6
Il presente lavoro non poteva non impegnarsi in un’analisi riguardante il mercato
bancario italiano, anche in virtù della nutrita quantità di informazione e documentazione
disponibile. Nel secondo capitolo si sono cercate di tratteggiare, perciò, le principali
linee evolutive dell’ordinamento bancario italiano, ripercorrendone i passaggi
fondamentali, mettendo in evidenza gli aspetti che hanno reso necessaria la revisione
della regolamentazione imperniata sulla Legge Bancaria del 1936 ed esaminando,
infine, le implicazioni della nuova cornice normativa emersa a seguito dei cambiamenti
legislativi caratterizzanti la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta.
Il capitolo, rifacendosi ai saggi ed ai contributi maggiormente noti in Italia nell’ambito
delle aggregazioni tra banche, affronta poi l’analisi del processo di concentrazione che
ha interessato gli intermediari italiani, sottolineando, in primo luogo, i tratti salienti
dell’evoluzione della concorrenza che hanno costituito un catalizzatore fondamentale
per i processi di aggregazione bancaria; evidenziando poi, in secondo luogo, come tali
processi abbiano contribuito a trasformare il mercato bancario, riducendo il numero di
intermediari, ma non il numero di sportelli presenti sul territorio. Ciò che è emerso è
come l’Italia abbia manifestato, con un certo ritardo rispetto ad altri Paesi europei, lo
sviluppo del fenomeno delle concentrazioni bancarie. Solo a partire dagli anni Novanta,
a seguito della progressiva liberalizzazione dell’attività bancaria e dell’allargarsi dello
scenario competitivo su scala europea, le banche italiane hanno iniziato, infatti, ad
effettuare operazioni di concentrazione legate a precise scelte imprenditoriali e non alla
necessità di garantire stabilità al sistema. Il mercato bancario italiano, si è potuto, così,
allineare in parte a quello dei principali Paesi europei. Ciò nonostante il processo di
concentrazione messo in atto dalle nostre banche non può dirsi, comunque, ancora
concluso, considerato l’elevato grado di frammentazione presente nel settore.
Il capitolo, inoltre, utilizza l’aggiornata banca dati della Banca d’Italia per tracciare un
quadro su come le operazioni di M&A abbiano influito sulle performance delle banche
italiane e, attraverso l’osservazione di varie grandezze significative, come, per esempio,
i livelli di redditività raggiunti e l’incidenza dei costi operati e del personale sui fondi
intermediati, giunge alla conclusione che il settore bancario italiano nel corso degli anni
ha registrato una generale crescita di efficienza.
Successivamente, si è voluto incentrare l’attenzione sul sistema bancario europeo. Il
terzo capitolo sposta, così, la prospettiva dell’analisi sulla descrizione dei cambiamenti
7
e degli aspetti economici provocati dalle M&A sui mercati bancari dei Paesi
dell’Unione Europea-15. Negli ultimi decenni, l’interagire di fattori, quali la
globalizzazione dei mercati, gli interventi normativi nazionali ed internazionali, la
sempre più rapida integrazione europea, la pressante concorrenza di operatori anche non
bancari e, non ultima, la continua evoluzione dell’Information Technology (IT), hanno
spinto le banche europee a ricercare nuove strade per il conseguimento di vantaggi
competitivi e per il mantenimento di quote di mercato. La progressiva intensificazione
delle pressioni competitive ha, nella maggior parte dei casi, imposto alle banche un
intenso processo di ristrutturazione finalizzato al recupero di efficienza e redditività. Per
questo, nello scenario attuale, è migliorata la capacità delle banche tesa a ricorrere,
sempre più, ad operazioni di M&A considerate opzioni strategiche efficaci per il
conseguimento di obiettivi di creazione di valore e, più in generale, per l’incremento
delle performance.
In generale, osservando le operazioni di concentrazione realizzate negli ultimi anni in
Europa, è possibile tracciare alcune caratteristiche di fondo del processo in atto. Le
banche che hanno avuto un ruolo attivo nelle operazioni di concentrazione sono
contraddistinte da una superiore dimensione media e da una redditività più alta. La
funzione aggregante è stata, quindi, svolta da quelle banche che hanno saputo
raggiungere superiori livelli di efficienza, mentre sono divenute oggetto di acquisizione
gli intermediari di dimensione inferiore caratterizzati da una più alta incidenza dei costi
operativi, in particolare del costo del lavoro.
Il capitolo, inoltre, ha permesso di trattare un tema diventato sempre più d’attualità negli
ultimi anni, ovvero quello delle operazioni di M&A cross-border che hanno luogo tra
soggetti di paesi diversi. Tali operazioni, pur risultando ancora inferiori di numero
rispetto a quelle a carattere nazionale, hanno avuto un forte sviluppo soprattutto in Gran
Bretagna e nei Paesi Scandinavi. Il capitolo continua mettendo in risalto i principali
drivers in grado di dare origine ad integrazioni transfrontaliere e di influenzarne il
successo. Del processo di M&A in Europa viene anche fornita un’analisi ed una misura
del livello di concentrazione bancaria raggiunta nei singoli Paesi europei, attraverso
l’utilizzo dell’indice di Herfindahl-Hirschmann, oppure attraverso l’indice che tiene
conto della quota di mercato posseduta dalle cinque più grandi banche per Paese.
8
Il capitolo si conclude con una descrizione dell’evoluzione della complessa normativa
comunitaria sul controllo delle concentrazioni e con un approfondimento sulle strategie
di crescita delle maggiori banche europee.
Proseguendo con un’analisi a livello europeo, nel quarto capitolo viene riportata la
ricerca effettuata dal Comitato sul Sistema Finanziario Globale nel 2004, che prende in
esame il perché negli ultimi dieci anni si sia assistito ad una formidabile espansione
degli investimenti diretti nei settori finanziari delle economie di mercato emergenti da
parte dei principali Paesi europei. Le cause di ciò sono da ricercare sia nei Paesi
destinatari sia in quelli di origine. Nei Paesi emergenti le politiche volte a favorire lo
sviluppo dell’economia di mercato, le misure di liberalizzazione nei sistemi finanziari e
la rimozione dei vincoli ai movimenti di capitali hanno generalmente determinato
condizioni favorevoli all’ingresso di operatori esteri. Nei paesi industrializzati, invece,
le stesse forze alla base dell’ondata di fusioni ed acquisizioni nei mercati nazionali
hanno anche fornito incentivi alle banche di maggiori dimensioni per la ricerca di nuovi
mercati all’estero.
Il capitolo prosegue con un approfondimento sui processi di concentrazione bancaria in
atto nei nuovi Paesi dell’Unione Europea. Questi negli ultimi anni hanno subito rapide
trasformazioni e allo stesso modo il loro sistema bancario, a seguito dei processi di
privatizzazione, si è ampiamente evoluto subendo l’influenza delle strategie di
espansione dalle banche europee. Ciò che è emerso nel lavoro è che tra 1990 ed il 2005,
ci sono state poche prove di un trend verso M&A cross-border all’interno dell’Unione
Europea a 15 Paesi. Il percorso compiuto dalla maggioranza dei grandi gruppi bancari è
stato, dapprima, consolidare le proprie posizioni all’interno dei confini nazionali e, in
seguito, definire le mosse strategiche nel tentativo di espandere la propria operatività
verso i mercati esteri. I Paesi maggiormente presi di mira in questa nuova ondata di
aggregazioni sono risultati essere i nuovi Stati membri appartenenti all’Europa dell’Est
in quanto sembrerebbero in grado di offrire opportunità di sviluppo più ampie e con un
livello di concorrenza meno acuito.
L’importanza strategica assunta dai mercati bancari dell’Europa dell’Est, viene inoltre
testimoniata nell’ultimo capitolo del lavoro. Il quinto capitolo, infatti, analizza
l’operazione di aggregazione cross-border effettuata da una dalle principali banche
italiane, UniCredit, con l’austriaca HypoVereinsBank.
9
Tale fusione risulta particolarmente interessante, addirittura paradigmatica, in quanto
costituisce la maggior integrazione cross-border avvenuta nell’Unione Europea e
perchè ha dato vita al più grande gruppo bancario operante nell’area dell’Europa
dell’Est. L’operazione viene perciò ripercorsa descrivendone i protagonisti, i tempi, la
struttura dell’accordo e le motivazioni che hanno spinto a tale processo.
Inoltre, ad un anno dal completamento dell’aggregazione, si sono analizzati i principali
dati ed indici di bilancio e, a tal proposito, si è giunti alla conclusione che la nuova
banca sembra aver raggiunto molti degli obiettivi che si era prefissata con la fusione.
Essa, infatti, ha ottenuto le dimensioni di un gruppo competitivo a livello internazionale,
con un portafoglio di attività completo, diversificato e con buone performance, ma
soprattutto ha dimostrato una positiva capacità di crescita in tutti i principali business,
mostrando una forte capacità di investimento e di creazione di valore.
10
Capitolo 1
Principali aspetti definitori dei
processi di consolidamento bancari
SOMMARIO: 1.1 Fattori ambientali incentivanti il processo di consolidamento. – 1.2 Forme tecniche di
realizzazione dei processi di concentrazione. – 1.3 Il trade-off tra specializzazione e diversificazione
nell’offerta di servizi bancari. – 1.4 Gli orientamenti organizzativi degli intermediari bancari tra banca
universale e gruppo bancario. – 1.5 I processi di crescita esterna: le banche coinvolte e le motivazioni
sottostanti. – 1.6 Effetti e conseguenze dei processi di consolidamento.
1.1 Fattori ambientali incentivanti il processo di consolidamento
Le operazioni di fusione ed acquisizione hanno assunto, negli ultimi decenni, un ruolo
sempre più cruciale nell’evoluzione e nella configurazione del settore bancario
mondiale. I processi di concentrazione bancaria rappresentano, inoltre, un fenomeno
complesso la cui analisi, per le molteplici variabili e determinanti che vi possono
influire, risulta non sempre lineare. Tale complessità è spiegata, principalmente, dalle
differenti determinanti che li ispirano, dai numerosi effetti che producono e dalle
diverse forme tecniche di aggregazione utilizzabili. Ogni banca, opera all’interno di un
contesto socio-economico contraddistinto da una serie di fattori ambientali che ne
condizionano l’attività. In questi ultimi anni tali fattori sono mutati velocemente e ciò
ha contribuito a rendere le scelte strategiche adottate dagli intermediari bancari sempre
più cruciali per il loro successo. Nell’ambito della problematica relativa alle motivazioni
che spingono le banche verso operazioni di consolidamento è possibile, quindi,
distinguere determinanti correlate a variabili ambientali o di contesto, tra le quali
11
rientrano l’innovazione tecnologica, sia informatica sia finanziaria, la
deregolamentazione del settore bancario, l’introduzione dell’euro, e la globalizzazione
delle economie; da determinanti strategiche legate a singole operazioni o a singoli
mercati
1
, da ricondurre a fattori di ordine aziendale, manageriale, organizzativo e,
spesso, da obiettivi di adeguamento alle citate condizioni ambientali.
L’interagire dei sopra citati fattori ambientali ha provocato un affievolimento delle
barriere all’entrata nel settore bancario dei principali paesi mondiali
2
e ha posto le
condizioni per l’ingresso di banche estere e di imprese provenienti dagli altri comparti
dell’intermediazione finanziaria. Conseguenza di ciò è stata la progressiva
intensificazione della concorrenza e i connessi pericoli di erosione delle quote di
mercato possedute, che hanno spinto le banche a ricorrere ad un intenso processo di
ristrutturazione finalizzato al recupero di efficienza e redditività. Gli intermediari
bancari hanno così intrapreso sempre più spesso operazioni di crescita esterna attraverso
processi di mergers and acquisitions (M&A), considerate iniziative efficaci al
conseguimento di tali obiettivi e, più in generale, all’incremento della performance
3
.
L’aumento nel numero di operazioni di fusione ed acquisizione avvenuto negli ultimi
vent’anni nel settore bancario è stato il frutto, come detto poc’anzi, di numerosi fattori
propulsivi.
L’innovazione tecnologica e finanziaria è tra le determinanti strutturali più significative
per i processi di M&A in quanto rappresenta un fattore creatore di continuo
cambiamento del contesto competitivo dove operano le banche. L’ingresso in nuove
aree di business ed in nuovi mercati di riferimento è sempre più dipendente dal grado di
tecnologia fruibile dagli intermediari. La dilatazione dei mercati geografici in cui questi
operano è, infatti, per molti aspetti, conseguenza dell’intenso processo di sviluppo
tecnologico che ha interessato il settore delle telecomunicazioni e dell’informatica.
L’eccezionale incremento della velocità, della quantità e delle tecniche di elaborazione
dell’informazione hanno influito in maniera sostanziale sulla qualità e sui costi delle
1
Queste ultime saranno oggetto di un approfondimento nel Capitolo 1 paragrafo 4.
2
Ci si riferisce principalmente ai paesi dell’area dell’Euro-25 e degli Stati Uniti.
3
“M&A are changing the structure of the European banking sector. However, they are not a driving
force for change themselves. M&As are responses to the driving forces for change and to change in
market structure. The driving forces include, for instance, information technology, disintermediation and
the integration of international capital market, where the creation of the single currency is especially
relevant in Europe”. Si veda European Central Bank, Merger and acquisitions involving the EU banking
industry – facts and implications, December, 2000, p. 3.
12
attività di produzione, negoziazione e distribuzione dei servizi finanziari
4
. Tali
cambiamenti hanno reso evidente i vantaggi che le banche hanno tratto dall’innovazione
tecnologica che, da strumento di ottimizzazione dei processi di lavoro, è diventata un
fattore competitivo del mercato dei servizi finanziari. L’utilizzo delle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione nelle banche trova applicazione su due livelli
entrambi fondamentali per il raggiungimento dell’efficienza e della competitività
5
. Sul
fronte interno, per quel che riguarda la ristrutturazione dei processi, in termini di risorse
umane, di risorse finanziarie e di assetto organizzativo; sul fronte esterno, in termini di
posizionamento sul mercato e di modalità di contatto della clientela, attraverso la messa
a punto di strategie innovative, sollecitate da un contesto che impone tempi sempre più
ridotti nell’offerta di prodotti e servizi
6
. La capacità contributiva è dunque condizionata
dalla tempestività con la quale si risponde agli impulsi di mercato.
Sul versante relativo ai processi, l’investimento in nuove tecnologie informatiche
(Information and Communication Technology) consente il conseguimento di
significativi risparmi di costo, in particolare nelle operazioni retail relative
all’investimento in valori mobiliari e ai servizi di incasso e pagamento. I vantaggi sono
essenzialmente dovuti al fatto che i costi totali dei processi automatizzati risultano
essere di gran lunga inferiori rispetto all’impiego di tecniche labour-intensive, anche in
vista della conseguente riduzione di personale preposto a tali processi
7
. Inoltre, la
raccolta e l’elaborazione centralizzata delle informazioni consente lo sfruttamento di
significative economie di scala. I processi produttivi ad alto contenuto tecnologico,
infatti, necessitano di ingenti investimenti iniziali e presentano di regola rilevanti costi
fissi dovuti alla manutenzione e all’aggiornamento tecnologico stesso. A questa
situazione fa però riscontro un costo marginale per singola transazione quasi nullo, e
pertanto i costi medi decrescono fortemente nella misura in cui i costi fissi vengono
ripartiti su un grande numero di operazioni
8
.
4
Si veda La Torre M., Le concentrazioni bancarie. Riflessi gestionali e dinamiche di mercato, UTET,
Torino, 2000, p. 10.
5
Si veda Comana M. (a cura di), La concentrazione del sistema bancario italiano, Cacucci Editore, Bari,
2003, p. 24.
6
Si veda Mottura P., Gli intermediari finanziari, Egea, Milano, 2006, p. 15.
7
Si veda BCE, The effects of technology on the EU banking system, July, 1999, p. 23.
8
Si veda Convenzione Interbancaria per i Problemi dell’Automazione, Rilevazione sullo stato di
automazione del sistema creditizio, Roma, Aprile, 2005, p. 56.
13
E’ importante rilevare, inoltre, l’effetto sostituzione che la tecnologia può determinare
nei confronti di altri fattori nelle combinazioni produttive e distributive
dell’intermediazione bancaria. A tal proposito, assumono particolare rilevanza due
fenomeni
9
. Primo, la sostituzione della tecnologia al lavoro in svariate fasi dei processi
produttivi tipici dell’intermediazione (rilevazioni, archiviazione, elaborazione e
consultazione dei dati) è stata, ed è tuttora, un fenomeno irrinunciabile. Secondo, la
surrogazione della tecnologia rispetto ad altri fattori (oltre al lavoro) nelle combinazioni
caratteristiche della trasmissione dei dati e delle informazioni sia all’interno
dell’intermediario, sia fra l’intermediario ed il mercato, con l’effetto di affiancare, ed a
volte rimpiazzare, i canali distributivi tradizionali (sportelli), con i canali distributivi
tecnologici (point of sales, phone banking, remote banking, internet banking)
10
.
L’analisi riportata nel lavoro del Gruppo dei Dieci
11
evidenzia ulteriori aspetti del
cambiamento provocati dal progresso tecnologico sottolineando che lo sviluppo
dell’Information and Communication Technology ha avuto un forte impatto anche sulla
gamma dei prodotti finanziari offerti alla clientela. Lo sviluppo di Internet e di
postazioni automatiche (ATM-Automated Teller Machine) ha creato dei nuovi canali
distributivi elettronici, rendendo possibile alle banche di allargare la loro capacità di
espansione nei mercati e di facilitare, quindi, l’offerta di un ampio spettro di servizi e
prodotti ad un più grande numero di clienti. Secondo lo studio della European Central
Bank (ECB)
12
, infatti, la filiale non rappresenta più l’unico e principale veicolo di
contatto con il cliente. Le banche stanno ponendo particolare attenzione alla
diversificazione dei canali fra i quali hanno rilievo il telefono (telephone banking), con
la creazione di call center, le reti, prima fra tutte Internet (internet banking) ed altri
canali utilizzati per l’offerta di servizi di natura informativa o dispositiva. La
caratteristica comune a questi nuovi canali è quella di fornire tutti i servizi bancari
tradizionali ed anche servizi innovativi. Tutto questo è effettuato senza prevedere il
9
Si veda Mottura P., Gli intermediari finanziari, op. cit., p. 43.
10
Per una significativa esemplificazione si veda il caso di Barclays Bank che nell’aprile 2000 ha
annunciato la chiusura di 171 filiali motivando la decisione con l’affermazione che il numero di clienti
frequentanti le filiali era diminuito, che i principali concorrenti avevano fatto scelte analoghe, che i clienti
collegati con phone banking erano ormai 1,2 milioni, e che nell’ultimo anno i conti on-line erano
aumentati da 20.000 a 800.000. Si veda Financial Time, 12 aprile 2000.
11
Si veda Gruppo Dei Dieci, Il processo di consolidamento nel settore finanziario, 2001.
12
Si veda ECB, Merger and acquisitions involving the EU banking industry – facts and implications, op.
cit., p. 23.
14
contatto fisico con il cliente, che quindi interagisce con la propria banca a distanza,
attraverso strumenti di comunicazione remota. Proprio per questo lo studio citato parla
di remote banking e, con specifico riferimento alla clientela retail, di home banking
13
.
In conclusione anche l’ultimo rapporto della Convenzione Interbancaria per i Problemi
dell’Automazione
14
(CIPA) ha sottolineato come l’innovazione tecnologica sia risultata
cruciale nel favorire la dinamica delle operazioni di fusione e acquisizione tra banche. Il
notevole incremento dei costi fissi, dovuto proprio alle nuove tecnologie
dell’informazione, ha spinto, infatti, le banche a tentare di ripartire questi oneri su una
clientela sempre più numerosa. A tal proposito, i processi di M&A si rivelano, a sua
volta, i più rapidi per raggiungere dimensioni competitive adeguate, dal momento che
sembrano essere in grado di garantire alle banche quel salto tecnologico necessario per
una rapida diffusione di nuove opportunità di sviluppo.
Accanto all’innovazione tecnologica, un ulteriore fattore chiave nello stimolare il
processo di cambiamento del settore bancario può essere individuato nel processo di
deregolamentazione dell’attività creditizia che, negli ultimi vent’anni, ha interessato
buona parte delle principali economie
15
. Nella maggior parte di queste, la struttura della
regolamentazione finanziaria è mutata da un sistema bank-oriented, nel quale le banche
costituiscono la figura predominante di intermediari del risparmio e pressoché l’unico
canale a disposizione delle imprese per attingere al credito, ad un sistema market-
oriented, che pone le banche in competizione con altri soggetti finanziari e permette alle
grandi imprese di ricorrere all’autofinanziamento mediante l’emissione diretta di
azioni
16
.
13
Una esemplificazione efficace del concetto di home banking è fornita in ECB, Payment systems in the
EU, Genuary, 1999, nel cui glossario si definisce l’home banking service “as service which retail
customer or financial istitution can access using a thelephone, television set, terminal or personal
computer as a telecommunications link o the istitution’s computer centre”.
14
Si veda CIPA, Rilevazione sullo stato di automazione del sistema creditizio, op. cit., p. 63
15
Per l’Italia, si consideri, ad esempio, la liberalizzazione valutaria, l’eliminazione dei vincoli posti
all’apertura degli sportelli bancari, la despecializzazione operativa introdotta con il Testo Unico in
materia creditizia. Questo fenomeno ha comportato due principali conseguenze: ha disgregato lentamente
la distinzione tra intermediari finanziari di natura diversa e, mediante la rimozione o l’attenuazione dei
controlli all’entrata, ha aumentato la concorrenza sui mercati tradizionali. Un approfondimento a tale
processo è dato nel Cap 2 paragrafo 1. Si veda Comana M., Il processo di concentrazione e il
cambiamento del sistema bancario italiano, in Comana M., La concentrazione del sistema bancario
italiano. Aspetti strutturali ed organizzativi, op. cit.
16
Si veda La Torre M., Le concentrazioni bancarie. Riflessi gestionali e dinamiche di mercato, op. cit., p.
32.
15
Alla ridefinizione del quadro regolamentare del sistema bancario europeo sono da
ricondurre, tuttavia, il recepimento delle Direttive comunitarie, la prima nel 1985 e la
seconda nel 1992, le quali hanno aperto la via a nuove soluzioni strutturali e di
funzionamento del mercato. In particolare, come è noto, la Prima Direttiva bancaria
77/780/CEE introduce il principio della libertà di stabilimento in UE delle imprese
bancarie e rimuove i vincoli all’apertura di sportelli sul territorio comunitario.
Successivamente la Seconda Direttiva 89/646/CEE introduce il principio del mutuo
riconoscimento in ambito bancario, attribuendo pari dignità, nei singoli paesi membri,
agli intermediari residenti e non residenti, purché autorizzati e controllati nel proprio
Stato di origine. Le due Direttive hanno ampliato i confini geografici dell’arena
competitiva in cui operano le banche avendo come effetto l’aumento del livello di
concorrenza spaziale tra gli intermediari, soprattutto per effetto del venir meno dei
vincoli alla libera circolazione delle persone, dei beni, dei servizi e dei capitali,
realizzati con la creazione del mercato unico europeo. Le citate Direttive, mediante
l’abolizione dei limiti alla crescita interna ed esterna delle banche e la riduzione delle
barriere all’entrata e all’uscita, hanno anche avuto l’ulteriore effetto di permettere agli
intermediari di operare su scala internazionale, ampliando le loro opportunità di
diversificazione produttiva
17
. Il processo di deregolamentazione del settore finanziario,
è stato anche determinante nel favorire l’affievolimento delle tradizionali barriere
operative che separavano le diverse attività finanziarie. La possibilità di varcare confini
prima proibiti e di entrare in nuove aree di business ha stimolato il consolidamento tra
banche con specializzazioni differenti
18
. All'avvicinamento fra intermediari creditizi con
business differenti si è accompagnata una tendenziale assimilazione fra i prodotti e le
attività svolte dalle diverse istituzioni finanziarie
19
.
17
In merito a questo argomento si veda Anderloni L., Basile I. e Schwizer P. (a cura di), Nuove frontiere
delle concentrazioni e ristrutturazioni, Bancaria Editrice, Milano, 2001, p. 26.
18
Si veda La Torre M., Le concentrazioni bancarie. Riflessi gestionali e dinamiche di mercato, op. cit., p.
37.
19
A conferma di questo, ad esempio, è risultato sempre più comune che le banche avviassero strategie di
vendita di strumenti di gestione del risparmio a spiccato contenuto previdenziale, mentre le compagnie di
assicurazione emettessero polizze dalle caratteristiche eminentemente finanziarie. Si veda ECB, Merger
and acquisitions involving the EU banking industry – facts and implications, op. cit.
16
E’ opinione condivisa da diversi autori
20
che il mutamento delle condizioni competitive
nel settore bancario è da attribuirsi all’attività di liberalizzazione e deregolamentazione
che ha interessato i mercati di molte nazioni a partire dalla fine degli anni Ottanta.
Tuttavia lo studio del Gruppo dei Dieci
21
, ha sottolineato come sia complicato
distinguere chiaramente gli effetti delle riforme normative sui sistemi finanziari, dagli
effetti del progresso tecnologico, dell’innovazione dei servizi finanziari e da altri fattori
che possono aver preceduto i cambiamenti ottenuti con le modifiche regolamentari. La
deregolamentazione dei servizi finanziari è stata, infatti, spesso avviata in seguito a
cambiamenti tecnologici o a crisi finanziarie. Questo può suggerire l’ipotesi che la
liberalizzazione, teoricamente, potrebbe non essere un fattore così strettamente
necessario al consolidamento dei mercati bancari, in quanto questa sarebbe piuttosto in
grado di influire ampliando il set di opzioni strategiche a disposizione di un
intermediario nei suoi processi di crescita.
La deregolamentazione, sulla base di quanto detto sopra, sembra quindi che sia stata in
grado di dare alle banche quella flessibilità strategica ed operativa indispensabile per
rispondere agli impulsi competitivi dei mercati.
Strettamente coeso al processo di deregolamentazione un altro fattore che ha avuto un
forte impatto sull’evoluzione del mercato bancario europeo è stata l’introduzione
dell’euro. Si sostiene, infatti, che la moneta unica abbia agito da catalizzatore,
rinforzando il trend, già avviato, di convergenza tra i sistemi bancari dell’Unione
Europea
22
. Tuttavia, già prima dell’avvento della moneta unica, l’attività di M&A nel
settore bancario era particolarmente vivace
23
. Si deduce, quindi, che la nascita del
mercato unico è servita solamente a sostenere e non ad innescare tale attività. Lo studio
del già citato Gruppo dei Dieci sottolinea, invece, come lo specifico impatto dell’euro
sui mercati finanziari è complesso da analizzare per due ragioni. Primo, perché, il
settore finanziario europeo aveva già attuato, verso la fine degli anni Ottanta, alcuni
cambiamenti sulla strada dell’armonizzazione dei vari mercati nazionali verso la
20
Si vedano Abraham J. P., “Le strategie delle banche in Eurolandia”, in Banca, Impresa e Società, n. 1,
Aprile, 1999; La Torre M., Le concentrazioni bancarie. Riflessi gestionali e dinamiche di mercato, op.
cit., p. 41.
21
Si veda Gruppo dei Dieci, Il processo di consolidamento nel settore finanziario, op. cit.
22
Si veda Comana M., La concentrazione del sistema bancario italiano. Aspetti strutturali e
organizzativi, op. cit., p. 24.
23
Si veda Danthine J. P., Giavazzi F., Von Thadden E. L., “European financial Markets after the Emu: a
first assessment”, Working Paper Cepr, n. 2413, March, 2001.
17
creazione di un singolo mercato europeo
24
; secondo, perché la relazione tra
l’introduzione dell’euro ed il processo di consolidamento può variare tra segmenti del
mercato finanziario. E’ indiscusso, comunque, come la diffusione dell’euro ha portato
alla progressiva convergenza dei tassi bancari che, in seguito, ha determinato
un’omogeneizzazione dei prezzi nelle attività tipiche delle banche, esaltando le
condizioni di efficienza delle singole gestioni
25
. Se da un lato con l’introduzione
dell’euro sono venuti meno alcuni rischi tipici dell’attività bancaria, primo fra tutti il
rischio di cambio, dall’altro se ne sono affacciati di nuovi, collegati all’esigenza di
fidelizzare fasce di clientela diverse da quelle tradizionali e di creare occasioni di
profitto all’estero
26
.
L’introduzione dell’euro assieme agli altri fattori ambientali sopra esaminati, hanno,
inoltre, favorito il significativo processo di globalizzazione dei mercati dei beni e dei
capitali, che può essere così considerato una quarta causa dell’intensificarsi dell’attività
di M&A nei settori bancari. Lo sviluppo della globalizzazione delle economie è vista,
infatti, come il risultato inevitabile dei processi di deregolamentazione e di sviluppo
delle tecnologie di comunicazione. Come detto prima, i progressi tecnologici e delle
telecomunicazioni hanno accorciato le distanze sia spaziali che temporali e, allo stesso
tempo, la deregolamentazione ha permesso l’esplorazione di nuovi mercati. Tutto
questo ha così accentuato il processo di globalizzazione delle economie mondiali
stimolando le banche a modificare la propria attività, e ad ampliare la gamma di servizi
offerti settori a più alto valore aggiunto
27
. La Torre
28
, per esempio, sostiene che
l’integrazione dei mercati a seguito del processo di globalizzazione ha consentito di
collocare gli intermediari bancari in un ambiente di riferimento più ampio e più
dinamico. Questa condizione ha imposto loro un ripensamento del proprio mercato di
riferimento ed una differente concezione di mercato domestico
29
e di mercato estero. In
24
Ci si riferisce nuovamente alla Prima Direttiva bancaria 77/780/CEE e alla Seconda Direttiva bancaria
89/646/CEE.
25
Si veda Comana M., La concentrazione del sistema bancario italiano. Aspetti strutturali e
organizzativi, op. cit., p. 65.
26
Si veda ECB, Merger and acquisitions involving the EU banking industry – facts and implication, op.
cit., p. 51.
27
Si veda Comana M., Il processo di concentrazione e il cambiamento del sistema bancario italiano, op.
cit., p. 42.
28
La Torre M. Le concentrazioni bancarie. Riflessi gestionali e dinamiche di mercato, op. cit., p. 26.
29
La nozione di mercato interno (domestic) sta cambiando rapidamente alla luce dell’Unione Europea,
dell’Euro e della conseguente concentrazione dei mercati bancari europei. Le banche fanno sempre più
18
tale ottica, le operazioni di concentrazione sono considerate un valido strumento per un
veloce riposizionamento strategico. Le spinte prodotte dal processo di globalizzazione
dell’economia esercitano una pressione nei confronti degli intermediari bancari,
inducendoli ad una continua ricerca di incrementi di produttività e di massimizzazione
dei profitti. E’ in questo contesto che si è assistito alla rapida diffusione di operazioni di
fusione ed acquisizione e di alleanze strategiche internazionali
30
. La globalizzazione dei
mercati dei beni e dei capitali, erodendo progressivamente la demarcazione tra i
comparti tradizionali (quello finanziario, bancario ed assicurativo), ha così reso
conseguentemente più facile l’entrata di nuovi operati in questi settori ed ha contribuito
a modificare le preferenze della clientela retail che, di fronte a tassi di interesse
decrescenti e, quindi, poco remunerativi, si è mossa verso la ricerca di prodotti
finanziari alternativi.
La globalizzazione insieme alla deregolamentazione dei mercati, all’introduzione
dell’euro e allo sviluppo tecnologico hanno reso le economie nazionali molto più
interdipendenti ed hanno favorito l’affermazione di gradi crescenti di interrelazione fra
le diverse attività economiche, indipendentemente dalla loro localizzazione geografica.
Tali fenomeni sono stati in grado di mutare la natura e l’intensità della competizione nei
mercati ed anche in quello bancario che, in conseguenza delle spinte prodotte da tali
processi, ha accresciuto e ha reso più ampia ed accesa la concorrenza tra i suoi
partecipanti.
frequentemente riferimento ad un secondo mercato interno (second home market) e, soprattutto le
maggiori, a quello nelle economie emergenti (emerging home market). Si veda il Capitolo 4 e Cesarini F.
(a cura di), Le strategie delle grandi banche in Europa, Bancaria Editrice, Roma, p. 195.
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Si veda Palmieri S., Fusioni ed acquisizioni in Europa. Le conseguenze economiche e sociali, Ediesse,
Milano, 2004, p. 98.