5
Introduzione
La presente tesi ha come scopo quello di analizzare lo sport in quanto attrattore sociale,
in grado di contenere, regolarizzare e razionalizzare le angosce derivanti dai conflitti nella
società e di orientare in contesti di tollerabilità e sopportabilità la percezione delle
minacce e della violenza nelle relazioni umane.
Non è possibile negare il grado di eventi traumatici che la realtà attuale e circostante ci
pone dinanzi come emblema delle pulsioni negative dell’uomo, ma anche come rischio
catastrofico di rendere inefficaci le conquiste storiche che l’umanità ha raggiunto durante
i millenni. Così come non è peregrino chiedersi quali siano oggi i codici per comprendere
la storia così frammentata e contraddittoria di questo inizio millennio e, ancora, qual è la
leggibilità del mondo nel quale la nostra storia e quella dell’universo si definisce e si
dipana. Per cui diventa necessario interrogarsi sulle possibilità che l’uomo oggi possiede
nel respingere tali pericoli e nel recuperare lo spirito comunitario alla base della
costruzione sociale.
Per far questo il lavoro di tesi esplorerà alcune proposte fornite da intellettuali che hanno
riflettuto su queste cogenti problematiche secondo tre prospettive principali: quella
storica, quella sociologica e quella filosofica, sebbene nel corso della stesura si siano
affacciati non pochi spunti di riflessione antropologica e psicologica.
Nel primo e nel secondo capitolo viene avviata l’analisi speculativa delle tesi del filosofo
e sociologo Norbert Elias, che è stato un antesignano nell’individuare la problematica
cosiddetta della “civilizzazione”, cioè il processo umano delle società, a partire dal
Medioevo fino all’età Moderna, lungo la via delle trasformazioni dei linguaggi
comportamentali e della definizione delle pratiche sociali e culturali che hanno
organizzato prima e gestito dopo le pratiche di tolleranza e di pacificazione, senza le quali
ogni tentativo di ragionare sulla produttività delle relazioni diventa vana. I mutamenti
delle strutture individuali e contestualmente quelli delle strutture sociali hanno condotto
nell’arco di alcuni secoli a formalizzare e successivamente ad affinare il rafforzamento e
il controllo delle prassi, che Elias chiama “delle buone maniere”.
Nel terzo capitolo viene affrontato il graduale passaggio delle economie sociali deboli al
potere accentrato nelle mani di un’oligarchia nobiliare o di un solo uomo. Tale processo
6
ebbe come conseguenza la formazione di una corte, quell’ambiente all’interno del quale
le regole di civiltà diventarono funzionali al controllo sociale.
Nel quarto capitolo, a partire dalle acquisizioni di Elias si affronta il tema dello sport,
inteso come uno strumento fra i più raffinati e razionali per rappresentare le dinamiche
sociali conflittuali in un contesto ludico di intrattenimento. Divertirsi da spettatori ad
assistere a gare sportive veicola emozioni, sentimenti e pensieri in una rete di significati
e di linguaggi tali che esprimono in maniera accettabile pulsioni e ragionamenti rendendo
ammissibili e potabili nella comunità comportamenti dissonanti e spesso dannosi per
l’incolumità personale.
Nel capitolo finale, il quinto, a partire da tali dati conoscitivi e da interpretazioni sostenute
da ricerche sociologiche così ampie, si passa a ricercare nello sport del calcio i processi
di razionalizzazione delle emozioni e delle attese degli individui. Il calcio diventa così sia
simbolo delle realtà sociali, che vanno ad intersecarsi con i gravi pericoli che le società
corrono quando gli istinti e le pulsioni vengono liberate, sia metafora dei processi di
socializzazione. Il capitolo analizza le varie interpretazioni date allo sport del calcio in
questa prospettiva, ma soprattutto analizza il punto di vista del filosofo Welte, che
nell’ambito del discorso religioso, offre allo studioso un campo di ricerca affascinante
circa l’idea che il calcio possa rappresentare un’idea di speranza e divenire
rappresentazione archetipica, di tipo mitologico, della realizzazione di un’utopia.
7
Capitolo 1
Norbert Elias
1.1 Vita e opere
Questo lavoro di tesi ruota intorno alla figura di Norbert Elias, uno dei principali sociologi
del nostro tempo, le cui indagini sono apprezzate anche nel campo della filosofia.
Norbert Elias è nato da una famiglia della borghesia ebraica nel 1897 a Breslavia, allora
città tedesca passata poi, dal 1945, alla Polonia con il nome di Woclaw
1
.
Completata la scuola con successo, Elias prosegue i suoi studi secondari regolarmente
fino all’interruzione dovuta allo scoppio della Prima Guerra Mondiale quando ha ancora
17 anni. In seguito all’arruolamento, passa senza soluzione di continuità dalla scuola alla
vita militare. Una volta addestrato, combatte sia sul fronte orientale della Francia sia su
quello settentrionale, dove sperimenta personalmente le fatiche e la sofferenza della vita
da soldato in trincea. Viene poi smobilitato definitivamente solo nel 1919
2
.
Gli anni successivi alla guerra coincidono con un momento particolarmente felice per
Elias. Egli considera il periodo della Repubblica di Weimar come un "periodo eccellente",
di effervescenza intellettuale, dopo la sua traumatica esperienza bellica
3
.
In questi anni Elias asseconda la volontà del padre – imprenditore nel settore tessile –
intraprendendo studi di medicina e di filosofia, verso cui per la verità nutriva un sincero
interesse, presso l’università di Breslavia. Qui la sua attenzione è catturata in modo
particolare dall’insegnamento del professor Richard Hönigswald
4
e dai corsi di anatomia
e fisiologia. Nonostante avesse persino ottenuto il certificato di ostetricia, decide di
dedicarsi esclusivamente alla filosofia. Il bagaglio curricolare così accumulato renderà
Elias uno studioso capace di non trascurare quegli aspetti biologici della natura umana,
1
E. Urteaga, Vida y Obra de Norbert Elias, in «Comprendre: revista catalana de filosofia» 13/2 (2011), pp.
71-103: p. 71.
2
Ivi, p. 73.
3
Ivi, p. 76.
4
Richard Hönigswald (1875-1947) fu un filosofo tedesco neokantiano. In direzione contraria all’ortodossia
kantiana sviluppò una propria teoria della soggettiva, la quale riconosce al soggetto la sua dimensione
storica e empirica.
8
senza la consapevolezza dei quali un sapere deduttivo e dogmatico sarebbe inevitabile. In
questo particolare momento i suoi interessi sono rivolti contestualmente alla filosofia e
alla psicologia.
Nel 1922 trascorre due semestri a Friburgo ed Heidelberg dove ha occasione di seguire
lezioni di figure illustri come Heinrich Rickert, Karl Jaspers e Edmund Husserl
5
.
Nel 1924 nel registro dell’università di Breslavia è inserita a suo nome una tesi di
dottorato dal titolo Idea e individuo
6
, grazie alla quale consegue il dottorato in filosofia.
Tuttavia nello stesso anno i rapporti con Hönigswald si incrinano tanto da determinare –
congiuntamente con un momento di difficoltà economica della famiglia – una temporanea
interruzione degli studi. Come lo stesso Elias ebbe modo di ricostruire in Reflections on
a Life
7
la disputa con il suo mentore verteva sulla questione se vi fossero fondamenti
sufficienti per postulare una nozione di verità che potesse dirsi autonoma trascendentale
- in termini kantiani - dall’esperienza umana. Stando alla sua autobiografia, mentre
lavorava alla dissertazione Elias era giunto a una dolorosa conclusione:
«che tutto ciò che Kant aveva considerato perpetuo e persistente a ogni esperienza, si trattasse
dell’idea di relazioni casuali o di leggi temporali, naturali o morali, comprese le parole ad esse
correlate, tutto doveva essere appreso da altri, per poter divenire presente nella coscienza del
singolo individuo»
8
.
Il diverbio con il suo relatore compromise le relazioni di Elias con la filosofia per il resto
della sua vita. Pur rimanendo sempre affascinato dalle prospettive della filosofia classica,
andavano, secondo una sua convinzione, riformulate e ristrutturate secondo una
prospettiva sociologica.
Solo nel 1925, trasferitosi ad Heidelberg, Elias recupera la propria carriera accademica.
5
R. Aya, Norbert Elias and “the civilizing process”, in «Theor Soc» 5 (1978), pp. 219–228,
https://doi.org/10.1007/BF01702162: p. 221.
6
N. Elias, Idee und Individuum: Eine kritische Untersuchung zum Begriff der Geschichte, Auszug aus
einter Schrift zur Erlangung der Doktorwürde der Hohen Philosophischen Fakultät der Schles. Friedrich-
Wilhelms-Universität, zu Breslau. Promotion: 30. Januar 1924.
7
N. Elias, Reflections on a life, Polity Press, Oxford 1944, p. 91.
8
S. Mennell & J. Goudsblom, The Norbert Elias Reader, Blackwell, Oxford 1998; trad. it. di V. Camporesi,
R. Martini, G. Panzieri et alii, Norbert Elias. Tappe di una ricerca, il Mulino, Bologna 2001, p. 13.
9
Nella nuova città questa volta si consoliderà una svolta dalla prospettiva filosofica a
quella sociologica. Elias stesso dirà:
«It was a very deliberate break away from philosophy. I make a clear distinction between
philosophy and sociology. Sociology is a science, a social science, bound by substantive
knowledge of empirical data and theories, and philosophy can speculate on one’s heart’s desire
without legitimising itself systematically through empirical tests»
9
.
Ad Heidelberg, luogo dove questo cambio di direzione si è consumato, stringe contatti
che segneranno la sua attività di studioso. Lavora a una tesi – che non concluderà - sotto
la direzione di Alfred Weber
10
e contestualmente stringe amicizia con Karl Mannheim
11
,
a cui invece farà da assistente più tardi. È in questo momento che Elias riesce ad
avvicinarsi al circolo della vedova di Max Weber – Marianne – a proposito della quale
riferirà ironicamente che non sarebbe stato possibile diventare Privat Dozent ad
Heidelberg senza il suo permesso
12
. Nel 1930 si trasferisce a Francoforte dove una
cattedra si sociologia è stata affidata proprio a Mannheim. Il dipartimento in cui in questo
periodo Elias lavora si trova al piano terra dell’edificio che ospitava l’Istituto di ricerche
sociali diretto da Max Horkhmeier. Nonostante questo Elias più tardi riferirà che tra i due
istituti non vi fosse affinità né fruttuosa collaborazione
13
.
Nel 1933 con l’avvento del regime nazista Elias, a disagio rispetto alla sua condizione di
ebreo polacco, è costretto a lasciare la Germania: comincia così il lungo periodo di
“esilio”.
Per la carriera di Elias ciò significò una repentina svolta e l’inizio di una fase delicata.
Elias aveva appena completato la tesi di abilitazione, la seconda dissertazione di livello
superiore richiesta in Germania a chi voleva qualificarsi per il dottorato. Fu costretto a
9
G. Hahn, An interview in Bloomington, Indiana, West European Center Newsletter, University of Indiana,
Bloomington, Indiana 1982. Di seguito la traduzione del passo citato realizzata personalmente: «Fu
decisamente una volontaria rottura con la filosofia. Distinguo chiaramente filosofia e sociologia: la
sociologia è una scienza, una scienza sociale, legata insieme a una conoscenza fatta costitutivamente di dati
empirici e teorie; la filosofia invece può speculare riguardo il desiderio di un certo individuo senza
legittimare sistematicamente quanto dice attraverso prove empiriche».
10
Alfred Weber (1868-1958) – fratello minore del più celebre Max – fu un geografo, economista, sociologo
e filosofo della cultura tedesco.
11
Karl Mannheim (1893-1947) fu un sociologo tedesco di religione ebraica. Viene considerato come uno
dei padri della sociologia della conoscenza.
12
Ibidem.
13
R. Aya, Norbert Elias and “the civilizing process”, cit., p. 221.
10
lasciare la madrepatria con il solo titolo di assistente, senza annoverare tra le sue
credenziali e i suoi titoli la pubblicazione di una tesi di libera docenza. L’argomento del
suo studio era “la vita della corte reale francese nei secoli XVII e XVIII”. I temi analizzati
in questa monografia, solo apparentemente sembrano lontani dalla situazione che stava
vivendo e dai fermenti politici di quei giorni. Elias descrive le dinamiche del potere
nell’era della cosiddetta monarchia assoluta e delle restrizioni che l’esercizio dello stesso
potere impone a tutti coloro che ne sono coinvolti: al re medesimo e alla sua corte.
Costretto all’esilio, il dattiloscritto rimase inedito per trentacinque anni quando apparve
a stampa con il titolo di “La società di corte”
14
.
Attraversa la Svizzera per giungere in Francia alla ricerca – rivelatasi vana – di un ruolo
Accademico. A Parigi riesce a sopravvivere aprendo con altri tedeschi in esilio un piccolo
laboratorio di giocattoli che gli procura una modesta rendita
15
. Mentre la sua attività di
studioso continua conosce il filosofo Alexandre Koyré. Non avendo ricevuto
alcun’offerta per un incarico Accademico nel 1935 si sposta in Inghilterra.
A Londra riceve una borsa di studio della London School of Economics per continuare la
scrittura di quello che sarà il suo capolavoro, Il processo di civilizzazione
16
. Questo testo
verrà pubblicato nella sua prima edizione in due volumi nel 1939, ma per decenni sarà
più o meno ignorato dalla comunità accademica. Segue un duro periodo personale: poco
tempo dopo la morte del padre, la madre viene deportata nel campo di sterminio di
Auschwitz, dal quale non farà più ritorno.
La presa visione di quanto avveniva in quel momento nello scenario europeo e
avvenimenti della sua vicenda biografica appena riportati – alcuni dei quali in realtà
successivi – motivarono l’interesse per il tema della civiltà affrontato nel testo che
abbiamo prima citato. Nel 1940 passa egli stesso per il campo di concentramento
dell’Isola di Mann, uscito dal quale rimarrà in Inghilterra per circa trent’anni, con alcune
14
N. Elias, Die höfische Gesellschaft (1969), Luchterhand, Darmastad-Neuwied 1975; trad. it. A. Tenenti,
La società di corte, il Mulino, Bologna 1980.
15
E. Urteaga, Vida y Obra de Norbert Elias, cit., p. 74.
16
N. Elias, Über den Prozess der Zivilisation. I. Wandlungen des Verhaltens in den Weltlichen
Oberschichten des Abenlandes, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1969; trad. it. di G. Panzieri, La civiltà delle
buone maniere, il Mulino, Bologna 2010.