6
INTRODUZIONE
Il riciclaggio di denaro sporco rappresenta uno dei punti più allarmanti per la vita dei
Paesi economicamente avanzati e per il nostro Paese in particolare. Non costituisce solo
un problema di politica criminale, ma è un fenomeno molto osservato anche dal punto
di vista economico: ogni anno si riversano sul Paese fiumi di denaro sporco che
inquinano l‟economia, insidiano la vita pubblica, impediscono lo sviluppo soprattutto
delle regioni più povere, scoraggiano gli investimenti. Per riciclaggio si intende
classificare l‟insieme delle operazioni volte a reinvestire nell'economia legale risorse
finanziarie o patrimoniali di origini illecite. Il riciclatore agisce in modo da occultare o
comunque ostacolare l'accertamento delle fonti da cui provengono i beni "ripuliti".
Il presente lavoro è dedicato, inizialmente, alla comprensione del fenomeno, delle sue
caratteristiche, delle sue più tipiche modalità operative, delle dimensioni economiche,
analizzandone anche le ricadute sull‟economia sana.
Il riciclaggio è un fenomeno complesso e molto diffuso, che crea una serie di effetti
destabilizzanti sugli equilibri economici e sociali, assumendo contorni e dimensioni
particolarmente allarmanti. Esso può essere realizzato in diversi modi. In particolare, si
è analizzato come la criminalità organizzata e la criminalità economica si servano del
riciclaggio per reintrodurre capitali illeciti, realizzati attraverso i loro crimini, all‟interno
dell‟economia legale e gli ulteriori effetti destabilizzanti sulle regole di mercato e sulla
libera concorrenza. Il reinvestimento di proventi illeciti in attività legali e la presenza di
operatori ed organismi economici collusi con la criminalità alterano profondamente i
meccanismi di mercato, inficiano l‟efficienza e la correttezza dell‟attività finanziaria,
indeboliscono lo stesso sistema economico.
Negli anni, i riciclatori hanno sfruttato e sfruttano tutt‟oggi le asimmetrie normative dei
Paesi che offrono regimi fiscali, societari o bancari privilegiati. Da questa
consapevolezza nasce l‟urgenza, da parte dell‟intera comunità internazionale, di
approntare strategie comuni e ridurre le asimmetrie regolamentari di cui si approfittano i
riciclatori. La cooperazione internazionale svolge, quindi, un ruolo fondamentale nella
lotta contro il riciclaggio.
7
Inoltre, nell‟evoluzione recente il fenomeno si è arricchito di ulteriori variabili di
complessità: dall‟internazionalizzazione e globalizzazione dell‟economia e dei mercati,
che hanno comportato una maggiore libertà operativa anche per i criminali; alla
diversificazione favorita dalle innovazioni tecnologiche, che garantiscono tecniche di
riciclaggio sempre più sofisticate. Tutto ciò ha permesso un passaggio a nuove tipologie
di riciclaggio e di penetrazione nell‟economia lecita.
Successivamente, si è analizzata la risposta normativa ad un così ampio ed allarmante
fenomeno criminale. Questa si è evoluta nel tempo attraverso una pluralità di fonti che
sono venute intrecciandosi sul piano internazionale, comunitario e nazionale.
Tali fonti volgono a delineare le strategie di contrasto. Esse possono essere divise in due
fasi: la repressione (tutela penale) e la prevenzione (tutela amministrativa).
Quanto all‟ordinamento italiano, la repressione si fonda essenzialmente sull‟articolo
648 bis del codice penale, rubricato, appunto, “Riciclaggio”.
Il profilo repressivo ha subito nel corso degli anni importanti modifiche, di pari passo
con i cambiamenti socio-politici del nostro Paese. Tale evoluzione è rilevabile
dall‟esame delle tre tappe fondamentali, che hanno condotto all‟attuale formulazione del
testo dell‟art. 648 bis c.p.. Queste hanno portato all‟allargamento dei confini applicativi
della norma e all‟introduzione nel codice penale di un nuovo reato, l‟art. 648 ter c.p.,
rubricato ”Impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita”, allo scopo di
stabilire un ulteriore sbarramento all‟immissione di capitali illeciti nei circuiti
economici e finanziari.
La prevenzione, invece, rinviene la sua fonte nel diritto comunitario, consolidandosi in
norme di recepimento interno delle direttive comunitarie di riferimento. Anche la
disciplina antiriciclaggio ha subito diverse modifiche nel corso del tempo. La prima
normativa antiriciclaggio è costituita dalla legge 5 luglio 1991, n. 197 di recepimento
della direttiva n. 91/308/CEE, alla quale hanno seguito diversi interventi per arrivare
all‟attuale disciplina antiriciclaggio, configurabile nel decreto legislativo 21 novembre
2007, n. 231 che ha dato attuazione sia alla direttiva 2005/60/CE, che alla direttiva
2006/70/CE. Il punto focale della normativa antiriciclaggio consiste nella
collaborazione attiva richiesta a tutti i soggetti che a vario titolo possono essere
coinvolti in operazioni finanziarie utilizzabili a scopo di riciclaggio. La normativa ha
fissato, quindi, gli obblighi ai quali tutti i destinatari sono tenuti. Tali obblighi sono
8
rafforzati rispetto alla disciplina precedente e si concretizzano negli obblighi di
adeguata verifica della clientela, di registrazione e di segnalazione delle operazioni
sospette. Il momento del contatto con il cliente diventa, quindi, un punto fondamentale
per l‟applicazione degli obblighi antiriciclaggio.
Infine, abbiamo assistito ad un ulteriore cambiamento nel tempo: la progressiva
penetrazione dell‟ente nell‟ambito della criminalità economica. L‟impresa è passata
dall‟essere oggetto dell‟attività di riciclaggio a divenire soggetto attivo del reato. Al fine
di reprimere e sanzionare, in relazione al riciclaggio, il c.d. “reato di impresa”, ossia il
reato commesso da una persona fisica, che ha però agito, in nome e per conto e
soprattutto nell‟interesse o a vantaggio di un‟impresa economica, il D.Lgs. 231/2007 ha
portato all‟introduzione nel D.Lgs. 231/2001 dell‟art. 25 octies, con il quale sono stati
inseriti gli articoli 648 (“Ricettazione”), 648 bis c.p. e 648 ter c.p., fra i delitti
presupposto della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. Il
coinvolgimento degli enti è razionale dal punto di vista criminologico perché è proprio
attraverso lo schermo societario che si nascondono spesso le operazioni di riciclaggio ed
è opportuno dal punto di vista strategico perché la minaccia della sanzione (una
sanzione che sul piano patrimoniale può essere anche molto severa e può persino
consistere in dure misure interdittive) spingerebbe gli enti ad adottare dei modelli
preventivi idonei a minimizzare il pericolo di perpetrazione del reato, per fugare, il
rischio di incorrere nelle relative sanzioni amministrative.
9
CAPITOLO 1
IL FENOMENO DEL RICICLAGGIO
1.1. CHE COSA È IL RICICLAGGIO?
Il termine riciclaggio indica un insieme di operazioni volte a dare sembianze lecite a
capitali di provenienza illecita, con l‟obiettivo di renderne sempre più difficile
l‟identificazione. È quel processo attraverso il quale il denaro, o un suo equivalente, è
“ripulito” dai segni della sua origine illecita, affinché non se ne possa identificare la
fonte, così prevenendo possibili provvedimenti ablatori
1
.
Le risorse illegali devono essere in qualche modo separate dalla loro origine criminosa,
proprio per abbassare la probabilità che, attraverso esse, emergano i reati “a monte”.
Inoltre, il riciclaggio di proventi illegali, consente agli autori dei reati di compiere
operazioni di reinvestimento, al fine di accrescere le proprie disponibilità. Non a caso
tale fenomeno è stato definito il “moltiplicatore” delle attività economiche e finanziarie
afferenti ad individui od organizzazioni criminali. Il riciclaggio “serve” a una pluralità
di soggetti: dalla criminalità organizzata, ai criminali dai colletti più o meno bianchi, ai
corruttori ed evasori. Il sistema bancario e finanziario è un veicolo molto efficace per
tali esigenze, soprattutto se diviene sempre più integrato e globale
2
.
Il riciclaggio è un fenomeno sempre più diffuso e complesso che non si presenta mai
nello stesso modo, ma varia nel tempo e nello spazio, in relazione ai diversi Paesi in cui
si manifesta e in relazione all‟evoluzione dei metodi operativi utilizzati dai riciclatori.
Non può essere ricondotto ad una sola operazione. In particolare, nei Paesi ad economia
avanzata, a causa anche delle legislazioni antiriciclaggio, è improbabile che il denaro
proveniente da un reato possa ricevere una vestizione lecita tramite una sola operazione.
1
G. COLOMBO, Il riciclaggio. Gli strumenti giudiziari di controllo dei flussi monetari illeciti con le
modifiche introdotte dalla nuova legge antimafia, Milano, 1990, p. 17.
2
D. MASCIANDARO, La circolazione dei proventi illeciti: il ruolo degli intermediari finanziari e dei
paradisi finanziari, in M. ARNONE - S. GIAVAZZI (a cura di), Riciclaggio e imprese. Il contrasto alla
circolazione dei proventi illeciti, Milano, 2011, p. 61.
10
Il riciclaggio viene infatti definito come insieme di operazioni, ciascuna delle quali
rappresenta ogni passaggio di questo processo
3
.
1.2. CHI È IL RICICLATORE?
L‟operazione di riciclaggio coinvolge diversi soggetti. Di solito colui che ricicla i
proventi illeciti non è l‟autore del reato a monte, ma è un soggetto che riveste la figura
di professionista del settore. Il legislatore, infatti, ha fatto una distinzione tra l‟autore del
reato a monte (che genera i proventi illeciti) e l‟autore del riciclaggio. Se queste due
persone coincidono, secondo il codice penale, il soggetto attivo non risponderà di
riciclaggio, ma del solo reato presupposto
4
.
I soggetti criminali che svolgono l‟attività di riciclaggio operano generalmente secondo
logiche imprenditoriali e di conseguenza non si sottraggono alle consuete regole
economiche, come la massimizzazione dei profitti, attraverso un più appropriato
collocamento delle risorse. Proprio per questo, i riciclatori sono in sintonia con
l‟evoluzione dei sistemi economici e finanziari, che in un contesto caratterizzato dalla
globalizzazione e dall‟evoluzione tecnologica, impone di adottare un‟ottica
transnazionale
5
.
Può accadere che nelle diverse fasi del riciclaggio intervengano dei “collaboratori
esterni” in maniera indiretta, ad esempio con attività di consulenza legale per attenuare i
rischi legali o di consulenza finanziaria per l‟allocazione delle risorse criminali.
3
M. ZANCHETTI, Il riciclaggio di denaro proveniente da reato, Milano, 1997, p. 17.
4
A. SCIALOJA - M. LEMBO, Antiriciclaggio: criminalità organizzata e riciclaggio, la normativa di
contrasto, obblighi e adempimenti, riferimenti giurisprudenziali, Santarcangelo di Romagna, 2009, pp. 30
ss.
5
U. MARCHETTI, Il riciclaggio, in Annali della Guardia di Finanza, Lido di Ostia, giugno 2002
www.gdf.gov.it/repository/contentmanagement/information/n60986972/annali%2003%20%20il%20ricicl
aggio.pdf?download=1.
11
1.3. LE FASI OPERATIVE
Il processo di riciclaggio viene generalmente distinto in tre fasi
6
:
1. IL COLLOCAMENTO O PLACEMENT: la prima fase consiste nel collocamento dei
profitti illeciti nel circuito finanziario legale ed è necessariamente caratterizzata
dalla separazione di questi profitti dai luoghi di origine e dalla persona che li ha
prodotti. Chi ha il possesso fisico dei beni, del denaro o delle altre utilità
provenienti da un delitto ha interesse a sbarazzarsene il più in fretta possibile, per
salvaguardare sia la propria posizione personale, che il capitale illecito. L‟obiettivo,
quindi, è quello di trasformare questa ricchezza materiale in saldi attivi presso
intermediari finanziari
7
. Il collocamento può essere effettuato attraverso vari
operatori: intermediari tradizionali (banche, finanziarie, assicurazioni); intermediari
non tradizionali (cambiavalute, banche clandestine, casinò); con collegamenti
diretti sul mercato mediante l‟acquisto di beni; con trasferimento di denaro in altri
Paesi.
Il settore bancario è stato a lungo tempo utilizzato per il collocamento del denaro
proveniente da reato e lo è ancora in quei Paesi dove i controlli sono poco efficaci.
Oggi, per evitare i controlli, i riciclatori prestano attenzione ad effettuare
versamenti che non superino la soglia oltre la quale viene effettuato il controllo
8
.
Le banche clandestine, invece, molto presenti in Asia orientale, permettono di
trasferire enormi somme attraverso un modo semplice e sicuro quale il “sistema
Hawalla”
9
.
6
in M. ZANCHETTI, op. cit., p. 10; A. R. CASTALDO - M. NADDEO, Il denaro sporco. Prevenzione e
repressione nella lotta al riciclaggio, Padova, 2010, pp.13 ss.
7
G. BORRELLI, Le tecniche di riciclaggio e di reimpiego dei profitti illeciti. Profili sostanziali e
processuali, con particolare riguardo alle indagini finanziarie (modalità di accesso, rilevazione ed
acquisizione della documentazione), p.15 in www.appinter.csm.it/incontri/relaz/13133.pdf.
8
A. SCIALOJA - M. LEMBO, op. cit., pp. 29 ss.
9
Il sistema Hawalla viene utilizzato anche per aggirare le restrizioni valutarie di alcuni Paesi come la
Cina e l‟India. Con questo sistema l‟organizzazione criminale consegna il denaro da riciclare ad un
banchiere Hawalla del suo Paese, quest‟ultimo contatterà un suo omologo nel Paese di destinazione,
dando delle disposizioni sui fondi da consegnare ad un‟altra organizzazione criminale e promettendo di
saldare il debito in una data successiva. Particolare è la “lettera di cambio” con la quale si avrà diritto alla
consegna del denaro: essa può consistere nella metà di una carta da gioco, un qualsiasi piccolo oggetto
facilmente trasportabile e privo di ogni significato simbolico. La fiducia è l‟elemento portante del
sistema, che lo rende permeabile ad ogni controllo di tipo tradizionale da parte delle Autorità. Cfr. M.
ZANCHETTI, op. cit., p. 29.
12
2. IL LAVAGGIO O LAYERING: è dato da un‟insieme più o meno ampio di operazioni
commerciali e finanziarie volte a far perdere la traccia della provenienza illecita del
denaro, il cosiddetto paper trail. Questo è possibile grazie, ad esempio, al
trasferimento elettronico dei fondi, all‟utilizzo di Paesi off-shore, alla creazione di
falsi paper trail. È in questa fase che va assumendo una maggiore importanza
l‟utilizzo dei servizi bancari via Internet, che rappresenta un ostacolo alla
normativa antiriciclaggio, in quanto rende sempre più difficile seguire i movimenti
di denaro in giro per il mondo, soprattutto in Paesi off-shore
10
.
3. IL REIMPIEGO O INTEGRATION: è il fine del riciclatore. Il denaro che è stato ripulito
attraverso le fasi precedenti viene reimmesso nell‟economia legale, dando così
l‟apparenza di derivare da un‟operazione finanziaria legale. Il reimpiego può
avvenire in modi diversi: si possono utilizzare persone fisiche, soggetti giuridici,
istituzioni che professionalmente svolgono operazioni finanziarie o che si occupano
del trasferimento delle somme di denaro, quali ad esempio gli avvocati, i notai, le
banche, le assicurazioni, gli operatori in borsa, gli imprenditori, le società
commerciali e così via
11
.
1.4. L’ORIGINE DEI PROVENTI ILLECITI
Procedere ad una compiuta descrizione di tutti i possibili sistemi elaborati per il
riciclaggio dei profitti illeciti è impossibile. Questo reato nell‟immaginario collettivo è
spesso legato alla criminalità organizzata, soprattutto di stampo mafioso. Ma il
riciclaggio è un reato anche molto comune, cioè collegato a qualsiasi delitto che
produce risorse economiche. È riciclaggio sia quello del grande narco-traffico, sia
quello delle poche migliaia di euro del phishing
12
. La mia analisi si soffermerà sulla
criminalità organizzata e sulla criminalità economica, per arrivare a definire un nuovo
fenomeno: la criminalità economica organizzata.
10
G. BORRELLI, op. cit., p. 16.
11
A. SCIALOJA - M. LEMBO, op. cit., p. 28.
12
L. CUZZOCREA, La ricostruzione del “paper trail” nelle indagini penali, in M. ARNONE - S. GIAVAZZI
(a cura di), Riciclaggio e imprese. Il contrasto alla circolazione dei proventi illeciti, Milano, 2011, p. 65.
13
1.4.1. LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
Il Parlamento europeo ha indicato le caratteristiche peculiari per definire la criminalità
organizzata, individuandola come un‟associazione a delinquere, organizzata in una
struttura di tipo imprenditoriale, finalizzata al compimento di reati dai quali derivino
proventi finanziari da trasferire nel circuito economico legale
13
.
Il reato è l‟elemento che distingue l‟impresa criminale dall‟impresa che opera nel
mondo della legalità. Secondo il codice civile l‟impresa esercita un‟attività diretta alla
produzione e allo scambio di beni e servizi. Mentre l‟organizzazione criminale esercita
un‟attività diretta al compimento di reati. L‟impresa criminale opera, inoltre, all‟interno
dello stesso spazio dell‟impresa legale, uno spazio aperto, quello del libero mercato, con
l‟obiettivo di conquistare il monopolio di esso o di addivenire almeno ad una posizione
dominante del sistema economico
14
. Si crea così un fenomeno di concorrenza tra il
mondo criminale e il mondo legale, dove però l‟impresa criminale riesce ad assicurarsi
merci e materie prime a prezzi di favore, commesse, appalti e mercati di vendita, senza
essere esposta alla stessa pressione concorrenziale di cui devono tenere conto le altre
imprese; inoltre, ha una maggiore disponibilità finanziaria e una disinvolta possibilità di
gestire la forza lavoratrice
15
. La criminalità organizzata si definisce protetta, perché
fonda il successo delle sue operazioni e, quindi, la sua stessa sopravvivenza, su una fitta
rete fatta di corruzione e di influenze nel settore politico e in quello della Pubblica
Amministrazione
16
. È, quindi, una forma persistente di attività criminali che riunisce un
pubblico di clienti richiedente una gamma di prodotti e servizi, definibili come illeciti
od illegali, ed una rete di individui che producono o forniscono quei prodotti o servizi,
attraverso un sistema di supporto costituito da mediatori ed intermediari, che
provvedono ai necessari accessi alle istituzioni legali e da pubblici ufficiali corrotti o
corruttibili, che per profitto proteggono queste operazioni
17
.
13
A. SCIALOJA - M. LEMBO, op. cit., p. 17.
14
F. BARRESI, Mafia ed economia criminale. Analisi socio-criminologica di un’economia “sommersa” e
dei danni arrecati all’economia legale, Roma, 2007, p. 96.
15
P. ARLACCHI, La mafia imprenditrice. Dalla Calabria al centro dell’inferno, Milano, 2007, pp. 101 ss.
16
F. BARRESI, op. cit., p. 38.
17
F. A. J. REUSS – E. IANNI, La criminalità organizzata come tipica impresa criminale: un nuovo indirizzo
teorico, convegno su “Tendenze della criminalità organizzata e dei mercati illegali internazionali”,
Napoli, 1993.
14
La criminalità organizzata, approfittando della globalizzazione, ha assunto una nuova
dimensione internazionale per cercare di soddisfare una crescente domanda di beni e
servizi illeciti su scala sovranazionale. Sostanze stupefacenti, armi, materiali nucleari e
radioattivi, rifiuti tossici, merci contraffatte, opere d‟arte, materiale pornografico e gli
stessi essere umani sono normalmente prodotti in luoghi diversi da quelli in cui sono
utilizzati: il loro passaggio da uno Stato all‟altro avviene in stretta sinergia e
collaborazione tra le varie associazioni criminali interessate a questi traffici. Oltre ai
traffici internazionali, ci sono poi le attività interne, come il racket, l‟usura, gli appalti
pubblici, le scommesse clandestine e la corruzione
18
.
Ogni attività illecita genera un‟enorme mole di capitali, che spinge le organizzazioni
criminali ad occultare l‟origine delittuosa di questi proventi e ad adottare variegate
tecniche per reintrodurre tali quantitativi nell‟economia legale. Il riciclaggio di denaro
sporco è la risposta alle esigenze della criminalità organizzata di dare una parvenza
legittima a proventi di natura illecita, servendosi del mercato legale. Le complicazioni
che deve affrontare consistono nella difficoltà di far scomparire nel nulla elevate somme
di denaro e reinvestirle nel sistema economico legale, mascherando la provenienza
illecita
19
. Per poter contrastare questo fenomeno è fondamentale rendere trasparenti le
operazioni di trasferimento valori, per evidenziare il paper trail, ossia la pista di carta
che permette di ricostruire a ritroso i passaggi che dalla ricchezza finale portano al reato
da cui questa proviene e, quindi, all‟autore del crimine
20
.
Inserendosi nella legalità, l‟organizzazione criminale diventa una vera e propria
macchia di potere, ricorrendo anche ad un nuovo tipo di violenza, quella psicologica
dell‟intimidazione mafiosa. La minaccia, la violenza mirata, le “amicizie”, le parentele,
l‟omertà, sono solo alcuni dei meccanismi utilizzati e, quindi, istituzionalizzati
dell‟organizzazione criminale che ha assunto uno stampo mafioso
21
.
Gli studiosi collocano a cavallo degli anni ‟70 la grande trasformazione che si è venuta
a creare all‟interno dell‟universo mafioso e nei rapporti con il resto della società.
18
P. GRASSO, Origine dei proventi illeciti e attività della criminalità organizzata. I rapporti con
l’economia legale, in M. ARNONE - S. GIAVAZZI (a cura di), Riciclaggio e imprese. Il contrasto alla
circolazione dei proventi illeciti, Milano, 2011, pp. 42 ss.
19
M. ZANCHETTI, op. cit., p. 49.
20
L. CUZZOCREA, op. cit., p. 66.
21
F. BARRESI, op. cit., p. 41.
15
Storicamente, la mafia ha sempre assunto uno ruolo di marginalità rispetto alle grandi
società, ma con questa trasformazione si è andata a creare una nuova figura, quella della
mafia imprenditrice
22
. Il mafioso imprenditore non agisce più verso la società come uno
speculatore capitato lì per caso, ma come un vero e proprio agente operante con una
mentalità produttiva, efficientistica e con una programmazione di lungo periodo,
finalizzata al perseguimento e massimizzazione del profitto. Il mafioso è anche un
imprenditore che svolge un‟attività d‟impresa con minor grado di redditività, con
capacità produttiva e tecnologica quasi nulla e, conseguentemente, anche con un minor
rischio imprenditoriale. Oggi per “imprese mafiose” si devono intendere un complesso
di attività lecite, organizzate sotto forma di impresa da un soggetto appartenente ad
un‟organizzazione criminale, il quale introduce il metodo mafioso sia nella fase della
formazione delle imprese sia in quella successiva
23
.
In Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, si è in presenza, da un lato, di un‟economia
sommersa
24
che produce beni e servizi in sé legali, ma violando talune norme, come per
esempio quelle fiscali, previdenziali e antinfortunistiche; dall‟altro lato abbiamo
un‟economia criminale
25
che produce beni e servizi di per sé illegali, coma la droga, il
contrabbando di tabacchi e il gioco clandestino. Vi è, infine, un‟economia legale
26
, nella
quale però, attraverso l‟interposizione fittizia dei prestanome, s‟investono i profitti
mafiosi provenienti dall‟illecito. È questa la forma più pericolosa, perché, alterando il
mercato legale, distrugge la democrazia e la libertà economica. Inoltre, il mafioso in
grado di accumulare profitti, di controllare parti rilevanti del territorio, di influenzare a
suo favore i flussi della spesa pubblica, non può poi non difendere il proprio potere,
piegando le istituzioni ai suoi interessi, procurandosi una stampa connivente e
ammiccando alla politica
27
.
22
P. ARLACCHI, op. cit., pp.95 ss.
23
F. BARRESI, op. cit., pp. 45 ss.
24
«Per sommerso si indicano tutti quegli illeciti di tipo amministrativo e penale, che per la loro mancata
rilevazione, non rientrano nei normali circuiti ufficiali di statistiche giudiziarie. La mancata rilevazione è
dovuta alla loro impossibilità nell‟essere registrati, o per la mancata denuncia delle vittime o perché non
vengono scoperti dall‟Autorità giudiziaria». Cfr. F. BARRESI, op. cit., p. 13.
25
«L‟economia criminale è caratterizzata dall‟esecuzione di attività economiche che implicano la
violazione di norme di diritto penale (cui corrisponde una pesante sanzione proporzionata alla gravità del
reato commesso) in quanto, delle due una, o sono prodotti beni/servizi di natura illegale, cioè vietati, o
sono prodotti beni/servizi da parte però di soggetti non legittimati a farlo, non autorizzati». Cfr. F.
BARRESI, op. cit., p. 96.
26
«L‟economia legale è quella caratterizzata da transazioni lecite». Cfr. F. BARRESI, op. cit., p. 96.
27
P. GRASSO, op. cit., p. 41.
16
Per sconfiggere le varie mafie occorre colpirle duramente sul piano della raccolta, della
disponibilità, della gestione e dell‟erogazione delle risorse economiche. Occorre quindi
potenziare tutti gli strumenti giuridici, economici, operativi, per attaccare le
organizzazioni criminali in queste aree vitali
28
. L‟aggressione ai patrimoni mafiosi ha
una duplice finalità: la prima riguarda il contrasto alla criminalità organizzata; la
seconda, la bonifica dell‟economia, cioè la riconduzione dell‟economia malata o
soggetta alla mafia nell‟alveo dell‟economia sana
29
.
Giovanni Falcone in un suo intervento del maggio 1992, pochi giorni prima della strage
di Capaci sosteneva che «la via decisiva resta quella della distruzione del potere
finanziario della criminalità organizzata attraverso il rafforzamento della
collaborazione internazionale
30
».
1.4.2. LA CRIMINALITÀ ECONOMICA
I motivi economici sono spesso alla base dei comportamenti criminali orientati al
profitto. Il concetto di criminalità economica comprende tutti quei reati che hanno un
contenuto economico e una relazione con un‟attività imprenditoriale o professionale. Vi
rientrano tutti quei comportamenti criminali che sono commessi da autori di elevata
posizione sociale all‟interno di un‟attività economica legittima, con l‟abuso della fiducia
di terzi, vittime di questi comportamenti
31
.
La definizione di criminalità economica è stata dibattuta nel tempo. Sul finire degli anni
„30, Edwin H. Sutherland, sociologo e criminologo statunitense, di fronte alla comunità
sociologica americana, pronuncia il suo discorso presidenziale all‟American
Sociological Society a Philadelphia. Nel discorso, che sarà poi pubblicato nel 1940,
sull‟American Sociological Review, egli parla di una nuova categoria criminale, che
definisce White Collar Crime, ossia i “delitti dei colletti bianchi”, con la quale intende
tutta quella serie di reati posti in essere da un ceto di operatori economico-burocratici
che, grazie alla loro funzione di primo piano in rami economici o amministrativi, hanno
28
M. ARNONE, Economia delle mafie: dinamiche economiche e di governance e valutazione di sequestri e
confische di beni mafiosi, in Studi sulla Questione Criminale, 2009, p. 3.
29
E. COLLOVÀ, Destinazione dei proventi illeciti e attività della criminalità organizzata. L’efficacia delle
misure patrimoniali, in M. ARNONE - S. GIAVAZZI (a cura di), Riciclaggio e imprese. Il contrasto alla
circolazione dei proventi illeciti, Milano, 2011, p. 49.
30
F. INGARGIOLA, Relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2008, Caltanissetta, 26 gennaio
2008, www.giustizia.it/uffici/inaug_ag/ag2008/ag2008_cl.htm.
31
E. U. SAVONA, Economia e criminalità, in Enciclopedia delle Scienze Sociali, Istituto dell‟enciclopedia
Italiana Treccani, Vol. IX, 2001, p. 92.
17
modo di compiere illeciti di varia natura. Il termine white collar si riferisce a
professionisti e uomini d‟affari presumibilmente onesti, di un certo ceto sociale, con
un‟adeguata capacità professionale, che commettono un reato nel corso della loro
attività, violando la fiducia formalmente o implicitamente attribuitagli
32
. Secondo
Sutherland questo genere di criminalità «si esprime di solito nel campo degli affari in
falsità di rendiconti finanziari di società, nell’aggiotaggio di borsa, nella corruzione
diretta o indiretta di pubblici ufficiali al fine di assicurarsi contratti e decisioni
vantaggiose, nella falsità in pubblicità, nella frode fiscale, nelle scorrettezze di curatele
fallimentari e nelle bancarotte». Si tratta di un‟innovazione significativa nella
riflessione criminologica del tempo, dove era prevalente la riduzione dei comportamenti
criminali esclusivamente a quelli violenti e appropriativi, con la conseguenza che erano
considerati criminali soltanto coloro che erano chiusi in carcere e che appartenevano in
prevalenza alle classi sociali più disagiate
33
. Nei primi anni settanta è stata elaborata una
distinzione tra gli occupational crimes
34
e i corporate crimes
35
(questi ultimi indicati
anche da alcuni autori come organizational crimes
36
) che avrà molto successo. Nel
tempo ci sono stati diversi interventi per meglio chiarire questo concetto.
La criminalità produce una serie di effetti sui diversi mercati:
- SUL MERCATO DEI PRODOTTI: ci sono parecchi mercati vulnerabili all‟influenza di
imprese criminali, questi sono caratterizzati da un alto livello di corruzione
nell‟ottenimento di licenze e autorizzazioni che precludono la partecipazione di
imprese che usano metodi legali. L‟infiltrazione di attività illegali nell‟economia
legale, priva quest‟ultima di risorse, abbassa le prospettive di sviluppo di un
Paese, diminuisce la produttività del lavoro e fa aumentare i prezzi dei beni di
32
P. MARTUCCI, La criminalità economica: una guida per capire, Roma, 2006, pp. 3 ss.
33
E. H. SUTHERLAND, La criminalità dei colletti bianchi e altri scritti, Milano, 1986.
34
Sono i reati occupazionali che includono comportamenti che possono essere commessi da appartenenti
a tutte le classi sociali. Sono violazioni della legge penale nel corso dell‟attività connessa ad
un‟occupazione legale. Sono perpetrati da singoli individui a proprio beneficio nell‟ambito del loro lavoro
e di solito apportano un vantaggio economico solo ai soggetti che li attuano, danneggiando le società o le
organizzazioni nelle quali essi sono occupati. In questa categoria si possono far rientrare, ad esempio,
appropriazione indebita, frodi alle spese, false fatturazioni per ottenere rimborsi non dovuti.
35
Sono i reati societari che, al contrario dei reati occupazionali, sono commessi da parte di dirigenti a
favore delle società ed i reati delle società stesse: sono crimini del colletto bianco realizzati con
l‟incoraggiamento ed il supporto di un‟organizzazione formale al fine di avvantaggiare almeno in parte
l‟organizzazione stessa.
36
Termine che fa meglio comprendere che nella sua sfera operativa rientrano illeciti sia di società private,
che di soggetti pubblici o istituzionali che agiscono in ambito economico.
18
consumo. Inoltre, dal momento in cui l‟impresa illegale non paga le tasse,
danneggia anche il sistema legale. Il potere di queste imprese non è solo
economico, ma si basa anche sull‟uso della violenza e dell‟intimidazione, che
vanno a creare situazioni di monopolio, escludendo così le imprese legali dal
mercato. Inoltre, la concorrenza viene falsata grazie al fatto che le imprese
illegali possono disporre di capitali a costo zero o di forza lavoro sottopagata,
ottenendo così prezzi inferiori a quelli di mercato. Una volta che questo viene
monopolizzato, l‟impresa illegale rialza i prezzi e aumenta, così, i suoi utili
37
.
- SUL MERCATO DEL LAVORO: la criminalità economica influenza il mercato del
lavoro, soprattutto i luoghi che soffrono di disoccupazione: in questi ambienti è
facile reclutare forza lavoro, che proprio per l‟assenza di offerta di occupazione
legale, è disposta a essere retribuita a basso costo o a svolgere attività criminali.
Controllare la forza lavoro permette anche di controllare il territorio e di
esercitare una maggiore pressione sulle imprese legali
38
.
- SUL MERCATO DEI CAPITALI: le stime sulla dimensione dei capitali provenienti da
attività illecite sono difficili da valutare. Si parla comunque di miliardi di dollari
che transitano dall‟economia criminale a quella legale, per essere ripuliti,
investiti nell‟economia legale e perdere così le tracce dell‟origine criminale.
L‟impresa che viene finanziata con capitali criminali è avvantaggiata rispetto a
quella che deve acquisirli sul mercato dei capitali e che alla fine rischia di essere
esclusa perché meno concorrenziale della prima, che può permettersi prezzi più
bassi grazie ai costi inferiori. Ciò può spingere imprese legali che si trovano
nella difficoltà di ottenere credito legale a rivolgersi a usurai per ottenere crediti
illegali. Un‟ulteriore conseguenza di tale “circolo virtuoso” consiste nella
possibilità che l‟impresa, ove non riesca più a far fronte al prestito usuraio, sia
acquisita dalle imprese criminali, aumentando sempre più il numero di queste
39
.
1.4.3. LA CRIMINALITÀ ECONOMICA ORGANIZZATA
Criminalità organizzata e criminalità economica si incontrano in un‟area in cui le
attività criminali e i criminali stessi si confondono con attività legali, imprese e
37
E. U. SAVONA, op. cit., p. 99.
38
P. ARLACCHI, op. cit., p. 106.
39
A. BERTONI, La criminalità come impresa, Milano, 1997, pp. 36 ss.
19
professionisti che operano nell‟ambito della legalità. L‟ampliarsi di tale area aumenta i
livelli di corruzione e inquina i sistemi economici nazionali. Da un lato, la criminalità
organizzata compie sempre più spesso reati di natura economica, con lo scopo di
aumentare i propri guadagni, e, dall‟altro lato, la criminalità economia si organizza, si
specializza e offre la sua collaborazione al crimine organizzato tradizionale. Possiamo
quindi tracciare una definizione di criminalità economia organizzata, che costituisce una
sintesi e un superamento dei concetti che la compongono
40
. Il termine criminalità
economica organizzata vuole essere, perciò, un contenitore che racchiude in sé, da un
lato, le forme di criminalità economica perpetrate da criminali organizzati tradizionali e,
dall‟altro, quelle espressioni di criminalità dei colletti bianchi che si sviluppano con
modalità organizzative, attraverso una divisione del lavoro più o meno complessa.
Questo termine non vuole comprendere tutta la criminalità organizzata tradizionale, né
tutta la criminalità dei colletti bianchi o economica. È una definizione che ingloba i reati
economici più sofisticati e di grandi dimensioni, indipendentemente dalla natura dei
loro autori: i criminali economici organizzati possono, infatti, essere autori eterogenei
41
.
Tutto ciò può essere riassunto tracciando una definizione di criminalità economica
organizzata
42
con riferimento:
- ALLA STRUTTURA: si ha quando un gruppo formato da tre o più persone
collabora, per un singolo atto criminale o per un periodo più o meno stabile di
tempo, alla commissione di reati economici. Questo gruppo deve, al suo interno,
avere una certa divisione del lavoro;
- ALLE FINALITÀ: il reato economico organizzato ha come obiettivo il potere,
economico o politico;
- ALLA NATURA DEL REATO: il reato economico organizzato è un atto contrario al
codice penale legato in qualche modo al commercio, all‟industria, agli affari.
Può essere rubricato di volta in volta come (l‟elenco non è esaustivo):
riciclaggio, corruzione, frode, contraffazione di monete o di carte di credito,
contrabbando di tabacchi, insider trading, bancarotta fraudolenta;
40
A. DI NICOLA, La criminalità economica organizzata. Le dinamiche dei fenomeni, una nuova categoria
concettuale e le sue implicazioni di policy, Milano, 2006, pp. 29 ss.
41
A. DI NICOLA, op. cit., p. 108.
42
A. DI NICOLA, op. cit., p. 109; P. MARTUCCI, op. cit., p. 74.