La scuola diventa così terra di mezzo e strumento che permette
lo scambio interculturale tra diverse etnie. Il fenomeno
dell’immigrazione pone una serie di problemi di convivenza fra le
culture, in quanto la presenza di etnie diverse in Italia non è un
fenomeno passeggero, anzi è destinato ad aumentare non solo nelle
regioni del Nord, ma anche nelle regioni del Sud Italia. Elio Damiani
nel suo saggio sull’educazione interculturale a scuola afferma quanto
segue: “La scuola è tenuta a farsi riflesso della società multiculturale e
quindi carico della speranza di promuovere un cambiamento adeguato
di strutture, metodi e contenuti in prospettiva interculturale”(1998).
Il momento dell’inserimento di un bambino di origine straniera
all’interno di una classe rappresenta l’inizio di un cammino in cui si
pongono le basi per una buona riuscita dell’integrazione scolastica. Il
termine “accoglienza” non sta ad indicare solamente una serie di
atteggiamenti e azioni rivolte al bambino al momento dell’arrivo, ma
indica la capacità, da parte degli operatori interculturali, di rimuovere
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gli ostacoli che impediscono ai minori e alle famiglie di inserirsi
tranquillamente nel nuovo contesto sociale.
Il lavoro da me realizzato in questa tesi vuole cercare di
sensibilizzare le nuove generazioni sulla necessità di una figura
professionale, quale l’Assistente Sociale, che abbia le competenze di
penetrare nella realtà del fenomeno migratorio per conoscerne tutti gli
aspetti, con l’obiettivo di intervenire creando spazi di mediazione fra
le istituzioni scolastiche, le famiglie e gli enti locali che accolgono gli
immigrati. Per una buona riuscita dell’integrazione è importante
inserire nelle scuole la figura del mediatore linguistico, il quale abbia
le competenze idonee per sensibilizzare gli studenti di etnia straniera e
non, nei confronti dei fenomeni migratori, sulle loro cause e sulle
conseguenze. La multietnicità, caratteristica sempre più singolare della
nostra società, è sicuramente per i giovani una grossa opportunità di
crescita e di arricchimento. Poter ricevere sin dai primi anni di scuola
delle occasioni per aprirsi ad un modello nuovo di convivenza tra gli
uomini, sperimentando all’interno della classe delle situazioni di
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autentico dialogo fra le varie esperienze di vite diverse, è in definitiva
un modo per dar vita a identità aperte al cambiamento che si
identificano in valori di carattere universale.
Per lo sviluppo degli enunciati sopra richiamati il presente
lavoro sarà esposto nel seguente modo.
Nel primo capitolo saranno approfondite le tematiche legate
alle politiche sociali migratorie di accoglienza, mettendo in evidenza il
ruolo che investe lo Stato nei riguardi di tale fenomeno. Una
particolare attenzione è stata rivolta nel primo capitolo alla figura
dell’Assistente Sociale, il quale opera per favorire una maggiore
integrazione del minore immigrato all’interno del nuovo tessuto
sociale.
Il secondo capitolo tratta in modo specifico l’integrazione del
minore immigrato a scuola. Partendo dalla condizione del minore
straniero non accompagnato, ho messo in evidenza nella parte centrale
del secondo capitolo i dati relativi all’inserimento del minore
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immigrato nella scuola italiana, a fronte di un rapido aumento di
presenze straniere registrate soprattutto negli ultimi anni.
Nel terzo capitolo sono mostrati i processi di evoluzione dei
sistemi educativi scolastici nei paesi dell’Europa occidentale, fino ad
arrivare agli anni novanta, quando finalmente è stato possibile
concretizzare l’autonomia delle istituzioni scolastiche, la quale ha
assunto un ruolo predominante nel processo che ha portato ad una
concreta trasformazione del nostro sistema educativo.
Il quarto ed ultimo capitolo presenta i risultati di una ricerca
empirica che ho condotto, attraverso la somministrazione di un
questionario semistrutturato, a immigrati e non, presenti in due
comunità alloggio della provincia di Agrigento, sulla loro condizione
all’interno della scuola frequentata.
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I CAPITOLO
POLITICHE SOCIALI E IMMIGRAZIONE
1.1 Verso una Politica Sociale di Accoglienza
Il pluralismo è una sfida da vincere per chi non
vuole un’esistenza povera: la gioia si costruisce
nell’incontro, la felicità ha il volto della novità
e della sorpresa.
“S. De La Pierre”
La connessione fra bisogni sociali, formazione della domanda
e sviluppo dei servizi è stata negli ultimi anni fortemente messa in
evidenza dagli effetti prodotti dalle migrazioni. Il trattamento degli
immigrati mette in luce le peculiarità di funzionamento della Pubblica
Amministrazione e dei Servizi Sociali di un Paese. Dagli anni Settanta
l’Italia, dopo che per lungo tempo è stata paese di emigrazione esterna
e interna, è diventata un paese di immigrazione. Negli anni Ottanta gli
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ingressi e la permanenza degli stranieri in Italia hanno assunto
dimensioni rilevanti e di notevole significato in un Paese che vanta
tradizioni di immigrazione, comportando ripercussioni sotto il profilo
sociale, politico, economico e, anche, per quanto attiene all’ordine
pubblico.
Alla fine del 1998 l’Italia accoglieva 1.033.235 stranieri con
regolare permesso di soggiorno. Essi costituivano 1’1,9% della
popolazione e la maggior parte di queste persone provenivano da paesi
non comunitari (Caritas, 1998). In termini assoluti e di incidenza si
tratta pur sempre di un numero più basso rispetto a quello registrato in
altri paesi europei. Dal primo luglio 2001 al 30 giugno 2006 i
richiedenti asilo, rifugiati e stranieri rifugiati nel territorio italiano per
motivi di carattere umanitario, sono stati 15.207, di questi, quelli
accolti sono stati 12.289, mentre quelli rimpatriati volontariamente
dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sono stati 783.
Nel corso di questi cinque anni il Paese, il quale dovrebbe
garantire una perfetta integrazione dello straniero nel territorio di
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arrivo, ha sviluppato una cerca capacità ricettiva e ha lavorato
costantemente al fine di migliorare la qualità dei servizi; considerato
che in questo periodo, i beneficiari di tali interventi sono raddoppiati.
Sebbene talvolta le risorse che si hanno a disposizione per intervenire
risultano insufficienti, il sistema politico di protezione, nell’ intreccio
delle proprie competenze, ha quasi sempre cercato di costruire un
programma di rete di sostegno che mirasse, talvolta con elevata fatica,
all’integrazione dei beneficiari nel contesto sociale. Sta di fatto, però,
che questi processi demografici cominciano pian piano a determinare
un cambiamento nella struttura sociale e culturale del paese autoctono
che li ospita. Negli ultimi anni, si è registrato un importante aumento
di bambini presenti all’interno delle scuole elementari; questo dato è
stato valutato in relazione all’aumento dei bambini nati in Italia da
genitori stranieri.
L’immigrazione inserita all’interno di un sistema sociale
autoctono riveste un ruolo importante. Essa, infatti, vista come agente
di cambiamento della configurazione di un sistema sociale e politico
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di uno Stato, rappresenta una sfida importante, proprio perché è
destinata a modificare il profilo delle nostre democrazie.
Il passaggio dalla fase di emergenza, registrata nei primi anni
del fenomeno, a quello per le politiche sociali che si occupano di
immigrazioni a livello locale ha effetti non solo sul mercato del
lavoro, ma anche, e soprattutto, sul sistema dei Servizi Sociali. Infatti,
oltre ai servizi di prima accoglienza e assistenza, nell’ambito delle
politiche sociali, sono stati di anno in anno rafforzati una serie di
servizi integrati per l’inserimento socio-lavorativo e socio-abitativo
degli stranieri. A tal proposito, la legge n. 40 del 1998 recante norme
sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero ha apportato
nell’ordinamento giuridico italiano importanti innovazioni in materia
di politiche sociali. Essa affronta il problema dell’immigrazione
adottando due strategie: l’irrigidimento dei controlli e la promozione
dell’integrazione sociale e culturale dello straniero.
L’immigrazione viene considerata dalla nuova normativa un
fenomeno strutturale che, attraverso dei processi che mirano ad un
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cambiamento, deve essere indirizzato affinché, nell’arco di un tempo
stabilito, possa esprimere le risorse positive di cui è portatore. Gli
obiettivi che gli agenti delle politiche sociali cercano di individuare
riguardano in primo luogo, il problema dell’immigrazione clandestina
e quello dello sfruttamento criminale dei flussi migratorio, soprattutto
per quel che riguarda lo sfruttamento criminale del minore immigrato
presente nel nostro territorio. A tal proposito, lo Stato interviene
nell’ambito delle politiche d’integrazione attraverso una serie di
attività sociali, culturali, sportive, ludiche, mirate a favorire un
positivo inserimento sociale del minore non accompagnato. Lo Stato
si impegna a sostenere una programmazione di ingressi limitati di
stranieri nel territorio italiano, mirando così a percorsi realistici ed
effettivi di integrazione.
Le Politiche Sociali per intervenire e creare un metodo di
integrazione dello straniero, adottano una serie di azioni individuate
nell’ordinamento giuridico italiano, tali azioni riguardano:
l’accoglienza all’interno di centri qualificati e il diritto all’abitazione.
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