Introduzione
2
(Understatement), che suggerisce una maggiore sobrietà nei modelli di
consumo e nell’offerta al mercato. Questo perché sono cambiati lo stile di
vita ed i valori del consumatore. Siffatto cambiamento ha avuto inizio con i
primi anni ’90 e, personalmente, credo, che esso abbia subito
un’accelerazione dopo l’attentato alla Torri Gemelle di New York, il quale
ha enfatizzato quel bisogno di voltar pagina, in parte già manifestato, da
una società ormai sazia di oltre un ventennio di consumi sfrenati.
Ciò significa che sono profondamente cambiate le motivazioni alla
base dell’acquisto di un bene di lusso. Mentre negli anni ’70-’80 il lusso
era sinonimo di opulenza e l’acquisto di un bene di alta gamma era
finalizzato, in un’ottica di emulazione ed ostentazione, a comunicare agli
altri la propria ricchezza ed il proprio stato sociale, oggi, a spingere un
acquisto di questo genere, sono, principalmente, motivazioni di carattere
autoriferito piuttosto che eteroriferito. Pertanto, ad eccezione di alcuni
segmenti della domanda, nella maggior parte dei casi, l’acquisto di un
bene di lusso non necessariamente implica la ricerca del prestigio o,
comunque, tale ricerca non necessariamente è prioritaria.
In altre parole, oggi, si tende, innanzitutto, all’accrescimento del
proprio benessere personale. Ogni individuo persegue una sua idea di
benessere ed, in funzione di questa, orienta le sue scelte di consumo.
L’atto d’acquisto continua a connotarsi di forti significati simbolici e di un
evidente coinvolgimento emotivo, ciò che cambia è il significato intrinseco
dell’atto in sé.
Introduzione
3
Per meglio comprendere il nuovo significato di lusso, l’Osservatorio
della GPF & Associati
1
ha ideato il termine CRESO, frutto dell’unione di
parole chiave quali: cultura, ricerca, esperienza, sé, olismo.
L’importanza della cultura risiede nel fatto che ogni individuo è
portatore di un proprio patrimonio di valori, tradizioni e credenze, che ne
influenzano il comportamento, il modo di essere e di pensare. La
personalità che il singolo manifesta, attraverso il proprio comportamento
d’acquisto, è, dunque, espressione della sua cultura.
La ricerca esplicita l’attenzione e l’interesse, manifestati dal
consumatore, per un prodotto di altissima qualità ed innovazione, oltrechè
l’importanza attribuita alla cura dei dettagli. Il tutto condito con una
maggiore sensibilità al prezzo ed, in particolare, ad un’attenta valutazione
del rapporto prezzo-qualità.
L’atto d’acquisto dev’essere in grado di suscitare emozioni e
sensazioni piacevoli nel consumatore, il quale è alla ricerca di
un’esperienza significativa, coinvolgente e memorabile, che non si
esaurisca, semplicemente, nel possesso o nella fruizione del bene
acquistato.
D’altronde, il consumatore moderno è edonista e narcisista,
pertanto, pone se stesso al centro di ogni scelta d’acquisto, in un’ottica di
consumo autoriferito, attraverso cui trattarsi bene e concedersi il meglio.
1
La “GPF & Associati” è la società di ricerca e di consulenza fondata da GianPaolo
Fabris. Essa opera in Europa occupandosi dell’analisi del mutamento sociale, di
marketing e di comunicazione.
Introduzione
4
Infine, con il termine olismo si sottolinea l’importanza della
dimensione simbolica del comportamento d’acquisto, da cui deve,
necessariamente, acuirsi l’attenzione verso tutti gli aspetti intangibili ma
fortemente caratterizzanti l’acquisto di un bene di lusso, quali l’immagine
del marchio ed il mondo di valori da esso sintetizzato.
Il concetto di lusso è dunque cambiato. Esso non identifica più un
indicatore di status sociale ed un’élite di persone bensì un prodotto di
eccellente qualità, accessibile ad una fascia più ampia di consumatori.
Negli ultimi 30 anni, infatti, i beni di alta gamma si sono sensibilmente
diffusi tra più ampie fasce di popolazione. Ciò ha innescato un processo di
democratizzazione del mercato, che, da mercato esclusivo, riservato a
pochi, si è trasformato in un mercato democratico, ove un numero
crescente d’individui, seppur non ricchissimi, si avvicina, comunque, e con
maggiore frequenza, ai beni di lusso, il cui acquisto si riconduce
direttamente al piacere di vivere.
Le conseguenze di questo processo sono sostanzialmente due. Da
un lato, si è innescato un circolo virtuoso, che ha determinato la forte
crescita del mercato, nell’ultimo trentennio, e che sembrava poter durare
in eterno. Il maggiore benessere della società ha stimolato la domanda di
beni di alta gamma, la quale, a sua volta, ha generato ulteriore ricchezza,
che ha determinato nuova domanda e nuovi consumi e, così, via di
seguito.
Dall’altro, è aumentata la volatilità del mercato. La
democratizzazione non interessa indistintamente tutti i settori del
Introduzione
5
segmento lusso. Essa è più intensa in categorie merceologiche, quali la
profumeria o gli accessori, ove è possibile acquistare un prodotto “firmato”
ad un prezzo relativamente contenuto. Indi, è in tali settori che è cresciuto
il peso dei “consumatori nuovi”
2
, sul volume e sul valore complessivi degli
acquisti, rispetto al peso di coloro che definirei i “consumatori abituali”,
ovvero coloro che, in virtù della propria ricchezza economica, acquistano
abitualmente beni di lusso. Questi rappresentano la principale fonte di
reddito per quei settori, come la gioielleria e gli orologi, ove i prezzi sono
mediamente più alti e dove il processo di democratizzazione è, perciò,
meno evidente.
A differenza dei consumatori abituali, che sono così ricchi da non
conoscere crisi e da continuare a spendere in qualsivoglia situazione, i
consumatori nuovi sono molto più sensibili a fasi congiunturali negative.
Essi, tipicamente, affrontano periodi di recessione, riducendo, se non
eliminando, gli acquisti superflui, quali sono gli acquisti di beni di alta
gamma. Pertanto, nel momento in cui la crescita del mercato è trainata,
principalmente, da questa categoria di consumatori, il mercato stesso
risulta essere maggiormente esposto alle incertezze sulle situazioni
economica, politica e sociale delle economie mondiali. La forte
oscillazione della domanda in determinati settori favorisce, infatti,
2
I consumatori nuovi sono tali in quanto, per essi, il mercato del lusso è stato a lungo
inesplorato. Costoro sono i principali interpreti del processo di democratizzazione del
mercato, in quanto rappresentano quella più ampia fascia di popolazione che, seppur non
propriamente ricca, si è avvicinata con maggior frequenza, negli ultimi 30 anni, ai luxury
goods.
Introduzione
6
l’instabilità complessiva del comparto luxury
3
.
Questa crescente instabilità ha determinato, specie a seguito degli
insegnamenti impartiti dalla Guerra del Golfo e dalla crisi asiatica,
maggiore attenzione, da parte degli operatori, verso gli strumenti di
diversificazione del rischio, primi fra tutti la diversificazione di prodotto e
quella geografica.
3
I settori maggiormente colpiti dalle crisi economiche sono appunto quelli in cui la
democratizzazione è più intensa.
7
1 Lusso e moda: un ricco incontro
1.1 Struttura e andamento del mercato del lusso
Nel 1999 il valore del mercato mondiale del lusso si è attestato intorno ai
46,48 Miliardi di Euro, con riferimento ai prodotti: abbigliamento, calzature,
pelletteria, gioielli, orologi, occhiali, profumi e cosmetici
1
.
Figura 1.1
IL MERCATO DEL LUSSO PER PRODOTTI
(valori in Miliardi di €)
Fonte: PAMBIANCO Strategie di Impresa, 1999
La parte del leone è stata e continua ad essere giocata da Italia e Francia,
che, insieme, rappresentano il 55% del mercato totale.
1
Stime frutto della ricerca condotta da PAMBIANCO Strategie di Impresa, in occasione
del convegno “Lusso: le strategie di Italia e Francia”, tenutosi nel novembre2000.
5,16
0,77
2,84
3,36
4,91
4,65
3,10
21,69
ABBIGLIAMENTO CALZATURE PELLETTERIA
OCCHIALI GIOIELLI OROLOGI
PROFUMI COSMETICI
8
Mentre l’Italia s’impone per il suo primato indiscutibile nei settori
dell’abbigliamento e delle calzature, la Francia partecipa con una
presenza incontrastata soprattutto nei settori dei profumi e della cosmesi.
Tabella 1.1
QUOTE DI MERCATO DI ITALIA E FRANCIA NEL
SEGMENTO LUSSO
SETTORE MERCATO
TOTALE
ITALIA FRANCIA
Mld di Euro Mld di Euro Quota % Mld di Euro Quota %
Abbigliamento 21,69 8,52 39,3 2,84 13,1
Pelletteria 5,16 1,96 38,0 1,81 35,0
Calzature 3,10 1,03 33,3 0,52 16,7
Profumi 4,91 0,52 10,5 2,69 54,7
Cosmesi 4,65 0,46 10,0 2,38 51,1
Orologi 3,36 0,41 12,3 0,52 15,4
Gioielli 2,84 0,52 18,2 0,77 27,3
Occhiali 0,77 0,52 66,7 0,10 13,3
TOTALE 46,48 13,94 30,0 11,62 25,0
Fonte: PAMBIANCO Strategie di Impresa, 1999
Di fatto, nel mercato del lusso, soltanto Italia e Francia possono operare a
360°. L’aver preso coscienza di ciò da parte della Camera Nazionale della
Moda Italiana e della corrispondente organizzazione francese, la
Fédération Française de la Couture, du Prêt-à-porter, des Couturiers et
Createurs de Mode, ha portato ad un’alleanza tra i due sistemi, sancita
dall’accordo firmato a Parigi il 26 giugno 2000
2
. Per affrontare le difficili
sfide del mercato mondiale, i due sistemi hanno concordato una comune
linea d’azione inerente elementi come: i calendari, la diffusione delle
2
L’accordo è stato sottoscritto da Mario Boselli e Didier Grumbach, allora presidenti,
rispettivamente, della Camera della Moda Italiana e della Fédération Française des
Createurs de Mode, alla presenza del Ministro per l’industria, il commercio e l’artigianato,
Letta, per l’Italia, e del Segretario di Stato al commercio estero, Huward, per la Francia.
CAPITOLO 1
9
immagini delle sfilate via Internet, la formazione, la promozione dei due
sistemi nel mondo, la lotta alla contraffazione, per la quale è stata
avanzata la richiesta di una normativa comunitaria.
Figura 1.2
PESO DI ITALIA E FRANCIA SUL MERCATO DEL LUSSO
Fonte: PAMBIANCO Strategie di Impresa, 1999
Il mercato dei beni di alta gamma ha conosciuto uno sviluppo
straordinario, testimoniato dal tasso di crescita complessivo del 30%,
registrato nell’ultimo quinquennio. A tale felice andamento ha contribuito
l’avvicinamento al mondo del lusso, sia nei paesi occidentali che in quelli
orientali, di una più ampia fascia di popolazione: individui che
contemplano codesto mondo nel proprio immaginario e che, più o meno
sporadicamente, ne saggiano le meraviglie e gli entusiasmi, lasciandosi
0,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
80,0%
ITALIA FRANCIA
CAPITOLO 1
10
andare ad acquisti superflui, attraverso cui trarre un grande piacere
personale ed un curioso senso di benessere.
Figura 1.3
QUOTE DI MERCATO DELLE TOP 20 DEL LUSSO
(Italia e Francia)
6,2%
4,1%
2,6%
2,3%
2,0%
1,9%
1,5%
1,2%
1,1%
1,0%
0,9%
0,9%
0,8%
0,5%
0,5%
0,4%
0,4%
0,2%
0,2%
13,2%
1,9%
LVMH (1) L'Oréal (2) Richemont (3) Gucci
Prada Hermès Max Mara Armani
Clarins Chanel E. Zegna Bulgari
Ferragamo Versace It Holding C. Dior
Tod's Loro Piana Casa Damiani Rochas
Aeffe
(1) La quota di mercato complessiva del gruppo LVMH è stata depurata delle quote
detenute sul mercato dei vini e degli spiriti.
(2) Si considera la sola quota relativa al segmento luxury. L’Oréal dichiara che tale
segmento di mercato pesa per il 27% sul fatturato totale del gruppo.
(3) La quota non comprende la fetta di mercato conquistata dal gruppo con i marchi non
francesi.
Fonte: PAMBIANCO in collaborazione con Banca IMI, 1999
Date queste premesse, vi erano tutti i presupposti per sperare in un
prolungamento incontrastato della fase di sviluppo, con la previsione di
CAPITOLO 1
11
tassi di crescita annui pari al 5-6% circa
3
.
Questo clima di ottimismo, però, già in parte offuscato da un
rallentamento del comparto lusso nel primo semestre 2001, è stato
definitivamente turbato dagli eventi dell’11 settembre del medesimo anno,
che hanno inginocchiato uno dei mercati di sbocco più importanti per i
beni di alta gamma, determinando una contrazione delle vendite, che, a
sua volta, ha influito negativamente sui fatturati delle luxury brands.
Per quanto, in un clima d’incertezza, sia impossibile fare delle
previsioni per il futuro, si ragiona su una concentrazione della crisi nel
breve periodo, con un calo dei consumi genericamente stimato intorno al
20% ma con sfumature, anche significative, da settore a settore e da
marchio a marchio. In effetti, le imprese stanno reagendo in modo
differente alla specifica situazione, trovandosi, ognuna di esse, in una
particolare condizione, determinata da aspetti quali: forza del marchio,
settori di competenza, quota di mercato complessiva ed esposizione al
mercato U.S.A., piani d’investimento e risorse finanziarie.
I settori più colpiti sono stati l’abbigliamento e la profumeria, vale a
dire quei settori in cui è prevalente la presenza di quella clientela “diffusa”,
di cui parlavo in precedenza, che ha favorito lo sviluppo straordinario del
mercato e che, vivendo ora una situazione d’incertezza e di paura, rinvia a
tempi migliori ogni acquisto non propriamente necessario. Hanno reagito
meglio ai contraccolpi del rallentamento, invece, i settori così detti hard,
quali gioielleria ed orologeria, in cui è più importante la presenza dei
3
Stime PAMBIANCO Strategie di Impresa, 2000.
CAPITOLO 1
12
pochissimi clienti così ricchi da non conoscere disagio.
I gruppi più esposti alla crisi sono quelli che hanno incentrato il
proprio business principalmente sul mercato statunitense, tra questi,
secondo stime condotte da Merril Lynch, risultano esservi Polo Ralph
Lauren e Luxottica.
Tabella 1.2
% DEL FATTURATO COMPLESSIVO REALIZZATA SUL
MERCATO U.S.A.
SOCIETÀ % DEL FATTURATO TOTALE
Polo Ralph Lauren 76
Luxottica 75
Tiffany & Co. 50
E. Zegna 41
Escada 30
LVMH 26
Gucci group 24
Gianni Versace 24
Prada Holding 22
Giorgio Armani 22
Burberry 21
Bulgari 21
Richemont 21
Hermès 16
Aeffe 16
Christian Dior couture 15
Swatch group 14
Tod’s 14
Fonte: Merril Lynch, 2001
Per il lungo termine (trascorso circa un anno e mezzo dal tragico evento),
le previsioni sono positive: esauriti gli effetti dello shock subito, gli individui
avvertiranno nuovamente il desiderio di gratificarsi con acquisti voluttuari
ed il mercato tornerà a crescere.
CAPITOLO 1
13
L’ottimismo con cui si guarda al lungo periodo è, altresì, giustificato
dalla minore vulnerabilità che caratterizza oggi il segmento lusso, in virtù
delle migliori e maggiori diversificazioni, geografica e di prodotto,
perseguite dalle luxury brands a seguito della guerra del Golfo e della crisi
asiatica. Il ritorno alla normalità sarà comunque in funzione degli ulteriori
sviluppi del contesto attuale, tanto sul piano politico, quanto su quello
militare.
L’11 settembre 2001 ha determinato un calo delle aspettative,
dunque, la ripresa delle vendite si riavrà quando, sul momentaneo stato di
paura, prevarrà nuovamente un clima di fiducia e serenità. Forse, però,
non è sufficiente interrogarsi su quando i consumi torneranno a crescere.
Ritengo ci si debba chiedere se e come, a seguito di quanto accaduto,
cambieranno gli acquisti, non soltanto in termini quantitativi e qualitativi
bensì, anzitutto, in termini simbolici.
Se è vero che il mondo non sarà più lo stesso e che tutti noi siamo
cambiati, allora, mi domando se l’acquisto di un bene di alta gamma
continuerà ad avere la medesima valenza di prima e se i benefici,
soprattutto di natura psicologica, ricercati dal consumatore rimarranno i
medesimi. Si tratta di un aspetto da non trascurare, poiché ne deriva una
serie importante di condizionamenti in termini d’immagine e
comunicazione d’impresa. Dal momento in cui il consumatore attribuisce
un significato diverso all’atto d’acquisto e, più o meno consciamente,
ricerca benefici differenti, inevitabilmente, dovrà cambiare la relazione che
l’impresa ha coltivato nei confronti del proprio target. Non è quindi da
CAPITOLO 1
14
escludersi la necessità, per la stessa, di mutare o modificare parzialmente
il dialogo ed i valori portanti del legame con il suo mercato di riferimento.
In parte, questo problema è già stato affrontato nel mondo della
pubblicità. La maggioranza dei messaggi pubblicitari, trasmessi dopo la
fatidica data, si è caratterizzata per evidenti austerità e sobrietà,
moderazione dei toni ed attenuato ricorso all’ironia, poiché lo stato
d’animo dei consumatori era tale da richiedere maggior discrezione. Si
tratta, come sempre, di capire ed anticipare cosa realmente desideri il
proprio mercato, al fine d’individuare un sistema d’offerta che sappia dare
una risposta puntuale a tali desideri.
Ad ogni modo, i settori più dinamici, che traineranno la crescita,
saranno soprattutto la pelletteria, le calzature e gli accessori ma risultati
importanti saranno altresì riscontrabili in quei settori nuovi, verso cui le
imprese operanti nel segmento del lusso stanno sempre più orientandosi,
nella prospettiva di seguire il target trasversalmente, in ogni momento
della vita quotidiana, per essergli vicino in qualsivoglia occasione. Tali
nuovi settori sono: la casa, i vini e gli alimentari, il turismo.
Nuove ed interessanti opportunità giungono altresì dai nuovi
potenziali mercati geografici. Infatti, se sino ad oggi i principali mercati del
lusso sono stati l’Europa, il Giappone, il Far East e gli U.S.A., i mercati di
domani saranno il Sud Est Asiatico, il Sud America e l’Est Europeo.