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Introduzione
La seguente tesi si concentra sull’analisi della serie documentaristica Making a Murderer,
prodotta da Netflix e rilasciata sulla piattaforma omonima nel 2015. L’oggetto di analisi è stato
lo studio del discorso legale all’interno dell’aula di tribunale in cui il procedimento penale
ritratto nella docu-serie si è svolto. La tesi è stata suddivisa in tre capitoli. Il primo capitolo si
è concentrato sulla distinzione tra common law e civil law, sul sistema di tribunali statunitense
e la sua evoluzione storica, e sulle varie componenti che costituiscono il sistema legale
statunitense, con particolare attenzione al procedimento penale. Il secondo capitolo si è
concentrato sullo sviluppo dell’inglese moderno, sull’inglese legale scritto e orale e le sue
caratteristiche, così come sugli elementi linguistici riscontrati da diversi autori all’interno di
procedimenti penali. In conclusione, il terzo capitolo si è concentrato sull’analisi del linguaggio
utilizzato durante la serie documentaristica Making a Murderer. Per l’elaborazione del primo e
secondo capitolo, sono state utilizzate principalmente fonti cartacee o versioni online di fonti
cartacee, mentre sono stati utilizzati in numero minore fonti provenienti dal web. Per
l’elaborazione del terzo capitolo, incentrato sull’analisi linguistica, sono stati utilizzati i
sottotitoli della serie documentaristica di riferimento, provenienti dal sito www.addic7ed.com.
L’utilizzo delle trascrizioni ha facilitato l’elaborazione dell’analisi linguistica in questione, e ha
permesso di enfatizzare gli elementi linguistici in esame. Essendo il linguaggio legale inglese
l’oggetto della seguente analisi, le trascrizioni sono riportate nella lingua originale di Making a
Murderer, ovvero in inglese.
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Capitolo 1
In questo capitolo verranno presentati alcuni cenni storici riguardanti il sistema legale
statunitense, così come verranno brevemente illustrate le caratteristiche del sistema giudiziario
statunitense.
1.1 Common law vs civil law
Quando si parla di sistemi giuridici, gli esperti di diritto individuano due ordinamenti alla base
dei sistemi legali dei paesi del mondo. Da un lato il civil law, che viene associato ai paesi
dell’Europa continentale (tra cui l’Italia), dall’altro il common law, che viene associato ai paesi
anglofoni (tra cui gli Stati Uniti d’America). Questi due sistemi sono molto diversi tra loro e,
facendo parte noi di un ordinamento di civil law, è bene spiegare invece cosa intendiamo
quando parliamo di common law, essendo un modello distinto dal nostro. Una prima
definizione ci viene data da Antonello Mura e Antonio Patrono:
“Il common law è un diritto non scritto nelle leggi, come noi siamo abituati a concepirle, ma
consta invece di regole d’azione e di principi i quali derivano la loro autorità essenzialmente da
antichi usi e costumi, ovvero da decisioni delle Corti che li hanno riconosciuti. Si sviluppa,
dunque, soprattutto attraverso decisioni giudiziarie, piuttosto che atti legislativi” (2011: 22)
Il caso che verrà analizzato nell’ultimo capitolo si svolge negli Stati Uniti d’America, paese
con ordinamento basato sul common law. Il common law o diritto consuetudinario è il sistema
giuridico utilizzato dai paesi angloamericani e che si sviluppa in Inghilterra a partire dal 1066,
ovvero nel momento in cui Guglielmo I sconfigge gli anglosassoni nella battaglia di Hastings.
La particolarità di questo sistema risiede nel fatto che alla base ci sia un’unione tra le
consuetudini dei popoli germanici e il diritto feudale. Ad affiancare queste due fonti, veniva
usato anche il diritto romano, qualora necessario a colmare determinate lacune.
Nonostante si cerchi di descrivere il common law riducendolo a delle definizioni, non risulta
facile spiegarlo a chi vive nei sistemi che seguono il diritto dell’Europea continentale. Secondo
quanto afferma il giurista Holmes Jr. (1881: 3), il diritto che sta alla base dell’azione umana in
una società tende a riflettere le condizioni sociali, le necessità sentite, le teorie morali e le
politiche prevalenti nell’epoca in questione.
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Il tratto distintivo del common law è rappresentato dalla giurisprudenza o dal principio dello
stare decisis
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(Mattei e Monateri, 1996). Secondo il dizionario Treccani, la giurisprudenza è
l’insieme delle sentenze emanate dai giudici riguardo a determinate questioni. Secondo Ugo
Mattei e Pier Giuseppe Monateri (1996), questo principio avrebbe due significati. In primo
luogo, rappresenterebbe l’obbligo dei giudici di conformarsi con una precedente sentenza, se
quest’ultima rappresenta la stessa fattispecie penale. In secondo luogo, si riferirebbe all’obbligo
dei giudici appartenenti a una corte inferiore di conformarsi alle precedenti sentenze emesse da
una corte di gerarchia superiore. Inoltre, si contrapporrebbe al diritto romano, o civil law, che
invece vede la giurisprudenza come qualcosa di secondario e si baserebbe principalmente sulla
codificazione, ovvero le leggi scritte. Quest’ultime, al contrario della common law, risiedono
alla base delle decisioni della magistratura che ha l’obbligo di rispettare la normativa vigente e
di applicarla al caso concreto. Dunque, l’analisi del caso si svolge partendo da una base
generale, fino ad individuare una fattispecie concreta (Mousorakis, 2015: 304).
Il common law è invece una legge non scritta formata dalle consuetudini giudiziarie e, al
contrario del civil law, parte da un caso concreto, vincolante per le sentenze successive. Negli
Stati Uniti esiste una legge scritta ma, così come in Inghilterra, viene considerata come fonte
del diritto secondaria. A differenza però dell’Inghilterra, in cui la regola del precedente è più
vincolante, nel sistema statunitense questa ha meno peso, in quanto la Corte Suprema ha il ruolo
fondamentale di interpretare la Costituzione e verificare se nei casi a lei affidati quest’ultima
viene rispettata (Grossi, 2015: 6). Secondo Simona Grossi (2015: 2), il ruolo della Corte
Suprema non combacerebbe con il principio dello stare decisis, in quanto i giudici della Corte
Suprema cercherebbero di applicare il caso alla norma (la Costituzione), invece che il contrario,
così come stabilito dall’ordinamento di riferimento.
Un altro elemento che differenzia il common law dal civil law è la presenza della giuria. La
presenza della giuria rappresenta uno dei diritti sanciti nella Bill of Rights statunitense. La giuria
è formata da persone estranee al contesto legale, che hanno il compito di stabilire la credibilità
o meno dei fatti che gli vengono presentati. Secondo Douglas E. Edlin (2007:15), la giuria
rappresenterebbe un impegno nei confronti della ragione e delle tradizioni, in quanto
rappresenterebbero persone che conoscono da vicino le tradizioni locali e inoltre in grado di
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Stare decisis: principio (m.) del precedente giurisprudenziale vincolante.
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poter determinare la colpevolezza e responsabilità di una determinata persona considerando gli
eventi in esame.
1.2 Il contesto di formazione della Common law americana
Quando nel 1607 i coloni inglesi arrivarono a Jamestown, in Virginia, non utilizzarono il
sistema del common law inglese, in quanto volevano distinguersi dalla madrepatria. La Virgin
Company
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si impose come monopolista con tre politiche sussidiarie. In primo luogo, aveva il
controllo su tutti i beni e i terreni della Virginia. In secondo luogo, regolamentava le transazioni
economiche per raccoglierne i profitti al posto dei privati. Infine, faceva lavorare i coloni per la
società e non per sé stessi, tramite la disciplina coercitiva. La maggior parte dei coloni erano
impiegati nell’agricoltura e uno degli scopi della compagnia era quello di produrre senza dover
importare dall’Inghilterra (Nelson, 2008).
Il primo codice che venne utilizzato fu il Lawes, Divine, Moral and Martial di Sir Thomas Dale
che fu promulgato nel 1611 e includeva nei divieti il non poter commerciare con gli indiani
d’America o il non poter comprare qualcosa e rivenderlo a un prezzo più alto. Il codice di
Thomas Dale era inoltre molto severo in quanto prevedeva la pena di morte per moltissimi reati,
tra cui il furto, e si basava per lo più sulla disciplina militare e sulle punizioni. Qualsiasi tipo di
disobbedienza nei confronti dei comandanti veniva punito dal codice (Nelson, 2008). Taylor
(2001: 167) riporta che la situazione successivamente cambiò, in quanto l’economia della
colonia passò dall’essere basata sul commercio e l’esplorazione a essere basata sulla produzione
agricola del tabacco. Questo secondo l’autore permise la crescita della popolazione, del
territorio e della ricchezza. Secondo quanto riporta Nelson (2008: 20), nel 1619 iniziò l’epoca
delle riforme e al tempo stesso la Compagnia della Virginia affidò al Governatore e al Consiglio
il compito di affidare un padrone a chiunque vivesse nell’ozio, punendo anche l’ubriachezza
(considerata una distrazione dal duro lavoro). Taylor (2001: 182) sottolinea a riguardo come gli
uomini che vennero inviati nell’allora nuova colonia non avessero un passato da lavoratori, ma
anzi fossero uomini senza alcun tipo di esperienza manuale e abituati alla vita da benestanti.
Un evento che può fare da esempio al funzionamento della legge a quel tempo è
l’incriminazione di Edward Sharpless, che seguendo gli ordini della Corona, affidò dei
documenti della Compagnia ai Commissari della Corona, anche se non era concesso dalla
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Virgin Company: ci si riferisce alle due compagnie per azioni di Giacomo I che furono inviate sulle coste del
Nord America per realizzare alcuni insediamenti. (M. Andrews, 1958)
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Compagnia. La pena fu rapida e soprattutto fu inflitta senza nessun atto di accusa, nessun
processo e nessuna giuria. Nel frattempo, la Compagnia continuò ad attuare riforme e al tempo
stesso a utilizzare politiche oppressive fino al 1624, anno in cui la Virginia divenne una colonia
reale, con la presenza di un governatore scelto dalla Corona britannica (Nelson, 2008).
La prima dottrina che venne promulgata dal Tribunale fu quella sulla proprietà fondiaria, per
l’alto numero di controversie. Fu verso il 1660 che si sentì la necessità di creare un libro di
leggi che potesse regolare le varie problematiche. Dalle cause civili si passò a quelle penali,
con un conseguente avvicinamento a una forma di Stato di Diritto. Il caso del capitano William
Epps e di Alice Boise e del “presunto movimento sotto le lenzuola” rappresenta la prima
manifestazione di questa crescente preoccupazione per la giustizia penale. L’accusa era di
aggressione sessuale nei confronti della donna ed era sostenuta da dei conoscenti del capitano
che avrebbero sentito delle grida. Tuttavia, il caso si concluse con una mancanza di prove
necessarie per l’incriminazione, in quanto il testimone non era in grado di confermare che
l’uomo dell’aggressione fosse il capitano William Epps (Nelson, 2008: 30). Durante questo
avvicinamento allo Stato di Diritto, si fece affidamento al common law, fino ad arrivare
all’istituzione della giuria nella Virginia. Secondo quanto afferma Francis H. Heller (1951: 35),
nel 1606 Re Giacomo I d’Inghilterra decise che fosse necessario l’istituzione della giuria, ma
fu solo nel 1623 (in un caso penale) e nel 1624 (in un caso civile) che fu utilizzata per la prima
volta. Afferma inoltre che i membri dovevano essere tredici o quattordici persone che venivano
scelte per metà dai cittadini appartenenti alla comunità di riferimento, mentre l’altra metà
veniva scelta da coloro presenti in aula. Lo Sceriffo aveva il compito di scegliere come membri
della giuria “gli uomini più abili della Contea” (Johnson, 1988: 120).
Verso la fine del XVII secolo si arrivò a una maggiore stabilità per quanto riguarda
l’amministrazione della giustizia e gli avvocati professionisti iniziarono ad ottenere una certa
reputazione all’interno delle colonie. Secondo quanto afferma Francis H. Heller (1951: 35), con
il tempo solo agli avvocati professionisti fu concesso di praticare la legge nei tribunali. In realtà,
la Virginia si discostò dal modello tipico del common law britannico. Infatti, mentre nel
common law britannico si iniziavano le cause per iscritto, nella Virginia veniva utilizzata la
procedura del disegno di legge, che era molto meno tecnica rispetto alla procedura per iscritto,
quindi anche le probabilità di rifiutare i casi erano basse. Con le prime controversie sulla vendita
di tabacco si crearono dei tribunali locali, collegati a un tribunale centrale, e a differenza dei
tribunali inglesi avevano competenza sia penale che civile. Per di più, potevano anche fare leggi
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per sé stessi ma la distribuzione del lavoro tra i vari tribunali locali non fu definita fino al 1630.
Nel 1634 la Virginia venne divisa in otto contee, ognuna con il proprio tribunale di contea e il
proprio sceriffo (Nelson, 2008: 39).
Sempre Nelson (2008: 40), riporta che anche se il sistema legale della Virginia si discostò dalla
common law inglese, quest’ultima continuò a rimanere la base, in quanto era conosciuta dai
coloni, ne avevano esperienza diretta e inoltre già presentava un corpus di dottrine e regole da
poter utilizzare. In aggiunta, l’autore afferma che, nella circostanza in cui il caso specifico non
trovasse una legge nel corpus, ne venivano create ad hoc.
1.3 Il sistema federale: cenni storici
Gli Stati Uniti d’America si sono formati dall’unione di 13 colonie iniziali che richiedevano
l’indipendenza dalla Colonia britannica. Durante il periodo coloniale, le colonie erano gestite
da dei governatori locali che venivano nominati dalla Corona. Secondo quanto affermano R.
Ernest Dupuy and Trevor N. Dupuy (1963: 2), la popolazione presente nelle colonie era formata
da persone in cerca di una libertà che non riuscivano a trovare nella madrepatria. In aggiunta,
l’arrivo nelle colonie aveva dato loro un senso di indipendenza maggiore rispetto a quella che
avevano in precedenza, e sempre secondo gli autori sopracitati, la presenza dell’esercito sul
territorio era uno degli elementi che più infastidivano i coloni, in quanto ricordava loro
l’oppressione, la repressione e le regole autocratiche che vigevano nella madrepatria.
Nel frattempo, il debito dell’Inghilterra aumentava a causa della guerra dei sette anni
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, e di
conseguenza la Corona cercò di superare il momento di crisi tramite il contributo delle colonie,
che però avevano già contribuito abbastanza con uomini e denaro nelle guerre precedenti. Così
venne introdotta una tassa
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nei confronti dei coloni sui prodotti importati, in particolare sullo
zucchero. Successivamente, ne venne introdotta un’altra
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per quanto riguarda i libri e tutto ciò
di stampato. Iniziarono a seguire una serie di proteste, che portarono al divieto da parte dei
coloni di acquistare prodotti dalla madrepatria, con conseguente eliminazione delle tasse
precedentemente introdotte, in quanto l’Inghilterra ne stava risentendo (E. Dupuy e N. Dupuy,
1963:18).
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Tra il 1756 e 1763
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The Sugar Act (1764)
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Stamp act (1765)