5
storico – artistico dell’edificio in sé, presentandolo così come appariva sia
prima del terremoto che in seguito alla ricostruzione con tutti gli interventi
che si susseguirono per oltre due secoli.
Tra le incombenze della chiesa, dopo il terremoto, si registra anche quella
di dotarsi di nuove suppellettili e oreficerie, quindi attraverso lo studio dei
documenti d’archivio, si è tentato di ricostruire un breve quadro della
situazione a Ragusa per quanto riguarda la produzione orafa, in un lasso di
tempo che va dalla metà del Cinquecento fino al Novecento.
Tale ricostruzione è stata possibile in seguito ad un’analisi condotta sui
libri della chiesa e su quelli delle Opere Pie e Confraternite, che nel loro
piccolo ricoprirono un ruolo importante nell’arricchimento del tesoro della
futura cattedrale.
Il terzo e più importante capitolo della tesi è quello dedicato al museo della
Cattedrale di S. Giovanni Battista, istituito con un atto di indizione firmato
il 7 novembre 1998 dall’allora vescovo mons. Angelo Rizzo.
La prima parte è dedicata alla descrizione dell’attuale sede, cioè la casa
canonica situata alle spalle della chiesa, e alla rassegna dell’allestimento
generale di tutte le collezioni oggi esposte.
L’attenzione quindi si focalizza sulla sezione delle oreficerie con un breve
resoconto della storia dei pezzi in mostra, che vanno dal XIV al XX secolo.
Il catalogo delle opere, invece, contiene le descrizioni e le ricostruzioni
storiche relative ad ogni singolo pezzo tra quelli che vanno dal XIV
secolo, come la pisside esagonale di incerta manifattura siciliana, fino al
XIX secolo.
I pezzi novecenteschi sono volutamente stati esclusi dalla catalogazione,
fatta eccezione per il pastorale realizzato nel 1950 su disegni del maestro
Duilio Cambellotti.
Al catalogo segue un elenco dei nomi degli argentieri che sono emersi dallo
studio delle fonti e dai punzoni presenti sulle opere.
6
Infine, in appendice, sono stati riportati tutti i documenti d’archivio
rintracciati che hanno permesso di effettuare la ricostruzione storica.
L’esposizione inizia con gli inventari della chiesa e prosegue con i
documenti reperiti nei libri di introito ed esito della stessa tutti trascritti in
ordine cronologico.
Si prosegue quindi con le fonti trovate nei libri delle Opere Pie afferenti
alla cattedrale.
I documenti sono riordinati cronologicamente per Opera Pia: si inizia con
quella delle Centomesse, si prosegue con la Luminaria del SS. Sacramento,
quindi l’Opera del SS. Viatico, quella della Messa dell’Alba e infine quella
della Disciplina.
7
Capitolo 1
CENNI STORICI
8
1.1 Il terremoto e la ricostruzione: le due Raguse
Parlando di Ragusa fino al 1693, si intende la parte bassa della città, quella
che oggi corrisponde a Ragusa Ibla.
Il Garofalo scrive in proposito “ il tremuoto del 1693 funesto a tutta la
Sicilia, funestissimo a Ragusa che di allora in poi variò anche di posizione
topografica”
1
.
Le città vennero rase al suolo, nella sola Ragusa si contarono circa
cinquemila morti e ovviamente la catastrofe causò la conseguente perdita di
larga parte del patrimonio storico e artistico.
Alla notizia del terremoto, il viceré Giovanni Francesco Paceco, duca di
Uzedo, conferì poteri di vicario generale con l’“alter ego” per il Val di
Demone e il Val di Noto al duca di Camastra.
Ragusa nella sua collocazione originaria aveva due chiese maggiori, S.
Giorgio e S. Giovanni, entrambe costruite dai Normanni e successivamente
ampliate dai Chiaramonte.
Inoltre, parte della popolazione ragusana traeva origine da abitanti della
città di Cosenza, che Ruggero il normanno aveva autorizzato a trasferirsi
oltre che a Lentini, anche a Ragusa, per sottrarsi alle ire del loro signore
Ruggeri Borsa, al quale si erano ribellati. I cosentini costituivano buona
parte della comunità parrocchiale di S. Giovanni.
Le due fazioni, i cosiddetti “sangiorgiari” e “sangiovannari”, erano divise
da una antica la rivalità che contrapponeva la più originaria nobiltà, devoti
a S. Giorgio, ai cosiddetti “massari”, ovvero la nascente borghesia, devoti a
S. Giovanni.
Il terremoto e la necessaria ricostruzione furono il pretesto che spinse
questi ultimi a riscattarsi dalla soggezione ai nobili, e quindi decisero
iniziare la riedificazione di una nuova città in un altro posto, lontano dai
1
GAROFALO 1980, p. 68.
9
rivali sangiorgiari, e più precisamente sul pendio del vicino monte Patro,
luogo prescelto anche per la fondazione della nuova chiesa di S. Giovanni.
Per quanto riguarda questa separazione vennero addotte delle motivazioni
di stampo ambientale cioè “la salubrità dell’aere, la pianura del sito, la
comodità dell’acqua, l’abbondanza delle pietre et altre necessario
circostanze per una commoda abitazione”
2
.
Inoltre, come già accennato, le due fazioni in questione avevano ciascuna
una propria chiesa madre, che pur essendo entrambe parrocchie, fin dal
1389, per iniziativa del Vescovo di Siracusa, Tommaso Erbes, erano state
unite “aeque principaliter” nella persona di un unico parroco, il quale
abitualmente risiedeva nella chiesa di S. Giorgio e per questo veniva
accusato dagli amministratori di S. Giovanni di lederne i diritti.
Inoltre negli anni che precedettero il terremoto il “partito Sangiovannaro”
era in fase discendente, in più aveva dovuto subire alcune brucianti
sconfitte come la temporanea separazione dalla chiesa di S. Giorgio,
concessa dalla Santa Sede con la nomina del parroco Ascenzio Gurrieri, ma
subito annullata per la decisa opposizione del parroco di S. Giorgio,
Giambattista Bernardetto, che non voleva rinunciare a reggere insieme le
due parrocchie e addirittura alcuni anni dopo impose che nella intestazione
della parrocchia di S. Giovanni si aggiungesse il titolo di “subjective” cioè
sottomessa alla chiesa madre di S. Giorgio.
Alla luce di tutto ciò, la ricostruzione all’indomani del terremoto venne
vista dai “sangiovannari” come una possibilità per conquistare la tanto
ambita autonomia
3
.
“ E’ con disposizione del 1695 in due fu invero Ragusa divisa”
4
.
“Crevit Ragusa Hiblae ruinis” così dice il motto latino dello stemma
civico
5
.
2
BLANCATO – TIDONA – ANTOCI 2004, p. 22 e nota 4.
3
BLANCATO – ANTOCI 2003, p. 11
4
GAROFALO 1980, p. 69 e nota 107.
5
IACONO 1985, p.25
10
La nuova città presentava un assetto molto diverso, infatti con le sue strade
dritte e larghe rispecchiava esattamente quella regolarità urbanistica allora
comune a molte città siciliane costruite o rifatte dopo che Carlo V e la
nobiltà siciliana diedero corso, nel 1535, ad una economia dell’isola
fondata sull’agricoltura.
I parrocchiani di S. Giorgio, ritirandosi da quel progetto prima
concordemente stabilito
6
, decisero di ricostruire lì dove erano nati e
vissuti
7
, considerarono i sangiovannari traditori e stranieri, tanto che le due
città rimasero separate dal 1695 al 1702, anche negli atti del real
patrimonio.
Nel 1702 il viceré cardinale Giudice, arcivescovo di Monreale, poteva
esclamare nella città nuova di Ragusa “las fabricas han deciso la lite”.
Infatti nel 1703 le due Raguse tornarono a riunirsi
8
e le ostilità tra le parti
finalmente cessarono e per congiungere le due città venne costruita una
scala di 242 gradini
9
.
Nel primo decennio del ‘700 iniziò anche la ricostruzione della cattedrale
di Ragusa superiore; i lavori procedettero piuttosto lentamente, si
protrassero addirittura per circa un ventennio e furono portati a
compimento nel 1750 circa
10
.
Per quanto riguarda S. Giorgio i lavori iniziarono più tardi; infatti su
progetto di Rosario Gagliardi, architetto siracusano attivo a Noto,
l’edificazione della chiesa iniziò nel 1744 e terminò, ad eccezione della
cupola , nel 1775
11
.
6
GAROFALO 1980, p. 69.
7
OCCHIPINTI 1956 . p. 64
8
SELVAGGIO 1977, p. 10.
9
GANGI 1982
10
FILOSTO 1964, p. 20.
11
IACONO 1990, p. 38.
11
La rivalità tra la città nuova e la città vecchia, che continuò anche dopo la
riunificazione, si tradusse in una gara all’abbellimento delle due chiese
maggiori, S. Giovanni e S. Giorgio
12
.
Nel 1865 le due parti di Ragusa tornarono ancora una volta a dividersi,
assumendo i nomi di Ragusa superiore e Ragusa inferiore o Ibla.
Nel 1896 S. Giovanni venne riconosciuto Patrono di Ragusa superiore e
necessariamente la chiesa venne riconosciuta matrice.
Quando nel 1926 Ragusa divenne provincia, i due comuni rivali vennero
nuovamente riuniti, ma il patrono della città rimase S. Giovanni Battista e
S. Giorgio patrono particolare del quartiere “inferiore”
13
.
12
IACONO 1985,p. 29
13
SELVAGGIO 1977, p. 10.
12
1.2 Breve storia della diocesi di Ragusa.
Fino al 1950 la città di Ragusa dipendeva dalla diocesi di Siracusa.
Da prima di allora, infatti, negli archivi ragusani non esiste alcun atto
vescovile, che non sia di normale amministrazione, né gli storici
tramandano la notizia della permanenza di un vescovo in questa città o di
una sede vescovile
14
.
Bisogna arrivare fino al 1905 per avere le prime avvisaglie concrete di un
vero e proprio movimento per l’erezione della diocesi.
Infatti fu in quell’anno che alcuni sacerdoti insieme a dei laici istituirono
un apposito comitato e quindi sottoscrissero una petizione, intitolata “pro
erigenda diocesi di Ragusa”, con cui chiedevano che a Ragusa fosse
designata una sede vescovile
15
.
I firmatari, per legittimare il progetto diocesi, facevano riferimento a due
eventi risalenti il primo al XII secolo e il secondo al 1818.
Più precisamente essi si riferivano ad un atto di donazione fatto appunto nel
XII secolo dal conte Goffredo, figlio di Ruggero d’Altavilla, a beneficio
dell’arcivescovo di Siracusa, che poneva la condizione che l’arcivescovo
ogni sei mesi doveva soggiornare a Ragusa, e in secondo luogo essi si
rifacevano ad un concordato del 1818 con cui il governo di Napoli
procedeva allo smembramento delle vaste diocesi della Sicilia, per effetto
del quale la diocesi di Siracusa doveva essere divisa in cinque parti: Piazza
Armerina, Caltagirone, Noto, Siracusa e proprio Ragusa. Ma pare che essi
cercarono appiglio in due questioni che non potevano considerarsi né
corrette né pertinenti
16
.
Pare che l’iniziativa si spense dopo poco tempo e il documento non venne
mai trasmesso alla Santa Sede.
14
SCROFANI 1983, p.14.
15
PAVONE 1996, p. 111.
16
Ibidem, p. 113.
13
Poco tempo dopo, il gruppo diede vita al foglio mensile “La Stella” che più
concretamente si faceva portavoce di programmi e interessi maggiormente
legati alla problematica pastorale e culturale del momento
17
.
La voce del movimento “pro erigenda Diocesi” si fece risentire nel 1923
con maggiore vigore e determinazione e la cosa iniziò a prendere corpo
grazie anche al fatto che in città stava nascendo una situazione sociale e
politica più omogenea e quindi più favorevole allo sviluppo
dell’iniziativa
18
.
Tre anni dopo, Ragusa divenne capoluogo di provincia e ciò venne visto
come un ulteriore passo avanti verso l’obbiettivo.
Nel 1941 il parroco di S. Giovanni Carmelo Canzonieri, indiscusso
protagonista dell’erezione della diocesi, con una lettera alla Congregazione
Concistoriale, propose che il caso venisse trattato a parte e con maggiore
urgenza
19
.
Così, tra la fine del 1949 e il 1950 il decreto di erezione era già pronto.
La comunicazione venne data all’ allora vescovo di Siracusa, mons.
Baranzini, e al vescovo di Noto, mons. Calabretta, la cui diocesi dovette
essere soppressa
20
.
Il 6 maggio del 1950, papa Pio XII con la bolla “Ad dominicum gregem”
istituì la nuova diocesi di Ragusa, che però non divenne completamente
indipendente, ma venne nominata suffraganea della Chiesa Metropolitana
di Siracusa e unita “aeque principaliter” e in perpetuo alla Chiesa di
Siracusa, quindi soggetta alla giurisdizione, al regime ed alla
amministrazione del Vescovo di Siracusa
21
.
Con un’altra Bolla, il giorno seguente, il rettore del seminario arcivescovile
di Catania, mons. Francesco Pennisi, veniva nominato deputato ausiliare
17
PAVONE 1996, p. 116
18
Ibidem, p. 117.
19
Ibidem, p. 126.
20
Ibidem, p. 129.
21
Ibidem, p. 131.
14
del vescovo di Siracusa e di Ragusa, con l’ufficio di vicario generale per la
diocesi di Ragusa.
Cinque anni più tardi, con bolla pontificia “Quamquam est” del 1 ottobre
1955 si costituiva la Diocesi autonoma di Ragusa e mons. Pennisi veniva
eletto vescovo della città
22
.
22
PLUCHINO 1975, p. 7.
15
Capitolo 2
LA CATTEDRALE DI S. GIOVANNI
BATTISTA
16
2.1 La Chiesa prima del terremoto
Probabilmente un tempio dedicato al Battista sorse a Ragusa intorno al XII-
XIII secolo, lo fa supporre l’esistenza di un arco romanico sottostante la
chiesa di S. Agnese (S. Giovanni lo vecchio)
23
.
Secondo quanto riporta il Sortino Trono, una chiesa dedicata a S. Giovanni
Battista doveva esserci già prima del 1430
24
, anno in cui il Can. della
Cattedrale di Siracusa, D. Giovanni Rhodio, si nominava Parroco di S.
Giorgio e S. Giovanni. Inoltre, prima ancora che essa venisse edificata sul
luogo in cui sorgeva la chiesa di S. Andrea Apostolo, poi demolita, doveva
esistere una chiesa dedicata a S. Giovanni in un luogo di cui si è persa
memoria.
Nel 1541 ottenne il vicerettorato indipendente nella persona del sac. D.
Stefano Bellio
25
.
L’antica chiesa sorgeva a Ragusa inferiore, alle falde del Castello dei
Normanni.
In un documento del 1737 si descrive il luogo in cui essa sorgeva come “un
luogo in orribile precipizio”, perché da una parte c’era il fondo della valle e
dall’altra un “ disastroso monte”, per cui si riteneva necessario consolidare
le fondamenta della chiesa.
Nel medesimo documento essa viene descritta “ corta, stretta nel
cappellone e larga nella facciata”
26
Pare che dopo il 1600 la chiesa venne demolita per poi essere ricostruita
ampliandola, in quanto risultava insufficiente per poter accogliere la
numerosa massa di fedeli. I lavori vennero terminati nel 1630
27
.
La chiesa era a croce latina con tre navate, all’interno il soffitto era ornato
con dorature.
23
SELVAGGIO 1977, p. 8 e nota 3.
24
In BLANCATO – TIDONA -ANTOCI 2004, p. 10 viene riportata la notizia che le prime informazioni
riguardo l’esistenza giuridica della chiesa sono attestate al 1460.
25
SORTINO TRONO 1928, p.25
26
BLANCATO – TIDONA -ANTOCI 2004, p.10
27
SORTINO TRONO 1928, p. 25.
17
La cappella maggiore si dice venne progettata e decorata dall’architetto
ragusano Antonino di Marco e le statue che la adornavano erano opera
dello scultore romano Giovanni Portalone.
Già nel 1620 grazie al linguista ragusano D. Vincenzo Luarifici, che pare
fosse in rapporti con il card. Matteo Barberini, chierico di camera del
Pontefice Gregorio XV, si ottenne la dissoluzione delle due parrocchie di S.
Giorgio e S. Giovanni con un breve datato 12 giugno 1620 e venne
nominato parroco di S. Giovanni il Rev. Sac. D. Ascenzio Gurrieri.
La cosa suscitò non poche polemiche, che si fecero via via più aspre e
l’odio tra le due chiese divenne più forte.
Nel 1626 il Parroco di S. Giorgio D. G. Battista Berriadetto promosse il
litigio ecclesiastico e civile che portò sino alla Curia Pontificia a Roma e al
Tribunale della Monarchia a Palermo, ottenendo l’annullamento della
disposizione del 1620, e i due benefici vennero riuniti
28
.
L’ultimo smacco subito dal partito “sangiovannaro” fu quello di vedere
eletto patrono della città S. Giorgio, in seguito alla promulgazione del
decreto per l’elezione del Patrono in ogni città, emesso il 23 marzo 1630
29
.
Ma ben presto arrivò, se pur determinata da un evento funesto, la
possibilità di riscatto per i fedeli a S. Giovanni.
Nel 1693, infatti, il terremoto causò il crollo della parte absidale, di una
navata laterale, della volta della navata centrale e del campanile dell’antica
chiesa di S. Giovanni
30
.
Oggi, sull’antico sito della chiesa di S. Giovanni sorge la piccola chiesa di
S. Agnese (detta anche S. Giovanni lo Vecchio), che non è altro che la
navata dell’antica chiesa rimasta in piedi in seguito al terremoto
31
.
28
SORTINO TRONO 1929, p. 26
29
SELVAGGIO 1977, p. 8.
30
BLANCATO – TIDONA – ANTOCI 2004, p. 22.
31
TUMINO 1996, p 46.