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Capitolo 1
LA VALUTAZIONE: Aspetti teorici
1.1. Storia della Valutazione
Negli ultimi anni il tema della valutazione è stato oggetto di
un’attenzione crescente sia nell’ambito delle scienze sociali che in quello
del servizio sociale.
Sta di fatto però che a questo tema non si è dedicata troppa attenzione, sia
nel processo di aiuto, individuale o collettivo, sia nella riflessione degli
effetti raggiunti con il proprio intervento, sia come analisi della
soddisfazione utente/cliente.
Volendo ripercorrere una breve storia della valutazione si potrebbe risalire
alla Bibbia e in particolare alla Genesi nella quale si legge: “E Dio vide che
era buono”, frase citata a fine di ogni giornata della creazione. Questa prima
traccia scritta, come sottolinea un saggio di Albaek (1998), ci porta ad
affermare che la valutazione è un aspetto connaturato al genere umano in
quanto forse è la caratteristica piø decisiva che ci differenzia dalle altre
creature viventi, non solo siamo noi consapevoli delle cose, ma vi
riflettiamo sopra e attribuiamo ad esse valore.
Sebbene la storia della valutazione prenda dunque le mosse da molto
lontano, è negli Stati Uniti, intorno agli anni sessanta, che si è sviluppata in
termini di campo d’azione, di definizione delle sue basi teoriche e
metodologiche, oltre che di costruzione di una disciplina professionale.
Inoltre gli anni sessanta sono stati caratterizzati in America e in Europa da
una crescita economica tanto significativa da permettere di orientare le
risorse verso la costruzione di un welfare state caratterizzato dal sogno di
sviluppare prosperità, benessere e giustizia sociale per tutti i cittadini.
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In questo periodo di intenso impegno in tutti i settori della vita pubblica ci si
rese conto però che mancava una conoscenza ben radicata su che cosa fare.
Al contrario di ambiti come quello dell’istruzione, che potevano vantare
ricerche ed esperienze di valutazione, in altre aree invece ci si trovava di
fronte ad una sorte di territorio vergine, rispetto al quale non vi era
sufficiente conoscenza su come affrontare i problemi. Sono stati perciò
sviluppati metodi orientati da paradigmi positivistici, per rendere possibile
la valutazione dell’efficacia e dell’efficienza, oltre che offrire linee guida
per sviluppare e controllare le attività.
Negli anni settanta, in concomitanza con la crisi petrolifera, si è iniziato a
parlare di crisi del welfare state, che ha comunque continuato a crescere e a
consolidarsi assumendo prospettive meno utopistiche.
Ed è in quell’epoca che intorno alla valutazione sono maturati interessi di
tipo accademico e professionale, i quali si sono focalizzati sui processi di
implementazione, come precondizione di efficacia, anche in relazione alla
sempre piø evidente difficoltà di misurare gli output e l’impatto dei
programmi sociali. Emergeva così la necessità, da parte degli operatori
sociali, di conoscere quello che accade all’interno del processo, che cosa
cioè porta a raggiungere gli effetti sperati. ¨ così che nella valutazione è
stata introdotta una dimensione di “ricerca formativa” e il ricercatore ha
assunto il ruolo di consulente.
¨ stata altresì individuata, nei processi decisori, la presenza di diversi
interessi, talvolta anche in conflitto tra loro, per cui sono stati messi a punto
metodi che tenessero conto della natura “politica” della valutazione. Si
possono così trovare, ai due opposti, metodi che rifiutano di confrontarsi
con il problema degli scopi e degli interessi complessivamente intesi, e
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metodi basati sugli stakeholder
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, che tengono invece conto in tutto o in parte
dei diversi interessi messi in gioco.
Gli anni ottanta vedono la perdita del dinamismo del welfare state e
l’avvento di un periodo caratterizzato da riforme e tagli nel settore pubblico.
La valutazione assume un orientamento top-down che sempre di piø la
incorpora dentro standard di controllo e procedure di budget. Nello stesso
tempo emergono considerazioni relative alla necessità di sviluppare
autodeterminazione ed empowerment
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nei clienti, perchØ solo aiutandoli a
formulare attivamente richieste sulla base dei loro bisogni e delle loro
promesse, si ritiene di poter attivare un reale processo di soluzione dei
problemi. Il valutatore, in questa logica, assume così un ruolo maieutico
3
.
Nel periodo che va dagli anni novanta fino ad oggi, si continuano ad
approfondire le difficoltà conseguenti alla crisi di un welfare istituzionale
improntato all’universalismo, si predispongono progetti volti a stabilire
criteri e metodi che consentono di valutare i risultati monitorando in
particolare, l’efficienza amministrativa, la produttività dei servizi e la loro
capacità di mettere l’utente al centro dei processi di aiuto.
Sulla scena sociale si affacciano nuovi problemi, dal momento che con il
passaggio ad una società postindustriale si ipotizzano nuovi modelli di
sviluppo sociale, così che il tema della complessità diviene il motivo
conduttore in diversi campi di studio.
1
Tutti gli attori che hanno un interesse in merito all’evento oggetto di valutazione
come responsabili del programma, professionisti, beneficiari.
2
Con il termine empowerment si indica un processo di crescita, sia dell'individuo sia
del gruppo, basato sull'incremento della stima di sØ, dell'autoefficacia e
dell'autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare l'individuo ad
appropriarsi consapevolmente del suo potenziale.
3
Trattasi della disciplina filosofica che permette al maestro di "tirar fuori"
dall'allievo ciò che è "già presente" in lui senza "inculcargli" qualcosa dall'esterno.
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Seguendo questa direzione allora i diversi attori devono essere in grado di
dialogare tra loro, portando così ad una valutazione meno oggettiva e piø
partecipata.
I tagli della spesa pubblica e la logica di aziendalizzazione soprattutto
richiedono un’attenzione costante alla qualità, affinchØ non prevalgono
criteri puramente economici che possano mettere in secondo piano le
ragioni etiche e professionali.
In molti Paesi nascono così esperienze significative e si organizzano centri
di studio e di ricerca per la valutazione.
Alcuni di questi si caratterizzano come punti di riferimento a livello
internazionale, ad esempio la Campbell Collaboration che opera nel campo
della sanità, per sviluppare ricerche e studi orientati ad evidenziare “che
cosa funziona” nella pratica degli interventi sociali; o ancora, i centri di
ricerca universitari in servizio sociale di Huddersfield e Stirling.
Nel contesto nazionale invece, nascono esperienze con un forte radicamento
come le Unità di ricerca e sviluppo, dell’esperienza svedese. Si tratta di
circa 30 Øquipe in cui sono presenti ricercatori dell’Università e Assistenti
Sociali che provengono dal mondo del lavoro, finanziate sia dal Governo
centrale che dalle Province, che dai Comuni. Le unità operano a livello
municipale e hanno l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi. Inoltre
coordinano diversi progetti di valutazione, sia su indicazioni degli enti
locali, sia su richiesta degli operatori o come scelta dello staff, offrendo un
supporto di consulenza e supervisione su progetti di valutazione nel
territorio.
Altrettanto interessante può essere l’esperienza finlandese FinSoc-Stakes
Evalutation Unit for Social Services, organizzazione collegata al Centro
Nazionale di Ricerca e Sviluppo del Welfare e della Salute, che ha come
obiettivo quello di sviluppare metodi per valutare i servizi sociali,
provvedere a ricerche valutative in questo settore ed implementare la
capacità valutativa nei professionisti dei servizi sociali.
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Per quanto riguarda il contesto italiano possiamo fare riferimento
all’Associazione Italiana di Valutazione (A.I.V.) che promuove momenti di
formazione e di scambio, in cui i soci sono impegnati attivamente in
progetti di valutazione a livello piø generale di politiche e di servizi sociali.
L’Associazione Italiana di Valutazione (A.I.V.) ha quindi come obiettivo
prioritario quello di diffondere la cultura della valutazione tra gli attori
coinvolti nel processo di formulazione e attuazione delle politiche
pubbliche. Infatti per realizzare la sua mission l’A.I.V. si rivolge a
professionisti, studiosi, funzionari e policy-maker che nel settore pubblico e
nel settore privato si occupano di politiche pubbliche. L'A.I.V. si rivolge
pertanto, sia a professionisti che intendono formarsi professionalmente, per
confrontarsi e scambiarsi esperienze, sia a utilizzatori della valutazione
(dirigenti pubblici e operatori di servizi) che intendono partecipare ai
processi valutativi con maggiore capacità critica, sia a giovani desiderosi di
affrontare momenti formativi specifici e piø in generale a tutti colori che a
diverso titolo sono cultori della valutazione.
Esempi concreti sono la Fondazione Zancan e l’Istituto per la Ricerca
Sociale (I.R.S.) che stanno affrontando con sempre maggiore attenzione il
tema della valutazione dei/nei servizi e ultimamente anche del servizio
sociale professionale, con l’obiettivo di condividere e facilitare il dialogo
sull'applicazione e l'uso degli strumenti operativi della ricerca valutativa,
attraverso lo scambio di competenze tecniche e metodologiche.
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1.2. Definizioni di Valutazione
Per comprendere il valore della valutazione nel campo dei servizi e delle
politiche sociali è necessario chiarire che in termini di contenuti si trovano
diverse definizioni a tal riguardo.
Quindi non è solo importante cercare una definizione di valutazione, ma lo è
altrettanto essere consapevoli che tale definizione dipende strettamente dal
contesto in cui ci si trova, ci si muove e anche dal punto di vista che si
adotta, dalle intenzioni e dagli obiettivi.
A tal proposito bisogna citare alcuni autori stranieri come Scriven
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che non
si focalizza su una forma di valutazione in particolare, ma si concentra su tre
elementi il merito, ovvero la qualità in accordo con gli standard
professionali; la validità, come coerenza con gli obiettivi dell’intervento, e il
valore delle cose, cioè coerenza rispetto ai bisogni che hanno motivato
l’intervento.
Altri autori invece scendono piø nello specifico, come Weiss che definisce
la valutazione come
“un’analisi sistematica del processo o del risultato di un programma
o di una politica, comparato a un set di standard impliciti o espliciti,
con lo scopo di contribuire al miglioramento del programma o
politica”.
Anche Patton la definisce
“una raccolta sistematica di informazioni sulle attività, caratteristiche
e risultati per formulare giudizi sul programma, migliorare l’efficacia
e indirizzare le decisioni sulla futura programmazione”.
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Scriven afferma: “La valutazione è il processo di determinazione del merito
(merit), della validità (worth) e del valore (value) delle cose, e le valutazioni sono i
prodotti di questo processo”.