Le politiche urbane sulla disuguaglianza sociale nella città di Caracas
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INTRODUZIONE
“L’America è la nazione più ricca della Terra, ma la sua gente è prevalentemente
povera.”
Kurt Vonnegut
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Il concetto di povertà.
Viviamo in un’epoca tecnologica, lontana dalle passate guerre mondiali, eppure le
condizioni di vita sembrano essere sempre le stesse, non sono progredite, semmai
peggiorate. La povertà, come concetto, assume connotati diversi. Non è più solo la
povertà come mancanza di cibo o di beni materiali. È non avere le opportunità e le
scelte per crescere e progredire e mantenere uno stato di salute sano, di vivere
degnamente, nel rispetto e nei valori della vita. In particolare, è nel Terzo Mondo che
la gente vive uno stato di penuria che rasenta la sopravvivenza. Una delle cause
potrebbe essere l’isolamento geografico, che determina la difficoltà a produrre i
prodotti principali, ma anche i problemi di politica interna, che possono disturbare la
creazione di nuove realtà, la mancanza d’infrastrutture e l’assenza d’istruzione, la
conseguenza del modello di sviluppo dominante dove prioritari sono globalizzazione,
privatizzazione e libero mercato.
È uno scenario che fa venire in mente: “Viaggio al termine della notte” il romanzo di
Louis-Ferdinand Céline, in cui si fa riferimento di un viaggio dove la notte è quella
dell’individuo, è la notte della collettività e di un’intera società, è una satira contro la
professione medica e la vocazione della ricerca scientifica. È la metafora, poiché non è
solo una notte, ma è la notte che investe ogni continente, quello vecchio e civile
dell’Europa di Parigi, quello africano che potrebbe portare straordinarie ricchezze e
speranze per tutti e invece è solo un luogo di degrado e di tortura per i nostri simili e
infine quello americano di New York dell’alienazione industriale.
È una notte profonda calata su tutta la società contemporanea. Era come una ferita
triste, la strada che non finiva mai, con noi sul fondo, noialtri, da un bordo all'altro, da
una pena all'altra, verso una fine che non si vede mai, la fine di tutte le strade del
mondo (pag.129). Il romanzo sembra essere una previsione futura e siamo solo nel
1932, anno della sua pubblicazione e assume il connotato di un testo classico, cioè di
un testo che ha sempre qualcosa da dire. Il tempo si è fermato a quel libro, dopo quasi
un secolo ci ritroviamo ancora nelle stesse condizioni di allora.
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Kurt Vonnegut Jr. (Indianapolis, 11 novembre 1922 – New York, 10 aprile 2007) è stato uno scrittore e saggista
statunitense.
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E, tuttavia, non è nemmeno la povertà spirituale di Kierkegaard , quella di un uomo
annientato dalle possibili occasioni perse che gli fanno sentire tutto il peso della sua
impotenza, dalla quale ne scaturisce l’angoscia dall’insicurezza e dalla variabilità del
futuro “Esistere significa "poter scegliere"; anzi, essere possibilità. Ma ciò non
costituisce la ricchezza, bensì la miseria dell'uomo. La sua libertà di scelta non
rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti, egli si trova
sempre di fronte all'alternativa di una "possibilità che sì" e di una "possibilità che no"
senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile,
nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita,
intenzionalmente, in un senso o nell'altro”. Qui parliamo di un’altra povertà, di natura
sociale, effettiva.
La povertà nel mondo.
Negli ultimi dieci anni oltre 350 milioni di abitanti delle aree rurali sono riusciti a
uscire da una situazione di povertà assoluta, con il tasso di povertà rurale assoluta
ridotto a meno della metà in America Latina, tuttavia la povertà a livello globale
rimane una manifestazione importante e soprattutto rurale. Lo Sviluppo Agricolo
(IFAD)
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nel resoconto del 2011 è emerso che il 70% di un miliardo e quattrocento
milioni di persone nel mondo, il cui status è la povertà assoluta, vivono nelle aree
rurali. In questo rapporto, sono emersi altri fattori che contribuiscono alla povertà,
come i prezzi instabili degli alimenti, il cambiamento climatico, limitazioni alle risorse
naturali e incertezze varie.
Inoltre, una possibile soluzione potrebbe essere quella di investire nell’agricoltura e
nello sviluppo rurale, migliorarne le infrastrutture e la gestione a livello istituzionale e
renderle luoghi migliori in cui vivere e fare affari.
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Il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD, dall'inglese International Fund for Agricultural
Development) è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite per l'incremento delle attività agricole dei paesi membri.
Documento disponibile al sito web: https://it.wikipedia.org/wiki/Fondo_internazionale_per_lo_sviluppo_agricolo
(ultima visualizzazione 21/08/2015).
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Anche il ministro dell' Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, lo scorso anno
all’apertura della XXXVII riunione dell’IFAD, ha affermato che “La sicurezza
alimentare è un investimento a lungo termine nel capitale umano, una risorsa chiave
per lo sviluppo…. Sostenere l'agricoltura familiare è la via maestra per uscire dalla
povertà preservando le risorse naturali”. Inoltre, considerare i piccoli agricoltori e
imprenditori rurali come una risorsa positiva e che attraverso il loro impegno
porteranno benessere all’intera comunità, aiutarli e sostenerli. In particolare, un dato
significativo è che le donne che si dedicano all’agricoltura, che producono la maggior
parte degli alimenti consumati localmente nelle aree rurali, hanno un ruolo
determinante e che bisogna garantire loro la possibilità di avere accesso adeguato a
terre, credito, attrezzature e opportunità di mercato.
Il Rapporto sulla Povertà Rurale 2011 è stato realizzato grazie ai finanziamenti ricevuti
da parte dei governi di Italia, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera e dal Centro arabo per lo
studio delle zone aride e non irrigate. L’attenzione internazionale sul tema della
povertà non è sempre stata paragonabile a quella odierna. Anzi, negli ultimi anni
l’impegno per la riduzione della povertà ha raggiunto un livello che sarebbe stato
difficile da immaginare anche solo quindici anni fa. La stessa World Bank
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non ha
sempre utilizzato il linguaggio della poverty reduction (riduzione della povertà) nel
modo in cui lo utilizza oggi: prima degli anni Novanta la povertà era stata raramente
oggetto di interesse accademico specifico, ed era considerata più che altro come una
della conseguenze del fallimento delle politiche di sviluppo in determinati Paesi. È
durante gli anni Settanta sotto la presidenza di James Wolfensohn
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(1995~2005) che il
discorso sulla lotta alla povertà riesce ad affermarsi come obiettivo centrale
dell’impegno della World Bank.
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La Banca Mondiale (acronimo BM, WB per l'inglese World Bank) comprende due istituzioni internazionali: la
Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (BIRS) e l'Agenzia internazionale per lo sviluppo (AID o
IDA), che si sono prefissate l'obbiettivo di lottare contro la povertà e organizzare aiuti e finanziamenti agli stati in
difficoltà. La sua sede è a Washington D.C.; il presidente è eletto per cinque anni dal consiglio di amministrazione
della banca. Fa parte delle istituzioni specializzate dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Documento disponibile al
sito web: https://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Mondiale (ultima visualizzazione 21/08/2015).
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Sir James Wolfensohn (1º dicembre 1933) è uno schermidore, economista e banchiere australiano naturalizzato
statunitense. Documento disponibile al sito web: https://it.wikipedia.org/wiki/James_Wolfensohn (ultima
visualizzazione 21/08/2015).
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Per la Banca Mondiale la povertà è sinonimo di: “Poverty is hunger. Poverty is lack of
shelter. Poverty is being sick and not being able to see a doctor. Poverty is not having
access to school and not knowing how to read. Poverty is not having a job, is fear for
the future, living one day at a time. Poverty is losing a child to illness brought about by
unclean water. Poverty is powerlessness, lack of representation and freedom”
5
. Le
analisi della povertà si sono sempre concentrate nel cercare di illustrare le condizioni
che contraddistinguono l’essere povero.
I metodi di misurazione della povertà non solo gli indicatori classici come il reddito e
il consumo, ma anche la vulnerabilità, l’istruzione, la salute, la difficoltà di accedere a
servizi e infrastrutture. Tuttavia, le varie analisi fatte sulla povertà non sono in grado di
spiegare le cause strutturali del perché una persona subisca determinati poverty effects
in determinati contesti storici e politici. Eppure si potrebbe rappresentare la povertà in
modo diverso, evolutiva, con la possibilità di recuperare e salvare gli individui che
“cadono” nella povertà, poiché la povertà non è una “condizione ontologica” né un
oggetto dall’esistenza autonoma, ma il risultato di determinati processi sociali e politici
che provocano determinati effetti sulle persone. Ecco che la povertà è resa un astratto
oggetto di studio e di conseguenza anche i poveri diventano oggetto di studio: come
mai, ci si concentra nell’elaborare dettagliate descrizioni della vita dei poveri e
mancano le riflessioni sulla vita che conducono i ricchi. Infatti, i ricchi e i processi di
realizzazione della ricchezza sono raramente oggetto di quegli stessi studi analitici che
si occupano della povertà, nonostante ricchezza e povertà siano condizioni
assolutamente interconnesse.
E così, i poveri sono dipinti come una categoria omogenea, che corrisponde a
determinati requisiti e di cui si crede di poter interpretare i comportamenti e le
intenzioni, tant’è che la letteratura rappresenta i poveri come vittime, politicamente
passivi e l’agenzia dei poveri li descrive come tutti rassegnati e sconfitti, incapaci di
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La povertà è la fame. La povertà è la mancanza di un riparo. La povertà è essere malato e non essere in grado di
vedere un medico. La povertà è non avere accesso alla scuola e non saper leggere. La povertà è non avere un posto di
lavoro, è la paura per il futuro, vivendo un giorno alla volta. La povertà è perdere un bambino per malattia causata da
acqua sporca. La povertà è l'impotenza, la mancanza di rappresentazione e di libertà.
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agire politicamente oppure possono mettere in crisi le relazioni sociali che producono
la povertà.
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1 LE POLITICHE URBANE SULLE DISUGUAGLIANZE CON
PARTICOLARE ATTENZIONE AL CONTESTO LATINO AMERICANO.
“This marriage of money and politics has produced an America of gross inequality at
the top and low social mobility at the bottom. Millions of Americans have awakened to
a sobering reality: they live in a plutocracy, where they are disposable. [In an earlier
era] the remedy was a popular insurgency that ignited the spark of democracy ...”
“Questo matrimonio tra denaro e politica ha prodotto un'America di palesi
disuguaglianze al vertice e di bassa mobilità sociale alla base... Milioni di americani
si sono svegliati davanti a una realtà che fa riflettere: Essi vivono in una plutocrazia,
dove sono come degli usa e getta. In un'epoca precedente, il rimedio era una rivolta
popolare che accendesse la scintilla della democrazia...”
Bill Moyers (giornalista)
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In questo capitolo analizzeremo come nasce la teoria urbana e quali sono le politiche
urbane, quali sono state le trasformazioni inerenti alle politiche urbane a cominciare
dalla rivoluzione industriale, passando al fordismo e successivamente al postfordismo.
Vedremo poi come sono nate le diseguaglianze nel contesto urbano, la quartered city
(la città spezzata) e daremo uno sguardo anche alle diseguaglianze nel mondo, in
particolare ci soffermeremo nel contesto latino-americano.
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Billy Don "Bill" Moyers (nato il 5 giugno 1934 a Choctaw County, Oklahoma) è un giornalista Americano e un
commentatore politico. Documento disponibile al sito web: https://en.wikipedia.org/wiki/Bill_Moyers (ultima
visualizzazione 03/05/2015).