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Introduzione
Il rapporto tra Friedrich Nietzsche e Fëdor Dostoevskij è stato analizzato e studiato a
fondo da diversi autori nel corso degli anni
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. L’obiettivo di questo elaborato è quello
di indagare un quadro generale del confronto e delle affinità di pensiero fra Nietzsche
e Dostoevskij; in particolare, ci si concentra sulle testimonianze e i frammenti che il
filosofo tedesco ha lasciato della sua lettura di Dostoevskij. Per questo vengono
privilegiati, nella critica dedicata al rapporto fra scrittore e filosofo, quegli autori che
si sono soffermati maggiormente sulla lettura nietzscheana e l’interpretazione che di
questa lettura possiamo dare. Questa scelta è motivata sia dalla volontà di partire da
basi sicure nell’indagine di questo rapporto, sia dall’interesse che i commenti e
l’interpretazione di Nietzsche suscitano di per sé.
In una prima parte, si descrive il primo incontro di Nietzsche con i romanzi di
Dostoevskij e si analizzano i motivi per cui il filosofo tedesco viene tanto colpito da
questa “scoperta”; in particolare, si spiegano le ragioni del suo entusiasmo per il
racconto L’Esprit Souterrain. Infine, si elencano i romanzi e i racconti di Dostoevskij
che Nietzsche ha potuto sicuramente conoscere, e quelli che difficilmente potrebbe
aver letto o su cui la critica è tuttora incerta, primo fra tutti L’Idiota.
In una seconda e in una terza sezione si analizzano gli elementi dell’opera
dostoevskiana che hanno maggiormente colpito il filosofo, discutendo in che misura
possiamo attribuire l’entusiasmo di Nietzsche per i romanzi di Dostoevskij alle
analogie fra le teorie del filosofo e le idee di alcuni personaggi dello scrittore. In
particolare, si procede riprendendo alcuni dei commenti diretti di Nietzsche alle
opere di Dostoevskij. In primo luogo, attraverso un’analisi del Nietzsche lettore de I
Demoni, e del suo commento alla filosofia di tre personaggi del romanzo; Stavrogin,
Kirillov e Šatov.
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Tra gli altri hanno indagato questo rapporto L. Šestov in La Filosofia della Tragedia; D.
Merežkovskij in Tolstoj e Dostoevskij. Vita, creazione, religione; T. Mann nel saggio Dostoevskij-con
misura; C. Andler, nell’articolo Nietzsche et Dostoïevsky ; H. De Lubac in Il Dramma
dell’umanesimo ateo; V. Strada in Le veglie della Ragione; R. Przybylski, nel saggio La morte
dell’Anticristo; C. A. Miller in due articoli, Nietzsche’s Discovery of Dostoevskij e The Nihilists as
tempter-redeemer: Dostoevskij’s man-god in Nietzsche’s notebook; G. Pacini, in Nietzsche lettore dei
grandi russi; V. Vitiello, Cristianesimo e nichilismo; N. Grillaert, What the god-seekers found in
Nietzsche. Per questo elaborato sono stati privilegiati gli autori che maggiormente si sono concentrati
sulla lettura che Nietzsche dà dello scrittore russo.
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In secondo luogo, attraverso il confronto fra il Cristo-idiota, descritto da Dostoevskij
nel romanzo L’Idiota, e la figura del Cristo storico come viene presentata ne
L'Anticristo, dove Nietzsche plaude alla rappresentazione dostoevskiana di Gesù.
Nelle conclusioni, si discutono alcuni punti di contatto fra queste due quasi opposte
“weltanschauung”; punti di contatto desumibili dalla lettura delle opere di Nietzsche
e Dostoevskij, ma non rinviabili ad un commento diretto di Nietzsche. Si tratta
quindi di mettere a confronto la filosofia di Raskol’nikov con il delinquente pallido
descritto in Così parlò Zarathustra; e di fornire un accenno alle tematiche contenute
ne I Fratelli Karamazov così come avrebbero potuto essere percepite dal filosofo.
In linea generale, vi sono state diverse indagini sulle affinità fra le filosofie di
Nietzsche e Dostoevskij, senza però dimenticare le fondamentali differenze che
segnano le conclusioni a cui giungono. Entrambi hanno affrontato e proposto il
superamento del nichilismo della décadence, per usare un’espressione di Nietzsche.
Nichilismo che lo scrittore vedeva rappresentato dalle ideologie politiche occidentali
che, nella sua visione, avvelenavano quanto di puro e giusto rimaneva nel popolo
russo e nell’uomo, senza però cadere nello slavofilismo reazionario. Nichilismo che
invece il filosofo pensava fosse la necessaria conseguenza della morale degli schiavi,
gli insegnamenti del cristianesimo. Entrambi si sono posti il problema di Dio e della
libertà dell’uomo, dato o non dato Dio.
Hanno proposto soluzioni alternative: Dostoevskij ha visto nella libertà, nel dono del
libero arbitrio, l’elemento costitutivo dell’umanità e ne ha rivendicato con forza le
conseguenze e la profonda tensione morale che questa comporta. Dostoevskij si è
schierato da una parte contro l’individualismo portato all’estremo e, dall’altra, contro
lo spettro della dittatura morale e fisica della chiesa cattolica del Grande Inquisitore e
dell’ideologia del Palazzo di cristallo, il socialismo. Nietzsche promuove il
superamento di questo nichilismo radicale, attraverso l’accettazione della volontà e
della necessità come unico movente universale e attraverso una riscoperta dell’uomo-
Dio, il superuomo sufficientemente consapevole e forte da sopravvivere al vuoto
morale lasciato dal motto di Zarathustra, “Dio è morto”. Soluzioni opposte, diagnosi
e tematiche affini.
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Da Lev Šestòv agli inizi del 1900, al capitolo che Henri De Lubac intitola
“Dostoevskij profeta” nel suo Il Dramma dell’umanesimo ateo pubblicato negli anni
Quaranta, da Vittorio Strada nel 1986, da Giancarlo Pacini nel 2001, in molti hanno
visto fra Nietzsche e Dostoevskij elementi di profonda affinità nell’analisi dell’età a
loro contemporanea; alcuni di questi autori prima ancora che un diretto, seppur
univoco, rapporto fra i due fosse stato documentato con certezza.
È vero che il filosofo e il romanziere vivono, pensano e scrivono all’incirca nello
stesso periodo storico; Dostoevskij nasce nel 1821, Nietzsche nel 1844 ed è quindi
probabile che le problematiche e le sfide culturali ed etiche che si sono trovati ad
affrontare fossero quelle offerte dal loro tempo e, di conseguenza, all’incirca le
stesse. Ma è anche vero che l’estrazione culturale, sociale e religiosa da cui
provenivano era profondamente diversa; Dostoevskij era un russo ortodosso, figlio di
un medico di campagna. Nietzsche nasce in un villaggio della Prussia meridionale,
figlio e nipote di pastori protestanti. È quindi interessante notare come, nonostante le
diverse culture religiose, il problema di fondo che entrambi sembrano porsi, con le
stesse esigenze, a volte con le stesse parole, seppur con esiti opposti, sia quello di
Dio; tanto che a entrambi si potrebbe applicare la frase pronunciata da uno dei
personaggi di Dostoevskij, Kirillov: «Dio mi ha tormentato per tutta la vita»
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.
Le assonanze fra lo scrittore e il filosofo risultano ancora più sorprendenti se si pensa
che fra i due non vi sarà mai un rapporto reciproco; Nietzsche legge ammirato
Dostoevskij, ma lo scrittore russo non conoscerà mai l'opera del filosofo. Si tratta
quindi anche di capire quanto siano fondate le analogie fra questi due «fratelli
nemici»
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, come li definisce Herni De Lubac. A questo proposito, sembra felice la
battuta di Vittorio Strada che, nel suo Le veglie della Ragione, commenta: «(…) a
Nietzsche si può applicare quello che Pasternak scrisse di Majakovskij: “è una
continuazione di Dostoevskij. O più esattamente è una lirica composta da uno dei
suoi personaggi più ribelli.”»
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.
2
F. Dostoevskij, I Demoni (1873), tr. it. M. Santi-Farina, Grandi Tascabili Economici, Newton &
Compton, Roma 2002, cit. p. 76.
3
H. De Lubac, Il Dramma dell’umanesimo ateo, (1944), tr. it. L. Ferino, Morcelliana editore, Brescia,
1949, cit. p. 324.
4
V. Strada, Le Veglie della Ragione (1986), Einaudi, Torino 1986, cit. p. 69.
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Nietzsche “scopre” Dostoevskij: Ordynov e Murin
In questo capitolo si presenta l’incontro di Nietzsche con le opere dello scrittore
russo; quando possiamo datare questo incontro e i motivi dell’entusiasmo che la
lettura di Dostoevskij suscita nel filosofo, come le analogie fra il personaggio di
Ordynov e Nietzsche stesso e quelle fra il dostoevskiano Murin e il sacerdote asceta
descritto dal filosofo ne La Genealogia della Morale. Si vuole anche dare un
accenno del dibattitto sulla possibilità che Nietzsche abbia o meno letto L’Idiota e
infine elencare le opere dostoevskiane che il filosofo aveva sicuramente letto,
integralmente o in parte.
Dall’epistolario dello stesso Nietzsche, risulta che la prima lettura di Dostoevskij
avviene attraverso un’opera intitolata L’Esprit souterrain, che all’inizio sembrava
essere una versione francese de le Memorie dal sottosuolo. Tuttavia, Charles Andler
ha dimostrato nel suo Dostoevskij et Nietzsche (1930)
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che L’Esprit souterrain letto
da Nietzsche non fosse affatto la traduzione de le Memorie dal sottosuolo come si
pensava; si trattava invece di un volume composto da una prima parte, intitolata
Katja, che è la traduzione di un racconto giovanile di Dostoevskij La Padrona (1846)
e da una seconda, sotto il titolo di Liza, che è invece un riassunto condensato delle
due parti de Le Memorie dal sottosuolo. Queste due parti, erano poi integrate da un
passo espositivo, liberamente tratto dall’introduzione che lo stesso Dostoevskij aveva
scritto al suo Memorie da una casa morta. Riguardo alla scoperta di questa
«arbitraria contaminazione»
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di opere, come la definisce Gianlorenzo Pacini,
Nietzsche scrive due lettere entusiaste a Franz Overbeck, il 23 febbraio 1887 e a
Peter Gast, il 7 marzo successivo. Nella lettera a Overbeck, riportata da Pacini,
leggiamo «“(…) Facendo per caso un salto in libreria mi è capitata sotto gli occhi
(…) L’Esprit souterrain (…) si tratta di due novelle, la prima è in realtà musica, una
musica estranea, molto poco tedesca; la seconda è un colpo di genio della psicologia,
una specie di auto-presa-in-giro del γνῶ θι σαυτòν”»
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1
C. Andler, Nietzsche et Dostoïevsky (1930), in Mélanges d’histoire littéraire générale et comparée
offerts à Fernand Baldensperger, Paris, 1930.
2
G. Pacini, Nietzsche lettore dei Grandi Russi, Armando Editore, Roma, 2001, cit. p. 16.
3
Ivi. cit. p. 3.