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boom del turismo nelle piccole città d’arte, dalle presenze a festival di
medie/piccole dimensioni: tutto questo aiutato da una sempre maggiore facilità negli
spostamenti (voli low cost).
Fig. 1 – I giovani e la cultura
Fonte: Tucci (2007), Il Sole 24 ORE
La spinta verso una nuove concezione dell’istituzione culturale e di come si “vive”
all’interno dei luoghi culturali è dovuta, quindi, sia alla volontà delle istituzioni che
per vari motivi (maggiori introiti, maggiore visibilità, oppure sincera voglia di
animare il dibattito culturale) andava alla ricerca di nuovi pubblici, sia dei pubblici
stessi che nel tempo hanno aumentato la loro fame di cultura.
Il secondo protagonista, Internet, ha radici lontane, militari e universitarie.
ARPANET, progetto finanziato dal Dipartimento della difesa statunitense, è datato
1969 e collegava 4 nodi: l'Università della California di Los Angeles, l'SRI di Stanford,
l' Università della California di Santa Barbara e l'Università dello Utah. Nel corso degli
anni ’70 e ’80 i nodi connessi si moltiplicarono unitamente alla crescente diffusione
dei computer.
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Fig 2 – L’evoluzione della Rete
Anno Avvenimento
1962 Avvio delle ricerche di ARPA, progetto del Ministero della Difesa degli Stati Uniti
1969 Collegamento dei primi computer tra 4 università americane
1971 La rete ARPANET connette tra loro 23 computer
1979 Creazione dei primi NewsGroups (forum di discussione) da parte di studenti americani
1981
Nasce in Francia la rete Minitel. In breve tempo diventa la più grande rete di computer
al di fuori degli USA
1982 Definizione del protocollo TCP/IP e della parola "Internet"
1984 La rete conta ormai mille computer collegati
1986
Nasce “cnr.it”, il primo dominio con la denominazione geografica dell'Italia. È il sito del
Consiglio Nazionale delle Ricerche.
1987 Sono connessi 10mila computer
1989 Sono connessi 100mila computer
1990 Scomparsa di ARPANET, e uso del linguaggio HTML
1991 Il CERN (Centro Europeo di Ricerca Nucleare) annuncia la nascita del World Wide Web
1992 Un milione di computer sono connessi alla rete
1993 Apparizione del primo browser pensato per il web, Mosaic
1996 Sono connessi 10 milioni di computer
1999 Gli utenti di Internet sono 200 milioni in tutto il mondo
Fonte: Wikipedia - http://it.wikipedia.org/wiki/INTERNET (18.08.2008)
Ma è il 1991 presso il CERN di Ginevra che avviene uno step importante
nell’evoluzione della Rete. Due ricercatori, Tim Berners-Lee e Robert Cailliau,
definirono il protocollo HTTP (HyperText Transfer Protocol) :
un sistema che permette una lettura ipertestuale, non-sequenziale dei documenti, saltando da un
punto all'altro mediante l'utilizzo di rimandi (link o, più propriamente, hyperlink). Il primo
browser con caratteristiche simili a quelle attuali, Mosaic, venne realizzato nel 1993. Esso
rivoluzionò profondamente il modo di effettuare le ricerche e di comunicare in rete.
Nacque così il World Wide Web.
Fonte: Wikipedia - http://it.wikipedia.org/wiki/World_wide_web (18.08.2008)
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E’ verso il 1993-1994 che Internet conosce una diffusione di massa, e risalgono a
questi anni anche le prime esperienze in Internet di istituzioni culturali. Strumento di
comunicazione di enormi potenzialità, che però (sorte toccata all’avvento di ogni
nuovo media) non manca di detrattori. In ogni caso Internet nasceva spinto dalla
volontà di dare a tutti una voce e dai primi anni ’90 ad oggi si è evoluto aumentando
la possibilità di interagire degli individui: fino a pochi anni fa, in Internet,
un’istituzione o azienda costruiva un proprio website, che le persone, attraverso il
proprio browser (installato nel Pc), avevano la possibilità di visitare digitando
l’indirizzo e leggendo le notizie pubblicate dall’istituzione/azienda.
Ora, tutto questo si può ovviamente ancora fare, ma la Rete oggi è formata da
continui flussi di notizie ed informazioni che occupano tutte le direzioni: dalle
istituzioni verso gli utenti, tra gli utenti stessi, dagli utenti alle istituzioni, e tra
istituzioni stesse. Il Web 2.0, è stato il motore principale di questa rivoluzione,
grazie ad applicazioni che offrono a tutti quanti la possibilità di produrre contenuti e
farsi sentire.
Attraverso la dicitura 2.0 si intende infatti un nuovo stadio della Rete: dal Web 1.0,
dove l’utente era ancora troppo passivo, si è passati al secondo stadio, 2.0,
caratterizzato da una fortissima interazione tra gli utenti con un’attività di
comunicazione che non ha più niente a che fare con l’unidirezionalità, ma anzi
occupa tutte le direzioni possibili con contenuti non più solamente professionali, ma
di carattere amatoriale o misto.
In sostanza il Web 2.0 è un insieme di applicazioni web che hanno reso
estremamente facile ed intuitivo, oltreché gratuito, immettere e condividere in
Rete contenuti scritti, fotografici, audiovisivi, spesso costruiti e manipolati dagli
stessi utenti.
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Fig. 3 – Web e beni culturali
Fonte: Rustichelli (2007), Repubblica Affari e Finanza
Torniamo ora ai due protagonisti, Internet e le istituzioni culturali. Qual è il minimo
comun denominatore che li unisce? Molto semplice. Il percorso evolutivo di entrambi
li ha portati verso una visione dell’utenza non come semplice spettatore ma come
protagonista attivo: User oriented.
E’ a partire da questa visione orientata all’utente/fruitore (non più solo l’
intellettuale/esperto) che all’interno delle istituzioni culturali hanno preso vita una
serie di strumenti per la promozione-valorizzazione-comunicazione del bene
culturale: si è assistito così ad una spettacolarizzazione della cultura e ad una
creazione continua dell’evento, come le riprogettazioni museali affidate ad archistar
che rendono le strutture stesse opera di richiamo internazionale, esposizioni
temporanee, un’ attività massiccia di comunicazione visiva formata da brochure,
flyer, locandine, inviti, card e pannelli segnaletici che, nelle forme più azzardate,
sono vere e proprie campagne pubblicitarie, servizi tv e programmi specializzati, i
vari progetti di identità visiva di musei e fondazioni e, infine, l’utilizzo di Internet
come strumento per interagire con il pubblico.
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E allora perché non sfruttare le opportunità offerte dalla Rete per la produzione e
condivisione dei contenuti, sviluppando così quelle che dovrebbero essere, a mio
avviso, le attività centrali di ogni istituzione culturale moderna:
• trasmettere cultura
• animare il dibattito culturale
• stimolare l’utente ed interagire con lui
• produrre contenuti di qualità e farseli produrre dai fruitori condividendoli in
Rete.
Questo è l’aspetto che interessa a questa tesi: cercare di capire, attraverso i pochi
studi pubblicati e vari casi interessanti, in che modo le nuove comunità online
interagiscono con le istituzioni museali. Ci sono già molte realtà culturali che
utilizzano in modo illuminato gli strumenti del Web 2.0 (e si vedranno in seguito), ma
il rapporto tra istituzione culturale e Web rimane in certi casi problematico. L’Italia
offre un patrimonio storico artistico di grandissimo valore, ma non sempre
opportunamente promosso: e sono proprio certi strumenti legati al Web ad essersi
rivelati un flop.
Un caso ormai tristemente famoso è la fine del portale Italia.it: l’obiettivo del
Dipartimento di Innovazione Tecnologica era di costruire un unico punto di contatto
che presentasse il nostro paese, soprattutto verso il turismo estero, con informazioni
sulle strutture ricettive, news, eventi. Rivelatosi un clamoroso buco nell’acqua, è
stato chiuso gettando al vento svariati milioni di euro.
Tra i tanti errori commessi (storici e geografici), è pesato soprattutto il fatto di voler
calare un progetto dall’alto: durante il processo di costruzione e progettazione del
website non si è interagito con l’utenza, con il popolo di Internet, presentando un
prodotto fatto e finito.
Anche la scarsa visibilità online di molte strutture ricettive fa si che molti turisti
stranieri prima cerchino online destinazioni italiane ma che in seguito, causa una
ricerca online difficile e scarsamente informativa vadano poi in vacanza altrove.
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Fig. 4 – L’Italia invisibile sul web
Fonte: A.V. (2008) , Città e Regioni – http://www.ttgitalia.com
Anche dal dossier ENIT
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relativo al turismo culturale in Italia, tra le varie criticità del
“prodotto culturale offerto” si evidenziano:
• l’immagine di alcune regioni ed aree ricche di risorse culturali ed attrattive è
scarsamente conosciuta e poco pubblicizzata. Su tutti i mercati si richiede un
incremento di risorse per la promozione dell’intero territorio e di singole aree
che riguardi il patrimonio artistico e naturalistico
• è necessaria una maggiore programmazione delle iniziative e manifestazioni e
la relativa e tempestiva informazione con vari strumenti di comunicazione.
Tuttavia, negli ultimi anni, si sono sviluppate iniziative di carattere europeo che
mirano, attraverso seminari, linee guida e strumenti condivisi in Rete, a far
aumentare la sensibilità delle istituzioni culturali nei confronti di Internet e delle
possibilità che offre.
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Enit: Agenzia Nazionale del Turismo in Italia, http://www.enit.it
Musei online. Gli strumenti 2.0 al servizio del dibattito culturale
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Un esempio è il progetto Minerva
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(e i suoi step Minerva-plus, Minerva eC) attraverso
il quale si è creata
una piattaforma comune europea per la digitalizzazione del patrimonio culturale e il suo accesso
in rete composta da raccomandazioni, standard e linee guida condivisi dagli Stati Membri e
sviluppata da esperti che rappresentano tutti i settori (archivi, biblioteche, musei, ricerca,
tutela….)
Fonte: De Francesco (2007)
I temi oggetto di discussione sono stati: standard e interoperabilità delle risorse e
servizi digitali, buone pratiche e contenimento dei costi, inventari di contenuti
digitali, qualità dei siti web culturali, multilinguismo, diritti di proprietà
intellettuale.
Un altro progetto è Michael
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( e Michael plus) anche questo volto alla valorizzazione
del patrimonio culturale:
Il progetto MICHAEL nasce dalla collaborazione tra Francia, Italia e Regno Unito e adotta una
piattaforma software precedentemente sviluppata in Francia. MICHAELplus estende la
partnership a Finlandia, Germania, Grecia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica
Ceca, Spagna, Svezia, Ungheria. I due progetti procedono allineati e mirano all’integrazione delle
iniziative nazionali nel campo della digitalizzazione del patrimonio culturale e
dell’interoperabilità fra portali culturali nazionali, allo scopo di promuovere l’accesso ai
contenuti digitali di musei, biblioteche e archivi.
Fonte: Progetto Michael – http://www.michael-culture.org/it
Ma da un punto di vista quantitativo, c’è modo di sapere quante sono le realtà
culturali che utilizzano gli strumenti del web 2.0? I dati a riguardo scarseggiano,
tuttavia sono da segnalare due relazioni. La prima, condotta su scala europea
nell’ambito della ricerca interuniversitaria TRAME (2006-2007), viene descritta nel
volume Comunicare la memoria, le istituzioni culturali europee e la rete
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. I risultati
riguardanti l’interattività dei website parlano di luci e ombre. Gli strumenti utilizzati
sono maggiormente quelli a carattere organizzativo - informativo:
• Newsletter
• Avvisi sulla telefonia mobile
• RSS
• E-card
3
Minerva: MiNisterial NEtwoRk for Valorising Activities in Digitasion, http://www.minervaeurope.org
4
Michael: Multilingual Inventory of Cultural Heritage in Europe, http://www.michael-culture.org
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Capaldi, Ilardi, Ragone (2008)
Musei online. Gli strumenti 2.0 al servizio del dibattito culturale
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Mentre si punta poco su un’interattività di approfondimento come:
• Ricerca di documenti
• Videoconferenza
• Invio di articoli e contributi
Inoltre si evidenzia come nella maggior parte dei website presi ad esame sia assente
o poco sviluppata un’interattività partecipativa con occasioni di intervento in diretta,
presentando una scarsità dei seguenti strumenti:
• Forum
• Blog e chat sul patrimonio
• Più in generale, si evidenzia una scarsità di spazi per commenti, notizie e
suggerimenti in tempo reale
Scarso è anche lo spazio verso l’interattività produttiva: non ci sono spazi personali
dedicati agli utenti in cui ognuno potrebbe effettuare l’ upload di materiali per la
ideazione di manufatti sviluppando così una sensibilità creativa che è vitale per la
discussione culturale.
Un’altra ricerca degna di interesse è quella realizzata da Javier Celaya, Revista
Cultural Dosdoce
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, che riguarda più dettagliatamente la realtà culturale spagnola.
L’obiettivo era quello di capire in che modo gli istituti culturali spagnoli utilizzavano
gli strumenti del Web 2.0: anche in questo caso i risultati non sono incoraggianti.
El estudio señala que la mayoría de entidades analizadas utilizan estrategias de comunicación
unidireccionales que tienen como principal objetivo la obtención de reseñas/cobertura mediática
en las secciones de cultura y sociedad de los principales medios de comunicación tradicionales
(prensa escrita, radio y TV) y en sus correspondientes suplementos culturales. Los responsables de
comunicación de estos museos y centros culturales se sienten muy cómodos con este modelo, ya
que a lo largo de las últimas dos décadas ha funcionado de forma más o menos eficaz.
El estudio refleja este modelo de comunicación lineal ya que tan sólo un 23% de las entidades
culturales analizadas ofrecen canales de comunicación colaborativa (foros, blogs, comunidades
virtuales, etc.).
Fonte: Celaya (2006), p. 7
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Celaya (2006)
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Gli istituti culturali spagnoli seguono ancora un modello di comunicazione
unidirezionale, prendendo scarsamente in considerazione le potenzialità odierne
della Rete.
Obiettivi Dopo questa breve introduzione è utile specificare più precisamente quello
che questo studio andrà ad analizzare. Il rapporto che lega le istituzioni culturali e
Internet è talmente ampio che gli aspetti possibili da analizzare sono molti:
accessibilità, navigabilità e grafica del website, la correttezza dei testi (in Internet si
scrive in un determinato modo), la completezza delle informazioni sull’ente e sulle
varie attività, la qualità e quantità dei contenuti (audio, testi, immagini, video),
l’accesso ad archivi digitali e basi di dati, l’interattività verso l’utenza e più in
generale il rapporto con l’utenza online. E’ in quest’ultimo campo che si inserisce
questa tesi: l’obiettivo è analizzare in che modo le realtà del Web 2.0 (soprattutto le
comunità online) consentono all’istituzione culturale di avere un rapporto sempre più
diretto con gli utenti online, in modo tale da rendere questi ultimi quasi co-operatori
dell’istituzione stessa. Un rapporto che può giovare ovviamente anche in termini di
visite reali presso l’istituzione.