3
difficile, se non impossibile il coordinamento dei vari soggetti
coinvolti. Accanto all’opera di Bellò, si pone il grande impegno di
Pietro Scoppola, che ha prodotto documenti e strumenti tuttora validi
per una corretta interpretazione del movimento modernista. Scoppola
aveva infatti tentato di offrire una lettura che permettesse di superare
le polemiche connesse alle condanne che avevano coinvolto molti dei
protagonisti del modernismo.
Negli anni sono apparsi innumerevoli lavori dedicati alle figure
principali del modernismo, legati alle vicende o ai dibattiti sorti in
ambito filosofico, teologico e biblico, sino a giungere alla creazione di
un centro universitario dedicato esplicitamente alla storia del
modernismo. È dunque evidente come tante cose siano cambiate
dall’affermazione di Bellò, anche in relazione alla scomparsa di molti
dei protagonisti di quel sofferto periodo.
4
CAPITOLO PRIMO
IL MODERNISMO
1. Modernismo: atteggiamento innovativo o degenerazione
eterodossa?
Per secoli, il mondo occidentale e la Chiesa hanno vissuto in
una sostanziale simbiosi culturale. Il tempo della storia umana era
scandito da valori religiosi, la vita dell’individuo era ritmata da
stagioni legate alla vita liturgica della Chiesa, che deteneva quel
privilegio assoluto della verità totalmente riconosciutole. L’avvento
delle nuove scoperte scientifiche finì per mettere in forte crisi questo
incontestato possesso, giacché sorgevano nuove e variegate forme di
sapere fondate su istanze plurali e dunque totalmente incompatibili
con la concezione unitaria della Chiesa, che, perduto il suo monopolio
culturale, sembrava voler tentare di conservare il suo potere con una
condanna netta e inequivocabile di ogni progresso. In questa fase, i
personaggi che la Chiesa individuava come veri e propri nemici erano
ancora esterni a essa, anche se quasi sempre cresciuti e maturati
all’interno della sua cultura. Tale duro e deciso contrasto non venne
condiviso da tutta la Chiesa; al suo interno cominciarono ad
accendersi i primi focolai di dissenso, nati dalla convinzione che una
guerra così condotta non potesse durare a lungo e che fosse necessario
assumere un nuovo atteggiamento nei confronti del mondo moderno.
Negli ultimi decenni del XIX secolo, alla prima tipologia di
avversari, di stampo marcatamente politico, definita con l’espressione
5
cattolicesimo liberale, subentrava un altro movimento considerato
molto più temibile, poi definito modernismo.
Il confronto tra conservazione e rinnovamento è tipico d’ogni
epoca, così come si può considerare una costante il rapporto dialettico
e conflittuale che ne emerge. Ogni passaggio di cultura crea contrasti,
ed è dunque importante interpretare con lucidità questi turbolenti
momenti di transizione. Nel caso del modernismo, il contrasto
generazionale innescava problemi enormi, che andavano ben oltre la
semplice diatriba tra vecchio e nuovo; accettare il modernismo
equivaleva infatti ad impegnarsi a conservare intatti valori considerati
eterni e immutevoli, poiché d’origine divina, ma dentro sistemi di
pensiero di per sé caduchi e passeggeri. È dunque evidente come il
modernismo sia stato uno dei fenomeni più significativi del profondo
cambiamento avvenuto all’interno della Chiesa nel periodo a cavallo
tra il XIX e XX secolo. Pur condannato e spesso umiliato, quel
movimento è rimasto come ineludibile oggetto di riflessione, sia per
chi ne temeva le conseguenze, sia per chi continuava a sostenere il
valore della storicità del cristianesimo. Non è dunque un caso che oggi
si guardi a quel movimento con occhi diversi, perché molte posizioni
contestate ai modernisti, atteggiamenti che hanno causato forti
sofferenze negli uomini che credevano in esse, sono pacifica
acquisizione in ambito teologico, anche grazie al Concilio Vaticano II.
La drammaticità del momento è intuibile e percepibile già dalla
definizione che era data al termine modernismo; derivato in un primo
momento dal semplice termine modernità, esso assunse quasi
immediatamente una connotazione negativa, accolta la quale, il
termine modernismo fu riutilizzato senza che ci si preoccupasse di
specificare in che senso se ne stesse parlando, sostenendo
implicitamente che con esso si condannava sempre un’affermazione o
6
posizione che dava troppo spazio a dottrine mondane o a
interpretazioni non radicate nella più stretta tradizione teologica.
Tale accezione estremamente negativa trovò presto spazio
anche nei documenti ufficiali della Chiesa. Papa Pio X lo definì,
durante un discorso del 1907, «compendio e veleno di tutte l’eresie»2.
La nuova mentalità che voleva rapportarsi al mondo moderno
con un approccio teologico caratterizzato da un rigore più scientifico,
era considerata la più subdola delle eresie; ancora prima del pontefice,
infatti, il padre Portalié aveva scritto nella rivista dei gesuiti francesi
Études:
Dopo i primi secoli del cristianesimo e le scosse dell’arianesimo e dello
gnosticismo, mai il cristianesimo era stato attaccato da una tempesta così
paurosa come la crisi attuale3.
Giudizi così netti e negativi mostrano per speculum la natura
tormentata e poliedrica del movimento che, nato nella Chiesa stessa,
rappresentava un archetipo del conflitto culturale, il contrasto quasi
biologico di ogni generazione tra moderno e antico, tra rinnovamento
e tradizione.
La comprensione del reale valore di questa disputa, che porrà le
basi del cambiamento interno alla Chiesa, non può che realizzarsi
indagando qual è stato l’effettivo ruolo del modernismo,
“ripulendone” l’analisi da pregiudizi e congetture, per poterlo studiare
e analizzare nel suo nucleo originario, scegliendo una prospettiva che
permetta di guardarne obiettivamente il precipitato, sia dal punto di
vista storico che da quello filosofico–teologico. L’obiettivo di uno
studio che voglia, oggi, raccontare la storia del
2
Ibid., p.15.
3
E. POULAT, Modernistica. Horizons Physionomies Débats, Parigi 1982, p. 231.
7
modernismo non può che essere, dunque, quello della ricostruzione
critica, anche se partecipata, del periodo storico e dei protagonisti di
questa stagione del XX secolo. Pur tentando speculativamente di
comprendere motivazioni, idee e identità del movimento modernista,
infatti, è essenziale che l’analisi non sia né apologetica né
pregiudiziale, e che sappia cogliere le ragioni umane, spirituali,
culturali, storiche e filosofiche di ciascuno dei
protagonisti di questa vicenda.
1.1 Compendio di tutte l’eresie.
Per meglio cogliere la crisi modernista, bisogna risalire indietro
nel tempo fino alla fine dell’Ottocento e rifarsi al clima scientifico che
si respirava in quel periodo, alla nascita della nuova scienza in
continua evoluzione, alla trasformazione degli spiriti che essa andava
determinando e alla strenua opposizione della Chiesa. Alle
sollecitazioni mosse dalla comunità scientifica sulla necessità di una
riconciliazione tra mondo moderno e istituzione ecclesiastica, la
Chiesa rispose, per il tramite di Pio IX, di Leone XIII e di Pio X, con
un diniego completo. Se il primo escluse ogni volontà di
riconciliazione, il secondo dichiarerà senza indugi che i fedeli non
possono assolutamente accettare quel mondo nato dalla rivoluzione
francese o formatosi attraverso altre rivoluzioni. La scienza moderna
si oppone alla religione, ed in virtù di tale opposizione la prima
diviene un nemico al quale la seconda deve necessariamente muovere
guerra.
Sarà proprio questo elemento conflittuale che appassionerà gli
studiosi e proprio privilegiando l’analisi di tale conflitto che i primi
storici cercheranno di raccontare la crisi modernista. Il primo a usare il
termine modernismo, nel significato che acquisirà negli anni
8
successivi, sembra sia stato lo studioso belga Charles Perin, il quale
intitola un suo saggio del 1881, dedicato ai carteggi di Lammennais,
Du modernisme dans l’Église4. Secondo Perin, di questa scuola fanno
parte quegli intellettuali che con il pretesto di modernizzare la Chiesa,
introducono dottrine che rischiano di distruggerla. A distanza di
tempo, il termine appare in uno scritto del teologo di Friburgo Carl
Braig per indicare un orientamento dello spirito che privilegia
l’esperienza religiosa nel senso indicato da Friedrich Schleiermacher.
Sono così poste le premesse per due delle principali letture del
fenomeno che saranno abitualmente adoperate dagli oppositori del
modernismo: una lettura sottolinea le genealogie culturali,
individuando una linea diretta tra Schleiermacher, il protestantesimo
liberale e il modernismo; un’altra, invece, accusa gli innovatori,
incolpati di agire dall’interno della Chiesa, operando a loro dire per il
bene di quest’ultima nel volerla rimodernare, ma finendo invece così
per distruggerla.
La maggior parte dei teologi ortodossi, che in ciò
rispecchiavano la volontà di Pio X, erano in quegli anni convinti che il
focolaio modernista più pericoloso fosse il secondo, interno alla
Chiesa, idea avallata e sostenuta anche dall’ambiente laico, vale a dire
da giornalisti, romanzieri, letterati e filosofi.
In tal senso, il filosofo francese Emile Boutroux così scriveva
riferendosi ai pericoli che correva la Chiesa:
I pericoli sono di due tipi. Vi sono prima di tutto i pericoli esterni. La
società civile, in certi Stati, vuole separarsi del tutto dalla Chiesa, in modo
da non tenere più in alcun conto, per la propria esistenza, dei precetti, degli
insegnamenti, delle condizioni di esistenza della religione. Vi è quindi il
pericolo interno. Nel seno stesso della Chiesa, certi membri, non solo laici,
4
Cfr. C. PERIN, Du Modernisme dans l’Èglise, Parigi 1881.
9
ma anche ecclesiastici, pur proclamando la loro fedeltà e la loro ubbidienza,
rifiutano di considerare la legge divina come unica sovrana e cercano di
trovare un reciproco adeguamento tra la parola di Dio e le opinioni degli
uomini, tra la fede e la scienza, tra la Chiesa e una democrazia senza Dio.
La sintesi di tutte queste eresie è il modernismo, dottrina che volendo
distinguere nella religione la sostanza e la forma, e dilatando sempre più la
seconda a discapito della prima, dichiara che tutto quanto è forma è
modificabile in base alle tendenze e alle opinioni contingenti delle società
umane e quindi può e deve evolvere con esse. Di conseguenza quando
questi cristiani accomodanti ritengono di poter mantenere come assoluto e
immutabile si riduce sempre più ad alcune e sottili e inafferrabili astrazioni.
Di questi due pericoli, il secondo è peggiore, poiché deriva da una
corruzione che si produce nel seno stesso della Chiesa. D’altronde, esso è
connesso con il primo; poiché, una volta ammessa la radicale indipendenza
tra la scienza e la fede, tra il naturale e il divino, è logico che si consideri
normale uno stato di separazione assoluta tra la Chiesa e la società laica.
Insomma, tutte le eresie, tutti i flagelli, interni ed esterni, che minacciano la
religione, si riassumano nel modernismo5.
Nella lettura di Boutroux, il modernismo è interpretato come
l’origine di tutti i mali, la nuova arma del diavolo contro la Chiesa che
dunque trovava al suo interno, tra gli stessi ecclesiastici, i suoi nemici
peggiori.
Tale condanna rende comprensibile l’enorme vuoto
storiografico sull’argomento, durato peraltro molto a lungo. La prima
ampia ricerca, che veniva dedicata a questo tema alla fine degli anni
venti, ad opera di Jean Rivière, storico e teologo, risentiva infatti di
quel clima; si trattava in qualche modo di dimostrare la legittimità
delle condanne comminate da Roma ad alcuni studiosi e di assolvere
5
Per la citazione di E. Boutroux, cfr F. MOURRET, Quelques épisodes de l'Histoire de l'Église sous le pontificat de Pie
X. La Crise Mo-derniste, in Revue Apologétique, 25 (1922), pp. 5-6.
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dai sospetti altri personaggi più vicini all’autore di quella ricerca6. Il
compito del teologo, in breve, era quello di analizzare le dottrine dei
presunti eretici, per dimostrare se erano immuni da accuse, o se
meritavano la condanna inflitta loro dalla Chiesa. Questo progetto
permetteva di far luce sullo stesso modernismo, ma rischiava di lasciar
troppo in ombra il contesto globale in cui quegli orientamenti erano
nati, come il ruolo della teologia nei confronti dei nuovi modelli di
scienza o la messa in causa dello studio tradizionale della Bibbia.
Tutto ciò ha provocato in epoca recente un rinnovamento degli
studi sul modernismo, che permette di rivedere taluni giudizi e di
ampliare gli orizzonti. La prospettiva storica ha permesso di tornare ai
problemi teologici in modo più sereno. In un primo momento, la
storiografia ha cercato di analizzare gli errori dottrinali che erano
imputati ai modernisti, al fine di individuare, laddove possibile, una
vera e propria eresia modernista, con teorici, maestri e discepoli, per
poi ammettere che tale scelta finiva per cogliere solo un aspetto
dell’idea modernista. In un secondo momento si è invece riconosciuta
l’importanza teologica del modernismo e la si è sfruttata nell’indagine
storica, senza svuotare il modernismo dei suoi contenuti più
significativi e innovativi e senza considerare il movimento il semplice
desiderio di adeguare la Chiesa e la religione cattolica alle esigenze
della società contemporanea, tentativo che ciclicamente si ripresenta
in modo più o meno traumatico.
Approcci critici così differenti tra loro hanno condotto alla
nascita di due diverse definizioni di modernismo: da un lato una idea
più ampia, che si estende alle varie istanze di rinnovamento, di
progresso, di adeguamento della dottrina cristiana, dai suoi aspetti
filosofici, teologici, sociali; dall’altro una definizione più specifica,
6
Cfr. J. RIVIÈRE, Le modernisme dans l’Église. Étude d’histoire religieuse contemporaine, Parigi 1929, cit. in M.
GUASCO, Modernismo, cit., p.21.
11
che si rifà, in una certa misura, alla classificazione che del
modernismo ha dato l’autorità ecclesiastica nell’enciclica Pascendi,
nella quale il movimento viene descritto come compendio di tutte le
eresie e fondamento della distruzione del cristianesimo. Queste due
definizioni, che a una prima lettura sembrano totalmente in contrasto,
a una più attenta analisi non solo non si escludono a vicenda, ma
risultano, proprio nella loro diversità, estremamente utili per effettuare
una ricostruzione critica completa del movimento. Infatti, se la prima
ci permette di recuperare il contesto culturale che origina la crisi, ma
anche gli sviluppi positivi delle discipline teologiche, la seconda
permette la ricostruzione degli itinerari biografici dei diversi
personaggi, punto importante della ricerca che ci apprestiamo a
compiere.
1.2 Lo sviluppo delle scienze e delle istituzioni culturali.
Tracciando un bilancio del modernismo, il gesuita Rouquette,
nel 1956, scriveva sulla rivista Études che il movimento si riduceva a
ben poca cosa: cinque o sei nomi, due riviste e qualche libro7.
Diversamente la pensavano i polemisti come il Cavallanti, che
consideravano il movimento pericoloso e in rapida espansione nelle
diocesi, nei seminari e tra i teologi8. Alla luce di tali giudizi, il
modernismo era davvero il compendio di tutte le eresie, che dilagava a
macchia d’olio, oppure, come scriveva Rouquette, era qualcosa di
limitato e circoscritto a pochi pensatori, tanto che era possibile stilare
7
Cfr. R. ROUQUETTE, Bilan du modernisme, in Études, 6 (1956), pp. 321-343. Fra i personaggi legati al modenismo,
vengono presentati, anche se con toni e meriti diversi, Loisy, Tyrrell, Miss Maud Petre, fedele custode della memoria di
Tyrrell, Hébert, von Hügel, Paul Sabatier, Le Roy, Laberthonnière. Due sono le riviste segnalate, la Revue d’histoire et
de littérature religieuses, e gli Annales de philosophie chrétienne. Cinque invece i testi indicati come manifesti, i
Souvenirs d’Assise di Hébert; L’Evangile et l’Église e Autour d’un petit livre, di Loisy; la Lex credendi, di Tyrrell;
Qu’es-ce qu’un dogme?, di E. Le Roy. L’autore ricorda poi alcuni romanzi prodotti in qualche modo nella e dalla crisi
modernista; fra questi è presente anche Il Santo di Fogazzaro, notissimo al momento della pubblicazione, ma ormai
caduto in oblio, sempre secondo l’opinione di Rouquette.
8
Si tratta in genere di opuscoli polemici, privi di ogni fondamento scientifico, ad esempio, in A. CAVALLANTI,
Letteratura modernistica. Fatti e persone degli ultimi giorni, Siena 1910. Si veda anche ID., Modernismo e modernisti,
Torino 1908.