5
Introduzione
„hoy por hoy [Ciudad Juárez] es tierra de nadie; es un lugar lleno de violencia, drama y dolor.
Un niño no puede salir al parque porque los padres temen que le toque una bala perdida.
Yo creo que más que pensar en el tema de las mujeres, hoy por hoy hay una violencia más fuerte
que nunca que va en contra de todos, no precisamente de las mujeres‟.
1
Erika de la Rosa
È con queste parole che l‟attrice messicana Erika de la Rosa si riferisce alla sua città natale, Ciudad
Juárez -Chihuahua- Messico, durante un‟intervista nella quale le venne chiesto di mandare un
messaggio a tutte quelle donne, sue concittadine, che vivono represse e nella paura.
2
Non avendo mai sentito parlare di questa città messicana, le dichiarazioni dell‟attrice mi spinsero ad
intraprendere una ricerca volta a scoprire cosa stesse succedendo alle donne di questa città.
La realtà che mi si presentò d‟innanzi, fatta di palesi violazioni dei diritti umani era troppo grave
per essere taciuta; decisi quindi che sarebbe stato questo l‟argomento con il quale avrei concluso il
mio percorso di studi. Volevo ridare dignità e voce a quelle donne e bambine che dal 1993 fino ai
giorni nostri continuano a subire le conseguenze di una violenza cieca ed impune nell‟indifferenza
generale delle autorità del loro Paese e denunciare tali soprusi presentando una realtà che in Italia è
ancora troppo poco conosciuta.
Si tratta di una ricostruzione sotto il profilo storico-giuridico di una serie di femminicidi
3
perpetrati
ai danni di centinaia, migliaia di donne a partire dal 1993 fino ai giorni nostri a Ciudad Juárez.
4
Ciò che caratterizza questi omicidi di donne in quanto donne è l‟efferatezza con cui sono stati
commessi, la totale impunità dei veri colpevoli e la società patriarcale e misogina nella quale tali
atrocità trovano terreno fertile.
Ho voluto quindi analizzare le cause storico-economiche, ma anche sociali, che hanno portato ad un
simile clima di violenza contro una categoria determinata. Attraverso un‟indagine storica sulle
stagioni più significative della città a partire dal 1848, data che segna la trasformazione
dell‟insediamento in città di frontiera con gli Usa a seguito della disastrosa sconfitta del Messico,
1
Trad.„Oggigiorno Ciudad Juárez è terra di nessuno; è un luogo colmo di violenza, dramma e dolore. Un bambino non
può giocare al parco perché i genitori temono possa essere colpito da un proiettile vagante. Io credo che più che pensare
al tema delle donne, oggigiorno c‟è un‟ondata di violenza più forte che mai che va contro tutti, non solo contro le
donne‟
2
http://www.youtube.com/watch?v=kq_JTZ3Kkv4&feature=related, minuto 1.57
3
Neologismo creato da Jill Radford e Diana Russell autrici di: Femicide: The Politics of Woman Killing, del 1992 ,
successivamente elaborato da Marcela Lagarde, la quale ha arricchito il suo significato specificando che si tratta di
qualsiasi forma di discriminazione anche non violenta rivolta alle donne per il solo fatto di essere donne.
4
Per quanto riguarda il numero esatto di donne scomparse e uccise, è difficile stabilirlo a causa del processo di
„isabbiamento‟ messo in atto dalle autorità di Chihuahua.
6
fino all‟entrata in vigore del Nafta
5
nel 1994, sono state tracciate le cause che hanno contribuito alla
strutturazione e ai processi di disgregazione del tessuto economico e sociale che caratterizza la città
in esame. Quanto all‟aspetto sociale e all‟implicazione della componente misogina tra le cause di un
simile accanimento, ho voluto presentare un parallelismo con la cultura araba, anch‟essa oggetto dei
miei studi durante questo percorso triennale. Attraverso le Sacre scritture ho voluto tracciare un
percorso in cui la donna è descritta come un individuo inferiore rispetto all‟uomo e presentare le
analogie tra la religione cristiana, maggioritaria in Messico, e quella islamica; apparentemente
lontane, ma accomunate dal fattore misogino altamente presente in esse.
Per quanto riguarda l‟aspetto giuridico, ho analizzato come il Messico, e altri Paesi Latinoamericani
hanno recepito il concetto di femminicidio e se, e in che misura, l‟hanno integrato nei propri
ordinamenti giuridici. Quanto al caso messicano, sono state presentate le leggi fondamentali volte
all‟incorporazione del termine come nuova categoria giuridica e le convenzioni internazionali più
rilevanti stilate affinchè il delitto di femminicidio venisse recepito anche a livello di diritto
internazionale in quanto violazione dei diritti fondamentali delle donne.
Infine ho dato spazio anche alla dimensione sociale e culturale, cercando di fare emergere come la
società messicana abbia reagito al femminicidio. Mi sono soffermata sulla presenza e il ruolo delle
associazioni civili in difesa dei diritti delle donne, sui progetti destinati al rinnovamento della
società ed infine ho cercato di evidenziare come il femminicidio sia stato recepito dai giovani e
come abbia trovato traduzione in ambito culturale, in particolare nella musica e nella poesia.
6
In questo lavoro ho presentato inoltre due casi concreti di femminicidio: il caso Campo Algodonero,
campo di cotone, e quello della giovane Lilia Alejandra García Andrade.
Tra tutti i casi di femminicidio che ho studiato durante la preparazione di questo elaborato, questi mi
sono sembrati i più rappresentativi di ciò che succede ancora oggi a Ciudad Juárez. Il primo, del
Campo di Cotone, in quanto, nel 2009, è grazie a questo caso che lo Stato Messicano è stato
dichiarato colpevole di violazione dei diritti umani e intralcio alla giustizia. Una condanna che ha
portato alla luce il femminicidio, permettendo che gli venisse attribuito un riconoscimento giuridico
all‟interno dei vari ordinamenti statali e federali. Il secondo, quello di Lilia Alejandra, è stato scelto
in quanto mostra il modus operandi degli assassini, l‟atteggiamento sprezzante e l‟inettitudine delle
autorità.
Detti inizio quindi ad un intenso e lungo lavoro di ricerca di materiali e di vere testimonianze che
mi aiutassero a spiegare una realtà così drammatica che fino a quel momento avevo sempre ignorato
nonostante il mio personale interesse nei confronti dei Paesi ispanofoni.
5
Trattato di Libero Scambio tra Usa, Messico e Canada. Entrato in vigore il 1° Gennaio 1994.
6
I testi delle canzoni e delle poesie in lingua originale sono stati da me tradotti.
7
Volevo che questo lavoro non fosse solamente una raccolta di dati e informazioni attinte dai libri,
dai numerosi siti internet consultati, dai rapporti ufficiali di associazioni internazionali, o da articoli
di giornale; volevo che fosse „vivo‟: frutto di una concreta indagine sul campo.
Così cercai da subito di mettermi in contatto con le varie associazioni messicane che si occupano
dei femminicidi di Ciudad Juárez; contattai ripetutamente l‟Associazione Civile Nuestras Hijas de
Regreso a Casa e la Comisión Mexicana de Defensa y Promoción de los Derechos Humanos, ma
non ottenni risposte.
Era importante per me poter comunicare con coloro che da vicino hanno vissuto la realtà che io
stavo profilando. Cercai quindi di mettermi in contatto con un personaggio di rilievo del
giornalismo italiano, un professionista che conoscesse concretamente la realtà dei fatti: e contattai il
foto-reporter di guerra Giovanni Porzio, che ho conosciuto personalmente e che mi ha gentilmente
concesso un‟intervista riguardante la sua esperienza a Ciudad Juárez. Vista la mia difficoltà nel
riuscire a comunicare con la fondatrice dell‟Associazione precedentemente citata, Porzio mi fornì
dei contatti telefonici e un nuovo indirizzo e-mail per poter contattare Marisela Ortíz, di NHDRC.
Fu grazie al suo aiuto che riuscì a mettermi in contatto con lei e ad intervistarla.
Il contributo di questi testimoni diretti si è rivelato una fonte ricca e preziosa di informazioni che
mi hanno indubbiamente aiutata a presentare i fatti con maggior chiarezza e coinvolgimento.
Ho inoltre realizzato un‟indagine su un campione di ottanta persone, donne e uomini suddivisi per
fasce d‟età: 20-29 e 30-60. Rivolsi a loro delle domande mirate per sondare quanti conoscessero
Ciudad Juárez e che idea avessero riguardo al femminicidio.
7
I risultati si sono rivelati interessanti.
In entrambe le fasce d‟età, circa la metà del campione di entrambi i sessi dichiara di aver sentito
parlare della città.
8
Per quanto riguarda la definizione di femminicidio, il 47% del campione
femminile si avvicina alla corretta definizione del termine, il 20% di loro ha addirittura colto le
sfumature più sottili che il concetto racchiude, facendo riferimento non solo all‟uccisione, ma ad
ogni pratica sociale che limiti la libertà e i diritti di una donna a causa del suo sesso.
Negli uomini però, la percentuale si abbassa ad uno scarso 40%. La maggioranza dichiara di non
essere in grado di dare una definizione al fenomeno o lo assimila semplicemente all‟uccisione di
una donna indipendentemente dalla motivazione di genere che soggiace all‟atto criminale.
7
La restante parte di domande che componeva il mio breve sondaggio riguardava le supposte differenze tra il termine
femmicidio e femminicidio (quasi il 30% delle donne e il 20% degli uomini non vi trova differenza) e tra femmicidio e
omicidio (quasi il 70% delle donne ritiene che vi sia differenza tra i termini; mentre il 60% degli uomini considera i
termini come sinonimi in quanto riferiti all‟uccisione di un essere umano).
8
Chi per studio o grazie al film „Bordertown‟ di Gregory Nava, 2007, o per aver letto degli articoli di giornale
sull‟argomento.
8
Infine ho voluto sondare la percezione del femminicidio in Italia: il 70% delle donne riconosce che
il problema esiste anche nel nostro Paese, a fronte del 40% degli uomini.
9
La realtà però è che il Messico non è così lontano; anche nel nostro Paese il ruolo della donna si è
ridotto sempre più ad un mero oggetto sessuale, dando l‟illusione a certi uomini che possano
disporre liberamente e a proprio piacimento del corpo di una donna. Anche in Italia ci sono donne
vittime di violenza,
10
domestica e non, vittime di abusi, o di discriminazioni sul lavoro.
E non sempre viene fatta giustizia.
Tutto questo è femminicidio, ed è per questo che tutti noi dovremmo fare nostro il motto delle
Madri di Juárez :
!NI UNA MÁS!
11
Elena Belluschi
9
Quasi la metà del campione intervistato assimila il femminicidio alla violenza domestica o al vecchio „delitto d‟onore‟,
tralasciando le discriminazioni sociali, che invece sono state colte da una sola donna intervistata.
10
Si stima che in Italia ogni due giorni una donna venga uccisa dall‟ex marito, fidanzato ecc. Fonte:
http://www.repubblica.it/cronaca/2012/03/27/news/l_uomo_in_casa_diventa_assassino_una_donna_uccisa_ogni_due_g
iorni-32260263/?ref=HRER1-1&fb_source=message
11
Motto coniato per la prima volta nel 1995 dalla poetessa e attivista Susana Chávez, trovata morta lo scorso gennaio
2011, rinvenuta con la mano destra amputata, la stessa mano con cui scriveva le sue poesie. Fonte:
http://alzatuvoz.org/susana/
9
Capitolo I: Le origini della violenza sulle donne a Ciudad Juárez
1. La violenza seriale sulle donne dal 1993.
A soli duecento metri dagli Usa, un‟enorme croce collocata su un pannello di legno dipinto di rosa
catalizza l‟attenzione di chiunque si appresti ad attraversare il Puente Internacional Paso del Norte
che collega Ciudad Juárez a El Paso (Texas). Ciò che colpisce di questa croce è il messaggio che le
centinaia di chiodi che la trafiggono comunicano a chi la guarda. Ogni chiodo rappresenta una
vittima, una donna di Juárez alla quale è stata strappata via la vita. A ricordare i loro nomi, per fare
in modo che la loro memoria non venga sepolta dalla coltre di silenzio che copre la città, vi sono dei
foglietti, ormai deteriorati dal tempo, e la supplica: Ni una más. Non una di più.
Questa croce non è l‟unico simbolo, l‟unica denuncia di ciò che
succede a Juárez dal gennaio 1993, data in cui vennero rinvenuti, a
due giorni di distanza l‟uno dall‟altro, i corpi di Alma Chavira
Farel, tredici anni, sodomizzata, strangolata e gettata in una
discarica nel barrio Campestre Virreyes, e quello di Angélica Luna
Villalobos, una ragazza di sedici anni, incinta di sei mesi,
anch‟essa torturata e strangolata con un cavo elettrico.
12
Lo stesso
macabro schema, per alcuni un rituale, sarebbe stato destinato a
ripetersi negli anni fino ai giorni nostri.
I femminicidi non solo hanno modificato indelebilmente la
sensibilità e la quotidianità degli abitanti di Ciudad Juárez, ma anche il suo stesso paesaggio.
In tutta la città sono state piantate nella sabbia, o dipinte sui pali della luce, sui cartelli stradali croci
rosa che stanno a testimoniare gli orrori che da quasi vent‟anni hanno tolto la vita a centinaia, forse
migliaia di donne; ecco perché si parla di rosa messicano.
13
Sono scenari di povertà estrema ma dignitosa, di case precarie fatte di assi, scatole di cartone,
vecchi materassi, lamiere di zinco: Colonias, quartieri abbandonati senza strade asfaltate, in cui
mancano luce, acqua, scuole, parchi.
14
Lomas de Poleo, Lote Bravo, Rancho Anarpa nel corso degli
anni sono diventati barrios di Ciudad Juárez tristemente conosciuti a causa del ritrovamento dei
corpi senza vita di molte giovani donne rapite, torturate, violentate, uccise e abbandonate come
spazzatura in queste zone desertiche in cui manca tutto, dove si sente solo il rumore del vento che
12
G. Porzio, Un dollaro al giorno. Eppure sono vite. Tropea, 2012
13
V. Ronquillo, L‟inferno di Ciudad Juáre . La strage di centinaia di donne al confine Messico-Usa, Baldini e Castoldi
Dalai, Milano, 2006
14
S. Benso, L. Silvestri, Ciudad Juárez. La violenza sulle donne in America Latina, l‟impunità, la resistenza delle
Madri. Franco Angeli, Milano, 2007
10
solleva da terra pezzi di plastica, sacchetti, sabbia.
15
È di per sé un paesaggio desolato e triste, reso
ancora più triste dai ritrovamenti delle ragazze uccise. Spesso sono i bambini di strada a imbattersi
nei resti dei corpi o gli agricoltori attirati dall‟inconfondibile odore di morte. Tutti a Ciudad Juárez
hanno imparato a convivere con la morte, talmente palpabile nella quotidianità delle vite dei
juarensi, che intorno ad essa è perfino sorta una specie di culto. Nota come Santa Muerte, questa
nuova macabra forma di religiosità è praticata tanto nei circuiti delle maggiori organizzazioni
criminali quanto da parte di coloro che ne sono vittima. Riguarda quindi soprattutto i narcos, ma
anche persone normali. Sono devoti alla Santa Muerte, una specie di “Madonna”, uno scheletro
avvolto in un mantello nero che impugna una falce ricurva. La domenica, anziché andare a Messa,
molti a Juárez fanno visita alla Santa Muerte, le offrono doni e rivolgono a Lei le loro suppliche. Se
i narcos cercano protezione e una sorta di “benedizione” per i loro atti, la gente normale si rivolge a
questa personificazione della morte per cercare di sfuggirle. La Morte è la “vicina di casa” di queste
persone: per questo vi si rivolgono per poter trovare un po‟ di pace. Non c‟è famiglia a Juárez che
non abbia subito un lutto, una figlia scomparsa, uccisa o che abbia un figlio in carcere o morto per
droga.
16
A Juárez la gente fondamentalmente cerca pace, e per raggiungerla, talvolta si spinge a
forme estreme, arrivando persino alla venerazione della Santa Muerte.
17
La violenza a Ciudad Juárez non è un fenomeno recente, nasce come conseguenza di processi
storici che saranno trattati successivamente, e che hanno cambiato il destino della città fin dal 1848,
anno in cui venne stabilita la linea di frontiera con gli Stati Uniti in seguito all‟invasione di questi
ultimi. [rif. Cap. I par. 1.2]
Di fatto la violenza seriale che ha investito la società e le donne juarensi negli ultimi decenni
affonda le sue radici in un contesto di grande conflittualità delineatosi a partire dall‟Ottocento
quando a passare inavvertiti dalle autorità e dalla società stessa erano gli assassinii di prostitute
18
.
Data la loro condizione ai margini della società, secondo le autorità non valeva la pena indagare chi
fossero gli assassini in quanto in fondo si trattava di “rifiuti della società”. Le stesse prostitute si
proponevano come merce di scambio, oggetti, giustificando agli occhi delle autorità e della
15
Intervista con Giovanni Porzio, 2012.
16
S.Benso, L. Silvestri, 2007; G. Porzio, 2012
17
L‟origine del culto della Santa Muerte, o Santísima Muerte è tutt‟ora incerta. Si ritiene affondi le sue radici in una
forma di culto preispanica e che rappresenti pertanto la sopravvivenza del culto al dio Mictlantecuhtli, che nella
mitologia azteca è il dio della morte, signore del Mictlán, il regno dei morti. Questa figura presenta elementi in comune
con un‟altra divinità precolombiana. Si tratta del dio maya Ah Duch, il quale veniva rappresentato come uno scheletro
col teschio adornato da collane di ossa e piume. Il culto della Santa Muerte è così diffuso in Messico che ha addirittura
valicato la frontiera, raggiungendo gli Stati Uniti, in cui si stima che i seguaci siano circa due milioni. I devoti
considerano la Santa Muerte un aiuto per risolvere problemi familiari, disoccupazione, invidie, questioni di salute,
amore o qualsiasi alro problema. I seguaci di questo culto si rivolgono a lei come ad una vera e propria santa cristiana;
per tale ragione la Chiesa Cattolica la condanna e la paragona ad una forma di satanismo. Nonostante ciò, la Santísima è
stata formalmente riconosciuta nel 2004 dalla Iglesia Católica Tradicional México-Estados Unidos. Fonti:
http://www.periodismocatolico.com/archivo/b031022/06.htm , http://santamuerte.galeon.com/index.html
18
S. Benso, L. Silvestri, 2007
11
popolazione, il comportamento dei responsabili delle loro morti, i quali potevano disporre di loro
come volevano, e all‟occorrenza disfarsene nella totale indifferenza e impunità.
Dall‟Ottocento, l‟atteggiamento delle forze dell‟ordine non è mutato; anche oggi la Polizia non si
occupa di ricercare e punire i colpevoli e fin dalle prime apparizioni dei corpi di donne morte agli
inizi degli anni ‟90 del secolo scorso, la reazione pare sempre la stessa. Per minimizzare i fatti si
iniziò a dichiarare che le vittime erano prostitute e ancora una volta le autorità non ritennero di
dover intervenire al riguardo poiché secondo loro era a causa del loro atteggiamento promiscuo che
si erano meritate la loro stessa fine.
In realtà i corpi delle giovani appartenevano prevalentemente a studentesse, impiegate e a
lavoratrici delle maquiladoras. Non erano prostitute, ma simile dato di fatto non spinse le autorità a
prendere provvedimenti. E poi, anche se fossero state prostitute, forse le autorità non avevano il
compito di tutelare la loro vita e indagare le cause dei decessi? A quanto pare, a Ciudad Juárez no.
Solo quando venne uccisa una giovane catechista, sotto le pressioni esercitate dalla Chiesa, il tono
discriminatorio si placò e venne aperta un‟agenzia specializzata in delitti sessuali.
19
Col passare degli anni anziché arrestarsi, l‟ondata di crimine e violenza contro le donne si è
addirittura intensificata. Tutti gli organi di controllo statale che sono stati creati per svolgere
indagini e punire i colpevoli [rif. Cap.II par. 2.2.1] non hanno portato a nessun risultato, le
promesse dei vari governatori e sindaci non sono state mantenute e a Juárez ancora oggi, nel 2012,
le donne continuano a morire e a scomparire nell‟indifferenza generale. Queste ragazze, in alcuni
casi anche bambine di sei anni, non solo sono state uccise: sono state violentate brutalmente da più
uomini, hanno subito torture, mutilazioni, sono state tenute in ostaggio per giorni e sottoposte alle
più inimmaginabili crudeltà. Sono state massacrate, picchiate con violenza, sfigurate. Alcuni loro
corpi sono stati perfino rinvenuti con tracce di pneumatici al fine di non renderle riconoscibili.
Sono state avanzate molte ipotesi circa le cause di un simile accanimento contro le donne; si va dal
traffico di organi, alla presenza di sette sataniche, al coinvolgimento di elementi della Polizia
municipale e federale o dei juniors, i figli intoccabili della potente élite locale legata al traffico di
droga, armi e persone.
Come sostenuto dal foto-reporter di guerra Giovanni Porzio da me intervistato ai fini di questo
lavoro, “forse il mistero non è così insondabile come si vorrebbe far credere ”. Sono molte e
intrecciate tra di loro le cause che hanno portato alla degenerazione della società juarense.
Per quel che ho potuto comprendere dai documenti e studi consultati, le definirei “cause storiche” in
quanto sono conseguenza del passato della città e per estensione di quello della nazione messicana.
19
Ibidem.
12
A mio avviso, la chiave per poter arrivare a dare un‟interpretazione che possa spiegare il perché dei
femminicidi risiede nello sviluppo storico-economico di questa complessa città di frontiera.
1.2 Ciudad Juárez, la regina delle città di frontiera.
20
Introduzione alla storia della città.
Le radici della violenza e della degenerazione che attanagliano Ciudad Juárez hanno una storia tanto
antica quanto quella della città. Ciudad Juárez si è costruita nel tempo su molteplici stratificazioni
di violenza.
21
Il primo nucleo della città risale al 1659 quando Fray García de San Francisco fondò
un insediamento con il nome di Villa Paso del Norte, sede della missione di Nuestra Señora de
Guadalupe. Ma è al XIX secolo che dobbiamo rivolgere lo sguardo. Il Trattato di Guadalupe
Hidalgo del 1848, siglato a conclusione della guerra fra gli Stati Uniti e il Messico (1846-1848),
22
stabilì che il Río Grande (Río Bravo per i messicani) sarebbe diventato il confine naturale fra
Messico e Stati Uniti, separando gli insedimanti a nord del fiume dal resto della città. Naquero così
due città distinte, El Paso (Texas, Usa) e Paso del Norte (Messico). A partire dalla sua nascita
quest‟ultima è sempre stata luogo di migrazioni e di transito, fenomeni che si ripetono tutt‟ora
rendendo Ciudad Juárez un luogo sempre più vulnerabile, come si vedrà, in perenne dipendenza
dall‟economia del suo grande vicino: gli Stati Uniti.
Paso del Norte acquisì rilevanza storica quando il Governo di Benito Juárez vi si installò fino al
1866 all‟epoca della resistenza contro l‟invasione francese condotta da Napoleone III nel 1861.
23
Nel 1888 l‟insediamento acquisì lo status di città ed in onore del più importante Presidente della
Repubblica le venne attribuito il nome di Ciudad Juárez.
24
La sua posizione strategica ed isolata, la
città è incastonata in una valle desertica, è sempre servita da rifugio per chiunque volesse sottrarsi
alla giustizia e godere di assoluta impunità o per chi vi cercava solo un luogo di svago e perdizione.
20
Ovid Demaris, Poso del mundo, citato in O. J. Martínez, Ciudad Juárez: El auge de una ciudad fronteriza a partir de
1848 , Fondo de Cultura Económica, México, 1982
21
Silvia Giletti Benso, Laura Silvestri, Ciudad Juárez. La violenza sulle donne in America Latina, l‟impunità, la
resistenza delle Madri. Franco Angeli, Milano 2007.
22
La Guerra messicano-statunitense scaturì da conflitti irrisolti tra il Messico e la Repubblica indipendente del Texas,
che i coloni americani avevano costituito sui territori messicani. Dopo la Rivoluzione texana del 1836, il Messico rifiutò
di riconoscere l'esistenza della Repubblica del Texas ed espresse la sua intenzione di recuperare la provincia
distaccatasi. Nel 1845 il Texas accettò l‟annessione proposta dagli USA e così divenne il 28º Stato degli Stati Uniti. Un
anno dopo questi dichiararono guerra al Messico e intrapresero una serie di campagne volte all‟espansione del territorio
statunitense. Il Trattato di Cahuenga, firmato il 13 gennaio 1847, mise fine ai combattimenti in California, e il Trattato
di Guadalupe Hidalgo, sottoscritto il 2 febbraio 1848, concluse la guerra e dette agli Stati Uniti il controllo assoluto del
Texas, della California, del Nevada, dello Utah, e di parti del Colorado, Arizona, Nuovo Messico e Wyoming. Cfr.
Alicia Hernández Chávez, Storia del Messico. Dall‟epoca precolombiana ai giorni nostri, Bompiani, 2005
23
L‟invasione fu scatenata dalla decisione del presidente Benito Juárez di bloccare il pagamento degli interessi verso
l‟estero. Le truppe francesi invasero il Paese e interruppero momentaneamente la presidenza di Juárez; venne
proclamata la monarchia con a capo Massimiliano d‟Asburgo con il titolo di imperatore del Messico. Nel 1867 però i
repubblicani guidati da Juárez si ripresero le città occupate e in seguito alla presa di Città del Messico, Massimiliano
venne giustiziato e la repubblica venne restaurata.
24
Benito Juárez fu infatti il primo indio nella storia dell‟intero continente americano a ricoprire la carica di Presidente.
Governò da marzo 1861 al 10 aprile 1864 e dal 19 giugno 1867 al 18 luglio 1872 ed è tutt‟ora considerato eroe
nazionale.