VI
fino ad oggi. Poiché il rischio, a parità di altre condizioni, è
normalmente correlato in modo negativo alla dimensione, di
conseguenza, il credito erogato alle PMI tenderà ad impegnare
percentuali più elevate del capitale della banca, che potrebbe essere
indotta a finanziare imprese meno rischiose o quantomeno ad
aumentare i tassi d’interesse a fronte del maggior rischio
evidenziato e del maggior capitale richiesto.
Per evitare la creazione di un circolo “virtuoso”, in cui solo chi ha
cospicue garanzie può vedere spianata la strada per l’accesso al
credito, le imprese dovranno far emergere i loro punti di forza
basando il rapporto con le banche secondo una nuova logica,
attraverso il passaggio da una visione “transazionale” ad una
“relazionale”.
2. Dalla metodologia di determinazione dei rating interni, basata su
procedure meccaniche ritenute inadatte a cogliere le peculiarità
delle piccole imprese e quindi a valutarne adeguatamente il merito
di credito.
Il presente lavoro tenterà di mostrare tutte le possibili implicazioni cui la
nuova normativa, può andare ad incidere sul rapporto banca – impresa.
Per tale motivo nel primo capitolo, dopo aver dato alcune definizioni di PMI
usate dal legislatore nazionale e comunitario, si illustrerà il ruolo del sistema
VII
bancario nel finanziamento delle imprese e l’opportunità di un rapporto, con
queste ultime, basato su una logica relazionale, anziché transazionale.
Il secondo capitolo, si apre con una disamina sul ruolo dei coefficienti
patrimoniali nell’evoluzione della vigilanza bancaria, in seguito si
individueranno compiti e funzioni del Comitato di Basilea e saranno, infine,
illustrati gli Accordi del 1988, comunemente chiamati Basilea I.
Nel terzo capitolo si descrivono in modo dettagliato i recenti accordi di
Basilea II e, in particolare, le novità concernenti i sistemi di rating interni ed
esterni e la definizione del rischio operativo, e delle relative tecniche
individuate per stimarlo. Nella parte finale del capitolo si commentano i
possibili sviluppi degli accordi sul sistema bancario e imprenditoriale.
Nel quarto capitolo, quello dedicato al caso, saranno considerati gli effetti di
Nuovo Accordo di Basilea (NAB) sulla Banca Popolare di Puglia e Basilicata
con riflessioni che possono estendersi all’intero sistema bancario, e sulle
possibili evoluzioni dell’attuale scenario.
Il lavoro si conclude con un allegato che ha come finalità, senza alcuna pretesa
di completezza, la descrizione e la riflessione sulle fonti di finanziamento
alternative al credito bancario che potrebbero, alla luce dei nuovi Accordi,
trovare maggiore applicazione per contrastare almeno parzialmente la
dipendenza economica, cui soffrono specialmente le PMI, dal canale bancario.
VIII
Ringrazio il Professore Fabrizio Fiordiliso per l’opportunità offertami, e il
Dottore Andrea Domenico Giordano Massa De Capite per la cortese,
disponibile e validissima collaborazione concessami.
Un ringraziamento doveroso alla Banca Popolare di Puglia e Basilicata di
Caserta ed in particolare al Direttore, il dottore Michele Palmiero, per l’ampia
disponibilità nel consentirmi l’accesso ai locali e la consultazione della
documentazione di proprietà dell’Istituto.
Infine un ringraziamento particolare va alla mia famiglia che, nel corso dei
miei studi universitari, mi ha sempre sostenuto ed incoraggiato affinché
raggiungessi quest’importante traguardo.
1
Capitolo Primo
LE PMI E IL RAPPORTO BANCA –
IMPRESA
1.1 La definizione di piccola e media impresa
La determinazione della dimensione dell’impresa riveste un ruolo
fondamentale negli studi di economia aziendale e di microeconomia.
La misurazione della dimensione aziendale viene utilizzata spesso per lo
studio di diversi problemi: talvolta, ad esempio, viene utilizzata come
obiettivo strategico d’impresa, oppure per la determinazione della dimensione
ottimale, o ancora, per il calcolo di indici statistici.
Di seguito, verrà considerata la definizione di dimensione, sia dal punto di
vista economico sia che giuridico ossia quella utilizzata dalle diverse norme
nazionali e comunitarie.
2
La definizione risulta difficoltosa, poiché non esistono parametri quantitativi
e qualitativi che consentono una definizione univoca
1
.
Tale definizione varia, come sostenuto da Zappa
2
, in base al settore
produttivo d’appartenenza e allo scopo sottostante la classificazione.
Possiamo considerare piccole imprese, ad esempio, quelle con un numero di
dipendenti limitato, oppure con capitale investito ridotto, oppure ancora
un’azienda guidata da una sola persona.
La definizione di PMI può essere influenzata dal settore in cui l’azienda
opera e dal relativo grado di concentrazione. Si può considerare ad esempio
come piccola impresa una società operante nel settore automobilistico
statunitense con 28mila addetti, essendo la dimensione media in quel settore
molto elevata
3
.
Differenti sono i parametri quantitativi e qualitativi utilizzati per la
classificazione. I primi possono essere di natura quantitativo – monetaria
(esempio il fatturato o il valore aggiunto), oppure di natura tecnica (capacità
degli impianti, quantità dei beni prodotti nel corso di un anno), oppure di
natura organizzativa (numero addetti, numero dei livelli direttivi compresi
nell’organizzazione aziendale). E’ necessario in ogni caso considerare in
parallelo anche taluni parametri qualitativi.
Si possono considerare piccole e medie imprese, dal punto di vista
1
Già nel 1961 il Bureau International du Travail di Ginevra considerava inutili linee di
demarcazione arbitrarie da utilizzare per tutti gli obiettivi perseguiti, sottolineando invece la
continuità sul piano delle imprese; anche l’Unione Europea e il CNEL considerano i parametri
variabili in base all’obiettivo perseguito.
2
Cfr. Zappa G. (1957), “Le produzioni nell’economia dell’impresa”, Giuffrè, Milano.
3
La quota di mercato di questa impresa è infatti solo del 2%.
3
qualitativo, quelle imprese:
ξ gestite direttamente dal proprietario o, in modo indiretto, con
l’ausilio di collaboratori non specializzati
4
. In questo caso il
proprietario – manager preferisce svolgere tutte le mansioni
direttive piuttosto che delegarle ad altri soggetti e ciò è spesso
causato da una scarsa conoscenza delle materie economico –
aziendali. La vita dell’impresa risulta condizionata in modo
determinante dalla mentalità, dalla personalità e dagli obiettivi
dell’imprenditore, mettendo spesso in pericolo la stessa
sopravvivenza;
ξ che hanno un potere di mercato nei confronti dei fornitori, clienti
e concorrenti ridotto; hanno, infatti, una minore capacità di
influenzare il prezzo e la quantità dei beni venduti, pur garantendo
una migliore qualità del servizio/prodotto a causa della vicinanza
con le imprese clienti;
ξ caratterizzate da elevata flessibilità, intesa come capacità di
adattamento alle mutevoli condizioni ambientali ed ai bisogni del
mercato;
ξ connotate da una ridotta formalizzazione delle diverse funzioni
gestionali, con la conseguenza della mancanza di una vera e
propria definizione delle responsabilità dei manager;
4
Secondo un’indagine di Banca d’Italia (1999), le imprese a conduzione familiare rappresentano il
53% dell’intero sistema produttivo nazionale e in termini di forza lavoro occupano il 34% degli
addetti.
4
ξ nelle quali vi è la possibilità, da parte dei manager, di instaurare
rapporti diretti e personali con i dipendenti dell’azienda.
Le imprese di dimensioni minori hanno inoltre le seguenti caratteristiche:
- carenza di risorse e limitata possibilità di effettuare investimenti;
- difficoltà nel reperire risorse finanziarie;
- scelta di strategie di focalizzazione (sono selezionate nicchie di
mercato sulle quali concentrare la propria attività);
- focalizzazione sugli aspetti materiali e produttivi del prodotto,
tralasciando così altre funzioni d’importanza strategica (es. aspetto
finanziario);
- contesto socio-culturale di tipo “chiuso” che non consente la
circolazione delle informazioni al di fuori del distretto industriale.
Anche nella letteratura americana il concetto di PMI è simile: piccola, è
l’impresa che ha una quota di mercato ridotta, è diretta dal proprietario o dai
familiari, senza il sostegno di managers professionisti
5
.
L’impresa, inoltre non ha legami di partecipazione con grandi imprese e non
appartiene ad un gruppo.
Nello Small Business Act
6
sono incluse nella definizione di PMI quelle
imprese possedute e gestite in modo indipendente e che non hanno un ruolo
dominante nel loro settore.
5
Cfr. Bolton J.E. (1978), “The financial need of the small firm, Institute of bankers”, London.
6
Venne costituita negli U.S.A. la “Small Business Administration”, agenzia per il supporto alle
piccole imprese.
5
Sebbene l’utilizzo di parametri qualitativi sia da preferire, risulta necessario
l’utilizzo di parametri quantitativi per esigenze di automaticità e certezza.
Infatti, le più importanti definizioni sono state formulate nel corso del secolo
scorso in occasione dell’emanazione di norme finalizzate ad incentivare le
imprese minori.
I parametri quantitativi più utilizzati per la classificazione delle imprese sono
richiamati nel seguito.
a) Il capitale investito.
Diverse sono le configurazioni utilizzate dal legislatore italiano.
Nella legge n. 623 del 1959 il capitale investito era definito come somma
algebrica delle immobilizzazioni, al netto dei fondi ammortamento, più il
capitale circolante netto. Erano considerate PMI quelle imprese con capitale
investito fino a 6 miliardi di Lire.
Numerosi sono però i limiti:
- non si tiene conto dell’attività economica effettuata, in altri termini
se labour intensive o capital intensive;
- non sono considerati i beni in leasing e quindi non di proprietà;
- non è considerata l’appartenenza ad un gruppo.
Negli anni ’70 le norme diedero una nuova configurazione di capitale
investito, definito come totale delle immobilizzazioni al netto dei relativi
6
fondi ammortamento e delle riserve di rivalutazione monetaria, creando così
benefici verso le imprese più anziane e quelle imprese che avevano fatto
ricorso agli ammortamenti anticipati.
b) Il numero degli addetti.
E’ uno dei parametri più utilizzati anche a livello europeo. Infatti in
Germania, in Francia , in Olanda e Belgio il limite occupazionale utilizzato
varia da 50 a 200 dipendenti. Soffre però dei medesimi limiti del capitale
investito perché influenzato dal tipo di attività. Nella legge n. 623 del 1959 si
fissò un numero massimo di 500 dipendenti. Sarebbe opportuno affiancare a
tale parametro il capitale investito
7
.
c) Il fatturato
8
.
Il suo utilizzo presenta notevoli limitazioni perché si potrebbero classificare
nella medesima categoria dimensionale due imprese situate a monte e a valle
del processo produttivo e, di conseguenza, con differenti dimensioni “reali”.
L’utilizzo di tale parametro è inoltre sconsigliato per la presenza
7
Esempio: delibera del CIPI del 1979 definiva PMI le imprese con capitale investito non superiore a
16,334 miliardi di Lire e con meno di 300 dipendenti; nella legge n. 317 del 1991 vennero modificati
i parametri: il capitale investito passò a 20 miliardi di Lire e i dipendenti a 200 per le imprese
industriali, mentre per le imprese del terziario 7,5 miliardi e un numero massimo di 75 dipendenti.
8
Da notare che nel nuovo accordo di Basilea, al fine di ridurre il coefficiente patrimoniale in caso di
crediti verso le PMI, sono considerate piccole e medie imprese quelle che a livello consolidato hanno
un fatturato inferiore a 50 milioni di euro.
7
dell’inflazione, in particolare nei periodi in cui il tasso inflazionistico
raggiunge le due cifre decimali.
d) Il valore aggiunto.
Può essere calcolato in due modi:
- diretto: si sottraggono dal valore della produzione i beni ed i
servizi acquisiti dall’esterno;
- indiretto: si sommano all’utile netto le imposte sul reddito, gli
oneri finanziari, le retribuzioni al personale e gli ammortamenti.
L’utilizzo di tale parametro è consigliato da diversi studiosi
9
, perché consente
di riassumere in pochi dati l’efficienza aziendale.
Nonostante ciò non è stato ancora utilizzato dal legislatore, nelle norme di
politica industriale, per mancanza di automaticità e semplicità di calcolo.
Nella realtà i parametri più utilizzati per la classificazione sono il numero
degli addetti e il fatturato.
Le statistiche dell’ISTAT sono solite distinguere le imprese in base al numero
degli addetti, mentre in ambito europeo l’Unione (con il regolamento n. 70
del 2001) ha fornito una specifica definizione di PMI in base al fatturato (in
9
Cfr. Gilardoni A., Pivato S. (1998), “Elementi di economia e gestione delle imprese”, EGEA,
Milano;
Dessy A. (1995), “Politiche finanziarie e indebitamento nelle piccole e medie imprese”, EGEA,
Milano.
8
alternativa il totale di bilancio) ed al numero degli addetti impiegati (si veda
la tabella 1).
Tabella 1: Profili dimensionali delle imprese
Fonte: elaborazione di una tabella tratta da Gilardoni A., Pivato S. (1998), “Elementi di economia e
gestione delle imprese”, EGEA, Milano.
Nel 2003 la Commissione Europea
10
, allo scopo di rendere più coerenti le
politiche a favore delle PMI e per evitare distorsioni della concorrenza, ha
formulato una raccomandazione riguardante la definizione delle imprese di
10
Raccomandazione 2003/361/CE del 6 maggio 2003. È necessario ricordare che il recepimento
delle raccomandazioni non è obbligatorio.
UNIONE EUROPEA
Imprese
ISTAT
Addetti
Dipendenti
Fatturato
(euro)
Totale di
bilancio
(euro)
Artigiana
Piccola
Media
Grande
fino a 10
11-99
100-499
500 e oltre
fino a 10
fino a 50
fino a 250
oltre 250
-
fino 7
milioni
fino 40
milioni
oltre 40
milioni
-
fino 5
milioni
fino 27
milioni
oltre 27
milioni
9
minori dimensioni. In particolare: per le microimprese ha introdotto anche un
limite di fatturato pari a 2 milioni di euro, per le piccole imprese tale valore è
stato portato a 10 milioni di euro, inoltre, per le medie imprese il volume di
fatturato è stato portato a 50 milioni di euro (totale di bilancio uguale a 43
milioni di euro).
Alcuni studi utilizzano la dimensione dell’affidamento come proxy della
dimensione delle imprese; è stata infatti dimostrata esservi una correlazione
diretta tra dimensione del credito concesso e dimensione dell’impresa
11
.
In conclusione risulta poco utile offrire una definizione univoca di PMI: di
conseguenza nel corso della ricerca quando farò riferimento alle piccole
imprese intenderò quella particolare categoria di imprese che rappresenta il
pilastro portante dell’economia italiana, che raggiunge ridotti volumi di
fatturato e che occupa un limitato numero di addetti.
11
Cfr. Foglia A. (1995), “Il finanziamento delle imprese in Italia”, in Banca Impresa Società, n. 1.