come le tecnologie
RFID possono essere propagandate e accettate pur rappresentando uno strumento
di sorveglianza che può limitare le libertà personali. A tal scopo ho deciso di
analizzare prima i meccanismi generali che permettono la legittimazione di misure
eccezionali di sorveglianza tramite un'analisi dei concetti di rischio e di terrorismo. Gli
autori ai quali mi sono riferita sono Ulrich Beck, Frank Furedi, e di nuovo David Lyon.
In particolare ho usato le loro teorie collegandomi agli eventi dell'11 settembre 2001
per avere un buon esempio di come i concetti di guerra e terrorismo sono cambiati e
sono stati strumentalizzati per introdurre leggi in America come il Patriot Act, che ha
limitato molte delle libertà individuali.
Nella seconda parte del capitolo ho preso in considerazione le strategie di
comunicazione delle imprese che fanno uso di RFID. In particolare ho recuperato lo
studio iniziato nel 2001 condotto dall'Auto-ID Center sull'opinione pubblica, il
laboratorio che si occupa della creazione di un'infostruttura globale connessa ad
internet che permette di identificare gli oggetti in qualsiasi parte del mondo. Dallo
studio sulle risposte dei consumatori l'Auto-ID Center ha potuto capire dove lavorare
per fare accettare i suoi prodotti.
Nell'ultima parte del capitolo ho accennato ai gruppi di controforza e di
boicottaggio riferendomi principalmente all'azione dell'associazione americana dei
consumatori CASPIAN, diretta da Katherine Albrecht, scrittrice del libro Spychips dal
8
quale ha preso spunto parte della presente tesi. CASPIAN rivolge i suoi sforzi per
informare i consumatori sulle tattiche utilizzate dalle aziende per studiare le loro
abitudini di acquisto, e per educarli verso un'attenzione per la tutela della loro
privacy.
Il quarto capitolo è dedicato all'impatto della tecnologia sulla privacy. Il quadro di
analisi rivolge prima lo sguardo alle normative europee e ai provvedimenti adottati dai
Garanti Europei per la protezione dei dati personali. Successivamente si sposta al
quadro italiano e all'azione del Garante Italiano per la protezione dei dati personali. Il
principale rischio da monitorare riguarda il tracking dell'individuo, dal momento che i
tag contengono informazioni personali che potrebbero essere soggette a letture non
autorizzate da parte di terzi per finalità diverse da quelle originarie.
Infine, la tesi si conclude tracciando un legame tra la biopolitica e le biotecnologie,
vedendo come tramite le tecnologie della sorveglianza sia possibile un controllo
biopolitico degli individui che rafforza il potere di chi già si trova in posizione di forza.
9
CAPITOLO UNO
L'ORIGINE DELLA SORVEGLIANZA
“Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono
differenti l'uno dall'altro e non vivono soli... a un tempo in cui esiste la verità e quel
che è fatto non può essere disfatto.
Dall'età del livellamento, dall'età della solitudine, dall'età del Grande Fratello, dall'età
del bispensiero... tanti saluti!”
-Winston Smith, 1984-
In questo capitolo si analizza cosa si intende per società del controllo,
sottolineando come le società del Ventunesimo secolo dipendano da una complessa
rete di tecnologie dell'informazione e della comunicazione che ne permettono la
sorveglianza.
Il punto di partenza della riflessione è l'evoluzione alla quale il concetto di
controllo è andato incontro a partire dal passaggio dalla modernità alla post
modernità. I cambiamenti più evidenti che ne segnano l'evoluzione riguardano gli
ambiti e gli strumenti del potere. Per quanto riguarda gli ambiti ho potuto constatare
che se inizialmente, chi possedeva il monopolio del controllo erano istituzioni
specifiche, quali le forze di polizia e lo stato, e la raccolta dati serviva allo stato per
amministrare la nazione, successivamente il monopolio si è esteso a tutte le
istituzioni, alla polizia, alle imprese, alle imprese di marketing, alle assicurazioni, alle
scuole, alla sanità. Il controllo non riguarda più solo ambiti specifici, ma tutto diventa
fonte di dati da cui trarre vantaggi principalmente economici. Ancora, nel caso degli
strumenti usati per il monitoraggio quali video, rilevamento satellitare e biometria,
essi sono sempre più legati e integrati per assicurare una maggiore efficienza e un
controllo totale sugli esseri umani. Inoltre, l'integrazione non riguarda solo l'uso degli
strumenti ma prende una forma più ampia a livello di confini. Infatti, si può formare
una rete intesa come “infrastruttura di informazioni” che lega i vari paesi e permette
un controllo che va oltre i confini nazionali.
Uno degli studiosi di riferimento per questo argomento è David Lyon, al quale è
10
stata attribuita l'espressione “società della sorveglianza”. I suoi campi di interesse
sono i rapporti tra i nuovi mezzi di controllo sociale e le recenti tecnologie
informatiche. Prima di lui si ricorda lo studioso Gary T. Marx, che nel 1985 parlò di
“società della sorveglianza” e di “new surveillance” sostenendo il pericolo del
controllo totale permesso dall'instaurarsi delle nuove tecnologie
2
.
1.1 Dalla modernità al Ventesimo secolo
Fin da prima della nascita dello stato moderno, è stato importante il controllo
sociale per garantire ordine ed amministrare una società. Il tradizionale strumento di
controllo sociale è il censimento. Infatti esso consentiva di ottenere molte
informazioni quali numero di abitanti, composizione dei nuclei familiari e beni
posseduti. Si trattava tuttavia di una sorveglianza molto ristretta, perché riferita ad un
ambito locale, religioso e familiare. Si dovrà aspettare il Diciannovesimo secolo per
trovare gli elementi che ancora oggi caratterizzano la nostra società della
sorveglianza. Infatti, come analizza lo studioso Lyon, solo attraverso l'analisi delle
componenti della società moderna, ovvero il capitalismo industriale, lo stato-nazione
e l'esercito, si può descrivere l'evoluzione della sorveglianza e dei suoi strumenti, che
sono contemporaneamente un mezzo di controllo sociale e una garanzia di
partecipazione democratica e di cittadinanza.
Per comprendere come la società moderna abbia determinato questa evoluzione
ho deciso di soffermarmi su tre diversi sociologi, che con le loro teorie danno degli
esempi concreti. In particolar modo sono partita analizzando il sistema economico
capitalista descritto da Marx, incentrato principalmente sulla fabbrica, per poi vedere
come la sorveglianza si sia estesa a più campi quali l'amministrazione dello stato
tramite Weber e a tutte le istituzioni tramite Foucault.
Karl Marx si riferisce alla nascita del sistema economico capitalista come al luogo
di origine della sorveglianza, a partire dal controllo degli operai per mano del
capitalista. Rispetto al precedente sistema feudale in cui centrale era la coercizione,
con il capitalismo il ruolo chiave del controllo e della gestione dell'efficienza del
sistema passa in mano al dirigente d'azienda, il quale doveva assicurarsi la
2 Tratto da http://www.altrodiritto.unifi.it/ricerche/control/surace/cap1.htm#1
11
sottomissione degli operai come forza disciplinata
3
. Nella fabbrica si concentrano gli
operai sotto lo stesso tetto e si livellano le differenze sotto il principio della
produzione uniforme. In questo modo, si usano altri mezzi diversi dall'imposizione
con la forza, per sottomettere le persone al lavoro, quali, la necessità di
sopravvivenza, il salario del padrone, e il controllo degli operai in fabbrica. Il
capitalista diventa la figura che svolge le funzioni di coordinamento, direzione e
sorveglianza:
“All'interno del processo produttivo di produzione il capitale si
è sviluppato in comando sul lavoro,cioè sulla forza lavoro in
attività, ossia sull'operaio stesso. Il capitale personificato, il
capitalista, vigila affinché l'operaio compia il suo lavoro
regolarmente e con il dovuto grado d'intensità
4
”.
L'operaio che prima dell'avvento della fabbrica lavorava nel campo dell'artigianato
e possedeva capacità manuali che gli erano produttive e gli permettevano di
realizzare un prodotto da rivendere, ora perde la sua capacità, entrando nel sistema
di routine parcellizzato e sottomesso al potere del padrone. Il padrone non ha
solamente gli operai-ingranaggi, bensì anche una schiera di sorveglianti del lavoro a
lui subordinati. In questo modo Marx paragona il regime di fabbrica ad una prigione
dove nasce la prima forma di sorveglianza di tipo visivo che, utilizza i subordinati del
padrone e il padrone stesso come strumenti di controllo.
Un passo nell'evoluzione del concetto è da attribuire a Max Weber, che allarga il
ruolo della sorveglianza, dal sistema capitalistico a tutte le organizzazioni moderne,
alla burocrazia e all'amministrazione, e si concentra sui modi in cui queste
sviluppano metodi di archiviazione e consultazione dati con cui controllare e ordinare
la popolazione. La struttura economica capitalistica della civiltà moderna e il suo
rapporto con il processo di razionalizzazione dei vari campi della vita quotidiana è il
centro della ricerca di Weber. La burocratizzazione è la trasformazione dei metodi di
3 D. Lyon, L'occhio elettronico, Milano: Interzone Feltrinelli, 1997, p. 44
4 K. Marx (1867), Il Capitale, Roma: Editori Riuniti, 1973
http://www.criticamente.com/marxismo/capitale/capitale_1/Marx_Karl_-_Il_Capitale_-_Libro_I_-
_11.htm
12
produzione, dei rapporti sociali, e delle strutture culturali che, se prima erano
spontanei, ora vengono sostituiti da procedure sistematiche e calcolati
razionalmente. Il motivo della trasformazione è sempre il capitalismo moderno che è
una forma di economia a orientamento razionale, dove per razionalità si intende
maggiore efficienza e profitto continuativo sulla base di una previsione di mercato. In
questo spirito capitalista il guadagno e l'efficienza sono di importanza superiori
rispetto alla felicità individuale. Weber lega la sorveglianza alla burocrazia. Nasce
infatti una classe di burocrati che basa il suo potere sul sapere.
“La burocratizzazione è il mezzo specifico per trasformare un agire di
comunità in un agire sociale ordinato razionalmente...essa è un mezzo di
potenza di primissimo ordine per chi dispone dell'apparato burocratico
5
”.
Per arrivare a tali conclusioni Weber ha preso in esame il modo in cui il
Taylorismo ha introdotto la disciplina nel lavoro. La divisione del lavoro rende
necessaria una gerarchizzazione in cui l'ambito di autorità di ciascun componente
deve essere ben definito, e il funzionamento delle operazioni garantito da un sistema
di regole che assicurano lo svolgimento di ogni compito al di là della persona che
effettivamente lo svolge. Il fatto che tutta l'amministrazione sia basata su documenti
scritti e su regole impersonali massimizza l'efficienza, ma, dall'altro lato massimizza il
controllo sociale, i cui membri sono costretti ad accettarne le regole. In riferimento a
Economia e Società
6
, la burocrazia è una forma di potere legittimo di carattere
razionale. Questo poggia “sulla credenza nella legalità di ordinamenti statuiti, e del
diritto di comando di coloro che sono chiamati ad esercitare il potere
7
”. L'obbedienza
che l'individuo esercita è verso un ordinamento impersonale, al quale è vincolato solo
nei limiti della competenza oggettiva: è la burocrazia, definita come il più puro tra i
poteri legittimi. Essa non si estende solo all'ambito lavorativo, ma coinvolge tutti i
settori della società. Le aziende, le scuole, le caserme, le università si basano infatti
sull'ordine gerarchico e sul sapere controllato da pochi e usato per attuare le loro
politiche
8
. Weber descrive sia caratteristiche positive, sia risvolti negativi. Da un
5 M. Weber (1922), Economia e società, Torino: Edizioni di comunità, 1961
6 M. Weber, Economia e società, Torino: Edizioni di comunità, 1999, cap. terzo
7 M. Weber, ibid, p. 210
8 M. Weber, ibid, p. 216
13
punto di vista sociale infatti il potere burocratico ha la tendenza al livellamento delle
differenze e dei ceti, quindi all'impersonalità, in quanto siamo tutti uguali davanti alle
regole. Perciò può essere visto come un passo verso la democrazia di massa. Ma
dall'altro lato i pericoli di una dittatura della burocrazia sono principalmente due: in
primo luogo il sapere dei vertici può rivelarsi uno strumento di potere, in secondo
luogo la razionalizzazione spinge l'individuo al conformismo, a seguire regole, norme
e modelli. Per cui egli descrive la burocratizzazione come un modo per controllare ed
evitare che gli individui si ribellino all'istituzione, uno strumento di sorveglianza in cui
sapere e disciplina si fondono. Se per Marx era l'occhio del capitalista a controllare,
con Weber è il dossier a diventare lo strumento di controllo.
L'ultimo studioso che prendo in considerazione per tracciare un'origine della
sorveglianza è Foucault che analizza le istanze che assoggettano l'uomo e le
istituzioni rigide tramite cui il potere si esercita sui corpi. Quando Foucault analizza il
Diciannovesimo secolo, riconosce una serie di istituzioni che inquadrano gli individui
durante tutto il corso della loro vita. Le forze di polizia si curano della sorveglianza, le
istituzioni psicologiche, mediche, psichiatriche, pedagogiche, si curano della
correzione degli individui. La funzione che lo stato dà a queste istituzioni non è quella
di punire, bensì quella di correggere le devianze e i rischi ad esse connesse. Il potere
in tal modo agisce su ogni aspetto della vita degli individui. Secondo Foucault,
l'esercizio del potere sui corpi del Diciannovesimo secolo è espressione del
capitalismo, in quanto il potere deve preservare l'economia. È infatti proprio Foucault
a definire la biopolitica come punto di articolazione tra politica e vita, in cui centrale è
il modo in cui l'economia pervade e condiziona le vite stesse
9
.
Il testo di riferimento per analizzare i rapporti di potere secondo Foucault è
Sorvegliare e Punire, in cui se ne ripercorrono storicamente i cambiamenti, dal
Diciottesimo secolo fino alla società capitalista. Nel Diciottesimo secolo il potere si
esercitava tramite la punizione dei colpevoli, che avveniva come uno spettacolo
davanti agli occhi di tutta la popolazione, e infatti aveva il compito non solo di punire
il reo, ma anche di fungere da monito verso lo spettatore che non aveva commesso
nulla. Non essendo possibile al tempo una sorveglianza ininterrotta, il potere si
esercitava tramite la sua manifestazione spettacolare, di modo che il popolo avesse
9 L. Bazzicalupo, Il governo delle vite, Bari: Edizioni Laterza, 2006
14