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Introduzione
La diffusione della rete digitale determina dei mutamenti radicali nei processi di
creazione di valore delle imprese discografiche, modificando gli assetti relazionali
nell’ambito dei canali distributivi.
L’avvio di una nuova forma di intermediazione digitale fa emergere una serie di
problematiche gestionali sconosciute per tutte le imprese che hanno svolto
tradizionalmente la propria attività nei settori della distribuzione offline. Non si tratta
solo di gestire l’attivazione di un ulteriore canale di vendita ma di sperimentare una
modalità distributiva radicalmente nuova caratterizzata da specificità gestionali diverse
da quelle che governano i tradizionali punti vendita fisici.
Per arrivare al consumatore finale, sempre di più le imprese discografiche devono
conquistare i nuovi intermediari digitali e sviluppare quindi politiche di trade marketing
specializzate per questi nuovi canali di vendita.
L’elaborato si concentra sugli aspetti relazionali tra le imprese discografiche e i canali
di vendita prendendo in considerazione le leve di trade marketing sia in relazione ai
tradizionali intermediari di vendita fisici sia a quelli digitali.
Il primo capitolo descrive gli operatori del settore discografico e l’impatto della
rivoluzione digitale su ogni stadio della filiera. In particolare si sottolinea come in
questo settore siano giunte ad operare anche organizzazioni che fino a qualche anno fa
erano estranee a questo mercato e che hanno il loro core business in altri campi, come
ad esempio le telecomunicazioni, l’informatica, la pubblicità e il retail, determinando
così una situazione di intertype competition.
L’analisi procede descrivendo nuovi modelli di business per le imprese discografiche,
nuovi intermediari digitali e i cambiamenti avvenuti nei comportamenti di consumo e
d’acquisto del consumatore.
Il secondo capitolo è interamente dedicato alla distribuzione. In questo contesto la
distribuzione viene analizzata in chiave di marketing come leva del marketing mix.
Vengono presi in considerazione i tradizionali canali di vendita fisici (punto vendita
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specializzato, edicola, GDO, catene specializzate) e anche i nuovi canali di vendita
digitali (internet e mobile).
In particolare viene condotta un’analisi per capire quali sono i canali che si stanno
sviluppando maggiormente e quali invece sono in declino analizzando vantaggi e
svantaggi per ogni canale di vendita.
Infine il terzo capitolo si concentra sulle leve di trade marketing utilizzate dalle case
discografiche. In particolar modo si parla della segmentazione del prodotto, della
formazione del prezzo e di tutte le politiche di comunicazione e promozione attivate in
relazione ai diversi canali di vendita. L’analisi procede con un focus
sull’opportunità/possibilità per i retailer italiani della GDO di sviluppare store digitali di
vendita legale di musica.
Per concludere vengono analizzati due casi aziendali di successo: iTunes Store, leader
mondiale nella vendita di musica digitale e Believe Digital, leader europeo nella
distribuzione e promozione di musica digitale appartenente ai cataloghi delle case
discografiche indipendenti. Il secondo caso aziendale è stato analizzato con la
collaborazione di Luca Stante, direttore del team italiano di Believe Digital.
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Capitolo Primo: il mercato discografico dopo la rivoluzione
digitale
1.1 Gli attori della filiera
Il settore discografico è caratterizzato da una domanda polverizzata e da un’offerta
molto concentrata; la sua struttura infatti è quella di un oligopolio differenziato di
grandezza mondiale. Oligopolio perché è dominato da un numero ristretto di grandi
imprese che esercitano un’influenza dominante sull’intero settore, differenziato perché i
prodotti discografici sono molto eterogenei. (M.Ziliotti)
L’analisi degli operatori che agiscono in questo mercato verrà condotta seguendo come
schema di riferimento il modello di Porter che ci permette di individuare le cinque forze
competitive che operano nel settore:
1)Concorrenza a livello di settore: le case discografiche
Le case discografiche hanno come obiettivo primario l’ottimizzazione dell’attività di
A&R (Artist & Repertoir), ovvero quella funzione di scouting, scoperta e reperimento
dei talenti sui quali verrà sviluppato un complesso lavoro artistico e promozionale, il cui
output è la pubblicazione di un disco da vendere al consumatore finale.
L’artista vede nella casa discografica per cui firma, un consulente, un produttore, una
fonte di risorse finanziarie, un meccanismo di produzione e di distribuzione; si tratta
quindi di una relazione molto profonda.
Le case discografiche possono essere classificate in due categorie:
a) le majors: svolgono la funzione di produzione e di distribuzione, hanno una propria
rete di vendita costituita da agenti e key accounts e operano in tutti i generi e segmenti
musicali. Fino al 1980, le case discografiche mondiali si facevano rappresentare
all’estero da aziende locali ma negli anni Ottanta hanno cambiato strategia aprendo
proprie filiali nei diversi Paesi e avviando una politica di acquisizione delle etichette e
quindi dei cataloghi nazionali. In questo modo le imprese discografiche riescono ad
avere una sufficiente conoscenza del mercato locale e lo sfruttano sia con artisti
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internazionali che nazionali. Dopo un lungo processo di fusioni e acquisizioni, lo
scenario attuale è dominato da quattro case discografiche:
-Sony Music (che comprende Columbia, Epic,Jive, RCA Record e BMG aquisita nel
2009).
-Emi (che distribuisce Capitol e Virgin). E’una storica etichetta discografica, con sede a
Kensington presso Londra che opera in oltre 25 nazioni diverse. E’ presente in Italia
fin dal 1931 con il nome VCM (sigla di Voce del Padrone) che dal 1967 ha assunto la
denominazione Emy Music Italy.
-Warner Music Group è una società statunitense. È presente in Italia come Warner
Music Italia dove è capogruppo di varie compagnie fra cui, in campo discografico,
WEA italiana e CGD East West, aziende dotate ciascuna di struttura autonoma
-Universal Music Group (UMG) precedentemente MCA Music entertainment, è
completamente controllata da Vivendi, un gruppo francese. In Italia opera col nome
Universal Music Italia. (D.S Passman).
Le major costituiscono Strategic Business Units di holding multinazionali versate in
diverse attività come l’elettronica di consumo, bevande, comunicazione e
intrattenimento. Si tratta di aziende dotate di una certa stabilità dovuta alla solida
dimensione finanziaria e alla diversificazione in attività produttive complementari. Per
questi gruppi, la convenienza ad operare nel mercato discografico è funzione
dell’ottenimento di un vantaggio competitivo durevole; oggi il vantaggio competitivo
per un’azienda discografica risiede nella scelta degli artisti, nell’introduzione di album
in linea con le tendenze di mercato e nella definizione di un marketing mix aggressivo,
tagliato su misura per ogni album.
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Le major controllano più dell’80% del mercato mondiale; per quanto riguarda le relative
quote di mercato, si riscontra la seguente ripartizione:
QUOTE DI MERCATO MONDIALI
Casa
discografica
Sony Music EMI Universal
Music Group
Warner
Music
Group
Altre
Quota di
mercato
28,7% 11,8% 28,7% 14,18% 16,62%
Fonte :IFPI
La struttura organizzativa di una major può essere schematizzata in diversi dipartimenti:
1. A&R: si occupa della ricerca di nuovi talenti
2. Vendite: Agenti e key account si occupano di far arrivare il prodotto nei negozi
fisici e sulle piattaforme digitali
3. Marketing: si occupa di pubblicità, video promozionali, in store display e
promotional merchandising
4. Promotion: gestisce i rapporti con le radio, per divulgare il nuovo prodotto
5. Product manager: coordina il lavoro di gruppo tra gli altri dipartimenti (vendite ,
marketing ,promotion) per sviluppare un piano di marketing adatto a “spingere”
sul mercato l’artista o il nuovo disco o singolo
6. New media: si occupa di tutto ciò che riguarda la distribuzione digitale. Negli
ultimi anni questa divisione è passata da una considerazione marginale ad essere
vista come la grande speranza del futuro.
7. Produzione: assembla e consegna i prodotti fisici (CD e DVD) ai distributori
8. Finanza: si occupa della gestione delle royalties
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9. Business Affair/Legal: gestisce i contratti tra major e artisti e tra major e
intermediari.
10. International: implementa tutte le precedenti funzioni per quanto riguarda i
prodotti che vengono distribuiti all’estero
A volte, alcune di queste funzioni sono riunite in capo allo stesso dipartimento o
persona; ad esempio può accadere che le persone che si occupano di A&R siano anche
product manager. Altre volte i dipartimenti possono essere anche in numero superiore
perché ad esempio si creano dipartimenti separati per la pubblicità, per i video,per la
gestione artistica etc. (D.S Passman)
b) le indies o indipendenti: imprese fonografiche di varia dimensione ma in ogni caso
molto più piccole rispetto alle majors. In Italia sono moltissime ma hanno una struttura
finanziaria debole per affrontare il mercato da sole quindi frequentemente si appoggiano
alle majors per implementare alcune fasi della filiera produttiva e distributiva. Spesso
sono create da un singolo musicista che vuole produrre la propria musica o da
appassionati attenti a specifici fenomeni musicali, ecco perché sono considerate le
fucine delle nuove tendenze. (G. Di Carlo).
In Italia le majors e le indies più importanti fanno parte della FIMI (Federazione
Industria Musicale Italiana). FIMI opera un servizio di monitoraggio quotidiano di tutti
i procedimenti legislativi nazionali ed internazionali di interesse per la categoria;
produce relazioni e proposte normative, nonché interfaccia i rappresentanti delle
maggiori istituzioni nazionali e locali. Tramite la rappresentanza di IFPI (L'International
Federation of the Phonographic Industry) FIMI opera in un network internazionale che
presidia le maggiori istituzioni comunitarie e i consessi internazionali come WTO
(World Trade Organisation/organizzazione mondiale del commercio) e WIPO (World
Intellectual Property Organisation/ Organizzazione Mondiale per la proprietà
Intellettuale). FIMI raccoglie e diffonde dati e ricerche di settore, sia nazionale che
internazionale, che consentono alle imprese di conoscere l'andamento e lo sviluppo del
mercato. Le imprese associate possono accedere a dati economici e a studi realizzati
dalle più importanti società di ricerca. (Fonte: FIMI).
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2) Potere contrattuale dei fornitori
I fornitori delle case discografiche sono i produttori degli artisti. Il loro potere
contrattuale dipende dal livello di popolarità raggiunto dall’artista stesso che a volte
riesce ad ottenere compensi molto alti anche dalle majors o in altri casi crea un’etichetta
propria indipendente. La materia prima di una casa discografica è quindi il suo catalogo
che dipende a sua volta dal parco artisti o roster. La qualità del parco artisti è la
variabile più importante per la propria redditività visto che i contratti che gli artisti
stipulano con le case discografiche assicurano alle imprese l’esclusiva sui diritti di
utilizzazione delle canzoni. Le royalties corrisposte dalle case discografiche agli artisti
sono una delle principali voci di costo nei loro conti economici.
3)Potere contrattuale degli acquirenti
Gli acquirenti delle imprese discografiche sono rappresentati dalla distribuzione
(intermedia e finale). Ogni distributore si rivolge ad un mercato differente e quindi
applica politiche commerciali e assortimentali diverse. In particolare:
a)i negozi specializzati e le catene si rivolgono ad un pubblico più informato, con un
bisogno d’acquisto consapevole. Per questo motivo questi dettaglianti hanno bisogno di
un assortimento molto profondo.
b)i grossisti rappresentano la quota più elevata del fatturato industriale ma sono
eccessivamente frammentati. Esistono diverse tipologie di grossisti: la maggior parte
hanno dimensioni ridotte (locali o regionali) e servono i punti vendita minori della
propria zona;i grossisti nazionali invece, che hanno dimensioni maggiori, effettuano le
forniture nei negozi in tutta la nazione e praticano condizioni contrattuali simili alle case
discografiche.
c) i punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata negli ultimi vent’anni hanno
fatto registrare buoni tassi di crescita grazie ad una politica di prezzo aggressiva e al
consistente flusso di potenziali clienti che visitano il punto vendita. A causa del mercato
qualitativamente diverso il prodotto più adatto per la GDO sono i Top Titles e le budget
lines.
d) i club di vendita per corrispondenza non hanno mai avuto grande rilevanza in Italia, a
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differenza degli altri paesi, a causa di una scarsa qualità del servizio e alla mancanza di
fiducia del consumatore.
e) il canale della distribuzione digitale, online e mobile, ha realizzato nel 2009 una
crescita del 27% rispetto al 2008. Nel suo complesso la musica digitale rappresenta il
15% del mercato discografico italiano. (fonte: Fimi).
Gli operatori sono le aziende telefoniche e alcune aziende specializzate. Le majors e le
indies di dimensioni superiori si avvalgono di una distribuzione diretta; altre indies
invece si avvalgono dell’intermediazione di “aggregatori” cioè grossisti che svolgono la
fase di digitalizzazione. (L.Stante)
f) il canale delle edicole vende un prodotto che si distingue in due categorie: il prodotto
di proprietà delle imprese discografiche, spesso indipendenti, specializzate nella
produzione di opere appartenenti ad un determinato genere e il prodotto di proprietà di
imprese editoriali (titolare di pubblicazioni specializzate in musica) che hanno
acquistato i diritti di utilizzazione dall’industria discografica. Questo canale sta vivendo
una fase di stasi e di intasamento dei punti vendita.
Il comparto della distribuzione verrà analizzato più approfonditamente nel capitolo
secondo.
4) Minaccia di nuove entrate
Di solito l’affermazione di una nuova etichetta (che di solito si configura con
l’affermarsi di un nuovo genere musicale) è seguita dall’acquisizione da parte di una
major che in questo modo si assicura artisti e repertori nuovi in sintonia con i gusti del
mercato che cambiano in continuazione. Le etichette indipendenti quindi svolgono per il
mercato la funzione di ricerca e sviluppo e in quest’ottica sono gli innovatori del
settore; se le innovazioni hanno successo vengono incorporate nelle multinazionali che
le sviluppano a livello commerciale, altrimenti svaniscono, ecco perché il segmento
delle indies è caratterizzato da una forte natalità/mortalità. (G. Di Carlo)
Nel settore discografico non ci sono elevate barriere all’entrata ma piuttosto un limite
alla forza commerciale delle imprese dovuto al fatto di operare in un mercato di massa.
Sebbene esistano numerose imprese minori (indies), quando queste vogliono espandersi
e coprire il mercato nazionale incontrano alte barriere di costo nella distribuzione e nella
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comunicazione. Sarebbe ideale una collaborazione tra indies, sul versante della
produzione poiché queste sono più creative e radicate al territorio, e major sul versante
del marketing poiché queste hanno una maggior possibilità di ottenere visibilità sui
media.
5)Minaccia di prodotti sostitutivi
Il consumatore di musica ha l’alternativa dell’ascolto radiofonico (l’Italia è uno dei
paesi con il più alto numero di radio private), la copia privata del CD, e la possibilità di
trovare prodotti pirata sia digitali che registrati su supporto fisico; la pirateria è uno dei
problemi che affligge maggiormente questo settore. (E.Assante).
Alla luce delle struttura del mercato e delle relazioni intercorrenti tra le case
discografiche e le altre quattro forze operanti ( artisti, distributori, nuovi entranti e
prodotti sostitutivi) si può ritenere che la redditività del settore sia abbastanza elevata,
almeno per le majors.
1.2 La rivoluzione digitale
Negli anni ottanta si apre l’era digitale, quella nella quale oggi siamo completamente
immersi. Il successo della tecnologia digitale è legato al personal computer. Prima degli
anni ottanta l’elaboratore elettronico era un macchinario usato nei centri di ricerca,
sviluppato per fini scientifici e militari. In seguito, per una serie di spinte sociali ed
economiche ha pervaso il tessuto sociale ed è diventato un oggetto di massa presente in
moltissime case; successivamente l’avvento di Internet ha contribuito a modificare lo
scenario sociale ed economico. (F. Silva; G. Ramello).
Negli ultimi anni è cresciuto il dominio della tecnologia digitale su tutta l’industria
creativa: nel cinema, nella musica e nel giornalismo.
Nel cinema, la convergenza tra il contenuto tradizionale e la tecnologia digitale
modifica in profondità il modo in cui i film vengono prodotti, distribuiti e guardati.
Nel giornalismo internet e la tecnologia hanno rivoluzionato il modo di fare
informazione e di ottenere informazioni: in tempi recenti Steve Jobs, il presidente di
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Apple, presentando l’ iPad al mercato lo ha indicando come possibile strada per
l’informazione del futuro. (fonte: Il Sole24Ore)
Nel settore musicale, il personal computer sempre più potente ed economico è il mezzo
con il quale la musica arriva sempre più frequentemente al consumatore, sia via internet
sia via CD. Il computer è la macchina musicale che ha dominato l’inizio di questo
millennio, sia dal punto di vista dei creatori, sia dal punto di vista dei consumatori.
Anche se la rivoluzione digitale ha colpito tutta l’industria creativa , la musica è stata
l’apripista della nascita del mercato digitale ed è sicuramente il comparto più trainante.
Di seguito è proposto un grafico raffigurante le quote di mercato.
Se si escludono i giochi elettronici, la musica registrata produce nel mercato online e in
quello mobile molto più valore di qualunque altro comparto dell’industria creativa: i
ricavi digitali della discografia sono in proporzione più che doppi rispetto a quelli
generati dall’industria cinematografica ed editoriale (quotidiani e riviste) messe
assieme.
Nel settore della musica, la rete è diventata il centro della comunicazione musicale,
portando una vera e propria rivoluzione nel mercato discografico. Si tratta di una
rivoluzione che parte dal basso, dagli utenti, da milioni di persone che hanno avuto
modo di usare la rete per copiare e scambiare musica gratuitamente.