INTRODUZIONE
In questa tesi di Management d’Impresa, che ho svolto per l’Università di Teramo, cerco di
affrontare con una matematica abbastanza specifica il problema che si crea in una azienda quando si
passa da un’informazione completa ad una trasmissione asimmetrica bayesiana. Avevo discusso in
una tesi precedente I giochi epistemici tra tradizione e teoria della complessità , che completava un
Master in Epistemologia un paio di anni fa, il significato matematico e filosofico di un tale
cambiamento ideologico di paradigma.
Nel caso aziendale naturalmente il modello deve rendere conto della massimizzazione dei profitti.
Ciò crea dinamiche manageriali che comunque da un punto di vista filosofico il lavoro citato riesce
ancora ad inquadrare.
Nella maggior parte dei casi il modello asimmetrico bayesiano è più efficiente perché lascia
maggiore autonomia ai manager. Ma se l’azienda vuole premiare l’azione collettiva, allora può
funzionare a tal scopo il modello ad informazione perfetta. Certo alla fine sarà più conveniente
simularlo con un gioco cooperativo per evitare calcoli enormi.
In ogni caso rimane di un certo interesse valutare come un lavoro prettamente filosofico con aspetti
matematici spieghi abbastanza bene concetti tipicamente aziendali. Più avanti citerò brani della tesi
in Epistemologia per renderci conto della validità del problema filosofico in ambiente aziendale,
oltre ai modelli matematici.
Allora è anche lecito porci la seguente domanda: come la teoria dei giochi può spiegare la realtà
economica in analogia con la fisica? E’ una tematica abbastanza ricca di letteratura che ho già
affrontato con un Tesi in Statistica nel 2005 Determinismo e incertezza nelle scienze fisiche e
sociali. La mia intenzione è di verificare l’approccio delle ultime opere uscite sull’argomento
soprattutto in Usa per vedere se il discorso generale è rimasto abbastanza invariato.
Ma in effetti, nei casi in cui questo succede, il paradigma dominante tende a strutturarsi in un certo
modo. Nella tesi del 2005 sostenevo in sostanza che come rigore matematico l’economia è
abbastanza affine alla biologia, ma è meno esigente della fisica. Visto che il contesto è rimasto
questo piuttosto a lungo, all’interno di un paradigma che alla fine si è consolidato in senso
kuhniano, alla lunga prevale chi svolge una disanima di tipo storico oppure chi porta avanti tesi
comportamentiste. Nella tesi che sto attualmente scrivendo non insisterò ancora sulla differenza tra
probabilismo e determinismo, cosa che ho già svolto nel 2006 con abbondanza di particolari, ma
cercherò appunto di seguire gli ultimi sviluppi della teoria nel modo che ho accennato. Potrebbero
risultare di un certo interesse tecnico come novità matematiche la teoria dei frattali di Mandelbrot e
quella dei jump di Tankov.
Tornando alle problematiche dell’azienda, possiamo considerare il fatto che le questioni legate
all’informazione sono tra le cause principali, insieme al potere di mercato e alle esternalità, dei
cosiddetti “fallimenti del mercato”. In termini generali le carenze informatiche generano costi nelle
transazioni di mercato che possono determinare risultati lontani da un funzionamento ottimale.
In particolare dal lato della domanda la mancanza o il costo del reperimento delle informazioni,
secondo un modello a capacità cognitiva limitata ( rispetto al tradizionale assunto della perfetta
razionalità ) , non permette ai consumatori di compiere scelte che massimizzano sempre la propria
utilità.
Una distribuzione asimmetrica delle informazioni, con una delle due parti in posizione di vantaggio,
alimenta fenomeni opportunistici che si verificano prima e dopo la firma del contratto. Di solito il
venditore è avvantaggiato nella prima fase, perché conosce le caratteristiche del bene meglio del
consumatore. Quest’ultimo può sfruttare un mancato monitoraggio del venditore nella fase di
esecuzione del contratto. Se anomali, gli effetti opportunistici da entrambe le parti possono essere
letali e rendere inefficiente il mercato.
Il comportamento tenuto dall’Autorità dell’energia e dall’Antitrust è stato quello di tutelare il
consumatore con regolamenti stringenti sulla vendita, soprattutto nelle prime fasi della
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liberalizzazione del mercato dell’elettricità e del gas, in modo che in Italia si è passati da un
“paternalismo regolatorio” ad un “empowerement del consumatore finale”. Il consumatore non va
protetto da ogni brezza del mercato ma deve diventare un partecipante attivo del sistema.
La riduzione dei costi unitari di transazione sostenuti da consumatori e venditori potrebbe portare ad
un aumento delle transazioni stesse, agendo come un normale meccanismo di prezzo, secondo le
caratteristiche dei sistemi dinamici. Le leggi europee sul consumo si basano sul “paradigma del
consumatore”, che è informato e in grado di decidere autonomamente, conoscendo e utilizzando i
benefici di una maggiore competizione.
Una maggiore diffusione dell’informazione si pensava potesse essere garantita dal potere di mercato
delle aziende. Contro un back-ground di questo tipo, sono nate nuove esigenze, come proteggere il
cittadino dalla chiusura informativa; i comportamenti dell’economia si basano alla fine sui processi
decisionali del consumatore. Secondo l’economia neo-classica, si decide appunto in favore della
massimizzazione del proprio benessere.
Le nuove teorie che analizzerò in dettaglio propongono modelli dove si considera l’importanza
dell’azione collettiva e il relativo livello informativo. Ciò è legato al fatto che le scelte del
consumatore dipendono da fattori irrazionali come distorsioni dello status quo, avversione al
rischio, misconcezioni delle aspettative future.
In USA sta prevalendo la tesi del “paternalismo liberale” che lascia le aziende libere di decidere, ma
introduce sistemi regolatori nel mercato. Nel mercato energetico aspetti tecnici e complessità
strutturali aumentano il livello di asimmetria delle informazioni. A ciò fanno riferimento le leggi
sulla trasparenza.
Se il mercato è di tipo complesso, può essere strutturato secondo griglie che possono costituire veri
e propri network. Essi integrano comportamenti e azioni degli attori economici (produttori e
consumatori) per assicurare l’efficienza. Esistono funzioni di feed-back sul consumo energetico,
automazione, controllo remoto, differenze nei prezzi. Vanno affrontati i problemi dell’inquinamento
ambientale e delle risorse rinnovabili, così come va distinto il modello statico da quello dinamico.
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CAPITOLO 1
UN PO’ DI LETTERATURA SULLA FILOSOFIA DEL PROBLEMA
Elencherò una serie di volumi , tutti abbastanza recenti, che sono importanti perché connettono
concetti legati alla microeconomia ed alla teoria dei giochi con l’epistemologia relativa alla nozione
di asimmetria informativa. Si espone il problema di collegare il mercato economico con le teorie
epistemiche.
Ciò è ben trattato, con grande competenza, soprattutto da Cassidy e Vernon Smith, ma traspare con
grande evidenza anche nel libro di Fox, che è molto curato secondo una prospettiva di tipo storico.
Oltre a questioni delicate sulla teoria della complessità, è importante scavare nel nesso fra politica
dei network e pubblicità del brand globale, come sottolineato soprattutto da Ariely, Baumann,
Rifkin.
“Grand pursuit” di Silvia Nasar
Il volume ha un certo interesse dal punto di vista di una coerente disanima dell’aspetto storico e
umano dei personaggi, ma come impostazione della problematica economica è frammentario, nel
senso che fornisce un’analisi non del tutto assimilabile ad una difesa coerente delle posizioni neo-
classiche, cosa che tento di svolgere in questa tesi; risulta però abbastanza scorrevole e ben
congegnato rispetto alla psicologia dei grandi personaggi che hanno fatto la storia dell’economia di
questo secolo.
Lo statistico Fischer scriveva nel 1886: “Un attiva e intelligente speculazione procede
costantemente, lontana da transazioni fittizie e rischiose, ottiene una funzione nota e previdente per
la società. E’ ragionevole credere che la previsione, che è una regola generale, fa eccezione se si
applica alla salita o alla caduta dei prezzi?”
Poincaré scrisse a Walras nel 1920 che “L’autocorrelazione infinita potrebbe forse essere ammessa
come prima approssimazione”. Ciò assomiglia alla descrizione di Bachelier della Borsa di Parigi
come un insieme di moti browniani; egli era già in grado di distinguere tra probabilità soggettiva e
oggettiva.
Working operò in un periodo in cui molti economisti concordavano con Keynes sulla futilità di
concordare sulla sicurezza dei mercati. Egli scrive: “Se è possibile in certe situazioni per i cambi dei
prezzi soddisfare le previsioni, in altri casi le aspettative di mercato inducono ad abbandonare”
Bringer, citando il lavoro di Working, afferma che dopo pochi periodi, con un piccolo costo per
l’informazione, si poteva azzeccare il tipo di scommessa da fare.
Samuelson apprezzò molto il lavoro di Bachelier, accettando la casualità come un fatto costituente
dell’economia di mercato moderna. Egli descrive l’investimento nel mercato degli stock come una
scommessa dove i pay-off fluttuano casualmente nell’aspettativa ragionevole di un ritorno
economico.
Scriveva l’astrofisico Osborne: “C’era un gioco di competizione, piacevole o meno piacevole, in cui
i giocatori cambiavano lato. Così si aveva un modello per il caso finanziario. E per me che avevo
qualche esperienza di caos molecolare in quanto fisico studioso di statistica, le analogie erano molto
chiare”.
Tutto ciò è molto interessante dal punto di vista storico e psicologico, ma poco aiuta a costruire
un’ideologia confrontabile con la tesi del mercato efficiente, cosa che vedremo meglio negli altri
testi citati. Questo libro però conserva un aspetto gradevole e una scrittura accurata nel modo di
descrivere molti protagonisti dell’economia, per cui è nel mio interesse parlarne.
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“Come crollano i mercati” di Cassidy.
John Cassidy ha esposto in Come crollano i mercati la problematica relativa alla crisi americana e
alla necessità di trovare nuovi paradigmi. Il motivo principale del fallimento di parecchie banche
statunitensi dopo il 2000 è dovuto soprattutto agli errori del modello di Black-Scholes, fatto di cui
parlo ampiamente nella tesi di Statistica del 2006.
Cassidy ripropone una lettura rivista e corretta dei classici: Hayek, Smith, Walras, Pareto e altri.
L’economia neo-classica crede nella massimizzazione delle attese in un mercato concorrenziale;
l’autore cerca di trarre la lezione ancora viva di questi maestri del pensiero.
Ricco di dettagli è il racconto di come è stato elaborato il Teorema dell’equilibrio generale da parte
di Arrow, che prese spunto dall’apporto geniale di von Neumann, il quale a sua volta trovò il modo
di applicare il Teorema di punto fisso di Brouwer alle equazioni economiche.
Molte pagine vengono dedicate all’economia keynesiana, ma non sembrano molto convincenti per
una previsione stabile del futuro. Anche se Obama oggi sta applicando una politica progressista, i
modelli della macroeconomia non pare abbiano trovato molte nuove vie matematiche degne di
particolare considerazione, a parte forse i metodi alle differenze finite.
Cassidy cita con ammirazione l’approccio del metodo della varianza media alla diversificazione del
portafoglio, che è certamente buono, ma che non dimostra molto di più di quello per cui è stato
trovato, cioè l’analisi delle serie storiche.
Più interessante è dove questo libro parla di Bachelier e dei moti browniani, cercando di
interpretarli con la matematica di Gauss. A lui si è ispirato Mandelbrot con la matematica dei
frattali. Esiste tutta una matematica finanziaria che si è sviluppata attorno alla nozione stocastica di
martingala.
Molto stimolante è l’elogio che Cassidy rivolge a Pigou: “egli ha trasformato alcuni dei difetti ed
imperfezioni del mercato in casi sistematici di intervento pubblico”. Coase pose il problema che, di
fronte a questioni come l’inquinamento ambientale ed il degrado urbano, bisogna lasciar perdere la
contrattazione privata e cercare l’intervento istituzionale.
Cassidy dedica un capitolo alla matematica del dilemma del prigioniero , che in particolare sui
giochi ripetuti si presta alla contrattazione a più stage . Due aziende possono facilmente passare da
un atteggiamento opportunistico ad una collaborazione fattibile. Un’analisi adeguata è rivolta
all’esperimento di Axerold, che indisse un premio per trovare strategie economiche vincenti
collegate a questo dilemma, senza per la verità trovare risultati decisivi.
Non manca nel libro di Cassidy un capitolo intero dedicato allo scopo di questa Tesi, le
informazioni asimmetriche. Akerloff ha scritto un saggio parlando dei cattivi affari che capitano
quando si vende un’auto usata. Questo caso ed altri del genere sono esempi di asimmetrie
informative.
Akerloff afferma: “le informazioni asimmetriche rappresentano potenzialmente un problema in quei
mercati in cui la qualità dei beni è difficile da percepire se non attraverso un controllo casuale.
Piuttosto che riguardare un numero limitato di mercati, l’eccezione invece che la regola, il problema
a mio parere riguarda la maggior parte dei mercati”.
Arrow ha riconosciuto che il suo modello doveva inglobare le asimmetrie informative e cercò di
risolvere la questione applicando il metodo di Bayes ( vedi Incontro con Kenneth Arrow, Atti del
Convegno tenuto a Napoli nel 2003).
Cassidy cita anche lavori di Stiglitz, che dice: “Il modello di Arrow-Debreu aveva individuato
l’unico sistema di assunti in cui i mercati sono Pareto-efficienti. Dovevano esistere informazioni
perfette”. Ma alla fine degli anni 80, Stiglitz elaborò un nuovo paradigma dell’imperfezione
informativa, che venne accettato negli ambienti economici: “l’ubiquità dell’asimmetria informativa
dovrebbe rimuovere la percezione diffusa che i mercati siano il metodo più efficace di allocare le
risorse”.
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Il fatto che il modello di Clinton e Greenspan non sia riproponibile da parte di Obama può essere
compreso, riconoscendo che “lungi dal risolvere il problema delle asimmetrie informative
individuato da Akerloff, l’industria del credito subprime lo aveva semplicemente ignorato”.
Stiglitz dall’alto della sua indubbia autorità riconosce che è proprio questo il problema che gli
economisti di oggi devono affrontare.
“Il mito del mercato razionale” (Justin Fox)
Questo libro è ricco di citazioni che ho trovato decisive per capire il senso storico della tesi che sto
scrivendo. L’autore è molto preparato in economia e nello stesso tempo, da bravo giornalista,
comprende il senso psicologico delle situazioni. Se Cassidy presenta in maniera fluida e coordinata
l’evoluzione del pensiero economico di questo secolo, Fox scava nel dettaglio e trova particolari
veramente illuminanti.
Viene riportata l’opinione di Fama: “In un’economia dinamica ci sarà sempre nuova informazione
che produce valori intrinseci al cambiamento temporale. Come conseguenza, le persone che sono in
grado di predire in maniera attendibile la consistenza di nuova informazione e valutare i suoi effetti
sui valori intrinseci, di solito faranno profitti più ampi di quelle persone che non hanno questo
talento”
Fama dava a questo tipo di affari il nome di “mercato efficiente”: “In un mercato efficiente le azioni
di molti partecipanti alla competizione dovrebbero permettere al prezzo attuale di oscillare
casualmente attorno al valore intrinseco” (pag. 97).
Scrivono Grossmann-Stiglitz in On the impossibility of informationally efficient market che “ i
prezzi non possono riflettere perfettamente l’informazione disponibile, perché se ciò accadesse chi
spende risorse per ottenerla non riceverebbe nessun guadagno”. Se l’informazione non costasse,
tutti gli investitori arriverebbero alla stessa informazione e quindi alla stessa conclusione. Si tratta,
secondo Grossmann-Stiglitz, non di distruggere la nozione di mercato efficiente, ma di ridefinirla.
Le assunzioni neo-classiche affermano che tutti i mercati, inclusi quelli informativi, sono sempre in
equilibrio e sempre perfettamente in arbitraggio, ma diventano inconsistenti quando l’arbitraggio
costa.
Definiamo il sistema dei prezzi in equilibrio, rispetto ad una particolare frazione di commercianti
che decide di informarsi, come una funzione dell’informazione e della sicurezza rispetto al rischio
rispetto all’offerta individuale. Esiste tale sistema di prezzi in equilibrio una volta che si sia stabilito
quali commercianti vogliono informarsi e quanti no.
I teorici dell’efficienza dei mercati sembrano essere consapevoli che l’informazione gratuita è una
condizione sufficiente perché i prezzi riflettano perfettamente tutta l’informazione disponibile;
tuttavia secondo Hajek il sistema dei prezzi ed i mercati competitivi sono importanti solo quando
l’informazione costa.
Scrive ancora Fama (pag. 104): “Il ruolo primario del mercato dei capitali è l’allocazione di
proprietà del capitale di stock dell’economia. In generale, l’ideale è un mercato dove i prezzi
forniscono accurati segnali per l’allocazione delle risorse: cioè un mercato dove le aziende siano in
grado di decidere sul ciclo produzione-investimento e gli investitori possano scegliere tra le
sicurezze rappresentate dalla proprietà delle attività aziendali sotto l’assunzione che i prezzi di
sicurezza sempre riflettono completamente tutta l’informazione disponibile. Un mercato dove i
prezzi sempre riflettono completamente tutta l’informazione disponibile è chiamato efficiente”
Prima di poter decidere sulla giustezza dei prezzi di mercato, bisognava proporre una teoria su come
i prezzi fossero determinati e il test era costituito dai dati del mercato di stock. La teoria era CAPM
(modello dei prezzi degli asset di capitale). Dimostrare la validità del CAPM era quanto Fama si
proponeva.
Dopo alcune osservazioni, il CAPM veniva giudicato sperimentalmente inconsistente, a
differenza della teoria dei moti browniani che invece pareva aver dato qualche indicazione positiva.
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