5
personale e a lui riconducibile e gli stessi personaggi si ritrovano in romanzi diversi, a
volte come protagonisti, altre volte in ruoli secondari o in piccoli “cameo”.
L’analisi dei film proposta nelle pagine che seguono non riguarda soltanto il loro
rapporto nei confronti del mondo ellisiano, ma comprende anche tutta un’altra serie di
fattori più strettamente legati al mondo cinematografico e alle strategie di
rappresentazione e comunicazione. Sono dunque state considerate le varie tecniche di
ripresa, gli stili registici utilizzati e le connessioni con altre pellicole, siano esse pietre
miliari della storia del cinema o più semplicemente film d’intrattenimento, e le
connessioni con il contesto sociale e culturale. Perché, come Armando Fumagalli
sostiene ne I vestiti nuovi del narratore, “seguire il percorso di personaggi e storie da un
mezzo all’altro aiuta a comprendere anche come l’immaginario di una civiltà e di
un’epoca viva.”
1
Oltre al rapporto tra letteratura e cinema, il lavoro tocca quindi anche
il mondo della comunicazione e dei media in generale, comprendente televisione,
videoclip, musica, spot pubblicitari, giornalismo e Internet.
Ognuna delle tre pellicole è stata adattata e girata da registi diversi, con il supporto
di diversi collaboratori, l’utilizzo di diversi attori e diversi intenti e finalità. Ognuna si è
rapportata in maniera molto differente con il materiale narrativo originale. Per ognuna
di esse si può quindi parlare di un’identità distinta e indipendente dalle altre. Al
proposito, si è scelto quindi di adottare nelle analisi dei film tre approcci leggermente
differenti, cercando di privilegiare gli aspetti di volta in volta e a seconda delle
situazioni più pregnanti e interessanti.
Il trittico di pellicole prese in esame permetterà allora non solo di gettare uno
sguardo originale sul mondo creato da Ellis, andando oltre la pura analisi letteraria, ma
permetterà anche di riflettere sul lavoro di trasposizione da un medium a un altro e sulla
connessione tra media diversi in generale. E a questo proposito le tre pellicole
costituiscono uno spunto ideale per riflettere sui modi, anche del tutto disuguali, in cui
opere letterarie diverse, ma di uno stesso autore, possano essere adattate per il cinema.
Nell’analisi proposta si è cercato di tenere una distanza scientifica, pur allo stesso
tempo cercando di restare vicini all’argomento trattato, perché come Casetti e DiChio
affermano nella loro “Analisi del film”:
Qualunque studioso sa che deve stare abbastanza vicino all’oggetto investigato da coglierne
tutti i tratti essenziali, ma anche abbastanza lontano da non restarne invischiato e coinvolto. […]
1
Armando Fumagalli, I vestiti nuovi del narratore – L’adattamento da letteratura a cinema, Il Castoro,
Milano 2004, p. 6.
6
una “buona distanza” è quella che permette un’investigazione critica, e insieme quella che non
esclude un’investigazione appassionata.
2
Bret Easton Ellis svolge la funzione di trait d’union principale tra le tre pellicole e
tra i vari capitoli di questo lavoro, e quindi a lui è dedicato il capitolo iniziale. È stata
organizzata dunque in queste pagine una breve presentazione dei dati biografici e dei
temi principali dei suoi lavori, sviluppati comunque ampiamente e diffusamente nei
capitoli successivi. La storia personale dello scrittore è stata elaborata mettendo insieme
gli elementi della sua biografia, collegando strettamente la sua vita con i suoi romanzi.
Nel secondo capitolo si parla invece dell’adattamento dal suo libro d’esordio, Meno
di zero. La pellicola (titolata in Italia Al di là di tutti i limiti) è, delle tre considerate,
quella che ha variato maggiormente la struttura narrativa e soprattutto i valori espressi
rispetto all’originale letterario, per poter diventare un prodotto appetibile al grande
pubblico. In questa parte si è quindi cercato di mettere in evidenza principalmente le
diversità di rappresentazione e di significati che vengono fuori dalle due versioni.
Se l’adattamento cinematografico di Meno di zero ha visto la luce a soli due anni di
distanza dall’uscita del libro, per il secondo romanzo di Ellis, Le regole dell’attrazione,
si è dovuto aspettare ben quindici anni. E non è stato necessariamente un male. A
realizzarne la versione per il grande schermo è stato Roger Avary, un regista e
sceneggiatore che ama molto la scrittura ellissiana e che, seppure in un modo del tutto
personale, ha cercato di rendere con fedeltà le emozioni che il libro aveva suscitato in
lui la prima volta che l’ha letto, da ragazzo. Avary appartiene alla stessa generazione di
Ellis (quella cresciuta negli anni Ottanta) e ciò si nota, pur nella differenza dei loro
particolari stili. Il suo è apparentemente il film meno fedele al romanzo originale, basti
solo notare lo spostamento temporale di quasi due decenni dagli anni Ottanta del
romanzo al presente della pellicola (il film è stato girato nel 2002). Ma dei tre, è anche
l’adattamento che più fa sfoggio di tecniche cinematografiche e citazioni, dalla cultura
pop in generale e dal mondo dei “teen movie” in particolare. È su questi aspetti, allora,
che si è concentrata un’attenzione specifica nel terzo capitolo, perché è forse proprio
qui che si nasconde la chiave per capire come l’infedeltà apparente della versione di
Avary abbia dato un risultato finale così sorpendentemente fedele all’originale.
Al terzo romanzo di Ellis, American Psycho, e al film che Mary Harron ne ha tratto
è dedicato il quarto e ultimo capitolo. Quella di collocarlo alla fine del lavoro è
2
Francesco Casetti e Federico Di Chio, Analisi del film, Bompiani, Milano 1990, p. 10.
7
sembrata la scelta migliore, anche perché il romanzo, pur molto differente rispetto ai
primi due lavori di Ellis, rappresenta bene la fine di una trilogia e anche la fine di
un’epoca: quei famigerati anni Ottanta di cui Bret Easton Ellis è stato, suo malgrado,
uno dei principali e più rappresentativi esponenti. Delle tre opere, American Psycho è
quella più legata, socialmente e politicamente, a questo decennio. Ciò è dovuto
probabilmente al fatto che sia nel romanzo che nel film comincia ad esserci un certo
senso di distacco da quel periodo. In questo capitolo troverà allora maggiormente spazio
il contesto storico e sociale della decade, ma verrà affrontato anche il tema della
rappresentazione della violenza che ha reso così controversa l’opera.
Un ringraziamento particolare va al mio relatore Silvio Alovisio, per avermi sempre
seguito e per avermi indirizzato verso un argomento di mio interesse, attraverso il quale
spero di aver potuto dimostrare tutte le mie capacità.
La speranza è che questo lavoro possa essere una lettura interessante per chi è
appassionato del mondo di Ellis o dell’adattamento cinematografico da opere letterarie
in generale, ma possa risultare una lettura piacevole anche per chi è meno vicino agli
argomenti trattati e magari uno spunto per andare a recuperare con più attenzione i film
e i romanzi di cui si parla. Riguardo ai contenuti espliciti, e in alcuni casi violenti,
presenti in alcuni estratti e in alcune immagini, si è deciso di non censurarli perché sono
un elemento importante nell’opera di Ellis, e in American Psycho in modo particolare.
Infine, un paio di precisazioni: tutti gli articoli e saggi in inglese sono stati da me
tradotti con la massima fedeltà possibile nei confronti degli autori originali. Per quanto
riguarda il titolo di questo lavoro, invece, Le regole dell’adattamento è semplicemente
un gioco di parole con Le regole dell’attrazione e non vi è quindi nessun intento di
fornire un manuale di regole per il perfetto adattamento cinematografico.
8
CAPITOLO 1
Bret Easton Ellis
“Bret Easton Ellis è uno scrittore (all’apparenza) scazzato che lavora su materiali
incongrui e distanti come la musica dei Talking Heads, i pantaloni di Armani, i porno, i
film alla Porky’s, i libri di Knowles, il sesso casuale, la scrittura di Joan Didion, la
droga, i libri di Hemingway, le carte di credito, i libri di Fitzgerald, la birra, i suicidi, gli
aborti, Mtv…
3
”
Per comprendere il mondo pieno di personaggi
cinici e contraddittori creato dall’autore americano
nei suoi libri non possiamo che partire dal mondo
reale in cui è vissuto.
Bret Easton Ellis è nato a Los Angeles,
California, il 7 marzo 1964, primogenito di tre figli
avuti da Robert Martin Ellis, facoltoso analista di
investimenti nel settore immobiliare con seri
problemi di alcolismo, e Dale Ellis, casalinga
appassionata di letteratura. Il loro divorzio non
amichevole del 1982 ha segnato decisamente lo
spirito distaccato di Ellis nei confronti delle
relazioni personali e familiari, come ben
testimoniano tutti i suoi lavori.
Della sua adolescenza possiamo trovare traccia
soprattutto nel romanzo d’esordio Meno di zero,
etichettato da alcuni come un testo autobiografico. Nonostante le smentite da parte
dell’autore, è indubbio che vi sia qualcosa di personale nel protagonista Clay, studente
di un’università dell’est che fa ritorno per le feste di Natale nella natia Los Angeles, a
trovare i genitori separati e le due sorelle; una breve descrizione della trama del libro
perfettamente coincidente con la biografia dell’autore, che proprio durante le sue prime
3
Massimo Rota, Generazione di sconvolti, “Duellanti” n. 4, aprile 2004, p. 11.
Figura 1 Bret Easton Ellis.
9
vacanze universitarie ha scritto di getto il materiale grezzo da cui sarebbe uscito fuori
Meno di zero. Ma soprattutto, nelle parole dello scrittore, il romanzo “era un atto
d’accusa non solo a uno stile di vita che mi era familiare ma anche – pensavo con una
certa presunzione – ai reaganiani anni Ottanta e, indirettamente, alla civiltà occidentale
contemporanea”
4
.
Bret è cresciuto dopo il divorzio dei genitori con la madre e le due sorelle a Los
Angeles, ma il padre, trasferitosi nella vicina Sherman Oaks, ha continuato ad esercitare
un’influenza negativa sulla sua vita, al punto che lo scrittore ha dichiarato di essersi
ispirato proprio al genitore alcolizzato per creare il suo personaggio più famoso e folle:
Patrick Bateman, lo yuppie serial killer protagonista di American Psycho. Come Ellis ha
dichiarato, suo padre “era il tipo di persona completamente ossessionato dallo status
sociale, dal vestire con i vestiti giusti e possedere un certo tipo di auto e soggiornare in
un certo tipo di hotel e mangiare in un certo tipo di ristoranti, incurante del fatto che
queste cose potessero dargli un qualche piacere o meno”
5
. Descrizione che corrisponde
perfettamente a quella di Patrick Bateman, nonché a numerosi altri personaggi ricorrenti
nei suoi scritti, spesso incentrati sui tormenti dalla vita consumistica.
A incoraggiarlo nelle sue prime scritture fu la nonna, autrice di racconti per
bambini. A dodici anni il giovane Bret scrive quindi il suo primo romanzo non ufficiale,
intitolato Ain’t Misbehavin, seguito da Discovery in Japan, finora inediti. La passione
per Ernest Hemingway e per il suo modo di scrivere è stata invece passata dalla madre.
Lo stile minimalista e con pochi slanci patetici di Ellis deriva proprio da Hemingway,
non a caso The Sun Also Rises (Fiesta) (Il sole sorge ancora) viene segnalato come una
delle sue principali influenze, così come la forma quasi cronachistica e lo sguardo
obbiettivo alla società e ai personaggi dei suoi lavori deriva dall’influenza del gruppo di
giornalisti e scrittori appartenenti al cosiddetto “New Journalism” come Tom Wolfe,
Truman Capote e soprattutto Joan Didion.
Lasciata Los Angeles alle spalle per allontanarsi dalla figura paterna, che voleva
diventasse un uomo d’affari, Bret ha studiato al Bennington College (ribattezzato nei
suoi lavori di finzione come “Camden”), nel lontano Vermont, dove è stato incoraggiato
nei suoi primi passi come scrittore dall’insegnante di scrittura creativa Joe McGinniss
(autore del libro Fatal Vision), che lo ha accompagnato in quella che sarebbe poi
diventata la prima stesura di Less Than Zero (Meno di zero, 1985). Gli scritti
4
Bret Easton Ellis, Lunar Park, Einaudi, Torino 2005, p. 5. Traduzione di Giuseppe Culicchia.
5
Le dichiarazioni riportate in questo capitolo sono tratte da Julian Murphet, Bret Easton Ellis’s
American Psycho (A reader guide), Continuum, New York 2002, pp. 11-22.
10
adolscenziali del ragazzo suscitano un grosso interesse anche in Morgan Entrekin,
redattore della casa editrice Simon & Schuster, che gli suggerisce di riunirli in un solo
libro. Leggenda vuole che Ellis abbia scritto il romanzo di getto in poche settimane
durante il primo dei due mesi che passò a Los Angeles dopo il primo trimestre a
Bennington. Le cinquecento pagine del manoscritto sono state copiate a macchina da
Ellis seduto sul pavimento della sua camera da letto a L.A.in poche notti. Il romanzo,
dopo alcune revisioni e alcuni tagli, viene pubblicato proprio dalla Simon & Schuster
quando Ellis ha solo 21 anni e frequenta ancora l’università. Lo stile piatto, privo di
sentimenti, fotografa alla perfezione una generazione apatica cresciuta con i valori della
cultura capitalistica americana e con lo sguardo fisso sui videoclip della rete musicale
per eccellenza, Mtv, che ha iniziato le proprie trasmissioni proprio all’inizio degli anni
’80, più precisamente l’1 agosto 1981, con la trasmissione del video dei The Buggles
dal titolo decisamente eloquente: Video Killed the Radio Stars, “I video hanno ucciso le
star della radio”.
Nonostante la disattenzione iniziale della stampa, il romanzo beneficia del
passaparola dei lettori, soprattutto quelli più giovani, che eleggono Ellis a portavoce
della loro generazione. Cosa che non accadeva a un autore americano dai tempi
dell’epocale The Catcher in the Rye (Il giovane Holden) di J.D. Salinger. Il successo
travolge il giovane Ellis, che gode di un’enorme popolarità e clamore mediatico. Grazie
a Less Than Zero, l’autore realizza guadagni ingenti con i quali si può affrancare dal
patrimonio paterno. Anche se, come afferma lo stesso Ellis, “ormai era troppo tardi.
Mio padre aveva sporcato la mia percezione del mondo, e il suo atteggiamento beffardo
e sarcastico verso ogni cosa mi si era appiccicato addosso. Per quanto ci provassi, non
riuscivo a sottrarmi alla sua influenza.
6
” Terminata l’università (e dopo una grande
festa di laurea cui ha partecipato anche Andy Warhol) Bret si trasferisce a New York
come “un giovane uomo di successo”, nelle sue stessa parole. La City lo risucchia nello
stile di vita degli yuppie e gli dà l’ispirazione per il suo futuro best-seller, American
Psycho.
Prima di American Psycho arriva però il vero successore, nonché sorta di
continuazione, dell’esordio Meno di zero, ovvero Le regole dell’attrazione, scritto
durante l’ultimo anno di college. Il romanzo è quasi totalmente ambientato
nell’immaginario campus di Camden ed è, tra tutti i suoi lavori, il preferito dall’autore.
Il libro diventa un piccolo cult tra gli studenti universitari ma riscuote un successo
6
Bret Easton Ellis, Lunar Park, cit., p. 7.
11
commerciale inferiore alle aspettative. Le vicende intrecciate di un gruppo di cinici
personaggi dimostrano come la fuga di Clay da Los Angeles verso l’università dell’est
nel finale di Meno di zero sia pressoché inutile, perché l’ambiente di Camden non è
affatto differente.
A New York, intanto, Ellis è diviso tra l’attrazione per la vita glamour che la città
offre e il suo ruolo di scrittore satirico e critico nei confronti di quello stesso stile di
vita. Nello scrivere del protagonista del romanzo che sta preparando, Ellis rischia
dunque di diventare l’oggetto stesso del suo disprezzo, diviso com’è tra l’aderire alla
vita degli yuppie e l’odiarli. D’altronde, già ai tempi di Meno di zero lo scrittore aveva
paura di diventare come i personaggi apatici di quel libro e venire trascinato nel loro
modo di vivere.
Con il termine Brat Pack (ovvero “banda di
monelli”) erano stati definiti un gruppo di
giovani attori popolari negli Ottanta
comprendente Molly Ringwald, Rob Lowe,
Demi Moore, Tom Cruise, Anthony Michael
Hall, Andrew McCarthy e molti altri, diventati
famosi soprattutto grazie a pellicole di carattere
adolescenziale, su tutte St. Elmo’s Fire (1985)
di Joel Schumacher e la trilogia firmata da
John Hughes con protagonista Molly
Ringwald: Sixteen Candles (Sixteen Candles –
Un compleanno da ricordare, 1984), The
Breakfast Club (Breakfast club, 1985), Pretty
in Pink (Bella in rosa, 1986). L’espressione
Brat Pack è stata usata per la prima volta dal
giornalista David Blum sul “New York
Magazine” del 10 giugno 1985 ed è una sorta di
aggiornamento del Rat Pack degli anni Cinquanta, gruppo comprendente Frank Sinatra,
Dean Martin e Jerry Lewis.
Il termine Brat Pack è stato quindi esteso anche alla generazione di giovani scrittori
più popolari della letteratura americana degli anni ’80 e comprende, oltre naturalmente
a Bret Easton Ellis, i nomi di Jay McInerney, Tama Janowitz, Mark Lindquist, Peter
Farrelly, Donna Tartt. “Il Brat Pack era essenzialmente un prodotto dei media: tutto
Figura 2 Locandina originale di The
Breakfast Club.
12
finte apparenze, punk e minaccia. Consisteva di un piccolo gruppo trendy di scrittori ed
editor di successo, tutti sotto i trent’anni, che si limitavano a uscire insieme la sera”
7
, ha
commentato Ellis al proposito. Jay McInerney con il suo romanzo d’esordio Bright
Lights, Big City (Le mille luci di New York, 1984) è stato quello maggiormente
paragonato a Ellis per il suo stile minimalista e per i personaggi di giovani superficiali
ed è anche comparso come personaggio in Lunar Park. Tra i cosiddetti rappresentanti
del Brat Pack, Ellis è quello che ha ottenuto il maggior successo commerciale e la
maggior visibilità mediatica, inoltre, Franco La Polla su “Cineforum” scrive che
“Easton Ellis è stato sicuramente il più consapevole e il teoricamente più preparato
nella covata dei post-minimalisti americani di prima generazione (Leavitt, McInerney,
Minot, ecc.).”
8
Nei tre anni spesi a scrivere quello che sarebbe diventato American Psycho, lo
scrittore ha attraversato un periodo di pesante depressione e crisi personale. Tutti questi
fattori hanno contribuito alla follia del testo e all’insanità mentale del protagonista,
Patrick Bateman, un personaggio senza personalità e senza valori morali, quasi un non-
personaggio. Come sottolinea Julian Murphet
9
nella sua analisi del libro, il punto di
vista di Bateman, anziché dare un’idea di “self” (identità, personalità) come avviene
nella maggior parte dei romanzi narrati in prima persona, dà l’idea di un “non-self”,
ovvero l’azzeramento dell’individualità. Tanto che per Murphet i nomi di marche come
Armani, Ralph Lauren o Oliver Peoples sono in un certo senso personaggi più stabili e
identificali nel testo che non lo stesso Bateman, spesso confuso per qualcun altro. Nel
successivo libro di Ellis, Glamorama, ambientato nel mondo della moda, si arriverà alle
estreme conseguenze di questo discorso di marche, visto che il termine “Calvin Klein”
si riferisce tanto alla firma dei vestiti che allo stilista in persona. Secondo Murphet,
l’obiettivo di Ellis nel riportare gli infiniti monologhi di Bateman, pieni di elenchi di
prodotti e marchi, è quello di rappresentare, in maniera estrema, la monotona vita
quotidiana della società consumistica americana contemporanea.
Spesso nei libri di Ellis le persone vengono descritte non con le loro caratteristiche
fisiche, ma solo attraverso le marche dei vestiti che indossano, oppure le riviste che
leggono. I marchi sono d’altronde una presenza costante in tutti i romanzi di Ellis, in
7
Bret Easton Ellis, Lunar Park, cit., p. 9.
8
Franco La Polla, Al capolinea inesplorato del corpo, “Cineforum” n. 406, luglio 2001, p. 76 (pubblicato
anche nella monografia Stili americani, Bononia University Press, Bologna 2003, p. 347).
9
Julian Murphet, cit., p. 25.
13
particolare, si vedrà nell’ultimo capitolo della mania di Patrick Bateman per vestiti e
oggetti rigorosamente firmati.
La gestazione di American Psycho è stata lunga e difficile, così come la fase di pre-
pubblicazione è stata parecchio controversa e ha gettato il romanzo nel mezzo di enormi
polemiche ancor prima che una sola copia arrivasse nelle librerie. Ellis, avendo passato
tre anni a prepararne la stesura, era consapevole della natura offensiva dei passaggi più
infami e osceni, ma era convinto che, valutati nel contesto di un romanzo dai toni
decisamenti satirici, sarebbero stati compresi e accettati. La data di uscita del romanzo
era inizialmente prevista per il dicembre 1990, come a siglare una perfetta chiusura
letteraria per il decennio passato, ma alcuni passaggi del testo, in particolare quelli
riguardanti la violenza sulle donne, sono stati pubblicati in maniera totalmente
decontestualizzata dai maggiori quotidiani americani, creando un gran polverone e
suscitando un disgusto generale da parte dell’opinione pubblica.
Le polemiche sono divampate a tal punto che l’editore Simon & Schuster, per cui
erano usciti i primi due romanzi dello scrittore, a un mese dall’uscita si è rifiutato di
distribuire il libro, nonostante ne fossero già state stampate migliaia di copie, per evitare
ulteriori controversie e la gogna pubblica. La decisione ha scosso profondamente
l’autore, che non si aspettava assolutamente una risoluzione tale da parte della sua casa
editrice, né si aspettava proteste così veementi, considerando che la violenza compresa
all’interno del libro occupa una parte inferiore al dieci percento del totale delle pagine.
Per evitare che la sua voce fosse ulteriormente sommersa dal coro di urla di
indignazione, lo scrittore in questo periodo non ha concesso alcuna intervista.
Solo recentemente lo stesso Ellis ha così riassunto in “versione bigino” le
controversie riguardanti la pubblicazione di American Psycho, nella prima parte
autobiografica del suo più recente romanzo, Lunar Park:
[…] scrissi un romanzo su un giovane, ricco, alienato yuppie di Wall Street di nome
Patrick Bateman, che tra l’altro era anche un serial killer pervaso da una smisurata
apatia all’apice dei reaganiani anni Ottanta. Il romanzo era pornografico ed
estremamente violento, al punto che il mio editore Simon & Schuster si rifiutò di
pubblicarlo adducendo ragioni di buon gusto e accollandosi la perdita di un anticipo a
sei zeri.
10
10
Bret Easton Ellis, Lunar Park, cit., p. 13.
14
Poco dopo, comunque, la Vintage, una sussidiaria della Random House, ha deciso
di acquistare i diritti per la pubblicazione del libro, sicura di vendite eccellenti dovute al
clamore mediatico. Eppure l’accoglienza riservata al libro è stata pessima ancor prima
che i critici avessero modo di leggere il romanzo nella sua interezza. Alcune voci di
dissenso si sono alzate anche nei confronti della decisione di Simon & Schuster,
denunciando l’episodio come una violazione alla libertà di stampa, un esempio di
censura anti-americana. C’è chi ha attribuito la decisione della casa editrice
all’insofferenza morale di Martin Davis, proprietario della Paramount, di cui Simon &
Schuster è una sussidiaria. L’ironia sta nel fatto che la compania di Davis ha prodotto,
tra gli altri, la serie di film horror-splatter Friday the 13th (Venerdì 13). La maggior
parte delle voci in America si levavano comunque contro Ellis, definito un “pornografo
adolescente”
11
. La National Organization for Women (NOW), organizzazione a favore
dei movimenti femministi, ha deciso di boicottare duramente American Psycho,
liquidato come “un libro su come torturare e smembrare le donne”.
Bret Easton Ellis è stato allo stesso tempo vittima e beneficiario di questo episodio
su cui la stampa americana ha versato fiumi di inchiostro. Da questo momento in poi
infatti l’autore è diventato il più discusso, misogino e “pericoloso” tra gli scrittori
americani e il libro è stato definito da “Variety” “uno dei più detestati e meno letti
romanzi degli ultimi anni”
12
.
I pochi passaggi pubblicati comunque non rendono certo tutta la complessità e le
implicazioni sociali del romanzo. Inoltre, le descrizioni esplicite e i riferimenti
particolarmente crudi sono i momenti del libro che meno derivano dall’immaginazione
dello scrittore e più hanno necessitato di lunghe e approfondite ricerche. Ellis ha
dichiarato di non avere inizialmente avuto alcuna idea su come scrivere le scene di
violenza. Ha infatti lasciato degli spazi bianchi nella prima stesura del romanzo ed è
tornato su quelle pagine vuote, riempiendole solo dopo un’attenta documentazione,
comprendente libri e biografie sui più famigerati serial killer, nonché libri di testo e
referti dell’F.B.I.. È proprio da qui che derivano tutte le descrizioni più cruenti presenti
nella versione finale del romanzo. Era una parte che Ellis non si sentiva di scrivere, ma
che doveva esserci assolutamente perché elemento fondamentale della storia. La
riluttanza dello scrittore a scrivere queste parti si è trasferita poi perfettamente nella
difficoltà e nel fastidio per il lettore a leggerle.
11
Julian Murphet, cit., p. 68.
12
Dennis Harvey, Pared down and dressed to kill, “Variety”, n. 11, 31 gennaio 2000, p. 34.
15
Il padre di Bret è morto nel 1992, a un anno di distanza dalla pubblicazione effettiva
di American Psycho. I sentimenti dell’autore nei suoi confronti sono sempre stati
conflittuali, come ben si può evincere anche dalle figure paterne che compaiono nei
suoi scritti. Con il suo ultimo romanzo, Lunar Park, comunque, ha ammesso di essersi
liberato di un peso e di essersi in parte riconciliato con il padre, anche se nei suoi
confronti continuerà comunque a provare sempre “un senso di rabbia e di sconfitta”
13
.
Nel 1994 esce una raccolta di racconti, The Informers (Acqua dal sole), ambientati
nella natia Los Angeles e scritti dall’autore in giovane età. I temi trattati sono i soliti:
perdita dell’innocenza, arroganza, apatia e indifferenza di un gruppo di personaggi
etereogenei (si va dalla madre di famiglia ad alcuni vampiri).
Nel 1997 vede finalmente la luce un suo nuovo romanzo vero e proprio, ambientato
– come si è già accennato – nel mondo della moda, intitolato Glamorama. Protagonista
è Victor Ward, il modello aspirante attore apparso anche in Le regole dell’attrazione.
La storia ha questa volta una molteplicità di ambientazioni (New York, Londra, Parigi,
Milano) ed è maggiormente strutturata in una forma narrativa. Un’altra differenza
rispetto ai precedenti lavori sta nella crescita personale del protagonista, seppure
parziale, nel corso della vicenda. Nonostante lo stile da “videoclip” tipico del suo modo
di narrare non sia stato abbandonato, i vari episodi sono più interconnessi tra loro e
costruiscono una vera e propria “spy story” surreale che vede Victor coinvolto da un
gruppo di terroristi modelli in una serie di attentati in giro per l’Europa. Il tour di
presentazione del libro coincide con un altro periodo di depressione e di problemi di
droga per lo scrittore.
Dopo un’attesa ancora più lunga, nel 2005 è stato pubblicato quello che a oggi è il
suo ultimo romanzo, il già citato Lunar Park. Protagonista del libro è lo stesso Bret
Easton Ellis. Nel primo capitolo lo scrittore fa una sorta di autobiografia della sua vita,
una ricostruzione comunque in una forma decisamente romanzata. Il resto del racconto
appartiene invece alla categoria fiction pura, con accenti da “ghost story” sullo stile di
Edgar Allan Poe e Stephen King. Ellis si immagina professore universitario, sposato
con figli, in un tipico sobborgo americano che sembra uscito da American Beauty (Sam
Mendes, 1999) o dalla serie tv Desperate Housewives, dove dietro l’apparente normalità
della tranquilla vita di provincia si nascondono inquietanti scomparse di alcuni
ragazzini, bambolotti che si animano e uccidono, un pericoloso serial-killer e il
fantasma del padre dell’autore. Il libro è una sorta di rielaborazione non solo della vita
13
Brani della biografia di Ellis tratti da http://en.wikipedia.org/wiki/Bret_Easton_Ellis.
16
di Ellis, ma anche di tutto l’immaginario dello scrittore, con personaggi che si rifanno
vivi (Patrick Bateman, Clay, il detective Kimball) e citazioni dai precedenti romanzi
(canzoni e battute, sosia di Christian Bale, protagonista del film tratto da American
Psycho, il cane che si chiama Victor come il protagonista di Glamorama).
Nonostante i riferimenti al suo universo letterario possano essere colti pienamente
solo da chi conosce l’opera di Ellis, il libro è anche una godibile storia di fantasmi, a
tratti horror, mentre la satira feroce tipica dell’autore questa volta prende di mira la vita
nei sobborghi americani, ma anche se stesso. Nel romanzo infatti Bret è alle prese con
un nuovo romanzo, intitolato Figa Minorenne, composto ironicamente da sole scene
erotiche e scabrose, ovvero il modo in cui gran parte della critica ha letto i precedenti
lavori dello scrittore, American Psycho e Glamorama. Le maggiori differenze rispetto ai
precedenti scritti stanno nell’affiorare di un certo senso di malinconia, nel rapporto
padre/figlio finalmente affrontato in maniera diretta, in una maggiore concessione ai
sentimenti e addirittura ai sentimentalismi, come nel commovente e poetico finale.
Attualmente Ellis lavora saltuariamente come “script doctor”, ovvero come
consulente per sceneggiature cinematografiche ed è impegnato nell’adattamento
cinematografico tratto dalla sua raccolta di racconti Acqua dal sole. Il progetto, che
prende il nome dal titolo originale della raccolta, The Informers, è attualmente in fase di
pre-produzione, l’adattamento è curato da Nicholas Jarecki, dovrebbe avere la regia di
Gregor Jordan e un cast comprendente Kim Basinger, Billy Bob Thornton, Austin
Nichols e Brandon Routh.
I primi tre romanzi pubblicati da Ellis sono quelli di cui ci occuperemo più
specificamente in questo lavoro, dunque: Less Than Zero (Meno di zero, 1985), The
Rules of Attraction (Le regole dell’attrazione, 1987) e American Psycho (1991). Tutti i
suoi lavori hanno suscitato interesse da parte del mondo del cinema, nonostante il suo
stile (anti)narrativo e post-minimalista lo renda un autore particolarmente difficile da
tradurre sul grande schermo. Oltre a The Informers, infatti, sono in lavorazione
adattamenti anche dai suoi ultimi due romanzi: Glamorama e Lunar Park.
I personaggi dei lavori di Ellis sono pressoché ricorrenti, a segno di una grande
omogeneità tra i suoi scritti, sia a livello di nomi che di tematiche affrontate: identità,
indifferenza, ripetizione dei caratteri umani, una soggettività sempre più inghiottita
dalla commericalizzazione. Come lo scrittore stesso spiega: “i mondi di Meno di zero e
di Glamorama non sono così diversi. Io sono cambiato in qualche modo, ma il mondo
narrativo che ho creato non è cambiato veramente. Gli interessi sono gli stessi, i temi
17
sono gli stessi, la tonalità del narratore è la stessa.” Come se il messaggio che lo
scrittore volesse dare è che l’ambientazione può cambiare, ma, che si tratti di casa
propria, del college, della grande città, del mondo della moda o dei suburbi borghesi,
fondamentalmente niente cambia davvero.