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Occorre modificare la situazione generale, ma per farlo ci vuole il
sostegno e l’impegno di tutti: i cittadini/consumatori, le imprese, le autorità
pubbliche.
La via da seguire è quella dell’eco-efficienza, e cioè dell’utilizzo
efficiente delle risorse, obiettivo oggi perseguibile grazie all’evoluzione
della tecnologia.
E’ necessario che tutti rivedano il proprio rapporto con l’ecosistema:
le imprese massimizzando il rapporto tra valore prodotto e risorse utilizzate
e adottando un atteggiamento proattivo in materia ambientale; le istituzioni
promovendo le diffusione di politiche e modelli di sviluppo sostenibile; i
cittadini modificando il loro comportamento in favore di un comportamento
più ecologico, volto al riciclo/riutilizzo nonché all’acquisto di prodotti
ecocompatibili.
Tutto questo è conciliabile con il concetto di green marketing che si
sta facendo strada in questi ultimi anni.
Principalmente sono le imprese di produzione e le imprese
commerciali che adottano politiche di marketing ecologico per essere eco-
efficienti ed in grado di soddisfare una domanda sempre crescente da parte
dei consumatori di protezione e salvaguardia dell’ambiente oltre che di
tutela della salute.
Fare marketing ecologico è un nuovo modo di fare marketing; si
tratta di un marketing orientato alla protezione dell’ambiente ovvero alla
riduzione dell’impatto che i vari processi/prodotti/servizi possano avere
sull’ambiente stesso.
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Rispetto al marketing tradizionale, quello ecologico ha un compito
più complesso ed i suoi obiettivi sono:
- sviluppare prodotti dei quali sia garantita la compatibilità
ambientale, cioè prodotti con sistemi a basso impatto ambientale;
- trasmettere un’immagine di elevata qualità, che includa la
“sensibilità ambientale” riconoscibile al prodotto ma anche all’azienda
produttrice.
Tali obiettivi presuppongono profondi cambiamenti psicologici e
sociali ai fini del controllo degli effetti ambientali.
La Grande Distribuzione (GD) svolge un ruolo fondamentale nella
tutela dell’ambiente ed è vista come origine di possibili soluzioni a livello
ambientale; ciò ha portato numerose catene commerciali ad adottare la
politica del green marketing.
Sempre più frequentemente la distribuzione introduce logiche
selettive basate sulla compatibilità ambientale dei prodotti e dei produttori e
la quantità e le forme delle iniziative ambientali messe in opera dai gruppi
distributivi europei sono ormai assai elevate.
Lo scopo della presente trattazione è pertanto quello di mettere in
evidenza l’impegno delle imprese commerciali per la protezione
dell’ambiente.
Il lavoro si compone di due parti: la prima definisce in modo
generale i problemi ambientali e le politiche poste in essere a livello
internazionale, comunitario ed italiano per fronteggiare il degrado
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ambientale, oltre a sottolineare quale dovrebbe essere il comportamento dei
consumatori per ridurre gli impatti negativi sull’ambiente.
La seconda parte, più specifica, si concentra sul concetto di green
marketing e sul rapporto impresa-ambiente, focalizzandosi principalmente
sul rapporto GD e ambiente, evidenziando le strategie e le politiche adottate
dalla distribuzione.
A questo proposito sono stati analizzati i comportamenti che le
principali catene distributive europee hanno adottato a favore dell’ambiente
e del consumatore.
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CAPITOLO PRIMO
L’AMBIENTE E I PROBLEMI AMBIENTALI
1.1 PREMESSA
Si potrebbe affermare che l’ambiente naturale costituisce per l’uomo
“la madre di tutte le ricchezze”. La natura, infatti, fornisce un’infinità di
risorse, rinnovabili talune (generi alimentari, foreste), altre non rinnovabili
(petrolio, carbone, oro) nonché servizi (depurazione dell’aria, assorbimento
di rifiuti).
La preoccupazione per i danni derivanti dalle ferite subite
dall’ambiente si è stimolata solo in epoca recente. Per molto tempo, infatti,
il genere umano non si è preoccupato delle conseguenze negative che
potevano derivare dalla sua attività. Non ha avuto altro riguardo se non per i
suoi bisogni.
Fino ad un certo punto l’ambiente ha tollerato, ma il benessere
procurato, nel XX secolo, dalla produzione industriale e dal relativo
consumo di massa, ne ha provocato la sua reazione che è andata via via
intensificandosi: dagli smottamenti e dalle inondazioni a seguito dei
disboscamenti, all’inquinamento di aria, acqua e suolo, all’effetto serra e
alle piogge acide, all’esplosione dei rifiuti, fino alla minaccia più
catastrofica per l’assottigliamento dello strato di ozono.
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Il progresso ha fatto superare un certo limite e difetti che prima erano
marginali o sottovalutati hanno cominciato ad assumere dimensioni sempre
più angoscianti.
Il rischio ecologico che di conseguenza si è sviluppato assume due
forme: l’esaurimento e l’inquinamento.
La prima forma riguarda le ferite alla biosfera che riducono soltanto
il grado di prosperità che l’uomo ha raggiunto senza, peraltro, che vengano
danneggiati i meccanismi naturali della sua riproduzione.
La seconda, l’inquinamento, è quella più grave e riguarda i colpi che,
compromettendone l’equilibrio, possono diventare mortali per la stessa
biosfera e deriva dall’introduzione nell’ambiente naturale di sostanze
chimiche o biologiche, o fattori fisici, in grado di procurare alterazioni o
danni all’ambiente stesso.
La presenza di questi rischi, di esaurimento e di inquinamento, rende
pressante la necessità di ricostituire l’equilibrio, soprattutto energetico e
biologico, del pianeta, che sta subendo una pressione folle in tempi
biologici brevissimi.
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1.2 INQUINAMENTO TERRESTRE, ATMOSFERICO, IDRICO,
AUCUSTICO
1.2.1 INQUINAMENTO TERRESTRE
L’importanza del suolo nella biosfera non risiede soltanto nella sua
funzione di supporto meccanico e di riserva degli elementi nutritivi per la
vegetazione, ma soprattutto nel suo ruolo fondamentale negli equilibri
ambientali. Strettissime sono infatti le interazioni tra suolo e ambiente.
Tali strette interazioni fanno si che l’inquinamento del suolo si
ripercuota oltre che sulla sua produttività anche sulla composizione
dell’idrosfera e, sia in misura minore, dell’atmosfera.
La distinzione tra i tipi di inquinamento avviene in base all’origine,
abbiamo così inquinamento diretto e inquinamento indiretto.
L’inquinamento diretto deriva da talune pratiche agricole che
comportano l’impiego di prodotti chimici, ossia sostanze che derivano da
un processo industriale, quali i fertilizzanti inorganici e i pesticidi.
I primi, hanno si contribuito al raggiungimento di elevate rese
produttive, ma non sono sempre stati utilizzati razionalmente; di qui il
rischio di un accumulo di elementi nutritivi nel suolo e di un loro passaggio
nelle acque superficiali e profonde.
I pesticidi vengono usati per trattamenti diretti al suolo o che
arrivano al suolo a seguito di trattamenti ai semi delle colture; ovviamente il
quantitativo di principi attivi che giunge al suolo dipende dalle modalità e
dalle dosi di impiego nonché dal numero di trattamenti.
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Bisogna poi considerare che tra le forme di inquinamento diretto vi è
anche quella derivante dallo smaltimento dei rifiuti zootecnici e dai fanghi
degli impianti di depurazione.
Per quanto riguarda l’inquinamento indiretto, questo è provocato da
contaminanti presenti negli apporti atmosferici e nelle acque di irrigazione.
Tra i vari fattori di contaminazione dell’aria, agiscono negativamente
sugli organismi vegetali gli inquinanti gassosi, tra cui l’ozono, i radicali
liberi, l’acido fluoridrico, l’anidride solforosa e gli ossidi di azoto.
I danni subiti dalle piante si distinguono in danni primari (azione
diretta sulle piante) e secondari (come, ad esempio, la diminuzione della sua
resistenza a fattori esterni).
Inerente ai contaminanti presenti nelle acque irrigue, troviamo
sostanze organiche naturali (derivanti da scarichi urbani e allevamenti
zootecnici), sostanze organiche di sintesi (tra le quali figurano detersivi,
pesticidi, solventi, vernici, sostanze plastiche) e sostanze minerali e
inorganiche (derivanti da metalli pesanti e sali disciolti) (Goldberg L.
Federico, 1998).
Per concludere facciamo riferimento all’inclinazione del suolo
all’autodepurazione, che, grazie al suo potere assorbente, alla sua capacità
tampone e all’intensità biotica che in esso si svolge, è in grado di smorzare
gli effetti negativi derivanti dall’immissione di sostanze inquinanti.
L’assorbimento avviene con meccanismi diversi, del tipo meccanico,
biologico, chimico, chimico-fisico o di scambio.
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Qualunque sia il meccanismo coinvolto, grazie all’assorbimento
vengono sottratte alla soluzione composti e ioni di diversa natura. Ne
consegue un’azione protettiva anche nei confronti degli altri comparti
ambientali.
E’ evidente, però, che la capacità autodepurante del suolo ha un
limite oltre il quale i danni sono irreversibili (Goldberg L. Federico, 1993).
1.2.2 INQUINAMENTO ATMOSFERICO
Si definisce inquinamento atmosferico lo stato della qualità dell’aria
conseguente all’immissione nella stessa di sostanze di qualsiasi natura in
misura e condizioni tali da alterarne la salubrità e da costituire pregiudizio
diretto o indiretto per la salute dei cittadini o danno dei beni pubblici e/o
privati.
L’inquinamento dell’aria è attualmente considerato uno dei principali
problemi che l’umanità si trova costretta ad affrontare se intende dare un
futuro alla stessa specie umana.
L’estensione e la pervasività del fenomeno sono giunte ad un punto
tale che non può essere esclusivamente considerato un problema di natura
fisico/biologica, ma giunge a coinvolgere, per i suoi effetti, anche il campo
economico-sociale: del resto la crisi ambientale globale, di cui è parte
integrante l’inquinamento atmosferico, viene considerato fra i maggiori
responsabili della creazione delle “nuove povertà” (Paolo Giuntarelli,
1998).
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Questo tipo di inquinamento, nella sua natura complessa, può essere
definito in base all’origine dei fenomeni che lo determinano. Infatti gli
inquinanti si distinguono in primari e secondari.
I primari vengono direttamente immessi nell’atmosfera dalle attività
umane e dai processi naturali; i secondari si formano per reazioni chimiche
o fisiche degli inquinanti primari con l’atmosfera e nell’atmosfera, attivati o
meno dall’energia solare (Mosello R., Tartari G., Marchetto A., 1993).
I problemi dell’inquinamento dell’aria si riferiscono sia agli aspetti
locali, i cui effetti nocivi si risentono soprattutto in prossimità delle sorgenti
di inquinamento immediatamente a livello locale, sia a quelli globali, quali
sono i problemi delle deposizioni acide, dell’effetto serra e della riduzione
dello strato di ozono, che coinvolgono l’intera atmosfera terrestre.
Ogni anno vengono immessi nell’atmosfera dei paesi europei più di
10 milioni di tonnellate di sostanze chimiche di sintesi derivate dal petrolio.
Le due fonti principali sono i solventi e le automobili, ognuna delle
quali contribuisce per il 40% al totale delle emissioni provocando gravi
fenomeni di inquinamento in tutte le grandi città e danni ai boschi, ai laghi e
alle colture agrarie in campagna attraverso le piogge acide.
Il continuo aumento della produzione, dei trasporti, della produzione
e del consumo di energia, provoca un enorme aumento di emissioni di
carbonio in atmosfera, che, oltre a causare inquinamento, è fonte di grave
pericolo per la salute dell’uomo.
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Restano comunque i veicoli a motore la principale causa
dell’inquinamento atmosferico, in quanto responsabili di 6 principali tipi di
emissioni inquinanti:
- gli idrocarburi, i principali colpevoli dello smog fotochimico che
soffoca le città;
- gli ossidi di azoto, prodotti da tutti i processi di combustione, dalle
centrali termoelettriche fino al più piccolo dei ciclomotori; questi sono una
delle cause principali del fenomeno delle piogge acide e dello smog
fotochimico;
- il monossido di carbonio, uno degli inquinanti più pericolosi emessi
dalle auto;
- le particelle sospese, provenienti sempre dai veicoli a motore e
responsabili della foschia grigia che avvolge ormai in permanenza molte
delle nostre città;
- il piombo, liberato nell’aria dalla combustione dei motori a
benzina; è uno degli inquinanti che si diffondono con più facilità;
- l’inquinamento acustico, generato dal traffico stradale, responsabile
per oltre il 60% (John Elkington e Julia Hailes, 1992).
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1.2.3 INQUINAMENTO IDRICO
L’inquinamento delle acque è innanzitutto la conseguenza della
rottura dei cicli naturali. Esso deriva dalla colpevole incapacità dell’uomo
di ridurre e di smaltire adeguatamente i rifiuti che vengono reintrodotti
nell’ambiente, sia nel posto sbagliato, sia in maniera troppo concentrata, sia
per le due cause nello stesso tempo.
Tra le attività umane che più contribuiscono a questo problema ci
sono innanzitutto l’agricoltura e la zootecnia. Infatti per la produzione di
vegetali vengono utilizzati composti di diversa natura che sono immessi
nell’ambiente sia allo scopo di favorire la crescita delle piante (fertilizzanti
organici e minerali), sia per prevenire attacchi di parassiti ed infestanti
(pesticidi).
La probabilità che questi composti dal suolo passino alle acque
dipende da numerosi fattori. Tra questi, in primo luogo, sono le quantità
applicate che determinano l’entità delle perdite; in secondo luogo giocano
un ruolo importante le caratteristiche chimiche del composto; in terzo luogo
dipende dalla natura geochimica del suolo (Marchetti R., 1993).
Per quanto concerne la zootecnia, tra le specie animali che sollevano
maggiori problemi ai fini dell’inquinamento delle acque, si considerano gli
equini, i bovini, i suini, gli ovini e i caprini. Inoltre la tendenza a
industrializzare sempre più l’attività zootecnica ha portato alla creazione di
“allevamenti senza terra” molto estesi, con la duplice tendenza che il
letame, invece di essere impiegato come concime naturale, viene riversato
direttamente nelle acque di scarico, e che ogni anno grandi quantità di
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concimi chimici devono essere sparse sul suolo agricolo per restituirgli
fertilità.
Altri fattori causali dell’inquinamento idrico sono rappresentati dalle
emissioni di tipo urbano e industriale.
Le prime derivano dall’attività domestica, in cui troviamo residui
non metabolici, quali saponi e detersivi, pesticidi, oli alimentari, e dal
dilavamento delle strutture urbane (tetti, strade, parchi). Le seconde
derivano dalle acque di scarico delle industrie contenenti svariati
componenti, quali cianuri, cloro, solfati, fosfato, solventi organici,
tensioattivi e altri (Marchetti R., 1998).
Una parte significativa di tutte queste sostanze finisce nelle acque
sotterranee e nei fiumi, e di qui nei laghi e nei mari, provocando diversi
danni. In particolare, i fertilizzanti chimici e le deiezioni animali sono una
minaccia molto grave per i laghi e per i mari.
1.2.4 INQUINAMENTO ACUSTICO
Il rumore è una particolare forma di inquinamento dell’ambiente
atipico; esso è annoverato tra le principali preoccupazioni dei popoli per
quel che concerne il loro ambiente ed è considerato talvolta persino più
grave dell’inquinamento atmosferico o della qualità dell’acqua potabile
(France Bequette, 1995).
L’inquinamento acustico riguarda una problematica molto ampia che
va dal vero e proprio pericolo per la salute contribuendo a diminuire la
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qualità della vita e inquinando lo stesso ambiente di vita, al deterioramento
degli ecosistemi, dei monumenti e degli immobili antichi.
Il rumore non è che al quinto posto tra i maggiori inconvenienti della
vita urbana, ma è preceduto dagli inconvenienti relativi alla mobilità e alla
qualità dell’aria, molto spesso correlati col rumore.
La percezione di un elevato inquinamento acustico nelle aree urbane
di solito è il primo sintomo di condizioni ambientali degradate anche per la
qualità dell’aria.
In Europa 80 milioni di persone sono esposte quotidianamente ad un
livello di rumori inaccettabile e altri 170 milioni – e il numero sta crescendo
– subiscono rumori fastidiosi anche se meno dannosi (Silvio Trucco, 1999).
Anche se diverse e numerose sono le fonti di rumore all’interno delle
abitazioni (tv, radio, elettrodomestici, impianti idraulici, ecc.) è dall’esterno
che arriva il disturbo maggiore (traffico automobilistico, ferroviario, aereo,
insediamenti industriali o artigianali), non altro perché difficilmente
possiamo intervenire per controllarlo.
Le sorgenti di rumore sono le più disparate, dai fenomeni naturali
all’attività dell’uomo, e si possono distinguere in fisse e mobili.
Le sorgenti fisse sono quelle che dipendono dall’attività umana e che
agiscono stabilmente sul territorio; vengono invece considerate sorgenti
mobili tutte quelle sorgenti per le quali non è possibile stabilire a priori la
localizzazione.
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Il rumore può assumere livelli tali da nuocere all’integrità fisica e
psichica dell’uomo, provocando sordità e arrecando notevoli effetti generali
di disturbo.
Sfortunatamente, nuovi problemi si pongono in modo sempre più
pressante nei paesi dell’Europa: crescita rapida del traffico motorizzato,
soprattutto di aerei e camion; aumento del rumore la sera, la notte e nei
fine-settimana nelle zone rurali; proliferazione dei veicoli da diporto a
motore, dei walkman e delle radio portatili.
L’uomo vive nel rumore e problema è contenerlo entro limiti
accettabili a seconda delle diverse situazioni.
1.3 LE PIOGGE ACIDE, LA RIDUZIONE DELLO STRATO
D’OZONO, L’EFFETTO SERRA
1.3.1 LE PIOGGE ACIDE
Un grave problema causato dall’inquinamento atmosferico sono le
piogge acide, definite una “peste invisibile” dell’era industriale e
considerata una tra i più gravi problemi ambientali del nostro tempo.
Negli ultimi decenni, infatti, avviene che la pioggia e anche la neve
siano spesso cariche di sostanze acide.
Tale fenomeno è causato essenzialmente dall’aumento
nell’atmosfera di componenti gassosi, quali l’anidride solforosa e solforica,
provenienti dalle attività industriali e dalle combustioni in genere, il
monossido e il biossido di azoto, l’anidride carbonica.