All’inizio del nuovo millennio l’editoria si trova nuovamente ad affrontare una
profonda crisi, che non si esaurisce nelle incidenze di carattere congiunturale. Negli ultimi
anni, infatti, la situazione di stagnazione in cui versano i quotidiani assume un significato
più grave. Alle problematiche relative al quadro economico nazionale ed internazionale
occorre sommarne altre, legate al sistema legislativo, ai servizi, alla distribuzione. Le
stesse scelte editoriali e di marketing dei quotidiani hanno fortemente influenzato
l’andamento delle vendite. I fattori principali di tale turbolenza vengono rintracciati, di
volta in volta, nella continua innovazione tecnologica, nell’incertezza del mercato, nella
situazione anomala della pubblicità, nelle trasformazioni degli habitus sociali. I quotidiani
si vedono aggrediti su più fronti: incalzati dalla veloce diffusione di iniziative sulla Rete,
incapaci di soddisfare le esigenze comunicative della collettività, condizionati dalla
rincorsa alle esigue risorse pubblicitarie, influenzati dai palinsesti e dai linguaggi
televisivi. L’avvento del digitale e lo sviluppo tumultuoso dei media elettronici hanno
rovesciato i paradigmi della comunicazione, annullando la tradizionale subordinazione
del destinatario all’emittente, confondendo i ruoli, sovvertendo le regole. Queste profonde
trasformazioni hanno indotto alcuni studiosi a profetizzare la scomparsa dei quotidiani
cartacei. Ma la visione dell’evoluzione dei media come un’ininterrotta catena di delitti è
oggi superata dal concetto di riposizionamento continuo dei singoli strumenti
comunicativi. La storia dei media, infatti, insegna che l’affermazione di nuovi mezzi di
comunicazione non ha mai determinato la scomparsa dei precedenti. Li ha piuttosto
costretti a una rivisitazione completa delle proprie caratteristiche. Avviando quella che
Roger Fidler ha definito mediamorfosi. E’ all’interno di questa costante evoluzione che
possiamo dunque, collocare la nascita della free press. Da tale considerazione prende
avvio la nostra tesi.
Nel primo capitolo analizzeremo il ruolo del giornalismo nella società
contemporanea. Voce narrante della modernità, specchio più o meno fedele di una realtà
che cambia, la stampa rappresenta la nuova agorà, spazio in cui i diversi attori sociali si
incontrano. Spettatore e narratore delle profonde trasformazioni dell’età postmoderna, il
giornalismo diviene oggi protagonista di tali cambiamenti. Il mutamento radicale delle
pratiche informative e la complessa evoluzione delle funzioni dell’informazione tuttavia,
creano incertezze ed instabilità che alimentano la crisi della stampa. La nostra analisi
partirà dunque da questo punto per approfondire le caratteristiche dell’attuale media
system. Parleremo del villaggio globale e di quella rivoluzione chiamata Internet.
Analizzeremo la crescita dei giornali sul web e le sue conseguenze: la moltiplicazione delle
fonti di informazioni, l’interattività, il cambiamento delle modalità di lettura e la
personalizzazione della comunicazione. Metteremo in luce le trasformazioni in atto nel
sistema informativo italiano soffermandoci sulle peculiarità della forma quotidiano.
Analizzeremo, infine, i cambiamenti che stanno investendo la professione giornalistica,
disorientata e scissa nei vari multigiornalismi.
Nel secondo capitolo, ripercorreremo le tappe dell’evoluzione dei quotidiani a
partire dagli anni Novanta. Esamineremo l’offerta per evidenziare la fase di declino
vissuta dai giornali nell’ultimo decennio del XXI secolo, dopo aver raggiunto nel 1990 il
massimo storico di 6.808.501 copie vendute. Ci soffermeremo sui fattori di debolezza del
mercato dei quotidiani. All’annosa questione del basso numero di copie vendute si
sommano la quota irrisoria di vendita per abbonamento postale, la sostanziale assenza
della consegna a domicilio, il sottodimensionamento della rete di vendita al dettaglio e la
consistente debolezza della diffusione dei quotidiani al Sud. Metteremo in luce inoltre, i
cambiamenti nelle abitudini di consumo mediatico, a partire dalla rilevazione del Censis
secondo cui le case degli italiani si stanno trasformando in “complessi terminali
multimediali”
1
. Affronteremo infine le peculiarità della domanda, dimostrando l’esistenza
di categorie di non lettori che, opportunamente stimolate, potrebbero avvicinarsi ai
giornali. Secondo le rilevazioni Audipress, tra il 1993 e il 1996 i quotidiani hanno perso
90.000 lettori tra i 14 e i 17 anni e 145.000 tra i 18 e i 24. Alla fuga delle nuove generazioni
dalla carta stampata, si affianca la storica lontananza delle donne, nonostante la crescita
dei loro consumi culturali, e dei residenti nel Mezzogiorno, penalizzati dall’assenza di
iniziative editoriali radicate sul territorio.
Nel terzo capitolo avvieremo l’analisi del panorama internazionale della free press.
Centro dello studio sarà Metro International, primo giornale gratuito in Europa. Nato in
Svezia nel 1995, Metro è oggi il quarto giornale più letto al mondo, dopo i giapponesi
Tomiuri Shimbuh e Asai Shinbun ed il tedesco Bild Zeitung, contando ben 10,8 milioni di
lettori al giorno e vantantando 23 edizioni in 15 paesi ed in 13 lingue. Interessante sarà
osservare la creazione del cosiddetto “Metro Style”, che coinvolge ogni aspetto del
giornale, dalla linea grafica, alla selezione delle notizie. Osserveremo l’innovativo modello
1
Censis-Ucsi, Primo rapporto annuale sulla comunicazione in Italia, Franco Angeli, Milano, 2001, p17.
di comunicazione del quotidiano soffermandoci sulla linea editoriale, sulle scelte
distributive e sul posizionamento. In tutto il mondo, il 40% dei fruitori di Metro ha meno
di 30 anni ed è equamente suddiviso tra uomini e donne. Ipotizzando che la diffusione del
brand Metro abbia determinato un’alta fedeltà da parte dei lettori, cercheremo di
comprendere le strategie che garantiscono il raggiungimento di un target così prezioso.
Analizzeremo successivamente le particolarità di alcuni mercati editoriali internazionali,
soffermandoci sulle reazioni dei giornali a pagamento.
Nel quarto capitolo, infine, studieremo i tre quotidiani gratuiti presenti attualmente
sul mercato italiano: Metro, Leggo e City. Ripercorreremo le tappe della nascita e dello
sviluppo del fenomeno nel nostro Paese partendo dal 3 Luglio 2000, data
dell’inaugurazione della sede di Metro a Roma. Osservando le risposte degli editori
italiani, cercheremo di comprendere le dinamiche che hanno condotto all’esplosione della
free press. Racconteremo le vicende legate all’ingresso nel nuovo mercato del Gruppo
Caltagirone e di Rcs Editori. Rileveremo uniformità e differenze di Metro, Leggo e City,
esaminandone i rispettivi target. Partendo dalle ricerche di monitoraggio dei lettori
condotte da Abacus, Eurisko e GPF & Associati, studieremo il posizionamento delle tre
testate. Tenteremo inoltre, di dimostrare che la free press può costituire un nuovo
strumento per avvicinare il “popolo della comunicazione” al “popolo dell’informazione”
2
conquistando nuove fasce di lettori. Partendo dall’ipotesi che i tre giornali gratuiti abbiano
differenziato considerevolmente la propria offerta, ne delineeremo peculiarità e
caratteristiche. Smentiremo dunque quanti sostengono che esista un elevato tasso di
sostituibilità tra le testate concorrenti, dimostrando che i tre giornali si posizionano su
fasce socio-economiche diverse. Prima di concludere il nostro viaggio, sarà necessario
riflettere sugli effetti del fenomeno sulla stampa tradizionale. Sarà possibile convertire un
giorno questi nuovi lettori alle testate a pagamento? A riguardo, ricordiamo una regola
fondamentale del giornalismo: “il migliore acquirente potenziale per un giornale è la
persona che ha già l’abitudine di leggere un quotidiano”.
2
M. Morcellini, “Il difficile racconto del mutamento: la crisi di relazione tra giornalismo e società italiana”, in M.
Morcellini e G. Roberti (a cura di), Multigiornalismi, Milano, Guerini e Associati, 2001,p. 29
Capitolo I
Il mercato dell’editoria in Italia tra crisi e rinnovamento
Senza giornalismo,
niente democrazia.
Alexis de Toqueville
1.1 Giornalismo e “postmodernità”
L’età postmoderna avanza seminando incertezze, eventi inattesi, mutamenti sorprendenti.
Cambiamenti e trasformazioni avvolgono ogni settore della complessa società attuale. In
questo ambiente turbolento, percorso da continue tensioni, si muove oggi il giornalismo.
Un intenso e profondo processo di cambiamento sociale e culturale sta provocando
radicali trasformazioni nel modo di fare impresa, di esercitare le professioni, di fare
politica. Narratore della modernità, il giornalismo diviene protagonista di tali eventi,
raccontandoli e rendendoli visibili.
3
Specchio più o meno fedele di una realtà che cambia, i
giornali divengono il riflesso di una vita collettiva in evoluzione. La stampa si trasforma in
agorà, nuovo spazio in cui i diversi attori sociali si incontrano. Il giornalismo, attraverso
un continuo processo di selezione della realtà e di riduzione della complessità, appare
come luogo di scambio. Si estendono le relazioni sociali e si intensificano le forme di
scambio culturale in una modernità che, sempre più, produce una sovrabbondanza di
sensi e significati.
4
Senza i giornali, una società così articolata e complessa come quella moderna rischierebbe di perdere
nel bene e nel male la consapevolezza di sé, dei propri pregi e dei propri difetti; la coscienza di ciò
che è e soprattutto di ciò che deve essere.
5
La stampa, attraverso il confronto fra temi, argomenti, attori sociali, definisce un nuovo
spazio sociale, in cui si manifesta l’opinione pubblica. In questo spazio pubblico mediatizzato,
la collettività ritrova la propria identità, sfuggendo alla sensazione di vuoto e di
smarrimento. Il giornalismo, spettatore e narratore di queste trasformazioni, diviene, allo
3
Giovanni Bechelloni, “Le ragioni del giornalismo e i nuovi bisogni di formazione”, Problemi dell’informazione, Giugno
1998, n. 2, p.188 - 196.
4
Carlo Sorrentino, “Ridare senso a un giornalismo in evoluzione”, Problemi dell’informazione, Giugno 1998, n.2, p. 221 –
238.
5
Giovanni Valentini, Elogio dei giornali, Roma, Donzelli editore, 2000, p. 107.
stesso tempo, protagonista di tali cambiamenti. La complessa evoluzione delle sue
funzioni crea destabilizzanti incertezze e difficoltà, mutamento del significato culturale
della sua presenza, cambiamento radicale delle pratiche informative. Su questo complesso
scenario si apre il dibattito scientifico, caratterizzato dal riconoscimento di una crisi
dell’informazione e dalla ricerca delle cause di tale crisi. Nel malessere generale del
giornalismo, si distingue la sofferenza della carta stampata, medium centenario sul quale
pesano considerazioni dai “nefasti” contorni. I fattori principali di tale turbolenza vengono
rintracciati di volta in volta nella continua innovazione tecnologica, nell’incertezza del
mercato, nella situazione anomala della pubblicità, nelle trasformazioni degli habitus
sociali
6
. I quotidiani si vedono aggrediti su più fronti: incalzati dalla veloce diffusione di
iniziative sulla Rete, incapaci di soddisfare le esigenze comunicative della collettività,
condizionati dalla rincorsa alle esigue risorse pubblicitarie, influenzati dai palinsesti e dai
linguaggi televisivi. In questo complesso panorama si inquadra lo studio che segue,
focalizzato sulle peculiarità del giornalismo italiano.
1.2 La crisi come elemento distintivo
Figlio dell’Unità d’Italia, strumento secolare di costruzione dell’opinione pubblica,
il giornalismo non è ancora riuscito a porsi indiscutibilmente come un autonomo sistema
comunicativo, paragonabile ad esempio a quelli audiovisivi, e comunque dotato di una sua specifica
riconoscibilità sociale collettivamente condivisa.
7
Fin dalla nascita, il modello informativo italiano ha presentato alcune caratteristiche
definibili “fattori di lunga durata”
8
, peculiarità che aiutano a delineare e comprendere la
storia della stampa quotidiana italiana.
“La centralità della politica, il giornalismo letterario, le caratteristiche editoriali e
diffusionali su base regionale”
9
, hanno condizionato il carattere elitario della stampa
italiana e ritardato l’affermazione di un mercato dei media. Solo alla fine degli anni
6
Carlo Carboni, “Il giornalismo in età postmoderna”, Problemi dell’informazione, Marzo 2002, n.1, p.77
7
Mario Morcellini, “La crisi del giornalismo tra retorica e realtà. Problemi di definizione e prospettive di ricerca”,
Problemi dell’informazione,Giugno 1998, n.2, p.239.
8
C. Sorrentino, I percorsi della notizia, Bologna, Baskerville, 1995, p. 27.
9
Ibidem
Settanta si è sviluppato un sistema mediale relativamente autonomo, aiutato dalla nascita
della televisione commerciale, dal consolidamento del mercato pubblicitario,
dall’introduzione delle nuove tecnologie e dalla legge di riforma dell’editoria. Nel nostro
paese, “il processo di radicamento storico dei mezzi di comunicazione è avvenuto in
maniera disordinata e persino rovesciata rispetto ai percorsi lineari di industrializzazione
culturale”
10
. In nazioni come la Francia, gli Stati Uniti e l’Inghilterra, la diffusione
dell’istruzione, della lettura e della carta stampata ha preceduto l’avvento dei mezzi di
comunicazione audiovisivi, quali cinema e radio, prima, e televisione, poi. In questi paesi,
grazie ad abitudini di lettura fortemente radicate, i quotidiani, nonostante la concorrenza
dei nuovi media, sono riusciti a conservare una funzione primaria nei processi di
democratizzazione della società.
In Italia, al contrario, la funzione di modernizzazione culturale, altrove svolta dalla
stampa, è stata appannaggio del sistema televisivo. La cultura audiovisiva si è diffusa
rapidamente ostacolando la penetrazione della lettura. Ogni sistema dei media rispecchia
le condizioni ambientali in cui è nato e si è consolidato. Negli altri paesi, l’affermazione di
una stampa solida ed indipendente è andata di pari passo con il consolidamento della
borghesia e con la formazione di una solida sfera pubblica. In Italia, invece, la borghesia
risulta incapace di accelerare ed indirizzare le trasformazioni economiche e politiche,
manifestando una fragilità che si riflette fortemente sulla professione giornalistica.
11
Tale
situazione ha fatto sì che, nel tempo, il modello della comunicazione prevalesse rispetto a
quello dell’informazione, creando una netta separazione tra “popolo della comunicazione”
e “popolo dell’informazione”.
Nel nostro paese, tanto sul piano storico quanto su quello della maturazione di un’industria
culturale, nel passato ha esaltato il modello della comunicazione rispetto a quello dell’informazione,
in modo da far prevalere la cultura dell’audiovisivo e della centralità televisiva, che ha eroso lo
spazio proprio del testo e della scrittura.
12
10
M. Morcellini, “Il difficile racconto del mutamento: la crisi di relazione tra giornalismo e società italiana”, in M.
Morcellini e G. Roberti (a cura di), Multigiornalismi, Milano, Guerini e Associati, 2001,p. 29
11
C. Sorrentino, I percorsi della notizia, Bologna, Baskerville, 1995, cit., p. 29
12
M. Morcellini, “Il difficile racconto del mutamento: la crisi di relazione tra giornalismo e società italiana”, cit., p. 29
Lo ”splendore della televisione”
13
modella e guida il senso di appartenenza e l’identità
collettiva italiana. In un paese in cui il visivo ha sempre dominato sulla parola scritta,
l’immagine continua a trionfare.
L’Italia, paese cattolico, non ha mai davvero amato la lettura. Siamo abituati al culto delle immagini.
Solo per ebrei e protestanti la parola scritta ha un ruolo dominante. La Bibbia è Scrittura. Dalla
pittura del trecento siamo passati così alla televisione, dove hanno luogo ben altri miracoli.
14
Questa diversità italiana, che affonda le sue radici in molteplici aspetti della società, è stata
da molti interpretata in termini di “scarsa illuminazione sul palcoscenico dei media”
15
.
Appare, invece, evidente una responsabilità che investe “i beni civili di cittadinanza”
traducendosi in “povertà e anemia negli stili di partecipazione e di consumo culturale”.
16
Tramontate le ideologie di matrice ottocentesca, si è lentamente passati dalla “socialità”
alla soggettività. Progressivamente, assistiamo all’indebolimento dell’impegno politico
sociale, della fiducia nei partiti, del rispetto nelle istituzioni dinnanzi al rafforzamento
dell’”io”, della microsocialità, della “patria individuale”. Nasce la nuova società dell’era
digitale.
Il pensiero post-moderno ha saputo valorizzare gli elementi fondativi della new social culture:
dall’ascesa dell’individualismo e dell’imprenditivismo, alla pluralità dei valori e degli stili di vita;
dall’emergere dell’eclettismo, della creatività, del globalismo, al ritorno al privato nella famiglia e
nello svago.
17
Questa “anoressia del senso comunitario”,
18
si manifesta nella “povertà di diversificazione
di contenuti e di livelli nella mappa dei consumi culturali moderni”.
19
Ci troviamo dunque
di fronte ad una profonda crisi della comunità. Vittima immolata di questi mutamenti è la
lettura, “destinata a veder sfumare la propria connotazione distintiva fino quasi a venire
considerata, in alcuni gruppi sociali e/o di età, alla stregua di un disvalore, quasi una
13
A. Abruzzese, Lo splendore della Tv: origini e destino del linguaggio audiovisivo, Genova, Costa&Nolan, 1997
14
Caterina Lenzi, “Giornali, lettori e promozioni: le ragioni della crisi”, Problemi dell’informazione, marzo 1999, n.1, p.80
15
M. Morcellini, “Il difficile racconto del mutamento: la crisi di relazione tra giornalismo e società italiana”, cit., p. 30
16
Ibidem
17
C. Carboni, “Il giornalismo in età post-moderna”. Tecnologie, mercato, società e nuove forme di potere”, Problemi
dell’informazione, marzo 2002, n-1, cit, p. 82
18
M. Morcellini, “Il difficile racconto del mutamento: la crisi di relazione tra giornalismo e società italiana, cit., p. 33
19
Ibidem
perdita di tempo”.
20
Lo strapotere dell’audiovisivo e la conseguente incredibile debolezza
della lettura delineano la povertà del nostro paese nell’ottica di una moderna cultura di
massa. Si perde dunque quel “reciproco riconoscimento tra giornale e lettore”
21
, basato su
un comune sentire, sulla condivisione delle ideologie. Il giornale cessa di essere simbolo di
partecipazione attiva, di legittimazione all’interno del proprio ambiente di riferimento. La
capacità di rappresentazione simbolica del giornalismo entra in crisi. La sacralità
dell’immagine, che si fonda su simboli rappresentativi, crea una forte identificazione e
un’immediata sollecitazione visiva nel pubblico, oscurando la simbolicità discorsiva
propria del linguaggio, della scrittura. Nodo essenziale di questa crisi italiana è, dunque,
la scarsa penetrazione della ritualità della lettura.
Per comprendere a pieno questo fenomeno, non possiamo trascurare alcuni dati
fondamentali. Secondo l’ultimo censimento, in Italia ci sono ancora 1.200.000 analfabeti, 6
milioni di persone che non hanno raggiunto la quinta elementare, e altri 17 milioni che
hanno la licenza elementare; 24 milioni di cittadini, ossia oltre la metà della popolazione
adulta, hanno un livello di istruzione minimo.
22
In una nazione in cui l’analfabetismo di
ritorno è particolarmente alto in tutte le classi sociali, non bisogna stupirsi perciò di un
indice di lettura molto basso. Occorre inoltre evidenziare l’esistenza di forti disparità
territoriali e di genere in relazione alla diffusione della carta stampata. Per quanto
riguarda l’area geografica, la percentuale più alta di lettori di quotidiani si registra nel
nord ovest, con il 71,1%, mentre la più bassa appartiene al meridione, con il 47,2%.
Permane, inoltre, un forte squilibrio tra i consumatori in relazione al sesso: gli uomini, con
il 68,4%, sono nettamente più numerosi delle donne, che raggiungono appena il 54,3%
23
.
Sul piano dell’acquisto dei giornali, l’Italia, poi, con una media di 102 copie diffuse ogni
1000 abitanti, si colloca agli ultimi posti in Europa, seguita solo da Grecia e Portogallo.
Alla debolezza cronica della lettura dei quotidiani, si affianca un’incredibile fortuna dei
periodici. Questa peculiarità tutta italiana si accosta alla mancata affermazione di un
giornalismo quotidiano popolare che, negli Stati Uniti e negli altri paesi europei, aveva
consentito alle fasce popolari più basse di accostarsi alla cultura scritta. La stampa italiana
si è orientata, già nei primi decenni del secolo scorso, verso una formula di qualità rivolta
20
G. Roberti, “Non leggono. Perché?Giovani e quotidiani: indagine sul lato oscuro dell’informazione”, Problemi
dell’informazione, marzo 2002, n.1, cit., p.93
21
Ivi
22
Cfr. G. Valentini, Elogio dei giornali, p. 72.
23
Per i dati cfr. ISTAT, 1999, p. 48-50.
ad un pubblico per certi versi elitario. Ne deriva una condizione unica al mondo: i
quotidiani più autorevoli sono contemporaneamente i più diffusi. In tutti gli altri paesi,
infatti, esiste una netta distinzione tra i quality papers (giornali d’opinione), a cui
appartengono le testate più accreditate, ed i quotidiani popolari, come i tabloid inglesi, che
raggiungono un numero più alto di vendite.
In Italia, di conseguenza, per molto tempo i periodici hanno rappresentato l’unica via
d’accesso alla lettura per molti segmenti della popolazione.
Su queste variabili sociali, che indicano una problematicità propria della comunità e
dell’identità collettiva, si innestano una serie di punti di crisi, relativi al prodotto e alla
professione giornalistica, che investono l’intero sistema informativo. Fattori che occorre
individuare, tematizzare ed analizzare.
1.3 Il ruolo della stampa nel mondo dell’informazione contemporanea
1.3.1 Utopie e paure nell’era del villaggio globale
Il nuovo millennio ha aperto le porte. Nuovi scenari si manifestano nella loro complessità.
L’industria della comunicazione e della informazione (e l’industria culturale in senso più ampio) si è
estremamente ampliata nell’ultimo quarto del Novecento. Assieme a quella della conoscenza e dei
servizi, è diventata uno dei motori della società post-industriale e post-moderna. Le nuove
possibilità di comunicazione multimediale alimentano fenomeni come la globalizzazione, cioè,
veicolano con successo il nuovo mercato cosmopolita.
24
Il “villaggio globale” manifesta i suoi interessi planetari, le sue ideologie e culture sociali,
il suo fascino ed i suoi rischi. Le utopie globaliste oscillano dinanzi alla prolungata
recessione dell’economia statunitense; il quadro politico e militare internazionale si
delinea tra i più complicati dalla seconda guerra mondiale. I mercati delle Ict “traballano”,
appesantiti dalla recessione dei consumi e da un’accresciuta concorrenza tra i media. Nello
scenario del sistema informativo, emerge “il nuovo emporio del potere verso cui tutti si
orientano, un nuovo servizio che, più di ogni altro, prefigura habitus e habitat del nuovo
millennio”
25
: Internet, creatore di opportunità e nuove risorse, sovvertitore delle regole del
24
C. Carboni, “Il giornalismo in età post-moderna”. Tecnologie, mercato, società e nuove forme di potere”, cit., p. 79
25
Ibidem
gioco, fonte di incertezza e destabilizzazione per i vecchi media.
26
L’innovazione
tecnologica costituisce per il giornalismo una straordinaria risorsa, un’opportunità di
trasformare la professione, di fare nuova informazione, di migliorare la qualità
comunicativa, di raggiungere nuovi segmenti di pubblico. Eppure, le nuove tecnologie
sono causa di incertezza e di insofferenza per molti giornalisti. Una ricerca del Censis
sottolinea che il 40% dei 180 giornalisti intervistati considera le innovazioni tecnologiche
come una minaccia della professione.
27
Le nuove Ict hanno “annullato la barriera spazio-
tempo e riconfigurato la geografia degli spazi fisici e sociali”,
28
rivoluzionando ruoli e
competenze professionali. I giornalisti, disorientati, devono affrontare problematiche
legate alla:
perdita del privilegio nell’accesso e nel controllo diretto delle fonti; la fine della centralità della
funzione giornalistica vecchia maniera […]; la necessità di sviluppare nuovi linguaggi e dimensioni
comunicative dominate dalla pratica della multimedialità; l’integrazione con competenze
tecnologiche e di gestione dell’interfaccia; la rinuncia alla scrittura colta, letteraria, impegnata e
isolata, scarsamente compatibile con l’ambiente di rete”.
29
La carta stampata sembra, dunque, risentire molto delle profonde metamorfosi
tecnologiche di questi anni. Fattori di turbolenza hanno contemporaneamente “aggredito”
il prodotto giornalistico mettendo in gioco la funzione del quotidiano nel panorama
comunicativo attuale. Il giornale ha dovuto affrontare problemi inediti concernenti le
trasformazioni dei sistemi produttivi e distributivi, la concorrenza di nuovi soggetti sul
mercato, la convergenza e specializzazione dei contenuti, le possibilità di integrazione
nell’ambiente on line, l’utilizzazione di un linguaggio semplice e immediato. Nonostante
le molteplici difficoltà, Internet resta un potenziale straordinario per l’industria della
comunicazione e dell’informazione.
Gli effetti di questa rivoluzione tecnologica si ripercuotono anche sulle forme del
consumo culturale. I dati ISTAT e IARD più recenti rivelano una trasformazione nelle
pratiche di fruizione del pubblico che si orientano, sempre più, verso la multimedialità e la
26
Su questo argomento cfr. E. S. Herman e R. W. McChesney, The Global Media. The new missionaries of corporate
capitalism, London, Cassel, 1997
27
Si veda Fondazione Censis, Primo rapporto sulla comunicazione i Italia, Roma, 2000.
28
M. Morcellini, “Il difficile racconto del mutamento: la crisi di relazione tra giornalismo e società italiana”, cit., p. 35
29
Alberto Marinelli, “I media a stampa e le tecnologie digitali: cronaca di una morte annunciata (e mai avvenuta), in M.
Morcellini e G. Roberti (a cura di), Multigiornalismi, p. 45
diversificazione.
30
La società sta cambiando velocemente, lasciando alla stampa il difficile
compito di interpretare tali mutamenti. “Il media gap tra comunicazione interpersonale e
comunicazione di massa si sta gradualmente rischiudendo. In altre parole, anche la società
civile si sta mediatizzando”.
31
Caratteristica distintiva dei nuovi servizi telematici di
comunicazione è l’interattività. Secondo Pierre Levy, Internet, offrendo un cyber spazio in
cui la comunicazione è simmetrica, cambierà il tradizionale scenario dominato
dall’unidirezionalità e dalla linearità dei processi di informazione.
32
I servizi interattivi
potrebbero costituire un incentivo alla crescita della comunicazione orizzontale nella
società, favorendo la nascita di nuovi gruppi, di nuovi legami sociali. Internet, inoltre,
potrebbe facilitare la comunicazione verticale esistente tra cittadini e stato. Secondo Levy
ciò favorirebbe la trasparenza del potere e la crescita di un’intelligenza associata tra i
soggetti in rete
33
. Lasciando da parte l’utopia dell’avvento della democrazia elettronica,
possiamo affermare che Internet rappresenta, nei paesi in via di sviluppo, sottoposti a
gravi limitazioni della libertà, uno spazio di comunicazione e informazione senza barriere,
un forte strumento per la diffusione della democrazia.
34
Nuove regole e nuove idee
vengono create dalla cittadinanza digitale. Nell’epoca dei new media, le comunità
percepiscono l’inadeguatezza della democrazia rappresentativa tradizionale. Tuttavia, in
Occidente, Internet stenta ad associarsi al tema della democrazia, restando piuttosto legato
alle logiche di mercato. In rete l’individuo viene visto non come cittadino digitale, secondo
una corretta relazione tra informazione e opinione pubblica
35
, ma come consumatore. La
nuova frontiera del digitale manifesta le sue contraddizioni: l’esistenza di un profondo
knowlegde gap tra i differenti strati della popolazione rappresenta un forte ostacolo alla
creazione di nuove regole della democrazia. Solo una reale e capillare diffusione delle NT
renderà la comunicazione realmente simmetrica ed orizzontale. La speranza di creare
una democrazia digitale è dunque fortemente legata alla necessità di un’alfabetizzazione
informatica. Rischio evidente di una mancata “educazione” di massa è lo sviluppo di
30
In proposito cfr. M. Morcellini, “Il difficile racconto del mutamento: la crisi di relazione tra giornalismo e società
italiana”, cit.
31
Jo Bardoel, “Una professione tra società dell’informazione e società civile”, Problemi dell’informazione, giugno 1998, n.2,
p.207
32
Su queste tematiche cfr. C. Carboni, “Il giornalismo in età post-moderna. Tecnologie, mercato, società e nuove forme
di potere”, cit.
33
In proposito cfr. P. Levy, “Dal confronto mediatico alla cyberdemocrazia”, in Problemi dell’informazione, 2001, nn. 2-3, e
D. De Kerekhove, “Alla ricerca dell’intelligenza interconnettiva”, in è-journal, 21 novembre 2001.
34
Su questo argomento cfr. S. Rodotà, Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione.
35
Su questo argomento cfr. J. Habermas, Teoria dell’agire comunicativo,Bologna, Il Mulino, 1986, 2 voll. e Storia e critica
dell’opinione pubblica, Roma-Bari, Laterza, 1998.
nuove opportunità per gli individui socialmente più forti in un ambiente dominato
sempre più dalla disuguaglianza sociale. In questo scenario senza confini né frontiere si
aprono le sfide che dovrà affrontare il giornalismo del terzo millennio.
1.3.2 Il mare magnum di Internet
Tempo e spazio dall’invenzione della stampa sono stati tirannici vincoli del rapporto tra
emittente e ricevente. Da sempre chi fornisce notizie ha avuto limiti di tempo per
raccoglierle e diffonderle e limiti di spazio definiti dalla scelta del medium. La rivoluzione
di Internet segna “l’inizio di una liberazione collettiva, la rottura delle catene,
l’affrancamento dalla tirannia e dalla schiavitù”.
36
Non esistono più limiti di tempo e di
spazio. Immediatezza, istantaneità, illimitatezza dominano il cyber spazio. “Rispetto ai
confini materiali del giornale di carta, il giornale on line è virtualmente senza limiti”.
37
Il
gap temporale tra chi scrive e chi legge è eliminato. Chi diffonde notizie trasmette in
tempo reale, mentre la realtà si manifesta. Chi riceve le informazioni legge mentre i fatti
accadono. Nell’informazione elettronica scompare ogni gerarchia delle notizie. L’ipertesto
appare come una complessa catena di nodi che rimandano l’uno all’altro. Ogni articolo è
un frammento che “naviga” in un labirintico archivio di documenti. L’ home page è il faro
che consente all’utente di non perdersi, di ritrovare sempre il punto di partenza. Il
quotidiano on line consente di ricevere le informazioni più importanti in tempo reale, di
consultare l’archivio, di scegliere liberamente da un menù di notizie. La garanzia di libertà
e l’opportunità di scelta offerte da Internet sono divenute centro di un intenso dibattito
scientifico. Interpretazioni scettiche e profezie di sventura si sono riversate sull’etichetta
Daily me coniata da Negroponte per identificare la versione elettronica del quotidiano
cartaceo generata da agenti intelligenti.
38
Il giornale fatto in casa, secondo i più scettici,
potrebbe creare un ulteriore gap tra “un’èlite di utenti informatissimi e una massa di
subproletari dell’informazione”.
39
Il giornale fatto in casa potrebbe dire soltanto quello a cui l’utente è già interessato, e lo estranierebbe
da un flusso di informazioni, giudizi, allarmi che avrebbero potuto sollecitarlo; […] la funzione del
36
Giovanni Valentini, Elogio dei giornali, cit., p.14
37
Ivi
38
Cfr. A. Marinelli, “I media a stampa e le tecnologie digitali: cronaca di una morte annunciata (e mai avvenuta), cit., e E.
Pedemonte, Personal Media. Storia e futuro di un’utopia, Boringhieri, Torino, 1998.
39
Umberto Eco, “Stampa, Tv e Internet. Passato, presente e futuro dei rapporti fra nuovi e vecchi media”, Problemi
dell’informazione, giugno-settembre 2001, n.2-3, cit., p. 138
quotidiano non è solo quella di darci la notizia che attendevamo. […] Il quotidiano non è solo una
macchina informativa per dare le notizie desiderate, ma anche una macchina educativa che ci
insegna a desiderare altre notizie.
40
Rischio del mare magnum di Internet è di “creare una censura per eccesso”
41
. L’offerta di
informazione si espande in maniera esplosiva. Assistiamo ad una crescente
concentrazione, ad una sempre maggiore densità dell’informazione disponibile.
42
Un
universo di conoscenze in costante espansione in cui si muovono infinite notizie senza
filtri, né fonti certe. Paradossalmente, l’abbondanza di sapere e comunicazione crea un
“nuovo tipo di opacità sociale”,
43
un fenomeno per cui la dilatazione dell’informazione
d’attualità produce un’illusione di trasparenza e comprensibilità del mondo esterno.
L’incremento dei soggetti e dei temi capaci di accedere alla visibilità pubblica produce una
generalizzazione di “sapere che attiva un nuovo tipo di ignoranza: l’ignoranza di chi non
sa di non sapere”.
44
In questo spazio sociale, assordato dal silenzio della non-comunicazione,
l’informazione “rischia di diventare un non luogo, cioè di perdere la capacità di attribuire
senso, di costruire identità, di formare la pubblica opinione”
45
. Nuovamente il
giornalismo viene chiamato ad assumere un ruolo centrale ed attivo, configurandosi come
sistema di raccolta, selezione e rielaborazione dell’informazione. “All’orizzonte di Internet
compare il nuovo giornalista one man web”,
46
il cui ruolo diviene quello di “organizzare il
caos degli avvenimenti in un messaggio ordinato”,
47
arginando l’overload informativo. In
questo senso, l’informazione digitale sta cambiando le modalità di lavoro e gli standard
produttivi della professione. I progetti on line più sofisticati richiedono con sempre più
frequenza figure professionali specifiche. Mutano le doti necessarie per affermarsi sulla
Rete.
In questo scenario, il giornalista rimane un anello insostituibile della circolarità delle élite
dell’informazione e della comunicazione, in quanto è il demiurgo che nel processo comunicativo
trasforma il dato in informazione. La raccolta, la descrizione, l’interpretazione, il filtraggio e la
40
Ibidem
41
Ivi
42
Cfr. Bardoel, “Una professione tra società dell’informazione e società civile”, cit.
43
Giovanni Bechelloni, Giornalismo o post-giornalismo?Studi per pensare il modello italiano, Napoli, Bompiani, 1993, p.7
44
Ibidem
45
Sorrentino, “Ridare senso a un giornalismo in evoluzione”, cit., p.230
46
Valentini, Media Village, cit., p.23
47
Ibidem
selezione del dato nel corso della sua trasformazione in informazione, […] costituisce la base del
potere dell’informazione e di gran parte del potere della comunicazione.
48
Nell’era digitale, in uno scenario che vede mutare le regole e gli strumenti di
partecipazione all’”agorà mediale”, il giornalismo deve ridefinire il suo ruolo, offrendo
una rinnovata capacità di mediazione e trovando la sua ragion d’essere nell’utilità al
lettore.
1.4 Mediamorfosi e Remediation
Il contenuto di un medium è sempre un altro medium. Il contenuto della scrittura è il
discorso, così come la parola scritta è il contenuto della stampa e la stampa quello del
telegrafo
Marshall Mc Luhan
49
La metamorfosi tecnologica sta cambiando il modo di fare giornalismo. Osservando il
sistema dei media secondo una prospettiva non conflittuale, si allontanano le previsioni di
“morte” della carta stampata, in favore di una ridefinizione delle sue funzioni e del suo
ruolo. La visione dell’evoluzione dei media come un’ininterrotta catena di delitti è oggi
superata dal concetto di riposizionamento continuo dei singoli strumenti comunicativi.
Per questo motivo, si è affermato nell’ambito scientifico il principio della mediamorfosi
50
:
Cioè della dipendenza sul piano evolutivo delle nuove forme dalle precedenti; dell’ininterrotto
processo di adattamento di ogni forma mediale alle trasformazioni delle altre forme che coevolvono
nello stesso ambiente; della diffusione dei tratti originari, che caratterizzano il dominio mediale,
attraverso nuovi codici che consentano maggiori possibilità di sopravvivenza sul piano evolutivo.
51
Ogni medium, dunque, viene analizzato come parte di un unico sistema. Attraverso lo
studio di questo processo ininterrotto di “mediamorfosi”, è possibile comprendere come i
media tradizionali stiano mutando e come i linguaggi espressivi si stiano adattando.
48
Carboni, “Il giornalismo in età post-moderna”. Tecnologie, mercato, società e nuove forme di potere”, cit., p.83
49
M. McLuhan, Gli strumenti del comunicare, il Saggiatore, Milano, 1967, p.16
50
Cfr. R. Fidler, Mediamorfosi. Comprendere i nuovi media, tr.it a cura di R. Andò e A. Marinelli, Guerini e Associati,
Milano 2000.
51
A. Marinelli, “I media a stampa e le tecnologie digitali: cronaca di una morte annunciata (e mai avvenuta)”, cit., p.47.