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creare le condizioni più sicure possibili di lavoro per tutti dipendenti e per tutti coloro i
quali entrano in contatto con la tecnologia UOP.
Fra i vari prodotti e processi realizzati dalla società la mia attenzione si focalizza sul
setaccio molecolare assorbente, prodotto che è stato realizzato (sintetizzato) per la prima
volta in un laboratorio da quella che è oggi la divisione adsorbents della UOP nel 1949.
I setacci molecolari sono dei composti porosi, di struttura cristallina e inorganici; questi si
trovano in natura, in particolare nelle rocce vulcaniche, ma la loro realizzazione in
laboratorio permette di produrli in un'ampia gamma di composizioni chimiche e forme
fisiche.
I setacci assorbono molecole di una certa taglia tralasciandone altre; la UOP produce il
setaccio molecolare in più di cinquanta tipologie ed ha sviluppato le competenze per
realizzare soluzioni per particolari richieste provenienti da ogni azienda cliente.
Ogni tipo di setaccio prodotto ha una specifica dimensione dei pori.
L'analisi del setaccio molecolare riguarda sia la sua storia che la sua produzione alla UOP,
le sue caratteristiche nelle sue applicazioni commerciali sia nell'industria di processo che
nel manufactoring: in quest'ultimo caso propongo le modalità in cui viene gestito il
rapporto tra la UOP e le società clienti e come queste società portano avanti l'applicazione
del setaccio ai loro prodotti/processi, in quali momenti è più costante il rapporto con la
UOP e che tipo di supporto la UOP fornisce loro.
Nell'ambito della produzione del setaccio molecolare presento come essa avvenga nello
stabilimento di Reggio Calabria, stabilimento che è l'unico che produce setacci in Europa
per la UOP e che per dimensioni produttive è il secondo al mondo dopo lo stabilimento,
sempre della UOP, realizzato in Alabama; è una realtà interessante in quanto sorge in
un'area altamente arretrata da un punto di vista industriale, ma nonostante i disagi dovuti
alla mancanza di infrastrutture, disagi solo in parte leniti da qualche anno dall'attività del
porto di Gioia Tauro, riesce ad operare e a proporre un prodotto molto competitivo sul
mercato.
In ultimo penso che aiuti a capire il lavoro della UOP nella gestione del setaccio
molecolare un'analisi del mercato di questo prodotto; in particolare modo come è
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strutturato, quali sono le società concorrenti della UOP e i motivi che hanno spinto la
società ad acquisire la divisione dei setacci molecolari della Bayer, che era una delle
maggiori concorrenti della UOP e che rispetto ad essa era ben radicata in un segmento
molto in crescita del mercato asiatico e produceva una linea di setacci molecolari (i paste)
di cui la UOP non aveva la tecnologia.
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Capitolo 1 La UOP
La UOP è una multinazionale americana che opera nei seguenti campi: assorbenti e
catalizzatori, tecnologie di processo/licensing, impianti e attrezzature per processi, servizi
tecnici e di engineering.
1.1 La storia della UOP
1
1.1.1 La nascita della società.
La UOP è stata fondata nel 1914, quando un inventore californiano, Jesse A. Dubbs e un
imprenditore di Chicago J. Odgen Armour, fondarono la National Hydrocarbon Company,
divenuta in seguito Universal Oil Products Company.
L'incontro fra i due fu organizzato dal figlio di Dubbs, Carbon P., il quale aveva sentito
parlare dell'imprenditore di Chicago, re della carne in scatola, perennemente alla ricerca di
business sempre più fruttuosi.
Armour voleva sfruttare per una delle sue società, produttrice di asfalto, un'invenzione di
Dubbs; l'invenzione consisteva in un processo di scissione termica che permetteva di
ridurre gli idrocarburi pesanti del petrolio in idrocarburi leggeri.
In seguito si rese conto che il processo avrebbe reso molto di più se impiegato per ottenere
benzina dal petrolio grezzo.
Il processo realizzato da Dubbs era realmente straordinario e innovativo; fu il punto di
partenza da cui mosse il figlio Carbon P. per sviluppare un metodo di cracking migliore:
egli creò il cosiddetto "Dubbs clean circulation process" che sarebbe stato utilizzato in tutto
il mondo per raffinare il petrolio grezzo.
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Vedi “Ideas for rent” di Charles Remsberb e Hal Higdon, UOP, 1994
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Il processo messo a punto da Dubbs era molto versatile ed in ciò consistette il suo enorme
successo: ottenere benzina non solo dal solito combustibile di gasolio leggero ma anche dal
più abbondante e meno costoso gasolio pesante.
Con il brevetto di questo processo in mano, il board della società, guidata dal presidente e
general manager Hiram J. Halle, definì la mission della società: concedere l'utilizzo del
processo di Dubbs ad altri raffinatori dietro il pagamento di una royalty su ogni barile di
petrolio trattato.
Questo tipo di contratto di licensing, che prevedeva l'assistenza continua per tutto il
processo di cracking e garanzia di rimborso in caso di fallimento, era molto innovativo per
l'epoca e stabilì una formula di business che sarebbe continuata fino agli anni '90.
Tuttavia il piano di Halle ebbe un inizio difficile: non si riuscì a realizzare per lungo tempo
alcun contratto, nonostante l'ottimismo dovuto alla novità del processo.
I motivi erano fondamentalmente due: le società di raffinazione interessate giudicavano
troppo costoso il prezzo da pagare su ogni barile (15 centesimi) e in secondo luogo si era
insinuato sul mercato il sospetto che la UOP fosse una società solo sulla carta, fornitrice di
un brevetto che avrebbe impelagato chi lo avesse utilizzato in processi e carte bollate.
Questo secondo punto era giustificato dal fatto che già da qualche anno la UOP era in
causa con un'altra società, la Standard Oil dell'Indiana, accusata di aver indebitamente
utilizzato i processi dei Dubbs; inoltre la Standard Oil aveva stretto un accordo (detto "The
patent club") con la Standard del New Jersey e la Texaco, accordo riguardante l’ utilizzo
comune dei propri processi di cracking, dismissione di tutte le cause legali intentate tra
loro e sforzo comune per combattere a livello legale e produttivo la UOP.
Per tutta risposta a questa mossa Halle aggiunse ad ogni contratto di licenza la promessa di
una copertura mondiale del brevetto da ogni tipo di attacco e che la UOP avrebbe difeso a
proprie spese il cliente in ogni giudizio intentato da altri.
Nonostante i continui problemi legali e una clamorosa esplosione presso un impianto Shell
che utilizzava il processo di Dubbs, grazie anche ad un finanziamento di $1,5 mil. ottenuto
dalla moglie di Armour, la UOP riuscì a venire a capo del momento nero; a ciò si aggiunse
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anche un contratto stipulato da Halle con la Standard Oil della California, che controllava
all'epoca lo 8% della capacità di raffinazione a livello nazionale.
La Standard Oil della California abbandonò ogni altro processo di cracking; ciò permise
alla UOP di ottenere milioni di dollari in royalty ma soprattutto dimostrò che una piccola
compagnia, fuori dal giro della " famiglia Standard" e senza grosse risorse finanziarie,
potesse sviluppare un processo di raffinazione del petrolio " superiore ".
La UOP aveva provato di non essere solo una società sulla carta; il suo nome incominciò a
girare anche nei mercati esteri e, grazie al nuovo ufficio di rappresentanza aperto a Londra,
a capo del quale fu posto un giovane ingegnere prelevato dalla Shell, Victor Henny, furono
stipulati contratti di licensing in Asia, Africa, Europa e nelle colonie britanniche e olandesi.
In Europa il primo impianto che realizzasse il processo di Dubbs fu installato in Romania
nel 1926: i problemi furono molti, in particolare si dovette sopperire all'ignoranza assoluta
della forza lavoro locale nel costruire l’impianto.
Tramite l'invio di ingegneri da Chicago, sede della UOP, a capo dei quali fu posto un
giovane promettente, Stanley Wilson, i problemi furono superati e si stipularono contratti
con società locali legate alla Shell (Astra Romana, Steaua Romena e Aquila
Francoromena).
In Europa aumentò il successo della società: furono stipulati contratti in Francia,
Germania, Italia, Cecoslovacchia, Olanda, Belgio, Spagna, Galles ed anche in Canada,
Canarie, Australia, Far East; Halle diede vita alla tradizione della UOP di mandare in giro i
migliori giovani ingegneri per seguire l'andamento del rapporto previsto dal contratto;
inoltre provvide affinché i brevetti della UOP fossero registrati ovunque nel mondo si
pompasse o si trattasse petrolio.
1.1.2 “Boom” del processo di Dubbs
La società " sfondo'" in America riuscendo a tenere a bada la concorrenza del Patent club:
tutti i raffinatori volevano il processo di Dubbs; naturalmente la società vide migliorare in
continuazione i propri conti economici: nel febbraio del 1927 le risorse di cassa della
società arrivarono a $1.191.000 e si incominciò a ridurre l'indebitamento.
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Fu proprio nel 1927, il 16 agosto, che il maggior azionista e presidente onorario della
società, J. Odgen Armour, morì di infarto: ad aggravare le sue condizioni erano stati anche
i suoi grossi debiti con le banche, che subito cercarono di convincere, senza però portarla
in giudizio, la vedova a cedere il proprio pacchetto azionario della società, che agli occhi
delle banche risultava essere una vera e propria miniera d'oro.
E le banche non avevano certo torto: nel 1927 erano più di ventitré milioni i veicoli
motorizzati sulle strade e il consumo annuo di benzina superò i 330 milioni di barili l'anno.
L'interesse per il processo di cracking aumentava sempre più; sempre più nuove aziende
entrarono sul mercato; Halle realizzò allora una grossa campagna di comunicazione sulla
UOP e sul processo di Dubbs; in questo progetto fu coinvolto il direttore della ricerca della
compagnia, Gustav Egloff, che incominciò un road-show in America spiegando come
nessun processo di cracking fosse migliore di quello di Dubbs e come questo processo
portasse ad ottenere il 60% di benzina dal gasolio e il 50% dalla nafta.
La crescita della UOP non fu intaccata neanche da due disastrose esplosioni presso
impianti in Wyoming e Kansas, che spinsero la società ad aumentare l'impegno nel campo
nella sicurezza.
Sempre nel 1927 la UOP vinse alcune cause che aveva intentato contro società che
illegalmente sfruttarono in toto o in parte il processo di Dubbs; inoltre si cercò di
convincere i migliori lavoratori delle società portate in giudizio a " saltare il fosso " e a
passare con la UOP.
Nel frattempo Halle si convinse sempre più che una società come la UOP, che aveva come
patrimonio lo spirito continuo di ricerca dei propri ingegneri, dovesse investire appunto
nella ricerca; e così fu ingrandito e migliorato il centro di Riverside, si svilupparono
migliori e più sofisticati processi per il pompaggio del petrolio e per l'apparecchiatura del
controllo automatico.
In particolare un giovane ingegnere, Clarence G. Gerhold, presentò un nuovo processo di
cracking: prevedeva il trattamento non del petrolio ma della benzina già prodotta dal
processo di Dubbs: ciò avrebbe consentito una diminuzione del volume totale della benzina
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e la creazione di una certa quantità di gas, facendo aumentare la presenza del numero di
ottano (idrocarburo della serie del metano che indica il grado antidetonante della benzina)
nel cracking convenzionale.
Anche l'impianto da realizzare per dar vita a questo processo, chiamato thermal reforming,
era più semplice di quello di Dubbs e, grazie al potere antidetonante dell'ottano, permetteva
di lavorare a più alte temperature e a più elevata pressione.
Nonostante molte compagnie lavorassero a questo processo e nonostante le varie cause
intentate a difesa della nuova scoperta, il lavoro non rallentò anzi le ricerche in questo
campo aumentarono.
1.1.3 Acquisizione da parte delle Major chimiche – la polimerizzazione
Furono proprio le molte cause intentate dalla UOP e le sempre crescenti royalty pagate
dalle aziende clienti a spingere le società del Patent club a progettare l'acquisto della UOP,
ponendo fine così alla cosiddetta guerra del cracking.
Fu un processo lungo che vide l'intervento dei legali della Standard Oil della California e
dell'Indiana ,della Texaco e della UOP; intervenne anche la commissione Antitrust; alla
fine il 6 gennaio del 1931, il contratto di vendita fu firmato: fu fissato un prezzo di 25.000
dollari per le mille azioni in circolazione.
Il 40% delle azioni fu in mano a Shell e Standard della California, che per il controllo
diedero vita ad una holding: The United Gasoline Corp.
Del vecchio management della società restarono solo Halle, Gus Egloff e Joe Alther; tutti
gli altri, sia il fondatore Dubbs sia la vedova Armour, sia coloro che avevano partecipato
alla crescita della società uscirono di scena.
Halle, che restò come presidente della società, si per persuase sempre più che la ricchezza
della UOP erano i "cervelli " che la componevano ed i loro brevetti; cominciò così la
ricerca dei migliori ingegneri giovani e non, che potessero continuare e migliorare l'opera
di ricerca della società.
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Fra gli assunti il nome di maggior fama era senz’ altro quello di Vladimir Ipatieff, un
chimico russo famoso nel mondo dell'industria chimica per i suoi studi sulla catalisi,
processo che tramite l'uso di stimolanti induce reazioni chimiche e trasformazioni tra altre
sostanze senza modificarne le caratteristiche.
Ipatieff presso il centro ricerche di Riverside portò avanti i suoi studi fino a scoprire che
tramite l'acido solforico o il cloridio di alluminio, usati come catalizzatori in una reazione
con un olefine, si poteva ottenere una benzina ad alto ottano, cioè di carattere altamente
antidetonante.
Sfortunatamente questo processo era sì rivoluzionario, ma scarsamente commerciabile; fu
quindi brevettato ma messo da parte.
Un processo che invece fece epoca per la UOP fu quello riguardante la polimerizzazione,
scoperto sempre da Ipatieff: egli osservò come durante il cracking, una parte del
combustibile usato, tra l'8% e il 25%, veniva trasformato in gas inutilizzabili e quindi
dispersi; facendoli passare invece attraverso una massa diatomica impregnata di acido
fosforico, questi gas diventavano prodotto liquido, che fu detto benzina di polimeri,
caratterizzata da un numero di ottano pari a 81, quindi altamente antidetonante.
Gli studi si intensificarono e, dopo molti progetti pilota, nel gennaio del 1934 il primo
impianto per la realizzazione di polimeri a scopo commerciale fu realizzato dalla Shell,
nell'Indiana, dando i risultati sperati.
Per la UOP si apriva un'era caratterizzata da milioni di dollari in royalty e nello stesso
tempo la società capì di dover fare di più per le raffinerie indipendenti oltre che per le più
grandi società petrolifere.
I successi nelle sue ricerche valsero per Ipatieff una grossa fama in tutto il mondo: nel
1937 il TIME lo definì il chimico più esperto al mondo nello studio della reazione
catalitica connessa al raffinamento del petrolio.
Gli studi riguardanti la polimerizzazione continuarono, e se ne approfondirono degli altri
partendo da un lavoro di un altro chimico di Riverside, Charles Thomas: alla base di questo
lavoro vi era un materiale amorfo, il silicato di alluminio, che aveva proprietà catalitiche e
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che tramite il processo di cracking permetteva di ottenere benzina con un numero di ottano
pari a 81.
La corsa nella ricerca della società, nonostante i primi scioperi soffocati nel sangue dalla
polizia di Chicago, proseguiva senza sosta; anzi nuovi esperimenti permisero di arrivare ad
una benzina particolarmente adatta all’aviazione: questa benzina fu realizzata tramite il
processo di idrogenizzazione degli isootteni, processo che produceva isoottani con un
numero di ottano pari a 100.
Il processo di idrogenizzazione fu poi superato da quello di alchilazione, che utilizzava
come catalizzatore l'acido solforico e produceva una " top gasoline" per la aviazione.
Queste nuove scoperte aprirono la strada a contratti milionari con società russe e
giapponesi; tuttavia verso la fine degli anni '30 i contratti e le collaborazioni avviate furono
bloccate: si era ormai in guerra.
Ovviamente la UOP insieme alle altre maggiori società chimiche del paese contribuì,
anche mettendo a disposizione alcuni dei propri brevetti, alla realizzazione di mezzi e armi
da fornire all'esercito: oltre alla benzina, fu scoperto un nuovo modo di ottenere il toluene
(dal petrolio invece che dal carbone); furono realizzate maschere che avrebbero difeso i
soldati da un attacco chimico.
Gli sforzi maggiori furono destinati alla benzina: fu elaborato il " never sleeping service "
che permetteva di lavorare a ciclo continuo in ogni impianto di realizzazione della benzina
a ottano 100.
Al termine della guerra la UOP aveva sì conseguito un raddoppio dei guadagni rispetto al
1939, ma a causa della fine dei rapporti di contratto con il governo e di una serie di
scandali, si aprì un periodo negativo per la società.
I problemi nacquero fondamentalmente a causa delle prime sconfitte patite in tribunale
dalla UOP in materia di tutela di brevetti: era stata minata la base della strategia operativa
della società: dopo che alcune raffinerie furono assolte dalla accusa di infrazione dei diritti
sui brevetti, i ricorsi contro precedenti sentenze, favorevoli alla UOP, aumentarono.
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1.1.4 Il secondo cambio di proprietà
A ciò si aggiunse una legislazione, realizzata dal congresso americano, sempre più
antimonopolistica, che spinse le società a capo della holding di controllo, Shell e Standard
della California, pressate anche dalle raffinerie indipendenti, a prendere una drastica
decisione: la UOP fu " donata " ad una associazione no-profit, l'American Chemical
Society, con la clausola che i profitti della UOP fossero completamente investiti nella
ricerca riguardante l’industria petrolifera tramite il Petroleum Research Found.
Nonostante una certa opposizione interna il contratto fu firmato nello ottobre del 1944; le
società che cedettero la UOP ovviamente si avvantaggiarono di un enorme credito di
imposta.
A capo della società, dato che Halle morì nel 1944, fu posto David W. Harris, da sempre
nel campo energetico, a capo di grosse società del Sud-est degli Stati Uniti.
La situazione che si trovò a gestire Harris era realmente difficile: la società era molto
indebitata, a causa di alti interessi pagati alle banche, delle spese per le tante cause ancora
in corso; la UOP dovette essere ripensata per operare di nuovo in tempo di pace.
Harris dedicò grande attenzione ai ricercatori di Riverside, conscio dell’ importanza del
loro lavoro per il futuro; si ripresero i contatti con i clienti interrotti dalla guerra, fra cui i
Giapponesi della Japan Gasoline Company.
I primi risultati del nuovo corso furono studi in un nuovo campo: la petrolchimica, che
avrebbero reso la UOP leader nel mondo; tuttavia questi studi furono per il momento
lasciati da parte.
Fu invece la scoperta nel 1946 di un nuovo processo di cracking che utilizzava impianti più
piccoli, più compatti e quindi più economici, a fornire nuova forza alle strategie societarie:
Harris incominciò un lungo viaggio per accordarsi con le società che avevano intentato
cause alla UOP; la proposta era sempre la stessa: fine della guerra legale, fornitura del
nuovo processo.
Il piano ebbe successo, la società riacquistò il prestigio, anche grazie ad una aggressiva
campagna pubblicitaria e alla destrezza mostrata in occasione di una paurosa esplosione
presso Texas City dove un'intera raffineria di un licenziatario esplose, provocando morti e
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distruzione; le squadre del servizio tecnico della UOP intervennero e riuscirono in due
mesi a ripulire e a ripristinare gli impianti: questo intervento ebbe una grande risonanza in
tutto il paese.
1.1.5 Un processo rivoluzionario
L'attenzione che Harris poneva nei confronti degli scienziati di Riverside si rivelò
fondamentale perché permise la scoperta e la realizzazione di un nuovo processo di
cracking, brevettato come Platforming, Il tutto incominciò con una riorganizzazione del
centro di Riverside che permise ad un giovane ed estroso tecnico, Vladimir Haensel, di
mettersi in evidenza.
Egli si concentrò sullo studio del reforming, processo catalitico per mezzo del quale una
frazione petrolifera (ad esempio benzina) passa da un numero di ottano basso ad un
numero alto; durante questo studio notò che utilizzando il platino, metallo nobile, come
catalizzatore il numero di ottano ottenuto era realmente alto (93).
Il problema era il costo:40g di platino costavano circa 40$ e Haensel sapeva che di platino
ne sarebbe servito molto.
Come soluzione il platino fu disciolto nell'acqua raggia, così da renderlo applicabile
all'alluminio: il risultato fu l'acido cloroplatinico che rivestì l'alluminio; questa fu la base
per nuove prove che usarono prima il solo cloro e poi il fluoro: aggiungendo questi
materiali al catalizzatore si poteva ridurre il costoso platino.
Nell'autunno del 1947 furono realizzati i brevetti; ma la prima unità pilota fu realizzata
nelle Michigan soltanto due anni dopo presso la raffineria Old Dutch.
Dopo una serie di dimostrazioni andate male, risolti i problemi che riguardavano
l'isolamento del catalizzatore, il primo impianto a processo di platforming incominciò a
operare rivoluzionando l'era della raffinazione del petrolio: la UOP si era ripresa la
leadership mondiale in questo settore.
Ovviamente il processo subì innovazioni e miglioramenti continui, in particolare provocati
dall’ arsenico sviluppatosi presso alcune unità realizzate presso licenziatari del processo.
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Intanto nei primi anni '50 si ebbero dei problemi con i fornitori di benzina e di
catalizzatori: la UOP incominciò a pensare di costruire degli impianti autonomi per essere
sempre più indipendente.
La sede stessa della società fu spostata da Chicago a Des Plaines, un sobborgo della città,
dove si trovò terreno libero ed utilizzabile anche per gli stabilimenti da realizzare e per il
trasferimento del centro ricerche di Riverside.
Sempre più noto divenne il processo di platforming soprattutto quando si strinse un
contratto con la Shell, che avrebbe utilizzato il processo nelle sue raffinerie dell'Illinois,
della California e del Texas; il risultato di questa notorietà fu una sempre più massiccia
penetrazione in Asia, Australia, Sud America, Canada ed Europa.
In particolare in Europa, a Londra, fu realizzata una società con i maggiori commercianti in
platino, la società Johnson, Matthey e C.: questo accordo permise alla UOP di tutelarsi da
improvvisi sbalzi del prezzo e della quantità fornita di platino.
Il contratto fu definito nel luglio del 1953, la società copartecipata si chiamò Universal-
Matthey Products.
Tutto ciò contribuì a risanare i conti della UOP: nel 1955 il capitale circolante netto della
società era pari a $15.000.000, l'utile netto fu circa $6.500.000.
1.1.6 La trasformazione in public company
Nel dicembre del 1955 nacque, negli amministratori della American Chemical Society,
l'idea di far diventare la UOP una public company, una società cioè quotata in borsa con le
proprie azioni diffuse presso un azionariato il più ampio possibile.
La vendita avrebbe permesso di differenziare il portafoglio del Fondo che possedeva la
maggioranza delle azioni UOP.
L'idea della vendita provocò sospetti e paure sia all'interno della società, i cui operatori
temevano per il futuro della ricerca, sia nelle banche che avevano in deposito azioni o
avevano rapporti con la società, sia nelle piccole e medie raffinerie americane e straniere
che dipendevano dalla tecnologia UOP e che quindi temevano un salto nel buio.
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Dopo circa due anni di incontri, dibattiti e ovviamente udienze giudiziali che coinvolsero
ogni parte in causa si arrivò ad un accordo: nessuno avrebbe potuto acquistare più del 2%
delle azioni della società; la società avrebbe continuato liberamente le proprie ricerche e i
rapporti con le altre aziende non sarebbero stati discriminanti nei confronti di alcuno.
Il passaggio fu così gestito: tre banche d'affari crearono una società (Universal Oil
Processes) affinché acquistasse dal Fondo le azioni della UOP; il prezzo pagato, al netto
delle spese, fu di $68.700.000, cioè 25 dollari per ognuna delle 2.900.000 azioni.
Ci fu una campagna pubblicitaria in tutto il paese riguardo un'offerta di pubblica vendita
delle azioni, con il fine appunto di arrivare al più largo numero di azionisti interessati.
Il 5-2-1959 la UOP venne quotata a Wall Street: dopo 45 anni la UOP diventava una public
company, per il momento quotata al mercato ristretto; il 1-4-1959 vi fu la prima
apparizione sul listino ufficiale.
Presidente divenne Maynard P.Venema, ingegnere chimico, presente nella società da
quindici anni.
Con gli anni ‘60 il management della società percepì che per sopravvivere sul mercato la
società avrebbe dovuto differenziare il proprio business: bisognava aprirsi ai più nuovi
mercati, mercati ad alta potenzialità di crescita.
Per fare ciò la società si trasformò in una capogruppo: incominciarono una serie di
acquisizioni di società più piccole sia in America che in Europa, sempre hi-tech oriented.
Le società acquisite in un primo momento operavano prevalentemente nella produzione di
prodotti chimici da usare in profumi, cosmetici, saponi; in seguito furono acquisite società
che operavano in un nuovo campo, quello dell'inquinamento atmosferico provocato dalle
industrie.
Nel 1967 le acquisizioni erano circa 20 e allontanavano sempre più la UOP dal core
business, la raffinazione del petrolio: questo segmento fu scorporato in una nuova società,
la Process Division; la UOP si occupava di tutto il resto; per far conoscere la nuova realtà
fu avviata una forte campagna di comunicazione, nella quale si evidenziò come il nome
della società fosse solo UOP e non più Universal Oil Product.
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A guidare questo processo fu John O. Logan, nuovo presidente della società; a capo della
Process Division fu posto Chester Giuliani; Venema fu designato direttore generale.
1.1.7 L’era della consapevolezza ambientale
Un'area in cui si concentrò la UOP fu lo studio di un sistema per diminuire l'inquinamento
atmosferico; questo era un tema che coinvolgeva sempre più la pubblica opinione e in
questo campo si prevedeva una crescita sostenuta.
I ricercatori della società pensarono di utilizzare il processo catalitico per eliminare il
piombo dai gas di scarico: fu inventata la prima marmitta catalitica, che dopo molte prove
su varie autovetture fu installata su macchine di serie dal 1968.
Questa invenzione fece schizzare alle stelle il valore delle azioni della società: 68$ per
azione; l'incremento degli utili permise di destinare alla ricerca un budget di 11.000.000 di
dollari.
Continuò nel frattempo l'acquisto di altre società e si strinsero joint venture in Giappone e
in Europa; le acquisizioni fatte però non soddisfecero completamente il board della società:
si sentiva il bisogno di " cercare qualcosa di grande ", cercare cioè una grossa società da
acquisire per permettere alla UOP di avere il massimo della visibilità fra i grandi gruppi
industriali, e ovviamente per aumentare gli utili.
Dopo una serrata ricerca, studi e analisi la società fu trovata: si trattava della Calumet &
Hecla, una società, anch'essa di Chicago, che era proprietaria di miniere di rame, di cui
provvedeva all'estrazione e alla commercializzazione.
L'acquisto sembrava interessante perché la UOP non era mai entrata nel campo delle
risorse naturali direttamente come estrattrice; nell'aprile del 1968 la C. e H. divenne una
società controllata dalla UOP per la totalità delle sue 500.000 azioni, pagate 110.000.000$.
Dopo però qualche mese di utili si ebbero i primi problemi: i minatori entrarono in
sciopero richiedendo aumenti salariali e aprendo un duro confronto con il management.
Le miniere furono chiuse e di ciò ne risentirono molte società controllate che da esse
dipendevano.