ii
ritorni e nuova innovazione. La conoscenza permette di essere
davvero innovativi, anticipando le richieste dei clienti e reinventando i
processi e prodotti della propria azienda più rapidamente di quanto la
concorrenza impieghi per imitarli. Le organizzazioni basate sulla
conoscenza sono quindi quelle che riescono a trarre profitto da tale
asset e sanno apprendere modi nuovi per trasformare continuamente le
proprie competenze in una gamma di nuovi prodotti e servizi.
Tuttavia le conoscenze da sole non garantiscono il successo delle
imrpese. Se è vero infatti che le conoscenze hanno rimpiazzato gli
asset tradizionali nel determinare il valore di un’impresa, allora
quest’ultima dovrà occuparsi degli asset intangibili, così come è stato
fatto per decenni con gli stabilimenti, i mezzi di produzione e le
risorse finanziarie, attivando, creando e riutilizzando la conoscenza
che possiede. Saranno vincenti quelle aziende che sapranno catturare,
codificare, distribuire, condividere ed alimentare la loro conoscenza,
ovvero quelle che sapranno realizzare con successo un progetto di
Knowledge Management, inteso come l’insieme dei processi che
permettono di identificare, “catturare”, organizzare e distribuire
conoscenza con l’obiettivo di migliorare la capacità competitiva
dell’impresa. Il tema centrale di questo elaborato sarà proprio il
Knowledge Management.
Dopo aver esaminato il ruolo del capitale intellettuale nella creazione
di valore, sarà esaminata nel dettaglio la conoscenza, come parte
sostanziale del capitale intangibile di una organizzazione.
Si procederà poi con l’analisi della disciplina che ha per oggetto la
gestione della conoscenza, il Knowledge Management, esaminando
sia quelli che sono i suoi processi centrali, sia le dimensioni che sono
iii
coinvolte in una sua implementazione, ovvero la strategia,
l’organizzazione e la tecnologia.
Per concludere verrà proposto un caso pratico relativo
all’implementazione di un progetto di Knowledge Management in
DNM, a cui ho partecipato in modo attivo.
L’obiettivo sarà quello di dimostrare che la conoscenza ha effetti
diretti e misurabili sulla capacità di una organizzazione di perseguire i
suoi obiettivi e che influisce direttattamente sulla sua competitività e
sviluppo nel tempo.
1
CAPITOLO 1
UN NUOVO APPROCCIO ALLA STRATEGIA
ORGANIZZATIVA
Introduzione
La competizione crescente ed il progressivo allineamento dei fattori
di differenziazione costringono le imprese che vogliono eccellere, o
almeno che vogliono rimanere sul mercato, a continui cambiamenti.
Le barriere commerciali, le protezioni legali, la disponibilità di
materie prime o di manodopera a basso costo, sono state leve
dominanti della competizione degli scorsi decenni. La loro forza è
andata con il tempo via via diminuendo e si presentano insufficienti
per far fronte alle sfide del mercato globale. Negli anni novanta il
principale motore del cambiamento è stata l’innovazione di processo,
che ha portato ad un profondo ripensamento della struttura delle
imprese e dell’organizzazione delle attività produttive, nell’ottica di
ridurre i costi e migliorare la qualità. La reingegnerizzazione dei
processi ha costituito un vantaggio effimero, dal momento che la
maggior parte delle imprese ha posto semplicemente in essere azioni
di revisione della propria organizzazione e delle proprie strutture
produttive. Alla fine degli anni novanta l’innovazione di processo non
rappresenta più una condizione necessaria per restare sul mercato ed
eccellere. La differenziazione competitiva allora deve basarsi su
qualcosa di più caratterizzante e di più profondo, in grado di
incidere non solo sui processi aziendali ma soprattutto sulla capacità
dell’impresa di innovare i propri prodotti e servizi e le sue relazioni
2
con il mercato. Infatti nel tempo qualunque prodotto può essere
emulato, ma questo non vale per l’innovazione. Le imprese che hanno
maggior successo sono quelle che rendono obsoleti i propri prodotti
prima che lo faccia la concorrenza. Essere innovativi significa saper
sviluppare le proprie capacità e competenze, significa essere in
grado di sviluppare al meglio il proprio patrimonio intellettuale. A
questo fine, le imprese basate sulla conoscenza sono quelle che
riescono a trarre profitto dalle conoscenze che possiedono e sanno
apprendere nuovi modi per trasformare continuamente le proprie
competenze in prodotti innovativi. La conoscenza è nel contesto
economico attuale l’unico vantaggio competitivo sostenibile, che
produce continuamente nuovi ritorni e che non si esaurisce con l’uso
ma si sviluppa progressivamente.
1
La necessità di puntare alle risorse “interne” per affrontare il mercato
è dovuta essenzialmente allo scenario economico che si è presentato
negli ultimi anni, ed in questo primo capitolo l’attenzione verrà
focalizzata sull’aspetto aziendale del fenomeno, andando ad
esaminare le strategie migliori da adottare nei settori globali per
affrontare in modo efficace la concorrenza.
Il conteso economico si è infatti caratterizzato per i cambiamenti
avvenuti a livello strutturale e trasversali rispetto a tutte le aree del
business, guidati da forze quali la globalizzazione, la digitalizzazione,
da cambiamenti nei gusti dei consumatori e nelle loro aspettative.
Tali forze hanno influito notevolmente su quello che era l’ambiente
economico di riferimento rendendolo imprevedibile e turbolento.
1
Giovanni Guida- Giorgio Berini “L’ingegneria della conoscenza: strumenti per innovare e per
3
1.1. Nuove opportunità per il futuro
1.1. Il cambiamento dell’ambiente competitivo di riferimento
Hamel e Prahalad
2
suggeriscono che, in uno scenario così
rappresentato, così mutevole come quello che si è presentato negli
ultimi anni, l’unico modo per mantenersi competitivi è rappresentato
dall’abilità delle imprese di rigenerare i propri obiettivi, rigenerare
una strategia e reinventare il proprio business per una nuova e
maggiore competitività. Hamel e Prahalad
3
, nel loro articolo
analizzano le forze che hanno avuto un impatto significativo
sull’ambiente economico, cambiando profondamente l’economia e
comportando come conseguenza principale il ripensamento della
strategia dell’organizzazione. Emerge in questo modo quella che
viene definita la “Nuova Economia” o “New Economy”, come
denominata dai due autori, dominata da una serie di fattori che
intervengono a rendere instabile ogni equilibrio via via raggiunto,
quali:
™ globalizzazione dei mercati, cioè la fusione dei mercati nazionali
in un mercato globale all'interno del quale è possibile reperire
fonti più competitive di capitale e lavoro, per cui la distinzione tra
i settori nazionali ed internazionali di un certo business diventa
irrilevante dal momento che sono cambiati i confini della
competizione, grazie soprattutto alle nuove tecnologie di
comunicazione;
competere”, Milano: Egea, 2000
2
G. Hamel – C.K. Prahalad, “Competing for the future”, (1994), Boston, Harvard Business School
Press
3
G. Hamel- C.K. Prahalad, “Strategy as a field of study: why search for a new paradigms?”, da
“Harvard Business Review”, (1994b, n.5, 5-16)
4
™ sensibilità all'ambiente, ovvero l’impatto sull’ambiente da parte
delle imprese si presenta sempre di più come un problema di
interesse pubblico: aumenta la necessità di riciclare alcune
materie, di limitare gli scarichi industriali emessi. L’imperativo
sarà quello di essere maggiormente responsabili dal punto di vista
ambientale e questo avrà implicazioni su tutti gli aspetti del
business, dal concepimento di nuovi prodotti e servizi, al loro
utilizzo o uso, fino alla conseguente distribuzione ai clienti;
™ fusioni, acquisizioni, ed alleanze strategiche, che si sono
moltiplicate rapidamente per motivi sia di mercato che
tecnologici, ma anche, e soprattutto, con lo scopo di acquisire
nuove capacità, competenze e conoscenze, integrandole e
completandole con quelle già presenti al proprio interno;
™ discontinuità tecnologica, ovvero le trasformazioni continue che
avvengono nell’ambito della tecnologia, che comportano
continue innovazioni di beni e servizi;
™ cambiamento nelle aspettative dei consumatori, dovuto al fatto
che tali consumatori si presentano sul mercato maggiormente
informati, più consapevoli delle loro scelte, richiedendo prodotti
di più alta qualità, facendo attenzione al rapporto qualità-prezzo.
Tale comportamento ha modificato la strategia di impresa, tanto
che si parla di “customizzazione”, cioè maggior concentrazione
rivolta ai consumatori che sono attenti ai prodotti e servizi
acquistati ed ai costi da sostenere. Guardare con più attenzione al
consumatore comporta una maggiore competizione tra le imprese,
che cercano di differenziarsi in ogni modo possibile.
5
Fra le conseguenze principali che tutti questi fattori determinano
sull’ambiente economico, emergono:
™ la disintermediazione, ovvero la combinazione tra la diffusione
dell’information technology e la domanda dei consumatori per un
maggior valore che essi vogliono percepire. Significa che nuovi
“players” possono entrare con facilità e che le relazioni tra i
business esistenti e le organizzazioni non sono fisse;
™ la convergenza dei settori industriali, o meglio la convergenza tra
tecnologie e business rappresenta una rottura dei confini demarcati
chiaramente tra le varie aree di attività. L’integrazione tra
tecnologia e servizio ha portato alla convergenza di settore, dal
momento che non esiste più una divisione strutturale e
tecnologica tra le diverse attività, che invece era presente quando
“l’editoria era basata su carta, la telefonia sul cavo, il computing
sul computer. Ora tutte trattano comunicazione che in una parte o
in tutto il processo è digitalizzata e viene quindi trasferita e
trasportata attraverso internet”
4
™ la disintegrazione, che consiste nella rottura delle strutture
integrate verticalmente e nell’ascesa delle virtual corporations.
L'affacciarsi di questa nuova economia costringe tutti gli attori ad
adottare velocità decisionali ed operative più elevate e ad avere
sempre meno certezze. In un settore che diventa fortemente
dinamico le barriere all'ingresso si indeboliscono ed i nuovi
entranti possono acquisire rapidamente vantaggi competitivi nei
confronti di società che detenevano posizioni di leadership.
4
Andreina Mandelli “Internet Marketing”, Milano: McGraw-Hill, 1998
6
1.1.2. L’impresa della “Nuova Economia”.
La “Nuova Economia” è un fenomeno relativamente recente nato da
Internet, per cui essa non esiste nel mondo reale, ma in quello virtuale
della rete, dove le nuove tecnologie dell’informazione e della
comunicazione creano una competizione globale. La “Nuova
Economia” si riferisce a tutto quell'insieme di modifiche qualitative e
quantitative che stanno trasformando la struttura, il funzionamento e
le regole dell'economia tradizionale. Essa è basata sulle conoscenze e
sulle idee, la capacità di innovare è considerata più importante della
capacità di produrre beni in quantità e soprattutto gli investitori ed i
loro capitali sono alla ricerca di nuove idee o mezzi per crearle,
piuttosto che di materie prime. “Quando si parla di Nuova Economia,
parliamo di un mondo in cui le persone lavorano più con il cervello
che con le mani, un mondo in cui la tecnologia delle comunicazioni
genera competizione globale, non solo per mettere in movimento
scarpe o computer portatili, ma anche prestiti bancari ed altri servizi
che non possono essere semplicemente caricati su camion e spediti.
Un mondo in cui la l’innovazione è più importante della produzione
di massa. Un mondo in cui gli investimenti comprano nuovi concetti o
modi per ottenerli, piuttosto che nuove macchine. Un mondo in cui
cambiamento è costante. Un mondo che è tanto differente da quello
precedente, quanto l’era industriale lo è stata per quella agricola. Un
mondo così diverso che la sua comparsa può essere solo descritta nei
termini di una rivoluzione”( John Browning, 1999).
5
I fattori della New Economy, come la velocità delle comunicazioni,
l'utilizzo esteso dell'informatica, la rapida circolazione delle
7
informazioni, la flessibilità delle organizzazioni, la necessità di
integrare competenze e tecnologie differenti, stanno avendo un
impatto significativo sulle imprese, tale da costringerle a riesaminare
continuamente le reali competenze disponibili al proprio interno e
rifocalizzarle, con lo scopo di garantirsi una serie di competenze
distintive atte a supportare le sfide competitive. Il cambiamento
fondamentale risiede nel fattore di interazione tra consumatori
venditori e produttori a livello mondiale, conseguenza diretta dello
impatto delle tecnologie di informazione interattiva sul “commercio
elettronico”. La necessità di non restare isolati da tali procedimenti e
processi di cambiamento dei mercati suscita lo sviluppo di
connessioni telematiche tra le aziende produttrici (Business to
Business) e connessioni interattive tra produttori e venditori di beni e
servizi e consumatori (Business to Consumers).
A questo scopo diventa fondamentale adottare due comportamenti
contrapposti:
1. "imparare a fare cose nuove" e
2. "imparare a dimenticare le cose che non è più utile fare".
Ogni singola cultura aziendale ha una diversa propensione nei
confronti di questi due comportamenti, perchè entrano in gioco
diversi valori: il valore della fedeltà alla tradizione, il valore del
coraggio nell'affrontare le sfide. Tutto questo non significa che quanto
imparato dalle aziende non serva più, dal momento che ciascuna
innovazione si basa sul sapere disponibile fino a quel momento, ma
significa semplicemente che le conoscenze pregresse non consentono
più di formulare piani a medio temine. Un'economia basata
5
citazione dall’intervento di Luigi Gambarella, avvenuto alla Presentazione Rapporto EITO 2000,
8
sull'informazione e sulla comunicazione, e quindi sulle idee, si
presenta più aperta alla competizione rispetto ad una economia basata
sull'acciaio o sul cemento, in quanto le idee sono più facili da
duplicare e replicare. Essere competitivi nel contesto della Nuova
Economia, significa quindi essere capaci di continua innovazione, il
che implica nuove regole e nuove forme di organizzazione . La Nuova
Economia sta facendo emergere sempre più una certa tipologia di
aziende: quelle capaci di reinventare le regole del gioco, che per
individuare, acquisire e conservare i clienti, gestire la catena del
valore, responsabilizzare le persone, migliorare i processi decisionali,
hanno imparato a sfruttare nuove e potenti tecnologie, nel modo più
efficace, considerandone l'acquisto non come un costo, ma come un
investimento strategico ed utilizzandole per ottenere vantaggi
competitivi. La tecnologia di per sè infatti non può garantire il
successo, ma le aziende emergenti hanno capito il valore strategico
dell'informazione e sono fortemente impegnate a diffonderla sia verso
l'interno che l’esterno, a creare sistemi che permettano ai loro utenti di
analizzare l'informazione e riutilizzare i risultati ottenuti nell'ambito
di un contesto unificato.
Per potersi confrontare con la Nuova Economia le imprese hanno
cominciato una trasformazione, strutturandosi in nuovi modelli
organizzativi, tra i quali il più importante è quello che viene definito
“impresa estesa”, in quanto prevede il suo allargamento fino a
comprendere i partners, ed i fornitori. Il risultato di tale processo è la
generazione di una grande quantità di informazioni, con il
nell’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore, (16 marzo 2000)
9
conseguente manifestersi il problema di come utilizzarle al meglio e
di come trasformarle in un’arma competitiva.
1.1.3. I fattori di successo della new economy: la conoscenza e
l’innovazione
L'unica soluzione per rimanere a galla di fronte a tali cambiamenti
strutturali, secondo Hamel e Prahalad
6
è considerata l'innovazione,
vista come unica leva per mantenere la competitività nel nuovo
scenario. L'innovazione è la capacità di creare nuove opzioni per il
futuro e alla base di ogni una nuova innovazione vi è una risorsa
chiave: la conoscenza. Peter Drucker
7
afferma che la creazione di
conoscenza sta diventando il fattore determinante della posizione
competitiva di un’ organizzazione e la sua gestione strategica ne
influenzerà le performance . L’aumento della produzione di nuova
conoscenza determina più di ogni altra l'innovazione in nuovi
prodotti, nei processi, nella struttura organizzativa ed in nuovi
mercati.
1.1.4. Il ruolo dell’innovazione
Un errore comune è quello di considerare le attuali performance
dell’impresa e le sue dimensioni come due elementi fondamentali del
successo futuro. Studi e ricerche hanno dimostrato che tale grandezza
non offre una “protezione” di lungo periodo: la dimensione è il più
delle volte il risultato di un vantaggio competitivo, ma non la causa.
Infatti a volte sono proprio le imprese di piccole dimensioni che,
nonostante le risorse limitate, sono in grado di sfidare i leader grazie
6
art. citato
10
alla maggior capacità di innovazione ed apprendimento. La sfida per
ottenere un vantaggio competitivo consiste nella ricerca di una
continua innovazione, all’interno di un ambiente economico
mutevole, adattandosi ai suoi cambiamenti.
L’innovazione può coinvolgere qualsiasi aspetto dell’organizzazione:
™ la tecnologia, ad esempio migliorando i processi produttivi,
adottando nuove forme di tecnologie informative e comunicative,
migliorando le metodologie di lavoro;
™ i prodotti e servizi, scoprendo nuove modalità di aggiungere valore
a quelli già esistenti, oppure apportando dei piccoli adattamenti o
ancora creando nuove linee di prodotto ed estendendo il marketing
relativo a tali prodotti/servizi in altri paesi o in nuovi settori;
™ le strutture ed i sistemi, migliorando la struttura organizzativa,
rendendola maggiormente flessibile, oppure migliorando i sistemi
informativi di contabilità e budgeting;
™ le persone, migliorando le skills, le abilità, le comunicazioni,
creando una cultura di creatività che permette di non percepire
ruoli rigidi o routines, ma che enfatizzi anche l’innovazione
“bottom-up”.
1.2. La resource based view
1.2.1. Le risorse e competenze come base per la nuova
strategia
La necessità di competere con maggiore efficacia nel mercato ha
portato all’emergere di un nuovo paradigma di strategia d’impresa,
denominato “approccio basato sulle risorse”, o “resource-based
7
Peter Drucker, “Post Capitalist Society”, (1993), New York, Harper Collins
11
view”, che ritiene che le competenze, le capacità, le abilità e gli assetti
strategici, forniscano all’impresa una fonte di vantaggio competitivo
sostenibile. Dal punto di vista strategico la tendenza a concentrarsi
sulle risorse e competenze interne dell'azienda sorge come risposta
all'ambiente esterno che non consente più di basare la propria
strategia di lungo termine sulle esigenze di una clientela fissa, ma
suggerisce di guardare all'interno dell'organizzazione, di evidenziare
le risorse disponibili e valorizzarle su un range sempre più ampio di
mercati diversi. È questa la prospettiva della "resource based- view".
Nel passato le imprese avevano una conoscenza approfondita dei
consumatori e del modo di fare business: conoscevano le loro
abitudini di acquisto, le modalità più opportune per fidelizzarli, ed
interagire con loro. Oggi la disponibilità di una massa di informazioni
elevata ed a basso costo, ha fatto emergere un consumatore più
preparato ed attento. Di conseguenza, in presenza di preferenze del
consumatore volatili, di identità dei consumatori e di tecnologie che
mutano, una strategia orientata al mercato può non essere in grado di
indicare la direzione necessaria per il perseguimento di una strategia
di posizionamento di lungo termine: l'insieme delle risorse e
competenze espresse dall'impresa possono rappresentare una base più
stabile ed efficiente su cui definire la strategia. Appare opportuno
concentrarsi sull'impresa in termini di cosa questa è capace di fare, in
quanto una tale comprensione offre una migliore visione per la
definizione della strategia rispetto ad una visione basata sui bisogni
che questa è in grado di soddisfare.
La strategia fondata sulle risorse sottolinea che la chiave della
reddività non è l'imitazione del comportamento dei concorrenti, ma
12
piuttosto lo sfruttamento delle differenze tra le imprese: ogni impresa
infatti è un insieme distinto di risorse e competenze molto
differenziate e la ricerca di un vantaggio competitivo richiede la
formulazione ed implementazione di una strategia che riconosca e
sviluppi le caratteristiche distinte di ogni impresa.
1.2.2. L’analisi delle risorse dell’impresa
L'analisi delle risorse come proposta da Grant
8
si svolge a due livelli:
1. il primo livello di analisi è dato dalle risorse individuali
dell'impresa (i beni strumentali, le competenze individuali, i
brevetti….). Le risorse sono gli input del processo produttivo, le
unità base di analisi, le quali necessitano di agglomerazione e
coordinamento.
2. il secondo livello di analisi considera le competenze, che derivano
dalla combinazione di tali risorse, che garantiscano all'impresa la
realizzazione di un vantaggio competitivo. Esse individuano la
capacità da parte di un insieme di risorse opportunamente gestito
di realizzare un’attività o perseguire uno scopo. Le competenze
aiutano a spiegare perchè due imprese, pur perseguendo gli stessi
obiettivi con le medesime risorse, possono conseguire prestazioni
diverse, o come mai due imprese possono ottenere le stesse
prestazioni anche con risorse differenti.
Hiroyuki Itami
9
afferma che con il termine di risorse aziendali si
definiscono convenzionalmente le persone, i beni e i capitali di cui
un'azienda dispone per raggiungere i suoi obiettivi nel medio e lungo
periodo. Aggiunge però che gli analisti hanno definito le risorse
8
opera citata