5
Introduzione
Dissolvenza su un totale di grattacieli e ponti: è così che
iniziano centinaia di film ambientati a New York. La grande
metropoli americana, infatti, si è da sempre distinta dalle altre
città per alcuni aspetti peculiari, come il melting pot di razze e
culture o la vitalità brulicante dei suoi marciapiedi, che l’hanno
resa unica. New York è stata anche una delle prime metropoli
ad essere studiata in quanto tale da parte di intellettuali e socio-
logi, nonché rappresentata in ogni forma di arte e, in particolar
modo, al cinema.
L’obiettivo del lavoro è quello di indagare, nella prima parte, il
modo in cui la sociologia si è approcciata al discorso sulla me-
tropoli sin dalla fine del XIX secolo. A partire dalla nascita del
mezzo cinematografico, si prende in considerazione il modo in
cui molti registi hanno tracciato i loro personali percorsi dello
sguardo nel tentativo di raccontare le mille luci di questo pae-
saggio urbano.
Nella seconda parte, quindi, ci si concentra sulla vita e lo stile
di Martin Scorsese. Il regista italoamericano, uno dei più im-
portanti del cinema contemporaneo, nato e vissuto da sempre a
New York, ha saputo intrecciare nei suoi film l’esperienza bio-
grafica alle storie mostrate sullo schermo, filtrandole attraverso
6
la luce della sua città. I quartieri e le strade che appaiono nei
film di Scorsese, infatti, fanno trasparire chiaramente il punto
di vista e la poetica del loro autore.
L’ultima parte di questo lavoro si propone di approfondire al-
cuni temi, come la solitudine urbana e la redenzione, ricorrenti
nella filmografia di Scorsese. L’attenzione si focalizza su sei
pellicole del regista (Gangs of New York, L’età dell’innocenza,
Mean streets, Taxi driver, Fuori orario, Al di là della vita), se-
lezionate per la rappresentazione di New York che da esse e-
merge. Il racconto dell’evoluzione della città negli ultimi due
secoli è affidato alla ricostruzione dei quartieri (Little Italy e
Soho, ad esempio) e allo sguardo dei personaggi che li abitano.
7
New York dall’alto. (Tratta da Muhlstein A., Manhattan, Roma, Lucarini,
1986)
8
9
I
New York: “la” Città del/nel cinema
1. La metropoli: origini, struttura e prime visioni ci-
nematografiche
“La metropoli è un enigma. Non si sa bene da
dove nasca e non si sa bene cosa voglia rap-
presentare.”
1
(Giovanni Persico)
New York City è la più famosa e filmata città del mon-
do, ma, oltre ciò, è una delle più grandi metropoli mai esistite.
Per analizzare la metropoli, sebbene essa non presenti un mo-
dello ideale che la identifichi, può essere utile tratteggiare delle
coordinate su come può essere definita e sulle sue origini. In-
nanzitutto, essa non nasce direttamente “metropoli” ma si svi-
luppa in primis come “città”. La metropoli (dal greco “metrò-
polis, composta da “metro”da “méter”madre e”pòlis”città”
2
)
1
Persico G., Città e mutamento, Napoli, Edisu, 1991, p. 19.
2
http://www.etimo.it/: versione web del Vocabolario Etimologico della
Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani.
10
e la città hanno caratteristiche peculiari che chiamano in gioco
vari elementi, sia di natura demografica (la prima è più popola-
ta della seconda) e politica, che sociologica e persino psicolo-
gica, che le rendono entità differenti tra loro. Molti studiosi
hanno provato a catturare l’essenza della città, alcuni partendo
addirittura dalla Bibbia: seguendo la Giordano, “la città ha o-
rigine nel segno del disordine”
3
, in quanto, già nel libro della
Genesi, vi è traccia del fatto che l’uomo, costruendo una torre
di Babele tanto alta da raggiungere il cielo, ha voluto sfidare gli
dei, dimostrando loro di avere capacità tecniche e superbia tali
da potervi competere. Ciò, però, provoca l’ira divina che casti-
ga gli abitanti di Babilonia distruggendone la torre, e fa parlare
loro lingue diverse rendendoli incapaci di comunicare tra loro.
Secondo la studiosa, quindi, la città nasce come sfida dei limiti
umani, quindi come ribellione. Nulla a che vedere con il primo
vero esempio di città nella storia, l’ordinata polis greca, svilup-
patasi attorno l’anno 900 a.C. e divisa in zone alle quali sono
associate delle funzioni precise: un centro urbano composto
dall'acropoli, ovvero la parte alta della città, spesso cinta da
mura e in cui si situano gli edifici religiosi, l'agorà (la piazza)
3
Giordano V., La metropoli e oltre, Roma, Meltemi, 2005, p. 129.
11
in cui si svolgevano le attività politiche, finanziarie e ricreative,
le abitazioni ed un territorio circostante (la chora, la "regione")
fuori le mura difensive, in cui vi erano i campi da coltivare.
Dopo l’Antica Grecia, Roma, Londra e Parigi si sono dimostra-
te in grado di assurgere a simboli di epoche intere: la Roma
imperiale di Cicerone, Orazio e Virgilio divenuta ormai caput
mundi per la cultura e la lingua che ha diffuso nell’antichità. La
Parigi del Settecento, cardine del pensiero illuminista, nonché
fulcro della Rivoluzione francese, che ha contribuito alla ri-
conquista della centralità dell’uomo come fautore del proprio
destino, non più succube del potere divino. E infine, la Londra
del XIX secolo, città più grande del mondo dopo la Rivoluzio-
ne industriale, nonché capitale dell’Impero britannico. Il pen-
siero sulla città, quindi, potrebbe partire proprio in seguito a
questa rivoluzione, dalla fine del ‘700, che ha dato i natali agli
agglomerati urbani europei che diventano sempre più grandi.
Grazie a questa rivoluzione è nata la cosiddetta “città indu-
striale”
4
, citata come primo esempio di città da Persico, il cui
modello presenta un centro in cui si trovano le case dei ricchi, i
negozi e gli uffici più importanti, ed una periferia con le case
degli operai e le fabbriche. Gli altri due modelli di città di Per-
4
Persico G., Città e mutamento, op. cit., p. 25.
12
sico saranno, quindi, la Grande Città e la Metropoli. Dalla pri-
ma, a sua volta, si dipanano i tre modelli di città rappresentati
dalla “Grande Città Borghese, dalla Città Socialista e dalla
Città Americana”
5
che, come indicano i rispettivi aggettivi, ci
informano riguardo il gruppo sociale e le nazioni da cui pren-
dono il nome: borghese sarà l’agglomerato nato in seguito alla
nascita di questa classe sociale, quella socialista è la città so-
vietica connotata da tale ideologia e, infine, quella americana è
la città in espansione, dalla popolazione sempre in movimento
e dal progresso tecnologico ed economico imperante. I pensa-
tori che hanno per primi prodotto una riflessione sull’aspetto
economico della città di tipo industriale, sono stati Marx e En-
gels
6
prima (secondo i quali, tra la città e la campagna esiste
una differenza, sia tra lavoro manuale e intellettuale, che a li-
vello di diversificazione del lavoro, che in città risulterebbe
maggiore rispetto a quella offerta dal mondo rurale), e, succes-
sivamente, Max Weber (secondo cui la città avrebbe bisogno di
due elementi: una signoria fondiaria, per la quale sia reso ne-
cessario lavoro di tipo manifatturiero con produzione specializ-
zata e in cui ci si scambino beni, e, “l’esistenza di un merca-
5 Ivi, p. 25.
6 Marx K., Engels F., L’ideologia tedesca, Roma, Editori riuniti, 1967, p.
31.
13
to.”
7
). Gli anni in cui scrivono questi autori sono gli stessi in
cui gli spazi della grande ci ttà verranno pensati ben ol tre l e
proprie funzioni pratiche, infatti, secondo Casetti, la metropoli
può essere concepita come un “gran palcoscenico”
8
, perché
essa, attraverso la disposizione delle luci, dei manifesti pubbli-
ci tari , e di al tri elementi decorativi , rendono alcune zone, in
particolare quelle del centro, vivibili come dei “veri e propri
luoghi di spettacolo”
9
. Inoltre, lo studioso, rifacendosi
all’immagine dei primi boulevard, afferma che, per la loro con-
formazione, oltre a risolvere alcuni problemi emergenti nella
nuova città, svolgono anche una funzione estetica in quanto
forniscono “delle quinte e delle linee di fuga all’occhio del cit-
tadino”
10
. È facile, quindi, approdare da questo “teatro-
mondo”
11
alle Grandi Esposizioni che partono nel 1750 a Lon-
dra ma la cui “Città madrina” diventa Parigi, ospitandole per
ben cinque volte tra il 1855 e il 1900. Esse si sviluppano in una
serie di padiglioni in cui si espongono articoli e novità tecnolo-
giche da tutto il mondo, che, oltre a esprimere palesemente del-
7
Weber M., La città, Roma, Donzelli Editore, 2003, pp. 4-5.
8
Casetti F., “La nascita del cinema e l’ambiente della metropoli”, in Alon-
ge G. e Mazzocchi F. (a cura di), Ombre metropolitane. Città e spettacolo
nel Novecento, Torino, Lexis, 2002, p. 13.
9
Ibidem.
10
Ivi, p. 13.
11
Ivi, p. 14.
14
le caratteristiche spettacolari, mettono in evidenza la “creazio-
ne di nuovi punti di vista”
12
, non a caso, con la Tour Eiffel (co-
struita appositamente per l’edizione del 1889), per esempio, co-
lui che visita può contemplare per la prima volta il paesaggio
dall’alto, ricavandone sentimenti di meraviglia e stupore. Ma le
Esposizioni sono altresì occasioni per dimostrare la reciproca
relazione in cui il nuovo cittadino diventa sempre più consuma-
tore in un contesto sociale che lo include suo malgrado nel
concetto di “massa” (massa deriva dal greco maza, la pasta per
f a r e i l p a n e e màssein: impastare
13
). In un’osservazione di
Schopenhauer in “Parerga e Paralipomena”, si fa strada la sua
avversione verso la società di massa e i suoi falsi valori, dettati
anche dal fatto che, cambiando la percezione del tempo che di-
viene così più veloce, non si ha più modo di riflettere appro-
fonditamente, e avvia una polemica che sarà un leit motiv dei
detrattori della vita cittadina: “La società […] ci obbliga per
armonizzarci con gli altri […] a deformare noi stessi.”
14
. Si
inizia così, con un pregiudizio che resterà pressoché immutato
fino ai giorni nostri, di agglomerato che, in particolar modo
dalla fine del XIX secolo, diverrà sede di paranoie, incubi ma
12
Ivi, p. 14.
13
Persico G., Città e mutamento, op. cit., p. 25.
14
Schopenhauer A., Parerga e Paralipomena, Colli G. (a cura di), Milano,
Adelphi, 1999, p. 402.